Vita del Santo
Pancrazio nacque in Frigia, regione storica dell’Asia Minore, da un nobile romano di fede cristiana e dal tenore benestante. Rimase orfano da piccolissimo di entrambi i genitori, per cui fu affidato nella sua crescita e nell’amministrazione dei beni allo zio Dionisio. Insieme a lui raggiunse Roma, città in cui aveva dei possedimenti ereditati dal padre, che gli permisero di avere una buona educazione. Una volta giunti nella capitale, Pancrazio e lo zio scoprirono e seguirono la fede cristiana, tanto che chiesero e ricevettero il Battesimo direttamente da papa Marcellino. Erano i tempi della persecuzione dei cristiani da parte dell’imperatore Diocleziano, in cui le genti venivano terribilmente sacrificate nel caso si opponessero alla divinità dell’imperatore. Il giovanissimo Pancrazio visse in prima persona quell’atmosfera di tortura e terrore, tanto che si narra fu portato egli stesso al cospetto di Diocleziano, che ne rimase molto colpito. In un manoscritto conservato nella Basilica di San Pancrazio si legge che l’imperatore, sorpreso «dall’avvenenza giovanile e bellezza di lui, adoperò ogni arte di promesse e minacce per fargli abbandonare la fede di Gesù Cristo». A Roma, Pancrazio cercò di aiutare con ogni mezzo i cristiani incarcerati per la loro fede in Cristo in attesa di essere sbranati dalle belve nel circo. È molto probabile che Pancrazio portasse loro l’Eucarestia in quel momento di grande sofferenza. Fermo nella sua fede, Pancrazio fu decapitato a soli quattordici anni, lodando il Signore fino alla fine. Una cristiana di nome Ottavilla trasferì le sue spoglie nelle catacombe site sulla via Aurelia a Roma, dove papa Simmaco eresse nel 500 una basilica.
Agiografia
Nel Medioevo si diffuse la credenza che le reliquie del santo avessero il potere di smascherare le false testimonianze. Per dimostrare se una dichiarazione fosse vera o falsa sembrava fosse sufficiente portare il testimone davanti ad un altare contenente le reliquie del santo. Secondo la tradizione, se il testimone non avesse detto il vero sarebbe morto all’istante. Da Roma la devozione a Pancrazio si estese ben presto in varie zone dell’Italia e anche al di là delle Alpi. Gregorio di Tours informa di reliquie del santo portate in Gallia, ma anche in Inghilterra il martire godette di particolare venerazione. Sappiamo inoltre che a Canterbury il vescovo Agostino dedicò a Pancrazio un antico tempio pagano. Varie attestazioni di culto esistono anche in Germania: a Bamberga, ad esempio, nel 1012 furono poste alcune reliquie di Pancrazio in un altare della Chiesa di San Pietro, e anche numerose altre città rivendicano il possesso di alcuni resti del santo. Per quanto riguarda la Passio Pancratii non si sa quando fu redatta la primitiva versione; secondo gli studi la datazione più probabile potrebbe essere l’inizio del VII° secolo, sotto il pontificato di Sabiniano. Il testo originario fu sottoposto a numerose rielaborazioni di cui non è possibile stabilire con esattezza la data e il luogo di origine, tuttavia, la forma più vicina all’originale sembra essere quella edita dal Mombrizio. Si narra inoltre che Pancrazio, prevedendo il suo imminente martirio, per evitare che i beni gli venissero sequestrati dal fisco vendette tutto e donò il ricavato ai poveri mantenuti dalla chiesa.
Intervista impossibile di Monsignor Stefano Rega al Santo
Oggi come ieri, quali credi siano le sfide che gli adolescenti devono affrontare nel rapporto con Dio?
La fede, nel suo aspetto oggettivo, è la stessa di sempre. Per cui la prima differenza che mi sento di sottolineare è che a mutare sono le domande sulla fede. Gli adolescenti di ieri si ponevano domande di senso diverse da quelle di oggi, per cui le sfide di oggi sono diverse da quelle di ieri. A partire dall’oggettività della fede è indispensabile domandarsi: quali domande essa provoca nel cuore degli adolescenti? La prima sfida è la credibilità della testimonianza. Penso che non sia in discussione l’oggettività della fede, quanto piuttosto la credibilità di coloro i quali sono testimoni della fede. Per cui la prima sfida che gli adolescenti provocano in noi credenti è quella della credibilità. Quanto siamo credibili noi testimoni? La nostra testimonianza tocca il cuore degli adolescenti? Esprime un coinvolgimento concreto nella loro vita quotidiana? La seconda sfida è l’ingerenza della fede nell’esistenza: non sarebbe efficace parlare di fede se questa non si interseca con la vita. In questa prospettiva possiamo parlare di una pastorale che si innesti nella quotidianità, si innervi con i sogni, le speranze e le aspettative degli adolescenti. Una terza sfida è lasciarsi provocare dalla fantasia degli adolescenti. Domandiamoci: come sognano la Chiesa di oggi e di domani? Quali segni positivi possono illustrare i loro comportamenti? Tutto si realizza in un dialogo in cui si favorisce la loro creatività e fiducia reciproca.
La costanza e il coraggio che hai esercitato nella tua giovane età possono essere ancora valori da proporre ai tuoi coetanei? In che modo?
Mi piace declinare i temi della costanza e del coraggio facendo alcune precisazioni che aprono ad una prospettiva semantica più ampia. La costanza si declina in diverse sfumature, arricchendo il nostro vocabolario interpretativo con termini come resilienza: quale capacità di adattarsi alle avversità e di riemergere più forti dalle esperienze negative; tenacia: intesa come determinazione incrollabile a superare gli ostacoli, anche quando sembrano insormontabili; pazienza: la capacità di attendere con animo calmo il raggiungimento dei propri obiettivi, senza lasciarsi sopraffare dall’impazienza. Tutto ciò credo sia ancora valido ed è necessario consegnarlo alle giovani generazioni perché accolgano le sfide dell’oggi e del domani con sano discernimento.
A partire dalla tua esperienza appassionata del Signore, sapresti dire cosa rende attraente la fede?
Quello che mi appassiona di Gesù è la straordinaria fiducia che ripone nell’uomo. Questo credo sia un tratto identificativo di Lui. Forse il più bello, insieme a quello della misericordia, perché ci insegna ad aprirci con fiducia alla sua Grazia e dona una libertà di cuore, tale da renderci disponibili a rispondergli con libertà e consapevolezza. Mi colpisce, a tal riguardo, la pericope evangelica della chiamata dei discepoli. In quella scena colgo questa fiducia di Gesù nell’uomo: cosa poteva attendersi da quei poveri pescatori che al culmine della sua esistenza lo avrebbero abbandonato? Eppure, il Maestro non si lascia condizionare dai pregiudizi; getta le reti del suo cuore su di loro e gli dona la fiducia di poter rispondere alla sua chiamata. Credo che sia questo il gesto che Egli compia ogni giorno con noi: ci guarda non con occhi di disprezzo, ma con la tenerezza del Padre, pur sapendo che non siamo perfetti o migliori degli altri; da quello sguardo pieno di fiducia nasce la sequela.
Secondo te, i giovani come esprimono la loro ricerca di Dio? Su quali frontiere è possibile intercettarli?
I giovani di oggi esprimono la loro fede nella relazione. È vero che oggi il termine relazione apre diverse prospettive e ci proietta in prima istanza alla rete social. Su questo punto dovremmo applicarci con maggiore insistenza perché, se ieri le piazze dei nostri paesi erano i luoghi di incontro dei giovani, le piazze virtuali si sono tramutate nei posti in cui i giovani si ritrovano. Lì dovremmo investire le nostre potenzialità per una nuova evangelizzazione, rendendo accattivante e sanamente provocatorio il dato immutabile della fede cristiana. Credo sia ancora ampiamente valida la prospettiva pastorale degli oratori: in questi luoghi si possono coinvolgere tanti ragazzi rendendoli protagonisti e costruttori di sogni. La Chiesa in uscita vuole lasciarsi aiutare dai giovani a camminare nei solchi di un’unanimità che ancora oggi sente il bisogno di lasciarsi provocare dalla Parola del Vangelo e cerca risposte di senso. In questo senso i giovani possono essere una risorsa insostituibile e credibile.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto vestito da giovane romano (tunica, mantello e sandali) con in mano la palma, simbolo del martirio. Talvolta però viene raffigurato come un soldato romano o un cavaliere del tempo (armatura, corazza, spada e scudo). I tratti distintivi richiamano sempre la sua giovane età.
Tradizione gastronomica legata al culto
Il “canestrello” di Vaie, in provincia di Asti, è un dolce preparato solo in occasione della festa di san Pancrazio. Dal 1997 gli abitanti di Vaie mettono in scena una rievocazione storica, per rappresentare il martirio del santo. Una suggestiva processione che percorre le vie del paese, il corteo illuminato da fiaccole procede fino al Santuario di San Pancrazio, dove al termine della rappresentazione del supplizio viene celebrata la Santa Messa. Terminata la celebrazione si distribuiscono i “canestrelli”, conosciuti già nel Medioevo. È un dolce ottenuto cuocendo delle palline d’impasto con speciali ferri a tenaglia, arroventati sul fuoco, che conferiscono la tipica superficie reticolata. Un impasto morbido e burroso con un buon profumo di limone. Nella zona di Viterbo, invece, si prepara il “raviolo di san Pancrazio” detto anche popolarmente “Taccone”, un dolce tradizionale che deve il suo nome alla sua forma. Il ripieno è fatto con ricotta di pecora allevata localmente e condita con uova, zucchero, rhum, limone, alchermes e vaniglia. Il raviolo viene poi fritto e servito caldo.
Curiosità
Per i Greci e i Romani il “pancrazio” era una disciplina sportiva, uno sport da combattimento in cui erano ammesse tutte le tecniche tranne il morso. Per questo Pancrazio è conosciuto anche come «l’atleta di Cristo».
Preghiere a San Pancrazio
O glorioso San Pancrazio,
coraggioso martire di Gesù Cristo,
eccomi prostrato ai tuoi piedi supplicandoti umilmente
di volermi ricevere tra i tuoi devoti.
In questo momento ti scelgo come mio protettore.
Fin d’ora intercedi presso l’Onnipotente Dio affinché
io possa conseguire il perdono dei miei peccati,
la grazia di non più ricadere in avvenire,
e la forza di perseverare nel bene fino alla morte.
Fa’ che io imitando le tue virtù in vita
sia pronto ad abbandonare gli onori, le ricchezze, i piaceri della terra
e dare anche la vita per amore di quel Gesù che è morto per la mia anima.
Io sono debole e ripongo in te tutta la mia fiducia.
Aiutami affinché io mi mantenga fermo nella fede cristiana fino alla morte;
e morendo in seno alla santa Chiesa cattolica
possa un giorno pervenire con te al cielo per ringraziarti delle grazie ottenute a tua intercessione,
e lodare e benedire Dio con te e con i beati tutti del Paradiso in eterno.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O glorioso San Pancrazio,
atleta di Cristo e nostro patrono,
che alla seduzione del potere e del mondo, sorretto dalla grazia,
hai preferito morire per la fede in Cristo Gesù,
aiutaci a correre con perseveranza nella via della fede,
saldi nella speranza e ardenti nella carità.
Ti affidiamo noi stessi, le nostre famiglie e i nostri cari,
soccorrici in questa vita e fa che nell’ora della nostra morte
possiamo ripetere con te: «Ho conservato la fede solamente in te, o Cristo».
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Città Nuova.
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.