Vita del Santo
Bernardino proveniva dalla nobile famiglia degli Albizzeschi. Rimasto orfano a soli sei anni, fu educato a Siena dagli zii paterni in seguito si dedicò agli studi giuridici, fino alla laurea in giurisprudenza. Uno degli accadimenti che lo segnarono nel corpo e nello spirito fu l’epidemia di peste dei primi anni del Quattrocento: curando i malati, Bernardino si avvicinò alla misericordia e alla sofferenza tanto da abbandonare l’avvocatura per farsi francescano, e fu proprio la sua proposta e la rigida osservanza alla prima regola di Francesco d’Assisi a guidare la sua intera vita. Fu ordinato sacerdote nel 1404, nel 1438 divenne vicario generale dei Francescani e successivamente fondò diversi conventi. Studioso di teologia mistica ascetica, si immerse negli scritti dei grandi dottori della Chiesa, ma la sua forza e la sua peculiarità principale fu senza dubbio la predicazione. Iniziò nel 1417 dalla Lombardia, poi scese in tante zone d’Italia, utilizzando spesso anche pulpiti all’aria aperta e puntando alla fede, alla pacificazione e alla risoluzione dei conflitti a favore delle classi più deboli. «Chi non ha carità non può piacere a Dio – diceva – in qualsiasi modo tu parli fallo sempre con carità. Fa’ che dentro di te non ci sia altro che amore, amore, amore!» Predicò tutta la vita invocando la forza di un Cristo che vuole essere povero umile e docile disprezzando le ricchezze e gli averi terrestri. L’ultima predicazione arrivò a farla nella città dell’Aquila dove giunse ormai quasi moribondo; alloggiato nel Convento di San Francesco capì che la morte era prossima e chiese ai confratelli di essere posto sulla nuda terra, sull’esempio del Poverello. Fu Giovanni da Capestrano a chiedere la sua canonizzazione e l’edificazione della grande basilica aquilana che oggi accoglie le sue spoglie.
Agiografia
Bernardino da Siena è uno dei santi più pregati ed influenti della Chiesa. Papa Pio II lo definì «un eccellente maestro di teologia e dottore di spirito canonico» che applicò il puro insegnamento delle scritture dei padri della Chiesa del suo tempo. L’influenza di Bernardino si estese velocemente come esempio di insegnamento, necessità di mediazione e attenzione verso i deboli. Ancora oggi, è considerato il più grande missionario italiano del XV secolo. La sua predicazione ebbe un’influenza benefica a favore degli ordinamenti sociali tanto che influenzò la gestione di ospedali e ospizi. Inoltre, le sue prediche – trascritte da un suo discepolo – rappresentano un importante documento della vita sociale dell’epoca. Propose con grande entusiasmo la deduzione nel nome di Gesù. «Mi vedi inchiodato alla croce e spoglio di tutto per amore tuo e se mi ami veramente anche tu devi fare una vita crocifissa e spogliarti di tutto»: questo gli disse una voce ascoltata a soli ventuno anni mentre pregava davanti al crocifisso. Per rendere più efficace la sua predicazione ideò il trigramma raggiante su campo azzurro composto dalle lettere IHS, prime tre lettere del nome Gesù in greco: un simbolo che in seguito diventerà un emblema della famiglia francescana diffuso in tutto il mondo. Bernardino fu attaccato da molti e accusato di eresia, tanto da essere processato due volte. Papa Martino V presenziò al primo processo e rimane conquistato al punto da chiedergli di predicare anche a Roma, cosa che fece per ben ottanta giorni consecutivi con una grande folla che lo ascoltava. Gli furono offerti tre volte ruoli da vescovo, a Siena, ad Urbino e a Ferrara, ma li rifiutò sempre, in nome della sua vocazione alla predicazione e alla missione in nome della distanza dai beni terreni. A lui sono attribuiti diversi miracoli.
Intervista impossibile di Monsignor Antonio D’Angelo al Santo
Come può lo studio arricchire la nostra conoscenza di Dio senza sganciarci dall’esperienza di Lui?
Per me lo studio è sempre stato molto importante. La conoscenza è necessaria nella vita di ciascuno di noi, ci permette di allargare gli orizzonti, ci permette di accogliere e sviluppare nello stesso tempo sia la nostra mente che il nostro cuore. Se non ci apriamo allo studio corriamo il rischio di rimanere piccoli, oppure ancor peggio restare ancorati alle nostre visioni, molto limitate e circoscritte. La verità è qualcosa di molto grande, chiaramente per ciascuno di noi non è possibile possederla totalmente, riusciamo a coglierne solo qualche scintilla. Proprio per questo, condividendola e apprendendo da quello che altri hanno fatto prima di noi, studiando e riflettendo, potremo arricchirci ogni giorno di più. La conoscenza ci permette anche di fare un’esperienza nuova, con conoscenza ed esperienza che si richiamano necessariamente a vicenda: questo perché grazie alla conoscenza si può approfondire la propria esperienza e viceversa. Due dimensioni non certo distinte e separate, ma che vanno di pari passo per aprire nuovi orizzonti davanti a noi. Approfondire alcune tematiche che trovano il loro incontro in conoscenza ed esperienza nel cuore della persona, in una dinamica di sviluppo e crescita. Oltretutto anche la dimensione scientifica può arricchire la vita della persona: d’altra parte, l’Apostolo Paolo ci ha detto che tutto è stato creato «in Cristo». Quindi ogni realtà che viviamo e conosciamo ci parla in qualche modo della presenza creatrice di Dio. Dentro questo mistero di conoscenza rientra anche l’esperienza di fede e di vita cristiana: due dimensioni dunque estremamente necessarie, che non è possibile tenere distaccate.
Il nome di Gesù, da te propagato, che mistero custodisce e che cosa ha da dire all’uomo contemporaneo?
Il nome di Gesù per me è sempre stato centrale. L’uomo, se vuole essere veramente sé stesso, deve necessariamente guardare al volto di Cristo e rispecchiarsi in Lui perché è in Cristo che ritrova la vera immagine. Un’immagine strettamente necessaria per l’uomo contemporaneo. Il problema centrale è che spesso il concetto di uomo corretto è definito da correnti di ideologie che non sono poi strettamente rispettose della verità proprio dell’uomo: per questo, l’uomo segnato dai limiti della sua fragilità non riesce a darsi delle risposte. Per questo, è necessario che ritrovi qualcuno che gli permetta di dare risposte a domande profonde ed essenziali per la sua persona e per la sua vita. È il volto di Cristo Gesù che può aiutare a ritrovare questo ordine, visto che ha tracciato una strada per l’uomo e riesce ad aiutarlo a raggiungere equilibrio e serenità. In questo tempo che state vivendo, in cui l’idea delle persone è molto confusa, Cristo rimette al centro la verità dell’uomo. L’amore di Cristo appaga il cuore dell’uomo e nello stesso tempo è l’amore che permette di vivere fino in fondo ciò che si è come persona umana, che poi è quello che ci distingue da tutto il resto della creazione. Essendo a immagine e somiglianza di Dio, noi siamo strettamente legati e possiamo dire che siamo «creature speciali»: segnati dall’amore di Dio e dunque capaci di amare e di accogliere. È in questo amore che l’uomo moderno – oggi in modo particolare – deve ritrovare sé stesso.
Quali sono oggi le periferie dove urge di più l’annuncio del Vangelo? Quali sono le sfide della nuova evangelizzazione?
Il Vangelo urge da tutte le parti, non c’è nessuna persona e nessun luogo dove il Vangelo non sia urgente! Il Vangelo rimane quella luce di vita per tutti e per ciascuno, in ogni luogo e in ogni tempo, il mio come il vostro. Certamente oggi si vedono sfide molto forti: esiste una cultura essenzialmente fondata intorno a una prospettiva autoreferenziale e narcisistica. Una visione che determina le scelte di vita che ogni persona compie, spesso egocentriche ed autoriferite. Di conseguenza, quello che molte volte viene a mancare oggi è il senso del bene comune; manca sia a livello individuale che nelle diverse e varie responsabilità che una persona spesso ricopre. Tutto è celato dalla presenza dell’interesse personale che riporta sempre a sé stesso: quindi, una delle sfide centrali di oggi – a mio parere – è proprio quella di recuperare questo senso del bene comune. Una sfida in cui il Vangelo può davvero aiutare, diventando una luce importante per comprendere che “l’altro” è semplicemente una persona diversa da me, non certo un ostacolo da dominare oppure sfruttare. Al contrario, l’altro è una ricchezza da condividere e da cui apprendere: questo senso di comunione e di condivisione è fondamentale. Un’altra delle sfide importanti dove oggi il Vangelo può fare veramente luce è la relazione: siamo sempre iperconnessi, abbiamo la possibilità di connetterci gli uni con gli altri in tutti i momenti e in tutte le parti del mondo, da una parte all’altra del mondo, però poi di fatto manca l’incontro con l’altro. La relazione richiede invece un coinvolgimento, uno stare con l’altro entrandoci in empatia, creando un legame che sia espresso nella libertà, non nella dipendenza o nel dominio. Urge educare a questa dimensione, è una delle sfide della nuova evangelizzazione. La relazione è costitutiva della persona, uno dei valori essenziali in cui il Vangelo oggi è chiamato a farsi presente, rendendola più umana e autentica.
Perché un giovane benestante e colto, come sei stato tu, dovrebbe scegliere la vita religiosa? Tu perché l’hai fatto?
Nella vita non si rinuncia, ma si sceglie. La cultura e il benessere non rappresentano necessariamente la pienezza della vita, per cui nel mio caso non si è trattato di rinunciare a qualcosa, ma di scegliere un’altra dimensione. Una scelta non di tipo matematico o commerciale, senza dunque l’obiettivo della convenienza, bensì del bene in sé. Quando l’Apostolo Pietro chiese a Gesù cosa derivasse dalla sua scelta di lasciare tutto per seguirlo, Lui rispose «cento volte tanto». Quel «cento volte tanto» non era da intendersi come senso di potere o di possesso di cose, ma significava relazione piena con Colui che si ama e quindi si sceglie: perché ci si sente amati e si riesce ad amare, si respira quindi una vita libera, serena e armonica con sé stessi e con gli altri, oltre che con il Signore. Tutto questo non significa che si è privati di fatiche, sofferenze e dolori che fanno parte della vita. Ma certamente anche dentro questi momenti di difficoltà, il legame profondo con il Signore e questo amore esclusivo con Lui permette di rimanere saldi e fermi nel proprio cammino. Un legame che dona valore e senso, perché in Cristo si trova completamente e pienamente compimento, e si riceve un cuore pieno e sazio, senza bisogno di null’altro. Tutto il resto che c’è intorno può essere utile se aiuta questa dimensione e si aggiunge come ulteriore ricchezza e consolidamento della scelta compiuta.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto in abito francescano (saio) con un libro in mano ed una tavoletta col trigramma dorato del nome di Gesù (il greco YHS). Ai suoi piedi tre mitrie o tre pastorali per simboleggiare il triplice rifiuto dell’episcopato.
Tradizione gastronomica legata al culto
Nel paese di Trevignano Romano si narra che Bernardino da Siena rassicurò per cinque giorni la popolazione, fuggita per la paura dell’invasione dei Saraceni, insegnando alla gente la ricetta del pesce marinato. Il santo spiegò come conservare il pescato del lago di Bracciano, friggendolo e macerandolo nell’aceto. La popolazione restò talmente estasiata dall’incontro con il santo che intorno al 1450, elesse Bernardino da Siena suo patrono, erigendo anche una chiesa in suo onore.
Curiosità
Nelle omelie all’aperto, per far sentire meglio la sua voce, veniva innalzata una bandiera che indicava la direzione del vento permettendo così di posizionare al meglio il pulpito del predicatore.
Preghiere a San Bernardino da Siena
O glorioso San Bernardino da Siena,
che con la tua parola ardente e la tua vita santa
hai acceso i cuori alla fede e all’amore per il Santo Nome di Gesù,
guarda benigno a noi che ricorriamo fiduciosi alla tua intercessione.
Tu che hai portato pace dove c’erano discordia,
che hai predicato giustizia con fermezza e carità,
ottienici la grazia di vivere con sincerità il Vangelo,
di essere strumenti di pace nelle nostre famiglie,
nelle nostre comunità, nel mondo intero.
Intercedi per noi presso il Signore,
affinché possiamo ricevere le grazie di cui abbiamo bisogno
e soprattutto la forza di compiere sempre la volontà di Dio
con umiltà, coraggio e amore.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O glorioso San Bernardino da Siena,
seguace fedele del Poverello d’Assisi,
che nella pratica d’ogni cristiana virtù
e di una fervente devozione a Maria Santissima
v’impegnaste d’inculcare in mezzo al popolo cristiano un particolare culto
al Santissimo Nome di Gesù, nel cui segno operaste innumerevoli prodigi sui tribolati.
Vi prego di continuare la vostra protezione su tanti fratelli colpiti da mali inguaribili
e ad ottenermi le grazie che mi fortifichino nel bene,
perché anch’io camminando nella via della fede da voi percorsa,
nel rispetto e nell’amore per il nome del Salvatore,
mi prepari a pronunciarlo devotamente per l’ultima volta su questa terra
e mi assicuri di poterlo eternamente glorificare in cielo.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.