Vita del Santo
Antonio di Padova nacque a Lisbona con il nome di Fernando Martins de Bulhões. Cresciuto in una nobile famiglia, trascorse i suoi primi anni di vita sotto la guida dei canonici del Duomo, dove imparò a leggere e a scrivere, a cantare in chiesa e imparare le arti. Aveva soli quindici anni quando entrò nel monastero di san Vincenzo dei Canonici Regolari di sant’Agostino, divenendo un fervente agostiniano. Nei primi mesi del 1221 un evento determinò la svolta decisiva della sua vita: cinque frati minori missionari furono uccisi e torturati in Marocco. Spinto dal desiderio di emulare l’esempio di quei frati, protomartiri francescani, decise di lasciare i canonici agostiniani e di seguire le orme di Francesco d’Assisi, scegliendo di farsi chiamare Antonio, per imitare il santo anacoreta egiziano. Entrò nell’Ordine francescano e si imbarcò per il Marocco, ma contrasse una grave malattia che lo costrinse a tornare in Italia. Nel 1221 raggiunse Assisi e in Santa Maria degli Angeli incontrò Francesco divenendo il primo maestro di teologia dell’Ordine. Nel 1224 venne mandato in Francia come predicatore ed evangelizzatore, diventando uno dei religiosi più colti dell’Europa dell’epoca. In seguito, fu nominato ministro provinciale dell’Emilia, esperienza che gli offrì l’occasione di predicare, visitare i frati e ispezionare i conventi. Alla fine del mandato, scelse di risiedere a Padova, nella piccola comunità francescana della chiesa di Santa Maria Mater Domini; instaurò con la città un fortissimo legame, prodigandosi per i poveri e contro le ingiustizie, nonché sviluppando le sue qualità da predicatore, come attestano i suoi Sermones. Il 13 giugno 1321, mentre si trova nel convento di Camposampiero, viene colpito da malore e chiede di essere portato a Padova. Con le ultime forze, stringendo il Crocifisso tra le mani, esclamò prima di morire: «Vedo il mio Signore». Avvolto fin da subito da fama di santità, viene canonizzato solo undici mesi dopo la sua morte da papa Gregorio IX.
Agiografia
La popolarità di Antonio di Padova – testimoniata dalle innumerevoli chiese a lui dedicate in tutto il mondo – attesta un’immensa devozione popolare, che travalica barriere e confini. Tante sono le tradizioni e le leggende legate al santo, spesso tramandate di generazione in generazione. Tra i numerosi aneddoti che riguardano la sua vita, sono inclusi anche i tanti miracoli che gli sono attribuiti. Una leggenda narra di una madre che lasciò nella culla il figlio che dormiva per andare ad ascoltare una sua predica. Una volta tornata a casa, la donna scoprì che il bambino era morto soffocato dalle coperte e tornò dal santo gridando per la disgrazia accaduta. Antonio si commosse e disse alla donna di tornare a casa, dove avrebbe trovato il figlio sano e salvo. Così fu. Dopo trentadue anni dalla morte di Antonio di Padova, Bonaventura durante la riesumazione della salma trovò la lingua – strumento fisico della sua predicazione – rimasta intatta, tanto che fu posta in un reliquiario conservato nella Cappella delle Reliquie. L’idea che Antonio sia invocato per ritrovare oggetti smarriti sembra risalire ad un episodio che coinvolse un novizio, reo di avergli sottratto un prezioso volume di salmi. Antonio pregò di ritrovarlo, finché il giovane ebbe un’orrenda visione che lo indusse a restituire il libro. Tante le caratteristiche e le virtù che annoverano Antonio di Padova tra i più pregati al mondo: la sua capacità di comunicare il messaggio cristiano in modo chiaro e incisivo, la sua vita e i suoi insegnamenti che continuano a ispirare la vita quotidiana delle persone, l’intercessione caritatevole verso bambini e bisognosi, la fama di santità manifestata nei casi più difficili e la sua larghissima aurea di taumaturgo. La figura del santo è inoltre facilmente riconoscibile: il giglio, il libro e il Bambino Gesù lo rendono un santo popolare anche nell’arte e nella devozione personale.
Intervista impossibile di Monsignor Giuseppe Mazzafaro al Santo
La tua ricerca di Dio ti ha spinto con coraggio ad abbracciare i cambiamenti a cui lo Spirito ti ha chiamato: come aprirci al nuovo verso cui, anche oggi, lo Spirito ci guida?
Come dice il Profeta Isaia: «Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino» (Is 55, 6). Ho capito nel cammino di ricerca che Dio era già presente nella mia vita ed era Lui ad alimentare la nostalgia e la sete di Lui. Con Dio la vita cambia, cambia lo sguardo sul mondo, sulla vita e sugli altri. Cambia il modo di concepire sé stessi, non più come individui ma come persone che hanno una missione che è quella che Dio gli mette nel cuore. Non è un sacrificio, non è uno sforzo di volontà, ma è un lasciarsi afferrare, abbandonarsi e lasciarsi portare lì dove lo Spirito soffia, lì dove il Vangelo ti chiede di andare e vivere la gioia di sentire che abbandonarsi non è una diminuzione della propria umanità, ma la piena realizzazione di se stessi. La vita non è mai l’io, ma è sempre nel noi e il primo noi è l’io e tu con il Signore. Aprirci al nuovo oggi è confermare nella propria vita il primato del comandamento nuovo di Gesù, sempre nuovo e capace di fare nuove tutte le cose, perché l’amore che viene da Dio tutto illumina, tutto purifica, tutto abbraccia e tutto rinnova. E l’amore vero è quello della Resurrezione.
La tua prima missione in Marocco è stata interrotta da un’improvvisa malattia: è possibile trasformare gli spiacevoli imprevisti della vita in opportunità per essere più uniti al Signore Gesù? Come?
Dice san Paolo che tutto concorre al bene per quelli che amano Dio. Mentre un mistico che non tutto quello che succede viene da Dio, ma in tutto quello che succede posso sempre trovare un sentiero che porta a Dio. Chi potrà mai separarci dall’amore di Dio?
Raffinata predicazione e vicinanza al popolo: queste le due caratteristiche racchiuse nel tuo ricco impegno apostolico. Da dove ripartire per una credibile ed efficace azione pastorale nelle nostre comunità?
L’autorevolezza in un’azione pastorale nasce sempre dal fatto che le parole devono sempre essere accompagnate dai segni. L’autorevolezza stessa di Gesù veniva non solo dalle cose importanti e fondamentali che diceva, ma queste erano confermate da tanti gesti di umanità, compassione, solidarietà, perdono e misericordia. Come dice san Paolo: «Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo» (1 Cor 13, 1).
In che modo l’annuncio della Verità può diventare un prezioso servizio sociale, in vista della pace e della libertà dei popoli?
La verità è una persona, è Gesù che è venuto ad annunciare il Regno di Dio e a indicare le strade perché il Regno possa realizzarsi ed essere reso visibile nell’agire degli uomini. In questo senso la nostra responsabilità è vivere con gioia l’annuncio del Vangelo, non come parola lontana dalla vita, ma come parola che si incarna nel tessuto sociale per costruire un mondo giusto, umano e soprattutto illuminato dalla pace e dall’unità tra i popoli.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto in abito francescano (saio scuro) con la tonsura e in una mano il Libro, ad indicare la sua profonda conoscenza della Scrittura, in braccio il Bambino Gesù, e nell’altra mano un ramo di giglio, simbolo di purezza, a significare la sua castità.
Tradizione gastronomica legata al culto
La fumante “cioccolata di sant’Antonio” è un’antichissima tradizione legata al profondo culto della città di Rieti per il santo. Un tempo la preparavano le suore di clausura di san Fabiano, per sostenere i portatori della pesante statua nella fatica della processione che si tiene ogni anno a fine giugno.
Curiosità
L’espressione popolare “Troppa grazia, sant’Antonio!” è legata al santo e utilizzata nel linguaggio comune quando si ottiene più del desiderato. Antonio di Padova così ebbe risposto ad un confratello, che dopo avergli chiesto un po’ d’acqua per il convento, fu esaudito con una fonte estremamente rigogliosa.
Preghiere a Sant’Antonio di Padova
Caro Sant’Antonio di Padova,
che hai sempre beneficato quelli che fiduciosi ricorrono a te,
ti prego con fervore per una persona ammalata a me tanto cara.
Ti supplico di ottenerle il dono della guarigione,
o almeno che le siano alleviate le sofferenze
e abbia la forza di farne l’offerta a Dio in unione alla passione di Cristo.
Tu che nella tua vita terrena fosti amico dei sofferenti
e ti prodigasti per loro con la carità e col dono dei miracoli,
sii vicino a noi con la tua protezione,
consola il nostro cuore e fa’ che le nostre sofferenze fisiche e morali
siano fonte di merito per la vita eterna.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Caro Sant’Antonio di Padova,
rivolgo a te la mia preghiera,
fiducioso nella tua bontà compassionevole che sa ascoltare tutti e consolare:
sii il mio intercessore presso Dio.
Tu che conducesti una vita evangelica,
aiutami a vivere nella fede e nella speranza cristiana;
tu che predicasti il messaggio della carità,
ispira agli uomini desideri di pace e di fratellanza;
tu che soccorresti anche con i miracoli i colpiti dalla sofferenza e dall’ingiustizia,
aiuta i poveri e i dimenticati di questo mondo.
Benedici in particolare il mio lavoro e la mia famiglia,
tenendo lontani i mali dell’anima del corpo;
fa’ che nell’ora della gioia, come in quella della prova,
rimanga sempre unito a Dio con la fede e l’amore di figlio.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.
- La trattoria del cardinale, Sabrina Vecchi, Paoline Editore.