Vita del Santo
Luigi Gonzaga fu il primo degli otto figli di Ferrante Gonzaga, Marchese di Castiglione delle Stiviere. Erede del titolo, venne educato dal padre alla vita militare: a cinque anni venne portato ad assistere all’addestramento di soldati spagnoli che dovevano combattere contro gli arabi. A dodici anni ricevette la prima comunione per mano di Carlo Borromeo ed entrò adolescente nella Compagnia di Gesù, vincendo l’opposizione del padre che lo voleva votato alla vita militare. Opponendosi a un destino che sembrava quasi segnato, Luigi smise la divisa militare per abbracciare la sua «conversione dal mondo a Dio». La sua fede fu prodigiosamente precoce. Secondo i suoi racconti, aveva solo sette anni quando durante la preghiera sentì il desiderio di votarsi tutto al Signore, mentre ne aveva solo dieci quando fece voto di castità. Quando a Roma scoppiò l’epidemia di peste, chiese di servire gli infermi nell’Ospedale San Sisto, poi in un altro ospedale ai piedi del Campidoglio: un giorno, mentre vi si recava, vide abbandonato sulla strada un ammalato e se lo caricò sulle spalle per farlo curare. Da quell’appestato Luigi contrasse il morbo, all’età di ventitré anni. Prevedendo la sua imminente morte, aveva scritto una lettera alla madre: «I medici cercano di fare ogni cosa per la salute del corpo. Ma per me è più importante pensare che Dio, nostro Signore, voglia concedermi una salute migliore di quella che possono ottenere i medici; e dunque sono davvero felice, perché spero che tra pochi mesi Dio nostro Signore mi chiami dalla terra dei mortali nel Regno dei vivi». Fu proclamato beato nel 1605, santo nel 1726 e l’anno seguente patrono della gioventù. Per il suo fulgido e giovanissimo esempio, Luigi Gonzaga fu proposto come modello a tutti gli aspiranti al sacerdozio.
Agiografia
«Non conviene crederci grandi a causa della nostra nascita: anche i principi sono cenere come i poveri», diceva Luigi Gonzaga. La sua fervente fede, la rinuncia ai beni e ai privilegi terreni che lo videro nascere e crescere in una famiglia abbiente, annoverano il santo come un vero angelo in terra, che ha riunito in sé le meraviglie dell’innocenza e della fratellanza. Luigi Gonzaga sentiva fermo dentro di sé il desiderio di servire Cristo attraverso i fragili, i deboli e soprattutto gli ammalati. Talvolta sapeva essere inflessibile nelle sue penitenze, restio ai compromessi, estremamente severo nella sua tempra morale dedita al sacrificio: «Sono un pezzo di ferro contorto che deve essere raddrizzato con il martello della mortificazione sull’incudine della penitenza», arrivo a dire di sé. Il suo esempio di giovinetto rappresenta un modo di vivere la fede attraverso valori fondamentali come la gratuità, la dedizione al servizio e l’amore per gli altri. Nella sua vita, l’educazione ha avuto un ruolo di primo piano: Luigi era molto impegnato nella formazione umana e spirituale, non si risparmiava nella crescita personale e nella tenacia in cui ha seguito le sue passioni. Viene ricordato anche per le sue amicizie sincere e profonde; il modo in cui si relazionava con gli altri è un modello per i giovani su come costruire legami autentici basati sul rispetto reciproco. La santità di Luigi Gonzaga si manifestò anche nella sua vita quotidiana: era un ragazzo dedito alla preghiera costante, che dedicava ore alla meditazione e alla comunione con Dio. Viveva una vita di povertà, rifiutando gli agi e le comodità materiali per concentrarsi sulla sua relazione con Dio e sugli altri. La sua umiltà era evidente in maniera costante nel suo atteggiamento verso gli altri: tutti erano da lui trattati con gentilezza e rispetto, a prescindere dal loro ceto e dalla loro condizione.
Intervista impossibile di Monsignor Gianmarco Busca al Santo
Che cosa ti ha attratto tanto di Gesù Cristo da rinunciare per Lui ai privilegi, al lusso, agli onori della tua famiglia nobiliare? Che tipo di ricchezza hai scoperto che non hai trovato negli sfarzosi palazzi di corte?
Rinunciare per il Signore a privilegi, lusso, onori. Il 3 novembre 1585, nel Palazzo di San Sebastiano in Mantova, ho rinunciato alla primogenitura a favore di mio fratello Rodolfo. È stato l’atto formale raggiunto dopo un lungo percorso di riflessione, di preghiera e di discussione con mio padre che pensando al futuro del marchesato “quel futuro” sembrava avere soltanto il mio nome. La rinuncia al marchesato e ai beni di famiglia, per vivere nella povertà di un religioso non è stato un passo facile; e la mia scelta vocazionale non è stata avventata anche perché ho dovuto superare le contrarietà di mio padre. Ma il mio pensiero era sempre stato quello di servire Dio totalmente, fino in fondo e di entrare nella Compagnia dei Gesuiti. Per questo ho sempre rivendicato la libertà di scegliere la mia vita secondo il progetto di Dio che fin da piccolo andava delineandosi in me e questa libertà mi ha sempre portato a dare il primato alla mia appartenenza a Cristo rispetto a tutto il resto. Così ho scelto di vivere davvero un’esistenza nobile. Fin da bambino cercavo una vita piena e non volevo distruggermi andando dietro a cose effimere, a quel mondo fatto di apparenze e di divertimenti che ho visto nelle corti europee. Ricordo che, quando ci fu il solenne atto di rinuncia ai diritti della primogenitura, dissi ai miei parenti e ai miei concittadini questa frase che mi venne dal cuore: «Cerco la salvezza, cercatela anche voi! Non si può servire a due padroni. È troppo difficile salvarsi per un signore di Stato».
Come motiveresti il voto di castità, fatto a soli dieci anni, a un giovane del nostro tempo? Che significato ha e com’è possibile viverlo?
Dal 1577 al 1579 mi trovavo a Firenze per desiderio di mio padre che voleva abituarmi alla politica e al governo, assieme a mio fratello Rodolfo per trascorrere un periodo di tempo alla corte dei Medici fra gli impegni a corte, i giochi con le figlie del Granduca, gli studi e la visita ai luoghi della città. Uno dei luoghi a me più cari era la Chiesa della Santissima Annunziata. Per questa chiesa un mio avo, Ludovico, il marchese di Mantova, aveva donato 2000 ducati per la costruzione dell’abside. Nel contemplare il volto santo della Vergine Annunziata, ho ripensato ai tanti doni che nobili e non – in ogni tempo – avevano fatto a quel dipinto sacro. Io invece non possedevo né oro né argento, ma sentivo di avere già una strada da percorrere, avevo un “tesoro” suo da offrire, lo stesso che era stato consegnato da Maria. Un mattino, quindi, nel silenzio della chiesa, ho fatto voto alla Vergine di “perpetua castità” per l’amore incrollabile al Signore che mi portavo dentro e che desideravo cominciasse a mostrarsi in qualcosa di concreto pensando alla mia vita. Ho avuto una speciale grazia: quella di morire sussurrando una sola parola: “Gesù!”. Ecco qui tutto il segreto della mia avventura. L’incontro con Gesù Cristo è stato per me la perla preziosa, il tesoro luminoso e splendente, più affascinante di quelli che brillavano a corte. È impossibile capire la castità o la penitenza senza Gesù: per me Gesù è stato tutto: la via, la verità, la vita umana più felice che potessi augurare a me stesso.
La penitenza e la vita ascetica, vissute da te con radicalità, quale valore possono avere nel nostro mondo ingordo e consumistico e in quali forme potremmo assumerle oggi?
Nella mia breve vita ho cercato di capire le priorità mettendo l’amore di Dio al primo posto, tralasciando i beni terreni con un forte convincimento interiore. Nella mia esperienza ho compreso che ardore giovanile e fede non sono realtà contrapposte, ma possono dare insieme senso pieno alla vita. Una vita essenziale, vissuta nella sobrietà, e non autocentrata, fa uscire da sé, apre ad un significato e a un valore più grande rispetto al riempirsi di sé stessi, di cose e di esperienze fini a sé stesse che non danno mai compimento al desiderio di felicità e di amore che portiamo in noi e che spesso anzi lasciano delusi e disorientati. Il rinunciare a qualcosa che non è fondamentale, l’astenersi da bisogni fasulli rende più attenti a ciò che invece è essenziale e rende anche capaci di vedere gli altri in una nuova modalità, con uno sguardo sgombro da tanti filtri e impedimenti e quindi ci apre anche al servizio per gli altri nei mille canali del volontariato e della solidarietà sociale.
Sei stato un grande testimone di carità verso i malati, i moribondi, gli ultimi, che hai servito fino al dono della vita: come promuovere la cultura della prossimità e dell’incontro in una società dello scarto e delle diseguaglianze sociali come la nostra?
Facendomi ascoltatore attento della Parola di Dio ho imparato anche ad ascoltare gli altri e le loro necessità, a farmi prossimo agli altri e quindi a dare testimonianza al Vangelo. Così, ho vissuto la prossimità cristiana verso i piccoli ragazzi che vivevano per strada nei quartieri del centro di Roma che incontravo anche per fare loro conoscere il catechismo della Chiesa; poi verso i miei confratelli novizi del Collegio Romano mettendomi volentieri a servizio per essere “come gli altri” (questo il motto che ho scelto per me e per far capire che non volevo privilegi in nome delle mie nobili origini) anche nelle cose più umili, secondo un motto/progetto che mi ero fissato entrando nella Compagnia; e poi verso i malati di peste lasciati moribondi per strada e ai quali nessuno pensava. Un giorno ho portato uno di questi all’ospedale della Consolazione vicino al Campidoglio e anch’io mi sono contagiato. In questo modo ho cercato di testimoniare l’amore del Signore che aveva ricolmato la mia vita donandole pienezza e gioia, un amore che è per tutti e va donato a tutti. Penso che la mia vita, per grazia Sua, sia stata una testimonianza che l’amore del Signore non delude e non abbandona. I principati di questo mondo passano, insieme alla loro gloria. La testimonianza della vita resta e il bene che si è fatto a maggior gloria di Dio permane e porta frutto.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto in abito talare, cotto e colletto. Il colletto è una fascia di tessuto bianco, indossato attorno al collo e appoggiato direttamente sulla talare. Talvolta viene raffigurato con un giglio, simbolo di purezza, una croce a significare il sacrificio e la pietà, un teschio a ricordare la prematura morte, ed una corona del rosario, espressione della devozione alla Beata Vergine Maria.
Tradizione gastronomica legata al culto
L’ “anello di san Luigi è un dolce tipico di Castiglione delle Stiviere. Si tratta di una ciambella preparata con farina, zucchero, burro e uova. Viene ricoperta da cialde sottilissime di mandorle e cosparsa di zucchero a velo, spesso accompagnata da una crema di zabaione e mascarpone. È così chiamata in quanto richiama la forma del colletto che indossava il santo.
Curiosità
Il padre provinciale dei Gesuiti, presente alla morte del santo, affermò: «Luigi parla con una tale naturalezza di andare in Paradiso come noi diremmo di andare a Frascati!»
Preghiere a San Luigi Gonzaga
San Luigi Gonzaga, povero in spirito,
a te con fiducia ci rivolgiamo, benedicendo il Padre celeste,
perché in te ci ha offerto una prova eloquente del suo amore misericordioso.
Umile e confidente adoratore dei disegni del Cuore divino,
ti sei spogliato sin da adolescente di ogni onore mondano
e di ogni terrena fortuna.
Hai rivestito il cilizio della perfetta castità, hai percorso la strada dell’obbedienza,
ti sei fatto povero per servire Iddio, tutto a Lui offrendo per amore.
Tu, «puro di cuore», rendici liberi da ogni mondana schiavitù.
Non permettere che i giovani cadano vittime dell’odio e della violenza;
non lasciare che essi cedano alle lusinghe di facili e fallaci miraggi edonistici.
Aiutali a liberarsi da ogni sentimento torbido, difendili dall’egoismo che acceca,
salvali dal potere del Maligno.
Rendili testimoni della purezza del cuore.
Tu, eroico apostolo della carità, ottienici il dono della divina misericordia,
che smuova i cuori induriti dall’egoismo e tenga desto in ciascuno l’anelito verso la santità.
Fa’ che anche l’odierna generazione abbia il coraggio di andare contro corrente,
quando si tratta di spendere la vita, per costruire il Regno di Cristo.
Sappia anch’essa condividere la tua stessa passione per l’uomo,
riconoscendo in lui, chiunque egli sia, la divina presenza di Cristo.
Con te invochiamo Maria, la madre del Redentore.
A Lei affidiamo l’anima e il corpo, ogni miseria ed angustia, la vita e la morte,
perché tutto in noi, come avvenne in te,
si compia a gloria di Dio, che vive e regna per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
(di Papa Giovanni Paolo II)
Signore Gesù,
che hai rivelato a San Luigi Gonzaga il volto del Dio amore,
che gli hai donato la forza di seguirti rinunciando a tutto ciò che al mondo
appariva prestigio e ricchezza,
di spendere la sua vita per i fratelli nella letizia e semplicità di cuore,
concedi, per sua intercessione,
di accogliere il tuo disegno sulla nostra vita
e di comunicare a tutti i fratelli la gioia del Vangelo,
il sorriso della tua presenza d’amore.
Fa’ che la tua croce sia,
come lo è stata per San Luigi Gonzaga,
la nostra consolazione, la nostra speranza,
la soluzione dei problemi oscuri della vita,
la luce di tutte le notti e di tutte le prove.
E tu Maria, che hai ispirato all’adolescente Luigi Gonzaga
il proposito della verginità,
consolida in noi il desiderio della purezza e della castità,
ottienici il dono di contemplare il mistero di Dio
attraverso quella Parola mediante la quale Gesù ci parla,
ci chiama, suscita la nostra risposta.
Te lo chiediamo, Padre, per Cristo nostro Signore
nella grazia dello Spirito Santo.
Amen.
(di Card. Carlo Maria Martini)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.