Vita del Santo
Nato ad Azpeitia, un paese basco, Ignazio di Loyola era il minore di tredici figli. Perse la madre a soli sette anni e a quindici entrò alla corte del re Ferdinando V, abbracciando la vita militare per ottenere fama e onori. La sua natura ardente e competitiva lo portava a dedicarsi con combattività alla vita del cavaliere, a trent’anni già stimato alla Corte Reale di Spagna. Successo, fama e onori erano allora i valori fondanti della sua vita, finché non rimase ferito gravemente ad una gamba durante l’assedio di Pamplona. Fu proprio una lunga convalescenza che lo portò ad avvicinarsi in maniera costante alla lettura, in particolare al Vangelo, alle Sacre Scritture e in generale ai libri cristiani. Fu una sorta di illuminazione, che lo portò a rendersi conto della caducità dei beni terreni rispetto alle conquiste spirituali e morali. Da quel momento, fu lui stesso a vergare le parole «mai pose il piccolo consenso nelle cose della carne». La figura di Gesù Cristo lo affascinò al punto che i suoi punti di vista cambiarono e i suoi obiettivi presero tutta un’altra direzione. A convalescenza conclusa, la vita di Ignazio di Loyola mutò radicalmente. In preghiera presso l’Abbazia benedettina di Monserrat, si spogliò di agi e beni, smise l’abito cavalleresco e si vestì da pellegrino, facendo voto di castità perpetua. Si trasferì dunque in Catalogna, dove ebbe l’ispirazione di fondare una congregazione di consacrati. Si recò poi in Palestina e in seguito a Parigi, dove approfondì i suoi studi e fondò con i primi compagni un primario nucleo della “Compagnia di Gesù”. Ignazio non predicava solo nelle chiese, ma anche nelle piazze, istituendo ricoveri per poveri e bisognosi, nel segno del motto «tutto alla maggior gloria di Dio». Vedeva in tutto, soprattutto nelle cose più semplici e umili, un servizio per il Signore, espletato in una vita dedicata a qualsiasi sacrificio e obbedienza, ancorata alla tradizione cattolica e alla figura del papa.
Agiografia
La “Compagnia di Gesù”, che Ignazio di Loyola formò con i primi compagni il 15 agosto del 1534 nella chiesa parigina di Montmartre, si prefisse come primo obiettivo quello di lavorare per la maggior gloria di Dio, sotto l’obbedienza del pontefice. Nel 1550 Ignazio completò le costituzioni della congregazione, che si diffuse rapidamente in tutta Europa. Oltre ai tre voti abituali i Gesuiti ne pronunciarono un quarto, quella di assoluta obbedienza al papa. Prima di morire, Ignazio di Loyola, consapevole delle energie che cominciavano a venire meno e delle sue ormai precarie condizioni di salute, lasciò la direzione della Compagnia, che al suo decesso, nel 1556, contava circa 1.000 religiosi, suddivisi in diverse province e comunità. Approvata ufficialmente con una bolla da papa Paolo III nel 1540, la famiglia dei Gesuiti conta oggi circa 16.000 componenti, distribuiti in centoventi paesi del mondo. Una congregazione che nasce fin dalle sue origini come gruppo internazionale, sia per la provenienza geografica dei primi dieci compagni, sia per la disponibilità a essere ovunque, con capacità di adattamento e inclusione. I Gesuiti possono essere coinvolti nell’educazione, nella pastorale e nelle missioni, e il loro approccio all’apostolato è spesso caratterizzato da una forte componente intellettuale e dal dialogo interreligioso. La “Compagnia di Gesù” negli anni ha svolto un ruolo cruciale nella storia e nell’attuale panorama religioso, culturale e sociale, con un’influenza particolarmente significativa in diversi ambiti. Lo “stemma” della Compagnia di Gesù è il cristogramma, un sole raggiante con al centro la scritta IHS, iniziali latine di Iesus Hominum Salvator. Per giungere al primo papa gesuita si è arrivati al 2013, con Jorge Mario Bergoglio, salito al soglio di Pietro con il nome di papa Francesco.
Intervista impossibile di Monsignor Michele Di Tolve al Santo
Discernimento è una parola che è diventata fortemente attuale. Che importanza ha avuto nella tua vita il discernimento? Quali tappe suggeriresti ad un giovane che vuole camminare secondo lo Spirito?
Nella mia vita il discernimento è stato tutto: una scuola del cuore dove imparare a cercare e trovare Dio in ogni cosa. Ad un giovane direi: fermati, prega, ascolta il movimento del cuore; confrontati con la Parola e con chi ha sapienza; poi decidi, con libertà interiore. Lo Spirito guida chi desidera amare e servire di più, là dove Dio chiama.
Il numero di cattolici nel mondo è aumentato. Tuttavia, le vocazioni al sacerdozio continuano a diminuire. Quali consigli daresti ai sacerdoti per aiutare i giovani a comprendere e ad accogliere la chiamata che Dio rivolge a ciascuno di loro?
Innanzitutto, mancano le vocazioni perché mancano le nascite! Aiutate i giovani che hanno la vocazione al matrimonio di non aver paura di sposarsi e di generare con amore i figli! Sostenete le famiglie giovani con azioni pastorali che diano loro la certezza di non essere soli nell’educare i figli! Poi soprattutto amate le persone e abbiate a cuore la loro vita spirituale. Mostrate con la vita che servire Cristo è gioia piena. I giovani cercano testimoni, non maestri: siate fuoco che accende altri fuochi. Pregate per loro, parlate con loro, camminate con loro. E soprattutto, aiutateli a mettere ordine nei desideri, per scoprire dove Dio li chiama a “maggior gloria Sua” e del prossimo.
Quali atteggiamenti e/o proposte suggeriresti ai vescovi al fine di tessere e costruire relazioni sane e mature nel proprio presbiterio?
Vivete come padri e compagni nei vostri presbiteri: vicini, attenti, oranti. Ascoltate molto, giudicate poco, correggete con carità. Create spazi per la preghiera comune, il dialogo sincero, il discernimento fraterno. Un presbiterio unito nasce da relazioni radicate in Cristo, dove ciascuno si sente amato, valorizzato e accompagnato nel cammino della missione. Abbiate cura anche della loro vita pratica, andate a trovarli, vi sentano vicini.
Puoi offrirci qualche indicazione pratica per vivere la nostra vita “Ad maiorem Dei gloriam”?
Cerca Dio in tutte le cose e offri ogni tua azione, anche la più piccola, alla sua gloria. Esamina ogni giorno il cuore: cosa ti muove? L’amore o la vanità? L’interesse personale o la cura delle anime? Scegli sempre ciò che ti unisce più profondamente a Cristo povero e umiliato. Vivi con rettitudine d’intenzione, generosità d’animo e disponibilità al servizio. Così ogni passo sarà “per la maggior gloria di Dio”.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto in abito ecclesiastico, il cuore trapassato da spine, una mano appoggiata su un libro, a simboleggiare gli esercizi spirituali, e l’altra mano in atteggiamento di preghiera o benedizione. Talvolta viene raffigurato anche con simboli della Compagnia di Gesù, come il monogramma IHS (Cristogramma).
Tradizione gastronomica legata al culto
I “baicoli di Sant’Ignazio” sono biscotti secchi e sottili, tipici della tradizione veneziana, serviti solitamente con zabaione o cioccolata calda, in onore del santo. La leggenda narra infatti che Ignazio di Loyola avrebbe dovuto raggiungere la Terra Santa via mare e li usò per pagarsi il viaggio. I biografi raccontano l’insolito contratto che il santo stipulò con il capitano dell’imbarcazione, che lo avrebbe trasportato gratuitamente se gli avesse portato una certa quantità di biscotti per tutto il viaggio. Questi biscotti si possono conservare per molto tempo in una scatola ben chiusa. Sono ottimi per la colazione o la merenda, anche spalmati di marmellata. Si dice che i “baicoli di Sant’Ignazio” siano duri come il suo temperamento, che lo portava a concentrarsi su obiettivi lontani.
Curiosità
Nella Chiesa del Santissimo Nome di Gesù – nel quartiere Campo Marzio a Roma – troviamo la finta cupola. È tra le opere più famose di Andrea Pozzo, conosciuta soprattutto per il suo effetto di stupore e meraviglia. Con un gioco di prospettiva l’artista crea una finta architettura attraverso la pittura. Per il capolavoro si ispira alle scenografie che aveva già dipinto per le Quarantore. Pozzo sposta il punto di fuga della prospettiva verso la volta della navata. L’effetto cattura il visitatore che avanza nella chiesa. Il grande affresco della volta è il centro della decorazione della chiesa. Le pitture esaltano l’attività apostolica della Compagnia di Gesù nel mondo. Pozzo realizza un gioco di prospettiva che dà la sensazione di uno spazio infinito. La pittura più celebre rappresenta la gloria di Sant’Ignazio di Loyola al centro della volta sostenuto da angeli. Il simbolo della Compagnia (trigramma di Cristo IHS) mostra il riconoscimento divino della sua opera. Alle estremità della volta sono rappresentati i mezzi di cui Ignazio di Loyola si serviva per favorire le conversioni: l’amore di Dio e il timore dei castighi divini. È posta in evidenza anche la figura di San Francesco Saverio che guida verso il cielo la moltitudine di anime convertite in Asia.
Preghiere a Sant’Ignazio di Loyola
O glorioso Sant’Ignazio di Loyola,
quando tutto si fa buio
e sentiamo il peso della nostra debolezza e confusione,
intercedi per noi presso Cristo Gesù,
affinché possiamo riconoscere la sua presenza silenziosa
anche nelle notti dell’anima.
Tu che hai insegnato a cercare e trovare Dio in tutte le cose,
donaci la grazia del discernimento
e una fiducia incrollabile nel suo amore che guida,
nel suo potere che sostiene,
nella sua volontà che salva.
Aiutaci a non temere
ciò che non comprendiamo,
a non fuggire le nostre fragilità,
ma a consegnarle al Signore,
perché con Lui, accanto a Lui,
ogni cosa si trasfigura.
O glorioso Sant’Ignazio di Loyola,
accompagnaci nel cammino interiore,
fa’ che anche nelle prove possiamo dire con te:
“Prendi, Signore, e ricevi tutta la mia libertà, la mia memoria,
la mia intelligenza e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo”
e trovare pace nel lasciarci condurre.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O glorioso Sant’Ignazio di Loyola,
padre spirituale e guida degli uomini di Dio,
tu che hai donato la tua vita al servizio del Vangelo
e hai formato pastori secondo il cuore di Cristo,
volgi il tuo sguardo sui sacerdoti della Chiesa.
Intercedi presso il Signore,
affinché i nostri sacerdoti siano infiammati
dallo stesso zelo che ardeva nel tuo cuore,
zelo per la salvezza delle anime,
per l’annuncio della Parola,
per la gloria di Dio in ogni cosa.
Ottieni loro, o Santo maestro di discernimento,
la grazia di una profonda vita interiore,
la fedeltà nella preghiera,
la purezza di cuore e l’umiltà che conduce alla vera grandezza.
Sostienili nei momenti di prova,
rinnova in loro ogni giorno il desiderio di servire con generosità,
e custodiscili nella luce dello Spirito Santo.
O glorioso Sant’Ignazio di Loyola,
guida del popolo di Dio, prega per i nostri sacerdoti,
affinché siano strumenti santi e misericordiosi
nelle mani del Signore.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.