Vita del Santo
Il “Curato d’Ars”, Giovanni Maria Vianney, nacque in un paesino della diocesi di Lione, all’interno di una famiglia umile e contadina, ma fortemente religiosa. Avviato sin da piccolo al lavoro nei campi e cresciuto nei tumultuosi anni della Rivoluzione Francese, Giovanni Maria rimase analfabeta fino all’adolescenza avanzata, ma apprese le preghiere e il senso della fede grazie agli insegnamenti orali della madre. La sua famiglia ospitò i sacerdoti che si erano rifiutati di giurare fedeltà alla Rivoluzione: pare che anche per questo motivo si avvicinò al sacerdozio, ricevendo la Prima Comunione in maniera clandestina, in un periodo in cui intraprendere gli studi per diventare prete appariva impossibile. Anni dopo, nei pressi di Dardilly, Giovanni Maria fu accolto in una scuola parrocchiale gestita dall’abate Carlo Balley, che ne apprezzò il candore d’animo e la grande motivazione. Dopo varie vicissitudini, nel 1815 fu finalmente ordinato sacerdote. A 32 anni fu nominato curato del piccolo paese di Ars, dove rimase per tutta la vita. Si narra che arrivasse a confessare fino a quattordici ore al giorno, tanto da diventare uno dei più importanti confessori di tutta la Chiesa. Eppure, paradossalmente, al momento dell’ordinazione sacerdotale gli furono inizialmente vietate le confessioni, poiché era stato giudicato negativamente all’esame di morale e ritenuto non idoneo alla guida delle coscienze. Nel corso della sua vita, Giovanni Maria dimostrò grande generosità verso i bisognosi; nel 1824 accolse in una casa, che chiamò “La Provvidenza”, alcune ragazze orfane, povere o prive di istruzione. La sua fama si diffuse rapidamente, tanto che crebbe in modo esponenziale il numero dei pellegrini desiderosi di incontrarlo per sperimentare il grande dono della penetrazione dei cuori che gli era attribuito. Alla sua morte, le sue spoglie rimasero esposte per dieci giorni alla venerazione di migliaia di pellegrini. Fu canonizzato nel 1925 e dichiarato patrono dei parroci nel 1929.
Agiografia
Giovanni Maria Vianney fu proclamato da Pio XI, nel 1929, «celeste patrono di tutti i parroci dell’universo» e, nel 2009, da Benedetto XVI, «patrono di tutti i sacerdoti del mondo». Eppure, il suo cammino verso il sacerdozio fu segnato da numerosi ostacoli e difficoltà: fu espulso dal seminario e gli fu persino vietato, in un primo momento, di amministrare il sacramento della penitenza. Il “Curato d’Ars” è oggi considerato un luminoso esempio della figura del sacerdote: compassionevole, devoto, attento alle esigenze individuali, penitente e moralmente rigoroso. «Questo è il bel compito nostro: pregare e amare. Se noi preghiamo e amiamo, ecco, questa è la nostra felicità sulla terra. La preghiera nient’altro è che l’unione con Dio. Quando qualcuno ha il cuore puro e unito a Dio, è preso da una certa sua vita e dolcezza che inebria, è purificato da una luce che si diffonde in lui misteriosamente», scrisse di lui Monnin. La sua fama si diffuse rapidamente: la fisionomia della parrocchia cominciò a cambiare, e pellegrini da tutta la Francia accorrevano ad Ars per ascoltarlo e incontrarlo. Si racconta che persino nei mercati i contadini dicessero: «Nessun prete ci ha mai parlato come il nostro curato!». Si diffuse anche la notizia che ad Ars si compivano miracoli, e molti fedeli, giunti da lontano, tornavano a casa rinfrancati nello spirito, rafforzati nella fede e colmi di speranza. «Se comprendessimo bene che cos’è un prete sulla terra, moriremmo: non di spavento, ma d’amore», amava ripetere Giovanni Maria Vianney. Si dedicò anche alla formazione dei giovani del villaggio, incoraggiandoli a vivere una vita cristiana autentica. La sua fu un’esistenza interamente segnata da una continua ricerca della santità personale e da un profondo desiderio di condurre gli altri a Dio, diventando così un modello per tutti i sacerdoti nella loro missione pastorale.
Intervista impossibile di Monsignor Stefano Manetti al Santo
Quali consigli daresti ad un sacerdote per annunciare il Vangelo in modo semplice e profondo?
Che dia priorità alla preghiera e alla sua vita spirituale. Il presbitero annuncia il Vangelo soprattutto col suo essere: “chi rimane in me – come il tralcio alla vite – e io in lui porta molto frutto” dice il Signore. Dovrà anche fare cose ma prima viene la preghiera. Quando il sacerdote ha il suo cuore puro, ardente di amore per il Signore, e il suo essere è intriso totalmente della grazia di Dio, anche sbadigliando comunica il Vangelo. Le anime “sentono” la grazia che è in lui e ne sono attratte.
Tu hai passato molte ore in confessionale. Come si può riaccendere, oggi, la pratica del sacramento della riconciliazione?
Nel confessionale ci stavo non solo ad ascoltare le confessioni, ma anche ad offrire le mie penitenze per i peccatori. Bisogna pregare molto per i peccatori perché si avvicinino a questo sacramento. Quando esso diventa una profonda, autentica, esperienza spirituale, i fedeli si confessano volentieri. Per coinvolgerli in questa esperienza bisogna fargli conoscere il Signore con l’evangelizzazione. Il sacerdote deve far agire il Signore nell’anima dei penitenti sapendo di essere uno strumento, non il protagonista.
In una società che sempre più diffida dell’autorità, qual è la forma più pura e credibile di paternità spirituale?
La risposta la troviamo guardando a Dio Padre, dal quale ha origine ogni paternità. Egli genera il Figlio donando tutto sé stesso (per cui l’Unigenito è della sua stessa sostanza). Si è padri nella misura in cui imitiamo questo donarsi radicale del Padre celeste, facendosi servi delle creature che ci sono affidate, umiliandoci e dimenticando il proprio ego per concentrarci sul loro bene. Per questa via diventeremo autorevoli anziché autoritari, e le pecore del gregge di Cristo si affideranno a noi con fiducia.
Se oggi venissi inviato ad una parrocchia con pochi fedeli, tanti scoraggiamenti e poca preghiera, da dove cominceresti?
Dalla preghiera, dalla meditazione e dalla penitenza. Poi, con il cuore ardente, cercherei di stare accanto alla gente, facendomi presente là dove vive, lavora, gioisce e soffre. Mi impegnerei a conoscere una ad una le pecore che mi sono affidate e mi interesserei della loro vita. Porterei la gioia del Vangelo anche semplicemente salutando per strada, col sorriso sul volto e la carità nello sguardo. Andrei a cercare i più poveri ed emarginati. Poi presenterei tutto al Signore nella Santa Messa.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto solitamente in abito talare semplice, segno della sua povertà evangelica, sopra il quale una veste bianca o grigio chiaro, simile a una cotta lunga ma chiusa sul davanti, coerente con la sua vita umile e penitente. Alcuni elementi distintivi ne rendono immediatamente riconoscibile la figura: una stola violacea sulle spalle, simbolo del suo instancabile ministero come confessore; una spiga di grano, emblema del miracolo legato alla Provvidenza; un crocifisso o il rosario, che richiamano la centralità della preghiera nella sua vita.
Tradizione gastronomica legata al culto
In alcune celebrazioni locali, soprattutto in occasione della festa liturgica del santo, si preparano e distribuiscono ai pellegrini pane e dolci semplici a base di farina e grano, in memoria di un miracolo profondamente legato alla sua figura e alla sua testimonianza di fede. Il legame tra il Curato d’Ars e il grano affonda le sue radici in un episodio miracoloso, tramandato con viva devozione. Un giorno, nella casa di accoglienza per ragazze da lui fondata, chiamata “La Provvidenza”, le scorte di grano vennero a mancare, e non c’era denaro per acquistarne dell’altro. Giovanni Maria, uomo di preghiera e di totale fiducia in Dio, pose una reliquia di San Giovanni Francesco Regis sul piccolo mucchio di grano rimasto nella dispensa, e si unì in preghiera alle ragazze. Poco dopo, sotto gli occhi stupiti di tutti, la madia cominciò a riempirsi miracolosamente di grano, fino a traboccare. Il miracolo fu interpretato come un segno tangibile della cura di Dio e della potenza della preghiera fiduciosa. In ricordo di questo evento, durante la festa del santo e nelle celebrazioni a lui dedicate, vengono distribuiti prodotti simbolici che richiamano la semplicità e la fiducia nella Provvidenza: pagnotte di pane rustico, offerte ai pellegrini durante i tridui di preparazione alla festa; grano benedetto da conservare nelle case come segno di protezione e abbondanza; dolci poveri a base di farina o grano, ispirati alla cucina contadina dell’epoca, semplici ma ricchi di significato spirituale. Il legame tra il Curato d’Ars e il grano non è soltanto legato al miracolo, ma rappresenta una vera teologia della semplicità: nutrirsi di poco, condividere ciò che si ha, confidare totalmente in Dio. Così, la tavola che si imbandisce in occasione della sua festa diventa memoria viva di una fede concreta, fatta di gesti umili e quotidiani. Ogni pasto condiviso, ogni pane spezzato, è allora segno di comunione e gratitudine, e il nutrimento materiale si fa espressione della presenza divina nella vita di ogni giorno.
Curiosità
Giovanni Maria era conosciuto da tutti per la sua carità senza misura e per la totale indifferenza verso i beni materiali. Viveva con pochissimo, vestiva abiti logori e spesso rifiutava doni, preferendo distribuirli ai poveri. Si racconta che ogni volta che incontrava un povero con scarpe più rovinate delle sue, non esitava a fermarsi e a proporre uno scambio, dicendo con semplicità: «Le vostre mi servono più delle mie». In un’occasione particolarmente curiosa, vide un uomo infreddolito e malvestito, con i pantaloni visibilmente strappati. Si appartò dietro una siepe, si tolse i propri pantaloni – che non erano certo eleganti, ma almeno interi – e glieli offrì, indossando quelli logori dell’uomo. Un gesto che fece sorridere chi lo seppe, ma che mostrava la concretezza disarmante del suo amore per i poveri. Questo episodio, quasi disarmante nella sua semplicità, ricorda che la santità non sta nei grandi gesti spettacolari, ma nella capacità di riconoscere Gesù nei più piccoli, anche con un paio di scarpe in meno.
Preghiere a San Giovanni Maria Vianney
O Dio onnipotente e misericordioso,
che in San Giovanni Maria Vianney,
ci hai offerto un mirabile pastore,
pienamente consacrato al servizio del tuo popolo,
per la sua intercessione e il suo esempio
fa’ che dedichiamo la nostra vita per guadagnare a Cristo i fratelli
e godere insieme con loro la gioia senza fine.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio che è Dio
e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O Santo Curato d’Ars,
avvocato dei peccatori, che affermavi:
«Le vostre colpe sono come un granello di sabbia
rispetto alla grande montagna della misericordia di Dio»
aiutaci a credere nell’immensa bontà e nel perdono di Dio.
Tu, esperto curatore d’anime,
patrono di tutti i parroci della Chiesa Universale,
aiutaci a scoprire e confermare la nostra vera vocazione sacerdotale
o missionaria o familiare per aderire pienamente alla volontà di Dio
senza timori e incertezze.
Santo protettore dei poveri e dei bisognosi dell’amore di Gesù e di Maria,
consolatore degli sfiduciati,
infondi in noi la fiducia nell’amore di Dio
che tutti soccorre e ricolma di speranza.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.