Vita della Santa
«Nobile di nascita, ma più nobile di spirito; vergine nel corpo, castissima nella mente; giovane di età, provetta nel giudizio; costante nel bene, sposata per sempre all’amore divino; sapiente e nello stesso tempo umile; Chiara di nome, più chiara per la vita, chiarissima per i costumi»: con queste parole il biografo Tommaso da Celano descrisse Chiara d’Assisi, la prima discepola del Poverello. Chiara nacque nella città umbra da una famiglia cristiana e discretamente posizionata nella società. La fama di Francesco, che ben presto si diffuse ad Assisi, cambiò per sempre la direzione della sua vita: si sentì attratta dal suo ideale e da ciò che rappresentava, e volle ardentemente incontrarlo. Proprio i colloqui con Francesco la portarono a fuggire dalla casa paterna a soli diciotto anni, per vestire l’abito religioso a Santa Maria degli Angeli. Ferma nel suo intento, respinse perfino due proposte di matrimonio, tanto il suo pensiero era altrove. Una schiera di vergini la seguì e il nascente Ordine femminile si trasferì nella chiesetta di San Damiano, un luogo simbolo per la storia di Francesco, l’edificio che lui ricostruì con le sue mani. All’inizio vennero chiamate le “Povere Dame Recluse di San Damiano”; la prima Regola fu dettata da Francesco, ma quella definitiva fu scritta dalla stessa Chiara: la prima donna ad aver redatto una Regola religiosa per altre donne. Anche per questo ebbe un ruolo molto importante nella diffusione del francescanesimo: fu consigliera di papi e cardinali e anticipò il principio dell’uguaglianza sociale. Morì assistita da tre compagni di Francesco – frate Leone, frate Angelo e frate Ginepro – sul nudo pavimento di San Damiano. Sulle labbra l’ultimo rendimento di grazie: «Tu, Signore, che mi hai creata, sii benedetto». Dopo la sua morte, le “Povere Dame” assunsero il nome di “Clarisse”.
Agiografia
Chiara d’Assisi ha avuto un ruolo significativo nella storia della Chiesa cattolica e nella vita monastica. Il suo Ordine continuò a crescere dopo la sua morte, contribuendo in modo rilevante alla vita religiosa femminile nel Medioevo e oltre; ancora oggi, le suore Clarisse sono presenti in tutto il mondo, continuando il legame con San Francesco e i suoi valori. È un esempio di santità che ha avuto un impatto profondo sulla spiritualità cristiana, sulla vita religiosa femminile e sullo sviluppo degli ordini monastici all’interno della Chiesa cattolica, con un’eredità che continua a influenzare molti aspetti della fede cristiana contemporanea. L’Ordine delle Clarisse è un vero modello di radicalismo evangelico e di povertà nella Chiesa. Chiara praticava con sé stessa una severa austerità: portava il cilicio e dormiva sulla nuda terra, finché fu lo stesso San Francesco a obbligarla a usare almeno un pagliericcio. Ogni giorno riviveva il mistero della Passione di Gesù e ottenne da papa Gregorio IX il “privilegio della povertà”, cioè il permesso di non possedere alcun bene, neppure comunitario, vivendo esclusivamente di elemosina. Desiderava essere l’ultima, la più umile, tanto che era lei a lavare e baciare i piedi alle consorelle tornate stanche dalla questua. Viveva e raccomandava lo spirito di silenzio, sia per evitare i peccati di parola sia per vivere raccolti in Dio, pregando e offrendo sacrifici per l’opera di San Francesco. Chiara dovette lottare costantemente sia contro le autorità della Chiesa sia contro gli stessi Frati Minori, proprio per seguire questa povertà radicale. A chi le chiedeva di alleggerire una regola così austera, rispondeva: «Lasciateci la gioia derivante dalla nostra povertà». Un esempio forte, che risuona in modo ancor più significativo in un mondo odierno che spesso identifica nel superfluo e nell’egocentrismo la propria caratteristica dominante.
Intervista impossibile di Monsignor Sabino Iannuzzi alla Santa
Com’è possibile vivere, oggi, concretamente la povertà evangelica, in un mondo che vorrebbe monetizzare tutto?
Nella mia vita ho scoperto che la povertà evangelica non è affatto una privazione, ma un mezzo di liberazione dalle catene schiavizzanti del possesso. Anche oggi si può vivere così: scegliendo la semplicità e dando più valore alle persone che al denaro, condividendo il necessario con chi ha bisogno e confidando nella Provvidenza di Dio. Chi non è schiavo del guadagno ha il cuore libero di riempirsi dell’amore di Dio e del prossimo. Questa è la vera ricchezza che il mondo non può monetizzare.
La tua consacrazione è stata nella separazione dal mondo, in clausura. Che cos’è per te la vera libertà? Che cosa ci può allontanare da essa?
La vera libertà non consiste nel fare tutto ciò che si vuole, ma nel potersi donare interamente al bene. Io, dietro le grate della clausura, mi sono sentita paradossalmente più libera che nel mondo, perché nulla mi possedeva – né denaro né vanità – se non l’amore di Cristo. Come mi ricordava il mio santo amico Francesco, la vera libertà nasce dall’essere liberi interiormente, non dall’avere potere o beni. Al contrario, ciò che ci allontana dalla libertà è il peccato: il peccato e l’egoismo sono catene invisibili che imprigionano l’anima, rendendoci schiavi delle passioni e delle cose. Solo liberandoci da questi legami – attraverso la grazia di Dio, il servizio umile e il fare il bene – si può gustare una libertà piena, quella di amare senza ostacoli Dio e il prossimo.
Hai combattuto con forza per ottenere il riconoscimento della Regola. Cosa diresti, oggi, alle donne che desiderano partecipare in modo più attivo e creativo alla vita della Chiesa?
Semplicemente a voi donne nella Chiesa dico abbiate coraggio e siate fedeli alla chiamata che Dio vi ha posto nel cuore. Nella mia epoca non è stato facile, ma con tenacia e fiducia ho insistito perché la forma di vita che il Signore mi aveva ispirato fosse riconosciuta dalla Chiesa, ottenendo per le mie sorelle il “privilegio della povertà” e un’autonomia insperata. Allo stesso modo, portate avanti con umiltà e creatività i doni che Dio vi ha dato. La Chiesa ha bisogno anche del vostro sguardo e del vostro servizio: siate dunque collaboratrici di Dio, trovando vie nuove per annunciare il Vangelo con la vostra sensibilità, nel rispetto dell’obbedienza e dell’unità. Non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà o incomprensioni: anche il più piccolo seme, se coltivato con amore e pazienza, può dare frutti abbondanti nella vita della Chiesa.
In un’epoca di rivoluzioni mediatiche, tecnologiche e digitali, come è possibile portare il Vangelo nel mondo delle comunicazioni?
Il messaggio di Cristo è luce e nessuna distanza può spegnerla. Vi confido che, quando ero gravemente malata e non potevo partecipare alla Messa con le mie consorelle, il Signore mi concesse la grazia di vedere miracolosamente le scene della liturgia proiettate sulla parete della mia cella. Questo mi ha insegnato che nessuna barriera è insormontabile per la Parola di Dio. Oggi avete strumenti potentissimi – televisione, internet, social network – e potete farne mezzi di comunione invece che di divisione. Vi incoraggio ad abitare il mondo digitale con cuore evangelico: usate i nuovi media per seminare bontà, verità e speranza. Trasformate le reti di comunicazione in reti di comunione, portando l’amore di Dio ad ogni anima anche attraverso un tweet, un post, un video. Così, con creatività e testimonianza coerente, il Vangelo potrà risplendere anche nell’era digitale.
Segni Iconografici distintivi
È ritratta con l’abito delle Clarisse, composto da una tunica semplice, un cordone in vita e un velo sul capo. Talvolta viene raffigurata con il giglio, che rappresenta la purezza; la croce, segno della sua profonda devozione a Cristo; l’ostia e l’ostensorio, a testimoniare il suo amore per l’Eucaristia; il libro della Regola, che ne evidenzia il ruolo di prima donna a scrivere una regola religiosa; la lanterna, simbolo della luce della fede; e il ramo di palma, emblema di martirio e vittoria spirituale.
Tradizione gastronomica legata al culto
Il “budino di Santa Chiara d’Assisi” è una ricetta antica e semplice, profondamente legata a uno dei miracoli della santa e alla tradizione del convento francescano di San Damiano, ad Assisi, dove Chiara visse. La leggenda narra che durante un periodo di grande povertà e carestia, quando mancavano persino i viveri più essenziali, Chiara riuscì con fede e preghiera a trasformare pochi ingredienti semplici in un pasto sufficiente per le sue consorelle. Questo miracolo è alla base della ricetta, che utilizza pane raffermo, uova, latte e miele, unendo semplicità e dolcezza in un piatto che riflette lo spirito di povertà e umiltà tipico della vita monastica. Il budino rappresenta anche la fiducia nella Provvidenza divina, poiché nasce dall’arte di fare molto con poco, proprio come la santa insegnava con il suo esempio. Ancora oggi, questa ricetta viene preparata nel convento di San Damiano e in molte altre comunità clarisse, mantenendo viva la memoria della santità e della quotidianità semplice di Chiara d’Assisi.
Curiosità
Francesco tagliò i capelli biondi di Chiara d’Assisi durante la sua consacrazione religiosa, un gesto simbolico che segnava la sua rinuncia al mondo e l’inizio della vita monastica. Questi capelli, considerati un prezioso reliquiario, sono ancora oggi custoditi con grande devozione in uno scrigno all’interno della chiesa a lei dedicata, ad Assisi. La loro conservazione rappresenta un legame tangibile con la figura di Chiara e con il suo forte legame spirituale con Francesco d’Assisi, sottolineando l’importanza del loro cammino condiviso nella fede e nella povertà evangelica.
Preghiere a Santa Chiara
Santa Chiara, luce di fede e di coraggio,
tu che hai scelto la via della povertà e dell’amore,
aiutaci a trovare la forza di seguire il cuore,
anche quando la strada sembra difficile.
Insegnaci a custodire la purezza della mente e del cuore,
a vivere con semplicità e gioia,
a non avere paura di essere autentiche,
perché solo nella verità possiamo fiorire.
Intercedi per noi presso Dio,
perché ci doni saggezza nelle scelte,
coraggio nelle sfide e pace nelle tempeste.
Fa’ che, come te, sappiamo amare con generosità,
servire con umiltà e camminare nella luce del Vangelo.
Santa Chiara, guida e compagna di viaggio,
sostienici nel nostro cammino di fede,
perché possiamo essere testimoni di speranza
in un mondo che ha bisogno di amore vero.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Santa Chiara, luce di speranza e conforto,
tu che hai vissuto con fede e pazienza
la tua vita nel silenzio e nella preghiera,
volgi il tuo sguardo amorevole su tutti gli anziani e gli ammalati.
Sostieni chi affronta la fatica del corpo e dello spirito,
donando loro forza nei momenti di dolore
e serenità nell’attesa.
Aiuta chi si sente solo a scoprire la presenza di Dio
che non abbandona mai.
Intercedi presso il Signore perché doni a tutti
la grazia della pace interiore,
la luce della fede che illumina anche le tenebre,
e il conforto dell’amore che guarisce.
Santa Chiara, madre e sorella,
fa’ che chi soffre senta la tua vicinanza e il calore del tuo affetto,
e possa trovare in te un rifugio sicuro
nell’abbraccio misericordioso di Dio.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Santa Rita degli impossibili. La storia d’amore e di sangue, di vendetta e di perdono di Rita da Cascia, Franco Cuomo, Piemme Edizioni.
- Santa Rita da Cascia, La vita e i luoghi, testi di Mario Polia, San Paolo editore.
- “La trattoria del cardinale”, Sabrina Vecchi, Paoline Editore.