Vita del Santo
Francesco Forgione nacque a Pietrelcina in una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Fin da piccolo la sua formazione fu profondamente legata alla fede cattolica, tanto che a soli dieci anni espresse il desiderio di indossare il saio. A quindici anni entrò nell’Ordine dei Cappuccini, assumendo il nome di Pio. Dopo vari anni di formazione e vita monastica, nel 1910 fu ordinato sacerdote nel duomo di Benevento. A causa della sua salute cagionevole, nel 1916 fu inviato a San Giovanni Rotondo, sul promontorio pugliese del Gargano. Il 20 settembre 1918 ricevette il dono delle stimmate nelle mani, nei piedi e nel costato, un evento straordinario che segnò profondamente la sua vita mistica e la sua dedizione al soffrire per la redenzione dell’umanità. Le ferite, simili a quelle di Cristo, divennero un segno distintivo della sua vita e richiamarono folle da tutta Italia e dall’estero, suscitando al contempo difficoltà sia nella scienza che nella Chiesa. La Santa Sede avviò numerose inchieste per accertare l’autenticità del fenomeno e valutare la sua personalità, imponendo anche in alcuni periodi restrizioni al suo ministero. Tra i medici che si occuparono del caso vi fu Agostino Gemelli, che ebbe con Padre Pio accesi contrasti. Nei cinquant’anni successivi, nonostante la fama, la curiosità e le polemiche, la vita di Padre Pio rimase sostanzialmente invariata, fatta di Messe, confessioni e incontri con fedeli bisognosi di guida. Morì il 23 settembre 1968 e il suo funerale attirò una grande folla; la sua fama si diffuse rapidamente anche grazie ai numerosi miracoli a lui attribuiti.
Agiografia
Pio da Pietrelcina, noto come Padre Pio, è uno dei santi più celebri d’Italia e del mondo cattolico, ancora oggi oggetto di preghiera in ogni angolo della penisola e venerato con grande devozione, soprattutto nel Sud. Confessore eccezionale e guida spirituale, pregava intensamente ed esortava a fare altrettanto. A lui sono attribuite numerose conversioni da una vita immorale o dalla miscredenza. Personalità di ogni ambito, dal mondo dello spettacolo alla cultura, dallo sport alla politica, lo hanno cercato nel suo convento. Tra aneddoti a volte controversi, tutti concordano nel raccontare come le sue direttive fossero spesso ferme, talvolta dure, ma sempre fondamentali e formative per lo spirito e la morale. Tra i suoi insegnamenti principali c’è l’importanza della preghiera, che deve essere il fondamento della vita di ogni credente. Nel corso degli anni, la figura di Padre Pio ha suscitato un interesse crescente grazie anche alla sua capacità di leggere nel cuore delle persone. Nel 1956 fondò a San Giovanni Rotondo l’Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”, un centro sanitario religioso ad alta specializzazione; come disse lui stesso durante il primo sopralluogo: «Smembreremo tutta la montagna e faremo il resto con l’aiuto di Dio». Oggi San Pio da Pietrelcina è patrono dei gruppi di preghiera ed è considerato un simbolo di fede e carità da molti credenti in tutto il mondo. La sua figura continua a ispirare per i suoi insegnamenti sulla riconciliazione, la sofferenza e l’amore divino. La sua salma venne esposta alla venerazione dei fedeli il 24 aprile 2008 a San Giovanni Rotondo, racchiusa in una teca di cristallo, attirando migliaia di pellegrini da ogni parte del mondo.
Intervista impossibile di Monsignor Francesco Neri al Santo
Come si può vivere, oggi, la sofferenza come partecipazione al mistero pasquale di Cristo, senza assumere atteggiamenti di scoraggiamento, vittimismo o fatalismo?
Bisogna guardare Gesù, mantenere fisso lo sguardo su di Lui. Per questo, dobbiamo leggere la nostra sofferenza come una partecipazione alla sua sofferenza, come segno del suo amore. Inoltre, tutti noi dobbiamo impegnarci per mettere a frutto questo amore, perché serva ad eliminare la sofferenza che c’è nel mondo. Per questo ho pensato di fondare la “Casa Sollievo della Sofferenza”, appunto per dare sollievo a chi soffre, a chi vive nel dolore e sembra non intravedere una via d’uscita. Rimanendo nell’ambito della malattia e nella sofferenza, occorre tenere presente la nostra vulnerabilità, e la variabile che, quando ci si trova in una qualsiasi relazione, l’amore implica in sé la possibilità di essere feriti. Allora, bisogna accettare che per perseverare nell’amore sino alla fine, come fece Gesù sulla croce, occorre pagare anche un prezzo in termini di sofferenza. «L’amore è là dove sei pronto a soffrire», recita una canzone pop del vostro tempo. Quindi, anche se dobbiamo impegnarci a eliminare la sofferenza, se ami devi prepararti anche ad essere ferito. La sofferenza è necessaria perché fa parte della vita, anche se ci sono malattie che non si possono guarire, ma che si possono curare. In ogni caso, la cosa da fare è consacrare questa sofferenza e offrirla, perché tutto abbia un valore e perché Dio ne faccia quello che ritiene migliore per il bene dell’umanità. Se la sofferenza non può essere eliminata, impegnatevi dunque per dare sollievo a chi soffre.
Cosa ti senti di suggerire a chi, provato dalle ferite della vita, nel dolore o nella prova, si sente abbandonato da Dio?
Immergiamoci in Gesù, perché anche Lui sulla croce ha sperimentato la lontananza del Padre e si è lamentato: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?». Il battesimo, quindi il principio della vita cristiana, significa immersione nella sofferenza per amore di Gesù nella croce, come via alla luce verso la Risurrezione. E poi occorre non lamentarsi “di” Dio, ma lamentarsi “con” Dio; quindi, attingere dal suo amore quando ci sentiamo abbandonati, attraverso la forza della preghiera. La preghiera è stata anche la forza della mia vita. Dunque, quando ci sentiamo abbandonati da Dio, immergiamoci in Lui e nella sua forza, trasformando quel senso di abbandono in preghiera, e alla fine, questo sarà anche il vero bene, sia nostro che volto a beneficio di tutti gli altri. Così come le stimmate che mi sono state donate, come piena configurazione del discepolo al Maestro.
Come coltivare e nutrire un cammino significativo di vita spirituale interiore, in un tempo dominato dalla fretta e dalla distrazione?
Occorre distinguere l’urgente dall’importante. Ci sono tante cose urgenti, ma c’è anche qualche cosa di importante, e una sola cosa è necessaria, stare ai piedi di Gesù. Questo è veramente importante, essere rigorosi nella preghiera personale come nella lettura del Vangelo, oppure con il Santo Rosario e la partecipazione all’Eucaristia. Inoltre, occorre essere attivi nella partecipazione alla comunità ecclesiale, perché il cristiano non è solo un individuo singolo, ma fa parte di una fraternità: la preghiera personale, la vita sacramentale e la vita comunitaria sono importanti priorità che dobbiamo tenere presenti nelle nostre vite. Oggi, osservo che ci si perde in tante cose che apparentemente sembrano urgenti, ma di certo non lo sono: penso alla frenesia dei social, degli acquisti online che vedo nella vostra epoca. Se osservate bene, vedrete che tante cose che ritenete urgenti in realtà non lo sono, e possiamo tranquillamente farne a meno. Il nostro tempo tante volte lo sprechiamo, invece dobbiamo dedicarlo a ciò che è importante e lasciare cadere molto di tutto il resto.
In che modo celebrare il sacramento della confessione, per viverlo ancora oggi come fonte di guarigione e libertà interiore?
La confessione, per essere vissuta oggi come fonte di guarigione e libertà interiore, bisogna viverla in modo regolare, se possibile affidandosi allo stesso sacerdote che possa offrirci una direzione spirituale fondamentale per la nostra crescita spirituale. Come quando si va dal medico, per evitare di diventare malati cronici occorre curarsi con costanza e regolarità. Se non ci sono gravissime mancanze, confessarsi con regolarità aiuta a mantenere la salute dell’anima, proprio allo stesso modo in cui effettuare con costanza le analisi mediche serve a mantenere la salute del corpo.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto con il saio, l’abito caratteristico dei frati cappuccini, che ne richiama la vita di umiltà e preghiera, e con le stigmate visibili sulle mani, i segni della Passione di Cristo che portò per cinquant’anni, diventando simbolo della sua intensa spiritualità e sofferenza offerta per la salvezza delle anime.
Tradizione gastronomica legata al culto
Stando a quanto raccontato da un cuoco del convento, San Pio da Pietrelcina, sebbene fosse molto parco nei suoi consumi, aveva un debole per due piatti in particolare: il fegato in padella con la cipolla e il capitone spinato al forno con l’alloro. Intorno alla sua figura si sono sviluppate nel tempo numerose usanze gastronomiche, espressione di devozione popolare. Tra queste spicca la “Torta di Padre Pio”, un dolce tradizionale la cui particolarità risiede nell’impasto madre, che viene tramandato da generazioni e condiviso tra le famiglie devote, in un gesto che unisce fede, memoria e comunità.
Curiosità
San Pio da Pietrelcina è una figura avvolta da profonda spiritualità ma anche da molte curiosità che continuano ad affascinare i fedeli. Tra queste, una delle più conosciute è la sua celebre frase «Da morto farò più chiasso che da vivo», che si è rivelata profetica: dopo la sua morte, infatti, la sua fama è esplosa in tutto il mondo e milioni di persone si recano ogni anno a San Giovanni Rotondo per pregarlo. Un altro fatto poco noto è che il futuro papa Giovanni Paolo II, quando era ancora un giovane sacerdote, gli scrisse una lettera chiedendogli preghiere per una donna gravemente malata: poco tempo dopo, la donna guarì in modo inspiegabile. Infine, moltissimi testimoni raccontano di aver percepito in sua presenza, o anche semplicemente pregando a lui rivolti, un profumo dolce e intenso come di fiori o incenso, fenomeno che ancora oggi tanti interpretano come segno della sua vicinanza spirituale.
Preghiere a San Pio da Pietrelcina (Francesco) Forgione
O glorioso San Pio da Pietrelcina, guida e amico,
aiutaci a mantenere un cuore umile e sincero,
come quello dei piccoli che il Vangelo ci invita a essere.
Aiutaci a non stancarci mai di pregare, certi che Dio conosce già ciò di cui abbiamo bisogno,
anche prima che glielo chiediamo.
Donaci uno sguardo di fede che sappia vedere subito, nei poveri e in chi soffre, il volto di Gesù.
Stacci vicino quando affrontiamo le difficoltà
e se cadiamo aiutaci a riscoprire la gioia del perdono.
Insegnaci ad amare Maria, Madre di Gesù e nostra mamma.
Guidaci nel cammino della vita verso la casa del cielo,
dove speriamo un giorno di arrivare per vivere per sempre
nella gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O glorioso San Pio da Pietrelcina,
tu che sei il santo di questo nuovo millennio,
nostro amico, consolatore delle anime e sostegno dei peccatori,
che con la tua sofferenza comprendi profondamente ogni nostra pena,
a te affidiamo le nostre richieste di bene per noi stessi e per i nostri cari.
A te consegniamo il nostro spirito,
perché lo renda capace di sopportare tutte le sofferenze che portiamo nel cuore.
Ti affidiamo la supplica di presentare le nostre anime alla Vergine delle Grazie,
affinché otteniamo dal Signore l’eterna salvezza.
Ti chiediamo di intercedere presso la bontà divina
per la grazia che ardentemente desideriamo.
Accoglici sotto la tua protezione,
difendici dalle insidie del maligno
e soprattutto prega l’Altissimo che, perdonati i nostri peccati,
possiamo perseverare sempre nelle vie del bene.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.