Vita della Santa
«Gesù è il mio unico amore», scriveva Teresa di Lisieux, conosciuta nei Paesi anglosassoni come il «piccolo fiore di Gesù». Un delicato germoglio nella vita della Chiesa, esempio luminoso e fulgido di dedizione e di fede. Thérèse Martin, figlia di una merlettaia e di un orologiaio, era l’ultima di cinque sorelle, tutte consacrate alla vita religiosa. Fin dalla più tenera età manifestò un profondo desiderio di dedicarsi interamente a Dio, e a soli quindici anni entrò nel convento carmelitano di Lisieux, dove prese il nome di Teresa del Bambino Gesù. In quel monastero, dove già si trovavano due delle sue sorelle, visse per il resto della sua breve ma intensissima esistenza. Nel 1895, su invito dei suoi superiori, cominciò a scrivere le memorie della sua infanzia e giovinezza. Ne nacque il volume “Storia di un’anima”, pubblicato postumo, che riscosse un enorme successo editoriale e lasciò un’impronta profonda nella spiritualità cattolica. Anche San Pio X, dopo averlo letto, non esitò a definirla «la più grande santa dei tempi moderni». La vita di Teresa del Bambino Gesù fu segnata da una straordinaria semplicità e da una profonda umiltà. Elaborò una spiritualità originale, fondata su un amore fiducioso e filiale verso Dio. Credeva fermamente che la santità non fosse riservata ai grandi mistici o agli eroi della fede, ma fosse alla portata di tutti, attraverso piccoli gesti quotidiani di amore e abbandono. Trascorse gli ultimi mesi della sua vita tra grandi sofferenze a causa della tisi polmonare. Morì stringendo il crocifisso, incapace di separarsene, e pronunciando le sue ultime parole: «Mio Dio, io vi amo». Poco dopo fu colta da un’estasi di pochi minuti, quindi chiuse per sempre gli occhi. Una delle sue sorelle notò una lacrima brillare sulla sua palpebra: l’asciugò con un panno, sul quale rimase impressa in modo prodigioso la sua immagine, poi custodita come reliquia. Beatificata nel 1923 e canonizzata nel 1925, Teresa di Lisieux è stata proclamata patrona delle missioni ed è oggi una delle figure centrali della spiritualità cattolica del XX secolo.
Agiografia
Teresa di Lisieux, conosciuta anche come Teresa del Bambino Gesù, è stata una figura straordinaria e un esempio luminoso nella storia della Chiesa. La sua vita continua a ispirare milioni di persone in tutto il mondo, grazie a un messaggio d’amore semplice e universale. Nel 2023 si è celebrato il 150º anniversario della sua nascita e il centesimo della beatificazione. In occasione di queste ricorrenze, il 15 ottobre 2023 Papa Francesco ha pubblicato l’esortazione apostolica “C’est la confiance – È la fiducia” – interamente dedicata a Teresa di Gesù Bambino. «Teresina è una delle sante più conosciute e amate in tutto il mondo. Come San Francesco d’Assisi, è amata persino da non cristiani e non credenti. È stata anche riconosciuta dall’UNESCO tra le figure più significative per l’umanità contemporanea. Ma non ho voluto pubblicare questa Esortazione in una delle date commemorative, o nel giorno della sua memoria, perché il messaggio vada oltre le ricorrenze e sia accolto come parte del tesoro spirituale della Chiesa. La data della pubblicazione, memoria di Santa Teresa d’Avila, vuole presentare Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo come frutto maturo della riforma del Carmelo e della spiritualità della grande santa spagnola», ha scritto Papa Francesco. La visione della fede di Teresa di Lisieux si fondava sull’amore e sulla compassione verso gli altri, proponendo una via semplice ma profondissima per raggiungere Dio. «Una delle scoperte più importanti di Teresina di Lisieux, per il bene di tutto il Popolo di Dio – scrive Papa Francesco – è la sua piccola via, la via della fiducia e dell’amore, conosciuta anche come la via dell’infanzia spirituale. Tutti possono seguirla, in qualunque stato di vita, in ogni momento dell’esistenza. È la via che il Padre celeste rivela ai piccoli». Ancora oggi, il suo messaggio rimane vivo e attuale, sottolineando l’importanza della semplicità, dell’amore puro e della fiducia in Dio, nella convinzione che anche i più piccoli gesti quotidiani, se compiuti con amore, possano condurre sulla strada della santità.
Intervista impossibile di Monsignor Saverio Cannistrà alla Santa
Il mondo di oggi premia i risultati e promuove un certo individualismo. Quali consigli daresti, per vivere la fede in un atteggiamento di totale fiducia e abbandono, come hai fatto tu?
Ho sempre desiderato essere santa, ma non mi sono mai sentita all’altezza dei grandi santi, a cominciare dalla fondatrice del mio Ordine, Teresa d’Avila, la grande mistica spagnola del XVI secolo. Io, invece, ero solo una ragazza comune, forse persino più fragile e debole delle altre, con meno capacità e meno doni evidenti. Lo vedevo anche nel confronto con le mie sorelle: Agnese, Maria, Celina… tutte molto più dotate di me. Così ho capito che dovevo trovare una via diversa per la santità. Poiché non riuscivo a scalare da sola l’alta montagna della perfezione, mi restava una sola possibilità: farmi prendere in braccio da Gesù e lasciarmi portare da Lui in alto, fino alla vetta. E questo è tanto più facile quanto più si resta piccoli, umili, poveri di sé e quanto meno si pretende di bastare a sé stessi. Io non sono mai stata autosufficiente: mi sono semplicemente abbandonata tra le sue braccia. Non sono cresciuta io, ma è cresciuto in me il suo amore.
Il tuo programma di vita era “fare tutto per amore” e offrire tutto nel nascondimento. Come si declina questo nella vita cristiana degli uomini del nostro tempo?
Non ho compiuto grandi opere, e non credo che la grandezza di ciò che facciamo sia davvero importante. La mia vita è stata breve: solo 24 anni, di cui nove vissuti nella clausura del Carmelo di Lisieux. Una vita fatta di piccole cose, semplici, quotidiane. Eppure, proprio quelle piccole cose sono diventate per me occasione per amare Gesù, per conoscere il suo amore e per farlo conoscere. Spesso pensavo che quei piccoli gesti fossero come petali di rosa sparsi sul cammino di Gesù durante la processione del Corpus Domini: non hanno valore in sé, vengono calpestati e non sono ammirati come la rosa posta sull’altare, ma sono pur sempre segni d’amore, offerta silenziosa. Gesù può camminare su quei petali come su un tappeto morbido, e così entrare nel cuore dei nostri fratelli. Anche oggi, ogni credente può fare lo stesso: vivere l’ordinario con straordinario amore.
Quale spinta missionaria riceve la Chiesa, ancora oggi, dai fratelli e dalle sorelle di vita contemplativa?
Questo l’ho compreso leggendo la Prima lettera di San Paolo ai Corinzi, nel capitolo 13, dove si parla della carità. Paolo insegna che nella Chiesa non tutti possono essere apostoli, profeti o dottori. Ma c’è qualcosa senza cui tutto il resto non serve a nulla: la carità. La carità è il cuore della Chiesa, ciò che muove ogni sua azione e ne dà senso. Da quel momento ho capito qual era il mio posto nella Chiesa: essere l’amore, accoglierlo da Gesù e donarlo, in silenzio, a tutti – anche a coloro che non lo conoscono, anche a chi è lontano, perché l’amore di Dio li raggiunge comunque.
In che modo il sacrificio quotidiano può essere un atto di amore, di annuncio, di missionarietà?
Il Signore non mi ha chiesto opere straordinarie, ma piccoli atti d’amore nascosti nel silenzio della quotidianità. Ogni sacrificio, anche il più insignificante, se vissuto con amore, diventa una scintilla che può illuminare il mondo. È stato proprio nel nascondimento, nella pazienza, nella rinuncia silenziosa e nelle prove di ogni giorno che il mio cuore si è aperto all’Amore vero. Quando un sacrificio si unisce a quello di Cristo, non è mai sterile: diventa preghiera, offerta, missione. Non con le parole, ma con la vita. Questa è stata la mia piccola missione: amare Gesù con tutto il cuore, offrirgli ogni dolore, ogni gioia, ogni gesto, anche il più semplice, con fiducia e fervore. Così, anche restando dentro le mura del Carmelo, sentivo che il mio amore poteva raggiungere il mondo intero. Perché l’amore vero non ha confini. Ricordo bene i sacrifici nascosti: una consorella che mi irritava profondamente, ma che cercavo sempre di trattare con dolcezza, offrendo il mio sorriso come un dono a Gesù. Nessuno lo sapeva, ma quel gesto per me era un grande sacrificio. O quando mi venivano affidati compiti faticosi o monotoni: li accoglievo con gioia, vedendoli come occasioni per donare qualcosa al Signore. Anche nella malattia, soprattutto negli ultimi anni, tra dolori fisici e prove interiori, non chiedevo sollievo, ma un’unione più profonda con Cristo. Fu in quella piccolezza, nell’umiltà, che il mio cuore imparò a vivere l’amore in pienezza. E così, nel silenzio, la mia vita divenne una voce per il mondo.
Segni Iconografici distintivi
È ritratta con l’abito carmelitano, simbolo della sua consacrazione religiosa e della vita umile e nascosta nel monastero. Tra le braccia porta spesso un crocifisso avvolto da rose, richiamo alla sua profonda unione con Cristo e alla promessa fatta prima di morire: “Farò cadere una pioggia di rose sulla terra.” Le rose, specialmente quelle bianche, sono il suo simbolo distintivo: segno di grazia, purezza e intercessione. Altri elementi frequenti sono il libro e la penna, che evocano la sua opera spirituale più nota, “Storia di un’anima”, e il suo titolo di Dottore della Chiesa, riconosciuto per la profondità dei suoi scritti. Questi segni raccontano, con forza e dolcezza, la vita di una giovane santa che ha saputo trasformare le piccole cose in atti d’amore straordinari.
Tradizione gastronomica legata al culto
Nel pensiero di Teresa di Gesù Bambino, il cibo naturale e semplice come la frutta non è solo simbolo di nutrimento fisico, ma anche allegoria della grazia divina: ciò che viene offerto con semplicità è anche ciò che più nutre l’anima. La frutta che cade dall’albero e viene comunque raccolta indica che anche le imperfezioni e le “cadute” umane non sono inutili se vissute con amore e umiltà. In senso più ampio, la semplicità della cucina contadina o monastica – fatta di pane, frutta, verdure, legumi – rispecchia il suo ideale spirituale: la santità non è nei grandi gesti eroici, ma nel vivere con amore e fiducia ogni piccola cosa quotidiana. Pur non esistendo una tradizione gastronomica codificata specifica legata al culto della santa come in altri casi (ad esempio i dolci di Santa Lucia o i pani di Sant’Antonio), si può comunque costruire un legame simbolico e devozionale attraverso piatti semplici: zuppe, pane, frutta fresca o cotta, alimenti naturali e non elaborati, in linea con il suo spirito di semplicità; dolci alla frutta: una composta di mele o pere, una torta rustica di fichi, o anche delle marmellate fatte in casa possono essere pensate come offerte simboliche; cibi condivisi in umiltà: anche il gesto del condividere un pasto semplice in famiglia o in comunità può diventare atto di devozione, richiamando la comunione spirituale che Teresa di Lisieux viveva con Dio e con gli altri. Un’idea concreta potrebbe essere quella di preparare e condividere un dolce semplice a base di frutta caduta o raccolta in stagione (mele, pere, fichi, prugne, etc.), accompagnandolo magari con una breve lettura dei suoi scritti. Questo gesto diventerebbe allora un modo per rendere presente il suo messaggio spirituale anche nella dimensione sensibile del gusto e del cibo.
Curiosità
Tra le molte sofferenze vissute in silenzio da Teresa di Gesù Bambino, ce n’è una poco nota ma particolarmente significativa: durante la sua malattia, fu colpita da una forma grave di insonnia, che le impediva di riposare adeguatamente durante la notte. Le crisi di spossatezza erano tali da farla addormentare improvvisamente, ovunque si trovasse, anche nei momenti meno opportuni. In un contesto monastico molto rigoroso, dove la disciplina scandiva ogni istante della giornata, questi episodi vennero inizialmente mal interpretati. Si racconta infatti che, in un’occasione, venne punita per quella che sembrava pigrizia o disobbedienza: le fu ordinato di sdraiarsi a terra mentre le consorelle le passavano accanto, scavalcando il suo corpo. Un’umiliazione silenziosa, vissuta senza proteste, come parte della sua “piccola via”, quella spiritualità fatta di umiltà, obbedienza e amore anche nei più piccoli sacrifici. Solo, in seguito, si comprese che non si trattava di svogliatezza, ma di un sintomo grave della tubercolosi che lentamente la stava consumando. Anche questo episodio testimonia la sua straordinaria capacità di accogliere con amore le prove, trasformando ogni dolore in offerta a Dio, senza lamentarsi né cercare giustificazioni.
Preghiere a Santa Teresa di Gesù Bambino
Cara piccola Santa Teresa del Bambino Gesù,
grande santa del puro amore di Dio,
vengo oggi a confidarti il mio ardente desiderio.
Con umiltà mi presento a te
per implorare la tua potente intercessione
per la grazia che porto nel cuore…
(in silenzio, esprimi la tua intenzione)
Poco prima di morire, hai chiesto a Dio
di poter trascorrere il tuo Cielo facendo del bene sulla terra.
Hai promesso di far piovere su di noi, i piccoli,
una pioggia di rose.
Il Signore ha ascoltato la tua preghiera:
migliaia di anime lo testimoniano a Lisieux e nel mondo intero.
Forte di questa certezza,
sicuro che tu non rigetti mai i piccoli e gli afflitti,
vengo con fiducia a chiederti aiuto.
Intercedi per me presso il tuo Sposo crocifisso e glorioso.
Parlagli del mio desiderio: Egli ti ascolterà,
perché sulla terra tu non Gli hai mai rifiutato nulla.
Piccola Teresa, vittima d’amore per il Signore,
patrona delle missioni,
modello delle anime semplici e fiduciose,
mi rivolgo a te come a una sorella grande,
potente e tenerissima.
Ottienimi la grazia che ti domando,
se questo è conforme alla volontà del Padre.
Sii benedetta, piccola Teresa,
per tutto il bene che ci hai donato
e che continui a donarci fino alla fine del mondo.
Sì, mille volte benedetta e ringraziata,
perché attraverso di te possiamo toccare
la bontà e la misericordia del nostro Dio.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O Santa Teresa di Gesù Bambino,
piccolo fiore del divino amore,
che hai promesso di trascorrere il tuo Cielo
facendo del bene sulla terra,
ricorro a te con fiducia,
per chiederti di intercedere per me presso il Signore.
Tu che hai conosciuto la gioia e la sofferenza,
comprendi le mie necessità e le mie speranze.
Ti supplico: ottienimi la grazia che tanto desidero
(esprimere qui, nel silenzio del cuore, la grazia richiesta)
se questa è conforme alla volontà di Dio.
Aiutami a vivere con fede e fiducia,
imitando il tuo esempio di umiltà,
di semplicità e di abbandono totale alla volontà divina.
Santa Teresa di Gesù Bambino,
sorella tenera e potente,
accompagnami nel mio cammino
e insegnami a confidare sempre
nell’Amore misericordioso del Padre.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.