Vita del Santo
Alberto nacque in Germania intorno al 1200, nella nobile famiglia dei conti Bollstädt. I genitori, seguendo la tradizione del casato, avevano pensato di indirizzarlo verso la carriera militare e politica, affinché seguisse le orme del padre cavaliere. Tuttavia, Alberto era un ragazzo studioso e dotato di grande intelligenza, e quando il padre si trasferì in Italia al seguito di Federico II, ne approfittò per proseguire gli studi all’Università di Padova. A soli sedici anni entrò tra i Domenicani, dopo aver incontrato proprio a Padova Giordano di Sassonia, successore di San Domenico. Venne quindi mandato a Colonia, dove si trovava la scuola più prestigiosa dell’Ordine. Lo studio accompagnò tutta la sua lunga vita, permettendogli di accumulare conoscenze tali da guadagnarsi l’appellativo di “Magno”, per una cultura straordinaria per l’epoca. Alberto mise da parte i libri e seguì le orme di San Domenico, dedicandosi all’insegnamento della teologia in varie scuole d’Europa e visitando a piedi tutti i conventi, chiedendo umilmente un ricovero per la notte durante il viaggio. Nel 1260 fu consacrato vescovo di Ratisbona, ma due anni dopo ottenne da Papa Urbano IV la facoltà di lasciare l’incarico, a condizione di continuare a predicare nelle città tedesche. Si dice che anche Tommaso d’Aquino, a Parigi, intuì la sua sagacia e il suo genio, tanto da conferirgli il titolo di Doctor universalis, riconoscendolo come uno degli uomini più illustri del suo tempo. Oltre alla straordinaria intelligenza, Alberto era noto per la sua bellezza, affabilità, misericordia e carità. Morì serenamente, circondato dai confratelli, indossando l’abito religioso e seduto su una semplice sedia di legno, lasciando un’eredità di sapere, santità e umiltà.
Agiografia
«Per tutti sei stata una luce. Sei divenuto famoso per i tuoi iscritti e hai illuminato il mondo, perché conoscevi tutto quello che si poteva sapere». Così Pietro di Prussia descriveva Alberto Magno. Il titolo di “Magno” gli fu attribuito già in vita, e lo meritò pienamente: la sua fu una personalità straordinaria, che abbracciò non solo la spiritualità, ma anche le scienze umane. Alberto coltivò per tutta la vita una profonda unione con Dio e, allo stesso tempo, un grande amore per gli uomini. Fu tra i pochi pensatori dell’epoca a valorizzare Aristotele, e il primo a coniugare la filosofia platonica e aristotelica con la teologia. Come osservò Papa Benedetto XVI, «Alberto Magno ci ricorda che tra la fede e la scienza c’è amicizia, e che gli uomini di scienza possono percorrere, attraverso lo studio della natura, un autentico e affascinante percorso di santità». Coltissimo ma estrema umiltà, fu chiamato “il vescovo con gli scarponi”, a sottolineare il suo ruolo di pastore unito a un distacco totale dai privilegi di cui avrebbe potuto beneficiare. Fu illustre insegnante, abile predicatore, punto di riferimento spirituale e anche esperto nell’arte dell’organizzazione, del governo e della gestione. Secondo lo storico Giuseppe Pettinato, «la formidabile attività letteraria di Alberto Magno è la più gigantesca del Medioevo. Essa abbraccia quasi tutte le scienze sacre e profane e quanto di meglio hanno prodotto le civiltà greca, latina e araba. Dotato di un’ingegnosa capacità di assimilazione e di un’attività intellettuale sorprendente, fu considerato dai contemporanei un miracolo del sapere». Uomo di assidua preghiera e di grande vita interiore, Alberto Magno scrisse numerose opere, che spaziano dal campo religioso a quello profano, conservando ancora oggi attualità e sapienza, insieme a un sorprendente arguzia.
Intervista impossibile di Monsignor Orazio Francesco Piazza al Santo
In un mondo dove fede e scienza sembrano spesso in contrasto, come possiamo vivere una fede intelligente e una scienza aperta al mistero? Quali scelte quotidiane possono aiutarci a tenerle insieme nella vita concreta?
Sicuramente questa contrapposizione nasce da un pregiudizio, quello di vedere contrapposte fede e ragione come fossero due realtà distanti. L’uomo attraverso la scienza certamente è chiamato a vivere il suo percorso all’interno della sua vicenda storica e della realtà del mondo del creato, così come certamente anche la fede. Questo percorso offre la specifica caratteristica di uno sguardo in prospettiva, che non lascia semplicemente interpretare la realtà per sé stessa, ma quello che la realtà ci racconta, ben oltre la semplice interpretazione del reale, attraverso questo dinamismo. Quindi, fede e ragione interagiscono con il magistero della Chiesa; in particolare, Papa Benedetto XVI ha messo in evidenza questa stretta connessione: una fede ragionevole e soprattutto una scienza aperta a quella condizione, che non può gestire in modo esclusivo e comprendere come le vicende si vadano dispiegando. Vediamo anche come la scienza procede per ipotesi e nel corso della storia molti cambiamenti lo hanno connotato. Ecco perché in un discorso inclusivo tra fede e ragione potremmo vivere un percorso in cui l’uomo approfondisce la propria condizione umana, il processo e il dinamismo del suo sviluppo. La fede diventa il valore aggiunto, una luce che dà la prospettiva a questo interrogarsi in un cammino che aspetta di compiersi. Vediamo come anche molti mezzi della tecnologia, frutto di sviluppo scientifico, hanno bisogno di porsi di fronte alle condizioni della vita stessa dell’uomo nel senso più autentico. Il senso critico, la capacità di valutare ciò che accade e come accade certamente ha bisogno di uno sguardo capace e soprattutto di orientamento verso la destinazione definitiva.
Tu hai cercato Dio anche attraverso lo studio e l’osservazione della natura. Come possiamo riscoprire oggi il valore della conoscenza come cammino spirituale, e non solo come accumulo di nozioni?
Si potrebbe subito dire che “sapere” non automaticamente significa “sapore”, inteso come gusto del conoscere. Lo studio nasce proprio dalla intima percezione di questa visione globale della persona e del suo mondo, come l’approfondimento e la capacità di scendere nei problemi per valutarli, considerarli e poi ovviamente offrire decisioni. Decisioni che permettano di camminare in una condizione autentica dell’uomo; l’osservazione della natura è fondamentale, lo sguardo sulla natura deve essere poetico, cioè generativo, capace di saper leggere i suoi segni. Questo all’uomo offre la possibilità di avere un rapporto relazionale con la stessa natura, con il mondo fedele a quella richiesta originaria che appunto è la custodia e lo studio della realtà e del mondo attraverso tutti gli strumenti necessari. La scienza e quindi tutte le forme di approfondimento e di conoscenza permettono poi di vivere al meglio il valore che è offerto alla nostra possibilità di vita. Possiamo dire che il mondo riguarda tutti non solo come cura, ma è lo sguardo della realtà che è rivolto all’uomo e lo interpella, perché lui possa poi trovare il modo coerente e fedele alla sua vocazione originaria. La risposta che crea le condizioni di una vita giusta e di una vita qualitativamente rispettosa della vocazione stessa nonché dell’uomo, della natura e del mondo.
In un’epoca in cui la verità sembra relativa e ognuno si costruisce la propria, come possiamo allenare la mente e il cuore a cercare e riconoscere la verità con onestà e coraggio?
Si tratta di una condizione di distanza difficile da superare, che richiede un atteggiamento di disponibilità e, soprattutto, un cuore aperto al confronto, affinché la verità possa manifestarsi richiedendo onestà e coraggio. Significa, innanzitutto, riconoscere i limiti della propria condizione, evitando che l’io si consideri l’unico centro della realtà. In tal caso, la frammentazione dei punti di vista impedisce di creare riferimenti condivisi. Il dinamismo interiore, ovvero la spiritualità intesa come sintesi di una visione globale della persona e del mondo, permette di concentrare lo sguardo su un punto di riferimento. A livello personale, ciascuno deve saper leggere la verità per poterla interiorizzare, mantenendo come guida il riferimento fondativo che consente di modulare la consapevolezza di sé e di affrontare i necessari cambiamenti, ciò che chiamiamo conversione. In questo modo, la persona può orientare la propria vita verso quel punto di riferimento, passando dalla frammentazione dell’io alla condivisione del noi. La sintesi si realizza nel cuore dell’uomo quando esso si pone di fronte alla verità, ma sempre senza presunzione, con umiltà e apertura.
La teologia sembra spesso distante dalla vita di tutti i giorni. Come può diventare invece una voce che illumina le domande profonde dell’uomo di oggi, soprattutto quelle dei giovani?
La teologia, per sua vocazione, si pone di fronte al mistero con umiltà. Il mistero si incarna nella storia dell’uomo, e perciò la teologia, per sua natura, deve essere pregata, pensata e vissuta. Queste tre dimensioni impegnano inevitabilmente non solo il teologo, ma ogni credente, richiedendo un nuovo dinamismo in cui l’approfondimento della fede può essere sostenuto dallo studio, che rende sempre più chiaro il senso del mistero nella vita umana. La teologia ha inoltre bisogno di confrontarsi con la realtà quotidiana: la vita stessa provoca la teologia, chiamandola a leggere i segni di questo dinamismo. Non può esistere una teologia “a tavolino”, altrimenti si ridurrebbe a un esercizio puramente intellettuale. Essa media ciò che avviene nella realtà come segno del cammino della salvezza, con le sue luci e le sue ombre, facendo emergere il valore della rivelazione nella storia della vita umana. Ogni giovane è innamorato della vita e la vive come un sogno, come scriveva Calderón de la Barca. L’entusiasmo giovanile e la voglia di esplorare nuovi percorsi diventano una chiave di lettura della teologia, che non solo deve parlare ai giovani, ma deve lasciarsi ringiovanire dai giovani stessi. In questo modo, la teologia non si limita a riflettere su ciò che è già accaduto, ma si orienta attraverso il dinamismo della vita giovanile, sognando un futuro alla luce di Colui che viene incontro all’uomo, il nostro Salvatore. Giovane tra i giovani, Egli ha ringiovanito la vita dell’uomo, e i ragazzi percepiscono immediatamente la profonda provocazione positiva di questa realtà.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto con l’abito domenicano, che ricorda la sua appartenenza all’Ordine dei Predicatori, e talvolta con la mitra, simbolo del suo ministero episcopale. In molte rappresentazioni compare con un libro, a significare la sua profonda cultura e il suo amore per lo studio, oppure con un giglio, emblema della purezza della vita e della fede.
Tradizione gastronomica legata al culto
“Cielo e Terra”: si tratta di un piatto tipico di Colonia che ben rappresenta la figura di Alberto Magno, uomo di grande cultura che sapeva guardare al cielo senza mai perdere di vista gli uomini e la vita concreta. Il piatto unisce purè di patate, simbolo della terra, con mele cotte, a rappresentare il cielo, creando un connubio armonioso di ingredienti semplici ma significativi. Viene solitamente servito con sanguinaccio o cipolle fritte, aggiungendo sapore e calore alla combinazione, proprio come Alberto Magno seppe unire conoscenza, fede e vita quotidiana nella sua straordinaria esperienza di uomo, vescovo e dottore della Chiesa.
Curiosità
Si racconta che Alberto Magno, grande studioso e sperimentatore, abbia provato a costruire una macchina in grado di riprodurre la parola, anticipando in qualche modo i moderni studi sulla meccanica del linguaggio e della comunicazione. La notizia, tramandata dalle cronache dell’epoca, sottolinea la sua curiosità instancabile e il suo desiderio di comprendere la natura in tutte le sue manifestazioni. Tuttavia, si dice che Tommaso d’Aquino, suo discepolo e grande amico, temendo che la macchina potesse avere origini diaboliche o essere mal interpretata, decise di distruggerla. Questo episodio, vero o leggendario, mette in luce la straordinaria inventiva di Alberto Magno e il delicato equilibrio tra scienza, fede e morale che caratterizzava il pensiero medievale.
Preghiere a Sant’Alberto Magno
Sant’Alberto Magno,
tu che hai cercato la verità in Dio e nelle cose del mondo,
guida anche noi, giovani, a scoprire la bellezza del sapere
e il senso profondo della vita.
Aiutaci a unire fede e studio,
a non accontentarci di ciò che è superficiale,
e a vedere in ogni cosa la presenza di Dio.
Insegnaci a usare le nostre capacità e i nostri talenti
per il bene degli altri, come tu hai fatto nella tua vita.
Sostienici quando ci sentiamo confusi o smarriti,
e donaci il coraggio di affrontare le sfide del nostro tempo
senza lasciarci ingannare da facili scorciatoie o dal conformismo.
Intercedi per noi presso il Signore,
affinché possiamo essere curiosi, appassionati, creativi,
e allo stesso tempo umili e responsabili.
Aiutaci a crescere nella conoscenza e nell’amore,
a rispettare gli altri e a vivere con gioia la nostra fede.
Sant’Alberto Magno,
accompagna i nostri studi, le nostre scelte e i nostri sogni,
affinché possano sempre riflettere la luce di Cristo
e portare frutto nella nostra vita e in quella di chi ci sta accanto.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Sant’Alberto Magno,
vescovo e dottore della Chiesa,
tu che hai saputo unire fede e sapere,
guida anche noi, in famiglia, a vivere con saggezza e amore.
Aiutaci a crescere nella conoscenza di Dio
e a vedere la sua presenza in ogni cosa che ci circonda.
Per tua intercessione, donaci forza e coraggio
per affrontare le difficoltà e la confusione dei nostri giorni,
e rendi chiari i nostri pensieri e i nostri gesti,
affinché la nostra vita e le nostre scelte siano sempre orientate al bene.
Insegnaci a usare i nostri talenti e le nostre capacità
per amarci e aiutarci l’un l’altro,
e a crescere insieme nella fede, nella speranza e nella carità.
Sant’Alberto Magno,
accompagna ogni giorno la nostra famiglia,
affinché il progresso delle conoscenze e della vita ci avvicini sempre di più a Dio,
e ci prepari un giorno a contemplarlo faccia a faccia insieme agli angeli.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.