26 Febbraio 2024

A Genova, dove un amico non lo lasci a dormire per strada

"L'uomo al centro" è il dormitorio aperto in un salone della parrocchia di S. Tommaso Apostolo e S. Leone nel quartiere di Oregina, a Genova, e alla cui gestione partecipano, con la collaborazione della Comunità di Sant'Egidio, anche le altre tre comunità di cui è parroco don Giacomo Martino.

“In questa esperienza ci sono due piccoli miracoli. Il primo sono i più di ottanta volontari che abbiamo raccolto in pochi giorni, la seconda sono le relazioni che si sono create tra gli ospiti e anche fra chi dà una mano”. Così don Giacomo Martino racconta i primi due mesi di vita de “L’uomo al centro”, il dormitorio aperto in un salone della parrocchia di S. Tommaso Apostolo e S. Leone nel quartiere di Oregina a Genova e alla cui gestione partecipano, con la collaborazione della Comunità di Sant’Egidio, anche le altre tre comunità di cui il sacerdote ligure è parroco (Nostra Signora della Provvidenza, S. Caterina da Genova, Nostra Signora di Loreto in Oregina).

“L’idea è nata qualche mese fa. Avevo notato – racconta il monsignore, direttore della Fondazione Migrantes diocesana – come in parrocchia avessimo sempre più spazi vuoti e, facendo il giro tra i poveri, ho conosciuto persone senza fissa dimora che magari non sarebbero andate in altri dormitori. A Genova, poi, vige la regola della turnazione, cioè che nei dormitori ogni quindici o venti giorni c’è il cambio degli ospiti”.
Con l’emergenza freddo si è deciso di creare qualcosa di diverso. “È una struttura che accoglie attualmente dodici persone e che nelle punte di freddo potrebbe ospitarne al massimo quindici – spiega ancora il sacerdote -. Le persone che ci alloggiano le abbiano scelte secondo due criteri: la fragilità e l’amicizia. Prima di accoglierle le incontriamo, ci parliamo; spesso ci vengono indicate dagli stessi ospiti. Il Vangelo è la storia di un’amicizia.

Quando una persona la conosci e diventa tua amica non la lasci per strada.

Spesso si parla del fenomeno della povertà, ma qui si parla innanzitutto di persone”. Il progetto, che coinvolge tutte e quattro le comunità di cui don Giacomo è responsabile, ha l’obiettivo di rimettere al centro l’uomo e di recuperare la sua dignità. “Dal punto di vista organizzativo – aggiunge il parroco – una parrocchia, quella di S. Tommaso Apostolo e S. Leone, accoglie nei propri spazi e le altre tre comunità si occupano di preparare la cena e le stanze. Questa esperienza è anche un’occasione, per i miei diversi parrocchiani, di incontrarsi e conoscersi. In questi due mesi mi ha colpito proprio la sintonia e la voglia con cui hanno lavorato i volontari. In questa esperienza io sono solo il catalizzatore“.

Tra gli oltre ottanta volontari che danno una mano nella struttura, aperta ogni giorno dalle 19 alle 8, c’è Adele Piccardo. “Insieme a un’altra persona mi occupo della colazione – spiega la donna, vicina ai 70 anni –: andiamo in dormitorio verso le sette, prepariamo, serviamo, stiamo con gli ospiti, prima di sparecchiare e dare una mano a Mamadou, il ragazzo tuttofare che riordina il dormitorio. Dato che lo spazio è stato ricavato all’interno del salone parrocchiale, che viene usato per le altre attività durante il giorno, pieghiamo i letti e li mettiamo via prima che Mamadou igienizzi”.
Oltre a quello di Adele ci sono altri gruppi che si dividono i compiti. “C’è chi si occupa di allestire i letti – racconta Adele – c’è chi serve, prepara e trasporta i cibi. I pasti vengono congelati e divisi per giorni e ogni mattina vengono tolti dal frigo per essere pronti da riscaldare la sera stessa, con i volontari che mangiano con gli ospiti. In più qualcuno dorme in una stanza vicina al dormitorio, per dare aiuto nel caso fosse necessario”.

Tanti volontari con storie e percorsi diversi, ma che hanno un punto in comune. “Ci siamo incontrati due volte per organizzare – dice la volontaria – e

tra di noi abbiamo scoperto che ci sono perfino persone che si considerano non credenti, ma che si riconoscono nei valori cristiani.

Dal punto organizzativo dopo qualche momento di assestamento ci siamo trovati bene: ad esempio quando qualcuno non può esserci, troviamo sempre qualcuno che lo sostituisca”. Anche per Adele, già volontaria da molti anni in altri ambiti, quella de “L’uomo al centro”, è un’esperienza nuova.
“Don Giacomo ce ne aveva parlato – conclude la donna – e io ho accettato perché, oltre a piacermi la proposta, a me interessava il fatto che il dormitorio potesse diventare una possibilità per far crescere la condivisione tra le nostre quattro parrocchie. Dal punto vista personale è qualcosa di totalmente diverso dalle esperienze precedenti di volontariato, dove ci eravamo confrontati soprattutto con i giovani. Al dormitorio quando li conosci e conosci le loro storie, ti accorgi di quanto siano vicini a noi e soprattutto ti rendi conto della fraternità che c’è tra di loro, tra attenzioni e gentilezze”.

(di Roberto Brambilla – foto gentilmente concesse da don Giacomo Martino)

26 Febbraio 2024
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