31 Dicembre 2021

Antonella Ruggiero: “La fede come l’arte: dono che va accolto”

Un talento musicale cristallino, una voce che sa parlare al cuore trasmettendo la ricerca del bello e del senso delle cose. Tra ricordi d’infanzia e riflessioni alte, Antonella Ruggiero ci racconta come vive il suo rapporto con la fede e con la Chiesa.

Non sono mai stata una persona capace di fare le cose solo per obbedienza, nemmeno da piccola. Eppure sin da bambina mi era già chiaro che non ce l’avrei mai potuta fare a capire tutto. Certe cose potevano essere solamente ammirate: soprattutto la Natura che da sempre, con la sua perfezione irraggiungibile dall’essere umano, mi ha parlato di Dio. Dio uguale Creato: e per me continua ad essere così. Anche la sensibilità per l’arte l’ho ricevuta in dono e l’ho sempre avuta. Tra i ricordi dell’infanzia c’è sicuramente il disegno, ci sono i colori, l’odore piacevole della carta e dei vari materiali utilizzati. Ricordo che mi concentravo totalmente sul lavoro creativo. Ero rapita anche dalla musica, grazie ai miei genitori che l’amavano e me ne facevano ascoltare di vario genere, ma tutta di qualità. Ero affascinata soprattutto dal suono dell’organo che per la prima volta a otto anni avevo ascoltato insieme a mio nonno, nella chiesa di Santa Maria di Castello a Genova dove i miei giovani nonni, sia materni che paterni, si erano sposati. Ho sempre trovato suggestiva questa coincidenza, anche perché all’epoca nemmeno si conoscevano tra loro.

La musica ha il potere di smuovere qualcosa dentro,

ma è difficile trovare espressioni musicali contemporanee che ne siano capaci. La nostra società si è profondamente trasformata, così i nostri stati d’animo e di conseguenza le composizioni musicali. Ogni volta che sono stata invitata a cantare nei luoghi di culto ho sempre provato qualcosa di unico. È un privilegio poterlo fare perché si entra in una dimensione diversa da tutte le altre ed è come se attraversassimo un ponte tra noi, qui, e ciò che non conosciamo.
Certo, per arrivare a interpretare questo tipo di musica occorre maturità, consapevolezza, ma anche una grande libertà mentale. Bisogna entrare in sintonia con il mondo espressivo di chi l’ha scritta ma non capita con tutti i tipi di musica sacra: alcuni brani ad esempio non li canterei mai, semplicemente perché non mi “arrivano”, non suscitano in me alcuna reazione emotiva, cosa per me fondamentale. Ma quando trovi questa profonda sintonia, allora riesci anche a trasmettere qualcosa di unico a chi ti ascolta. Ho incontrato molte persone che mi hanno detto di essersi profondamente emozionate, di aver pianto o di aver ripensato a cose o persone della loro vita di cui avevano perduto il ricordo.
Il 9 febbraio 2020, pochi giorni prima che esplodesse la pandemia, ho cantato nella Basilica di Sant’Antonio da Padova, e la registrazione di quei momenti così intensi, con dei brani perfetti per quel contesto, a dicembre 2020 è diventato un CD dal titolo “Empatia”.

L’arte può fornire delle tracce che conducono alla fede, ma questa rimane pur sempre un dono misterioso.

A volte puoi scoprirla anche da adulto, ma nessuno può importela e non ci sono prediche che tengano. Infatti ci sono tante persone non credenti che si comportano assai meglio di altre che dicono di aver fede. Viviamo una profonda crisi educativa, a partire dalle famiglie. Una buona famiglia, non necessariamente formata dai due genitori biologici, è una roccia cui aggrapparsi. Se manca, sei come una barca in balìa dei venti. Sono stata fortunata, con la mia famiglia di origine, che mi ha trasmesso i valori fondamentali: semplicità, onestà, laboriosità. Del mio papà, per esempio, ricordo che spesso aiutava la mamma nelle faccende domestiche e mi ha trasmesso un modello maschile e di vita famigliare sano, che per me è sempre stato la normalità. Non per tutti, ovviamente, è così: per questo è importante che i giovani abbiano educatori validi. Persone che li aiutino a capire quali sono le cose davvero importanti. Persone come Papa Francesco che sa mettersi allo stesso livello di chi incontra. Oggi, del resto, non sarebbe più pensabile una Chiesa che non stesse in mezzo alla gente: attenta all’altro, capace di trattare bene tutti e tutto, che denuncia gli atti orribili sui minori, e che ha una giusta attenzione nei confronti delle persone che provengono da altre culture. Dio è uno solo, per tutti quelli che credono nella Sua esistenza, e in ogni cultura vi è un interessante racconto da ascoltare. Fatta eccezione per chi attraverso il fanatismo religioso soggioga e fa del male al prossimo.

di Antonella Ruggiero (intervistata da Martina Luise)
foto di Piero Biasion

31 Dicembre 2021
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