1 Febbraio 2024

Bella, “La bottega delle idee”… anzi bellissima!

Bella è un bel paesino lucano dove, grazie anche al calore del giovane parroco paraguayano, don Ovidio, la generosità della comunità cristiana si prende davvero a cuore le sorti delle famiglie più in difficoltà, nel segno dell'integrazione, di una sana promozione umana e della cura delle relazioni. Al centro dei progetti che sono nati c'è "La bottega delle idee"...

A 662 metri sul livello del mare, nella parte nord-occidentale della provincia di Potenza, sulle propaggini orientali dell’Appennino Lucano, c’è una collina posta al centro di due fiumare e alle pendici dell’isolato Monte Santa Croce (1425 m). Qui sorge Bella, nell’arcidiocesi di Potenza – Muro Lucano – Marsico Nuovo, 150mila abitanti, 59 parrocchie, a 50 km dal capoluogo.
Un comune di circa 5mila anime, di origini remote come attestano i reperti archeologici di età romana. In queste zone fredde e spesso innevate ci pensa il parroco latino americano a portare calore alla sua gente. A S. Maria Assunta e a S. Antonio Casalini (frazione di Bella), don Ovidio Duarte Fernandez è parroco da tre anni, da undici in questa comunità.
Classe 1981, originario del Paraguay, è anche direttore dell’Ufficio missionario diocesano e assistente regionale Unitalsi settore giovani.
“La carità  – spiega don Ovidio – costituisce il pilastro del nostro impegno quotidiano, con la liturgia e la catechesi, con il suo centro di ascolto e sei operatori – tre coppie – molto attivi”.
La bottega delle idee è il nuovo progetto Caritas finanziato con i fondi dell’8xmille, di cui don Ovidio va fiero, destinato a 67 famiglie in difficoltà. “Il nostro obiettivo – prosegue il sacerdote – è rinnovare il servizio di aiuto alimentare parrocchiale, per favorire una maggiore autonomia e responsabilizzazione di chi ne usufruisce e promuovere le risorse personali, soprattutto attraverso la partecipazione. Questa è la prima bottega sorta in un contesto ecclesiale; ce ne sono altre legate al mondo associazionistico e intendiamo estendere il progetto da questa zona pastorale a tutta la diocesi”.
La bottega nasce come un vero e proprio market di quartiere, 50 metri quadri circa di superficie: con una card viene assegnato un punteggio per tutti i beni presenti al suo interno, che quindi possono essere acquisiti tramite una tessera a punti. L’accesso al servizio è promosso e coordinato dal centro di ascolto parrocchiale, per

garantire alle famiglie un percorso di accompagnamento e curare con particolare attenzione lo stile delle relazioni.

Il progetto, quindi, agisce su due specifici filoni di intervento: potenziare l’autonomia delle persone che fruiscono della bottega attraverso la libera scelta dei beni alimentari, con percorsi educativi di sostegno e affiancamento e contestualmente favorire lo sviluppo di processi partecipativi nel vivere la quotidianità degli spazi parrocchiali, con particolare attenzione ad azioni aggregative rivolte a minori e famiglie beneficiarie. Spesso le famiglie manifestano ritrosia ad affacciarsi, avvertono il disagio della loro condizione. Aprirsi al territorio, promuovendo una differente quotidianità del servizio, consente di non ridurlo ad una prestazione erogata, ma piuttosto di intenderlo come uno spazio di comunità.

Antonietta Fella, 58 anni, casalinga e volontaria in parrocchia da molti anni, racconta la genesi di questo progetto. “Troppi sprechi – afferma – quando confezionavamo pacchi dono, tra legumi, pasta, olio, zucchero e caffè. Gli utenti, soprattutto nigeriani e marocchini, lasciavano parte della dispensa. Durante la pandemia si accatastava cibo sulle finestre perché mancava il contatto. Perché non far scegliere a loro? Abbiamo pensato. Da qui è nata l’esigenza della bottega”.

Giorgia Russo, 37 anni, lavora in Caritas da circa 8. “Il territorio ha in prevalenza una popolazione d’immigrati, con occupazione precaria o irregolare – dichiara –. Qui la fanno da padrone gli indotti Fiat, la Ferrero e qualche impresa agricola. Le bellezze naturali e paesaggistiche non sono valorizzate come nel materano, manca una rete turistica regionale. I due terzi degli assistiti Caritas sono nuclei familiari stranieri, 43 anni l’età media, famiglie e figli di immigrati, nipoti già alla seconda generazione, ambulanti di fiere e mercati. Con il covid avevamo perso l’approccio dal vivo: riqualificare i servizi Caritas oggi significa riscoprire l’attenzione alla persona, all’interno della comunità. Gli stessi utenti possono diventare volontari formati. In futuro abbiamo anche in mente raccolte porta a porta a sostegno della bottega”.

Emporio dunque

non come accumulo di merce sugli scaffali, ma come luogo caldo e accogliente dove si può sostare.

A tal proposito l’associazione culturale giovanile Io Ci Provo, ospitata in un locale parrocchiale, intende dare una mano anche all’Emporio, grazie all’affabilità di don Ovidio, disponibile e sempre sorridente. “Siamo nati nel marzo 2023 – afferma Rossana Grippa, 32 anni, impiegata, presidente dell’associazione – con il polo culturale Spazio 900, che comprende una biblioteca, una sala studio e una sala per attività ricreative: dalle presentazioni di libri, ai convegni, alle cene spettacolo. Alcuni di noi collaborano con la Caritas parrocchiale e intendiamo rafforzare questo scambio e legame con il territorio”. Tutte le azioni dedicate alle famiglie (laboratorio di cucina etnica, laboratori per ragazzi, attività aggregative per bambini) sono curate e coordinate dal parroco unitamente ai giovani di Io Ci Provo e agli animatori dell’oratorio. Insomma volontari Caritas, pastorale giovanile e familiare sempre più uniti nei percorsi educativi e nei servizi aperti alla comunità civile. 

(di Sabina Leonetti – foto gentilmente concesse da don Ovidio Duarte Fernandez)

1 Febbraio 2024
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