3 Giugno 2022

Due parrocchie, una comunità di sacerdoti e tanti laici

Dalla diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, una bella testimonianza di come una comunità di sette sacerdoti collabori nella gestione di due diverse parrocchie, per un totale di circa 20.000 persone. E la condivisione e la collaborazione con i laici sono veramente essenziali.

Originario di Colmaggiore, piccola frazione del maceratese al confine tra Umbria e Marche, don Marco Armillei (al centro della foto, tratta dalla sua pagina Facebook) è l’attuale parroco delle comunità parrocchiali di San Michele Arcangelo e di San Marco in Bastia Umbria e vicario episcopale per la pastorale della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino. Nato nel 1978, dopo il diploma da perito agrario ha conseguito la laurea in Architettura presso l’Università di Camerino, e ha lavorato in uno studio di architetti prima del suo ingresso presso il Seminario Regionale Umbro nel 2007. Ordinato presbitero nel 2013, è stato nominato viceparroco dapprima a Passaggio di Bettona e poi a San Marco in Bastia, ed ora, dopo soli nove anni di ministero, è parroco della realtà ecclesiale più grande della regione: San Michele Arcangelo e San Marco in Bastia Umbra, due parrocchie che contano insieme circa 20mila abitanti.
Don Marco, però, non vive da solo il proprio ministero pastorale, anzi lo condivide con altri sei preti, con i quali condivide anche l’abitazione, la canonica di San Michele: don Girolamo, don Enrico, don Simone, don Emanuele, don Arnaud e padre Luigi. “Ogni giorno, tranne qualche eccezione dovuta a delle urgenze, ci ritroviamo a pregare l’Ora sesta nella cappella che abbiamo in casa, condividiamo i pasti e periodicamente ci riuniamo per fare verifica e progettazione”, così racconta don Marco in merito alla comunità presbiterale bastiola, aggiungendo che “ognuno dei preti presenti, poi, si occupa prevalentemente di un particolare settore della pastorale, perché in parrocchie così grandi il parroco non può pretendere di seguire tutto in prima persona”. Motivo, questo, che stimola anche il laicato – molto presente grazie al lavoro svolto anche dai precedenti parroci – ad essere attore della vita della comunità “condividendo con noi sacerdoti la responsabilità delle attività pastorali ed amministrative, che, come potete immaginare non sono poche”.
Infatti aggiunge il giovane sacerdote “ogni parrocchia ha una propria identità, anche se parte delle attività sono in comune, come la formazione degli operatori pastorali, l’oratorio ed il calendario delle celebrazioni, mentre altre sono in ogni parrocchia, per esempio l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi”. Altra attività pastorale condivisa, prosegue don Marco “è il centro di ascolto Caritas, che pur essendo nella parrocchia di San Michele è a servizio di entrambe, fin da quando la parrocchia di San Marco è stata fondata nel 2012”. Il Centro d’ascolto, aggiunge il sacerdote, “negli anni della pandemia non ha frenato la propria missione, anzi la Caritas parrocchiale ha aumentato gli interventi di contrasto alla povertà, sia per quanto riguarda l’approvvigionamento alimentare delle famiglie, sia nel sostengo alle utenze, ai mutui e agli affitti, cercando di proporre un progetto che vuole smarcarsi dalla logica dell’assistenzialismo”. Mentre le altre attività pastorali, riferisce il parroco, “come è accaduto ovunque in Italia e non solo, hanno rallentato il loro consueto corso o abbiamo dovuto pensare ad altre modalità di svolgimento. Ma ora che l’emergenza sanitaria sta rientrando vogliamo ripartire tornando a vivere quella familiarità che contraddistingue la comunità cristiana; in particolare – continua don Marco – con l’oratorio che contava annualmente seicento presenze tra bambini, adolescenti e giovani”. In tutto ciò, “non manca la costante collaborazione con l’amministrazione comunale di Bastia Umbra, anche per proporre attività comuni per la custodia delle tradizioni paesane e per ravvivare e tenere unità la comunità bastiola”.
“Ciò che però più di tutto cerchiamo di vivere come fraternità presbiterale – conclude don Marco – è la vicinanza alle persone.

Una vicinanza anche informale, cioè senza il ‘cappello’ dell’attività pastorale, condividendo con loro le gioie, le speranze e le fatiche quotidiane”.

(di Francesco Verzini – da “La Voce” del 25 febbraio 2022 – foto da Facebook)

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