11 Ottobre 2018

I due fratelli sacerdoti e la Cittadella della Carità di Bra

Don Gilberto (57) e don Giorgio (52) Garrone gestiscono la “Cittadella della Carità” di Bra (CN), un “miracolo d’amore” avviato nella parrocchia di San Giovanni Battista. Centro di ascolto, mensa, emporio, orti sociali, la Cittadella è l’esempio di quanto conti il tornare a parlarsi.

“La nostra grande sfida? Aprire luoghi di inclusione dove il ricco condivida spazi e tempo con il povero, dove gli opposti imparino a stare insieme, dove ci si torni nuovamente a parlare”. Don Gilberto Garrone, parroco dell’Unità Pastorale 50, che raccoglie in provincia di Cuneo (e in diocesi di Torino) le parrocchie di Bra, Bandito e Sanfrè. A 57 anni, con il fratello don Giorgio, di 5 più giovane, gestisce anche la “Cittadella della Carità” di Bra, un “miracolo d’amore” avviato nella parrocchia di San Giovanni Battista. Centro di ascolto, mensa, emporio, orti sociali, la Cittadella è l’esempio di quanto conti il tornare a parlarsi. In questo caso è avvenuto tra i sacerdoti di Bra, gli operatori Caritas e gli amministratori comunali. “Ogni territorio deve saper rispondere concretamente alle marginalità – prosegue don Gilberto – Ad un dentista, ad esempio, non devo chiedere solo di pregare, ma di destinare un’ora al mese del suo tempo per una persona bisognosa. Così anche il non credente sente che può dare un contributo importante”.

Inclusione e concretezza sono parole d’ordine per questo sacerdote, che con suo fratello ha ricevuto anche l’incoraggiamento di Papa Francesco per il loro ministero di ‘testimonianza cristiana attraverso le opere’. Alla sera si ritrovano nella casa parrocchiale di Sant’Andrea Apostolo, a Bra. “Essere fratelli ci aiuta tanto perché abbiamo un sentire comune – sorride don Giorgio – anche se a volte capita di discutere. Ma così deve essere tra tutti i confratelli. Noi sacerdoti dobbiamo imparare a lavorare insieme, a volerci bene, ad aiutarci”. Per questo 7 anni fa don Gilberto e don Giorgio avevano chiesto al vescovo di vivere un’esperienza comunitaria con altri due preti. Sogno esaudito solo in parte, per la carenza di sacerdoti. “La Chiesa, quando crea spazi di comunione autentica, diventa fermento – interviene don Giorgio – E questo vale per tutti i cattolici, siamo chiamati ad essere lievito tra tanta farina”. Nel loro piano di carità c’è anche una forte componente educativa. Come nel caso di un originale e rilevante proposta per gli studenti spesso soli, con i genitori che lavorano. La ‘Mensa dei giovani’ è stata appena aperta a Bra, nella parrocchia di S.Andrea: dalle 13.30 alle 18, i ragazzi possono consumare un pasto caldo o semplicemente mangiare il proprio panino in compagnia, anziché soli in una casa vuota. “Anche questa è povertà – conclude don Giorgio – un ragazzino di prima media che sta a casa solo fino a sera. O i casi emersi di giovani che stavano male per denutrizione. Succede a Bra, non chissà dove. Qui dev’esserci una ‘Chiesa in uscita’. Papa Francesco ce lo ricorda, e così ha sempre detto il Vangelo”.

(Daniela Scherrer)

11 Ottobre 2018
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