28 Ottobre 2025

Insieme a don Gian Paolo, gli “scarti” riprendono vita

A Torino, accanto alla Chiesa della Natività di Maria Vergine, "Materiali di scARTo" trasforma materiali e vite apparentemente “scartate” in nuove occasioni di rinascita. Nato dall’intuizione di don Gian Paolo Pauletto, il laboratorio unisce arte, artigianato e accoglienza, offrendo a persone in difficoltà la possibilità di ritrovare dignità, relazioni e speranza, grazie anche al sostegno dell’8xmille alla Chiesa cattolica.

Oggi si parla spesso di economia circolare, di recupero delle risorse, di come trasformare gli scarti in ricchezza. Ma se provassimo a guardare oltre gli oggetti? Se ci accorgessimo che anche tante persone, nella nostra società, finiscono “scartate”, messe ai margini, invisibili?
È da questa intuizione che, nel 2013, don Gian Paolo Pauletto ha dato vita a Materiali di scARTo, un progetto che unisce rigenerazione umana e ambientale. Dopo una lunga esperienza come cappellano in ospedale, don Gian Paolo ha deciso di creare uno spazio in cui chi vive una situazione di fragilità potesse ritrovare un senso, un posto nel mondo — lavorando con le mani, recuperando materiali abbandonati e trasformandoli in oggetti d’arte e artigianato.
“Il progetto è nato – racconta – dall’incontro con due clochard che mi dissero: don, ci farebbe fare qualcosa, oltre a un piccolo aiuto economico? Abbiamo iniziato insieme sistemando gli arredi sacri della cappella dell’ospedale: altare, leggio, ambone. Quei lavori li hanno fatti sentire utili. È da lì che tutto è cominciato”.

Un laboratorio che rigenera persone e cose

Oggi il laboratorio si trova a Torino, nei pressi della chiesa della Natività di Maria Vergine, in via Bardonecchia, una zona residenziale che negli anni ha imparato a conoscere questa realtà e a sostenerla. Varcando la soglia del laboratorio si entra in un mondo in cui il rumore dei ferri e il profumo del legno si mescolano al chiacchiericcio delle persone: c’è chi lima, chi vernicia, chi racconta un pezzo di sé.
Nel tempo, Materiali di scARTo è diventato un punto di riferimento per decine di uomini e donne che, dopo un periodo difficile, hanno ritrovato un ritmo, una comunità, un senso di utilità. Qui le giornate si riempiono di gesti semplici e preziosi: aggiustare, reinventare, costruire, donare.
Tra i volontari c’è Roberto Varvello, falegname e artigiano con una formazione in economia e architettura. Da sei anni coordina il laboratorio socializzante. “Le persone si aprono – racconta – mi chiamano anche al pomeriggio, quando sono in difficoltà. Mi raccontano la loro vita. Per me è un modo per dare un senso alle giornate e usare le mani per qualcosa che serve davvero”.
Una signora del quartiere ha messo a disposizione la sede del progetto. E, col tempo, la rete si è allargata: Materiali di scARTo ha collaborato con il Comune di Torino per offrire anche un tetto a chi non ne aveva uno. Oggi sono attivi cinque appartamenti e dieci posti letto, spesso sistemati proprio dalle persone che frequentano il laboratorio.
“Non si tratta solo di dare un letto – spiega don Gian Paolo – ma di aiutare a rimparare a prendersi cura di sé e della propria casa. Spesso, dopo sei o dodici mesi, queste persone riescono a ottenere un alloggio popolare. Ma la prima grande povertà che incontriamo non è economica: è la povertà di relazioni.”

Ritrovarsi attraverso il fare

Tra i tanti volti che frequentano il laboratorio c’è anche Joseph Moro Donato, 23 anni. Il suo sguardo si illumina quando parla del progetto: “Don Gian Paolo mi ha aiutato a rimettere in ordine la mia vita. Qui ho trovato accoglienza, qualcuno che credeva in me. Ora sto quasi per trovare un lavoro e so che posso contare su di loro quando ho bisogno”.
Joseph ricorda come tutto sia iniziato: “Non potevo lavorare per problemi personali. Mio padre ha chiesto al don di farmi dare una mano qui. Ho incontrato persone che non si muovono solo per un tornaconto personale… È raro, ed è bello.”
In questo spazio, il tempo assume un valore diverso. Non è solo un luogo di produzione, ma una palestra di umanità dove il “fare insieme” diventa cura reciproca. Chi arriva qui, giorno dopo giorno riscopre la forza del contatto, della fiducia, della collaborazione.

L’arte che parla di tutti noi

Oltre all’attività quotidiana, il laboratorio realizza opere e installazioni dal forte valore simbolico. Una delle più intense è provvisoriamente intitolata “Siamo tutti migranti”: un “muro di legno”, grezzo e segnato, con graffiti e aperture che invitano a guardare dentro. Chi si avvicina scopre, nei fori, fotografie di persone in cammino e, infine, uno specchio. “Perché – spiega don Gian Paolo – siamo tutti stranieri, tutti nomadi. Guardandoci riflessi, capiamo che quel viaggio è anche il nostro”.
Ogni opera realizzata nel laboratorio nasce così: da un materiale recuperato, da una storia ferita, da un incontro che genera nuova bellezza. Il risultato non è solo estetico, ma profondamente umano. Dietro ogni oggetto c’è un volto, un gesto, una possibilità di riscatto.

Il dono che genera valore

A Natale, nel laboratorio, si celebra una piccola grande tradizione: una pizza condivisa in parrocchia. “Per molti – dice Roberto – è l’unico momento di festa, in cui si sente davvero di essere parte di una famiglia”.
Negli anni, il progetto ha potuto crescere anche grazie al sostegno dell’8xmille alla Chiesa cattolica, che ha permesso di acquistare materiali e rendere più accogliente il laboratorio.
Oggi Materiali di scARTo è un luogo di rinascita, dove gli scarti — di qualsiasi tipo — tornano a vivere. Dove le mani e i cuori si intrecciano per dare forma a una bellezza nuova, che nasce dal dono e dalla relazione.
Perché, come dice don Gian Paolo, “non esistono scarti, ma solo storie in attesa di essere accolte e trasformate”.

(testo, foto, riprese e montaggio del video di Daniel Tarozzi)

28 Ottobre 2025
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