La Casa della Pace scalda il cuore del quartiere ‘San Giovanniello’
Nel popoloso quartiere napoletano di San Giovanniello, la parrocchia Santi Giovanni e Paolo ha recentemente inaugurato la Casa della Pace don Tonino Bello, per dare rifugio a madri sole con bambini. «Un sogno divenuto realtà» dice il parroco don Salvatore Melluso. E tra la gente è scattata una gara di solidarietà.«Non c’è vocazione, non c’è ministero sacerdotale senza l’attenzione ai poveri» dice lapidario don Salvatore Melluso, 33 anni, parroco di Santi Giovanni e Paolo nel popoloso quartiere di San Giovanniello a Napoli. È nato tutto da lì, racconta questo giovane ed energico prete nel salotto della Casa della pace don Tonino Bello, un’opera della Caritas diocesana che da sei mesi offre rifugio a cinque mamme (fra le quali due ucraine in fuga dalla guerra) e ai loro nove bambini, sorta in tempi record pochi mesi dopo il suo arrivo in parrocchia, nell’ottobre 2021.
«Se penso alla mia vocazione – racconta con semplicità don Salvatore – penso a una storia molto normale. Da ragazzino mai avrei pensato di farmi prete. Ho avuto un parroco fantastico, ho iniziato a muovere i primi passi in parrocchia come educatore dell’Azione cattolica, e ho incontrato Gesù nei bambini e servendo i pasti ai poveri. Me ne sono innamorato ed esattamente come avviene quando ti innamori, ho deciso di dargli la vita». Se c’è un sogno che l’ha accompagnato in seminario, aggiunge, «è stato quello di essere assegnato a una parrocchia dove ci poteva essere un’opera di carità: una mensa, un centro di accoglienza, una casa famiglia. È qualcosa che ho sempre sentito mio».
Così, quando è arrivato in questa parrocchia della municipalità di San Carlo all’Arena a Napoli centro, è nata l’idea di sfruttare in qualche modo questi locali dismessi, disabitati da tanti anni in un’ala parrocchiale. «Ho pensato subito che qui potesse nascere un’opera di carità, ma sapevo che non potevo farlo da solo. Così, senza aspettarmi nulla – racconta – a novembre parlai all’Arcivescovo Mimmo Battaglia di questa struttura abbandonata. Ed ecco, il 31 dicembre venne il Vicario generale e mi disse: sì, qui può nascere qualcosa. Il 20 gennaio avevamo il progetto. Nell’arco di dieci giorni abbiamo trovato i 200mila euro necessari per i lavori grazie alla Fondazione Grimaldi Onlus che ha finanziato interamente la ristrutturazione e l’arredamento della struttura. L’11 aprile, lunedì santo, sono iniziati i lavori. E il 29 luglio abbiamo inaugurato la casa».
Ecco perché mons. Battaglia quel giorno parlò di un «sogno di Dio che si è realizzato» e, nell’anno che ha sconvolto il mondo con la guerra della Russia in Ucraina, ha evocato nel suo nome la pace e la grande figura, a lui particolarmente cara, del vescovo don Tonino Bello. «Basta pensare ai tempi rapidissimi di realizzazione per vedere questa casa come un segno della Provvidenza. Poteva anche essere il sogno mio e del nostro Arcivescovo – rimarca don Salvatore – ma per come si è realizzato pensiamo che il Signore voleva questa opera. Anche in mezzo a tante difficoltà, penso alla mia vocazione nata con i poveri e con i bambini e sono felicissimo di vivere 24 ore su 24 con i poveri e con i bambini».
Pure in mezzo a tanta povertà, il quartiere San Giovanniello ha risposto con entusiasmo alla chiamata a collaborare del nuovo parroco. «Con la sua giovinezza e la sua carica di energia – racconta Lina Esposito, catechista in una parrocchia vicina ed educatrice volontaria nella casa famiglia – don Salvatore è un parroco che dà fiducia: in un anno ha fatto molto per valorizzare il rione. È bellissimo vedere che la parrocchia sta tornando ad essere il centro del quartiere e questa casa sta diventando la “Casa del quartiere”».
Economicamente sostenuta dalla Caritas diocesana di Napoli, dallo scorso anno diretta da suor Marisa Pitrella, per volere dell’Arcivescovo la gestione e manutenzione della casa si reggono unicamente sul volontariato e sulla forza di attrazione che quest’opera sta esercitando sui parrocchiani. «Non appena si è sparsa la voce che tre rifugiate africane e due ucraine erano venute ad abitare qui in attesa di trovare un lavoro e un alloggio – racconta Nunzia Pacilio, una delle educatrici che si alternano nella struttura –
si è scatenata una vera e propria gara di solidarietà: chi portava i vestitini, chi regalava dei giocattoli, chi portava i pannolini».
Don Salvatore, intanto, ha lavorato per mesi con l’Assessorato all’Istruzione per ottenere l’iscrizione a nido e scuole dell’infanzia per tutti i bambini, in modo che le mamme fossero libere di cercare e accettare un lavoro. «Non è facile – ammette il giovane parroco – ma è lo sforzo più grande e più importante: far trovare a queste donne un lavoro, in modo che possano trovare la loro indipendenza e una casa».
Per questa casa «tante persone hanno sognato e tante persone ci hanno aiutato» chiosa suor Marisa Pitrella. Un’opera che oltre ad essere «un dono della Provvidenza» rappresenta l’abbraccio della Caritas alle persone in difficoltà ed il segno di come sappia dare delle risposte al bisogno.
Testo, produzione e regia del video di Manuela Borraccino
Foto, riprese e montaggio di Raffaele Iorio