12 Aprile 2022

La domanda di un nonno: faccio abbastanza per i sacerdoti?

Settantasei anni, padre e nonno, con un passato in seminario minore e una passione per il “sovvenire alle necessità della Chiesa” che ha segnato tutta la sua vita. Ci chiede di rimanere anonimo ma non potevamo non condividere con tutti questa limpida testimonianza di partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa. Ancora una volta… uniti nel dono.

«La rivista Sovvenire mi arriva da tanti anni e mi suscita sempre una domanda: “faccio abbastanza per i sacerdoti?” La risposta parte da lontano. Per un motivo o per un altro, sin da ragazzino stavo spesso in una chiesa di campagna in una diocesi suburbicaria di Roma e il parroco, un veneto, era il nostro riferimento in tutto. Mi affascinavano i suoi modi burberi ma di una bontà che non si dimentica. Con piacere ricordo quando lo accompagnavo alla benedizione delle case, sparse per la campagna, in bicicletta.

Spesso tornavamo con tante di quelle uova che poi le condivideva con chi ne aveva necessità. Fatto sta che a dieci anni sono entrato in seminario. Ci sono rimasto per cinque anni, ma poi mi sono reso conto che sarebbe stato meglio un buon padre che un cattivo sacerdote. Ciononostante gli anni di seminario mi sono rimasti nel cuore e nella mente e i problemi economici che avevo potuto constatare mi hanno sempre indotto ad aiutare il seminario e i sacerdoti.

Ormai sono un “diversamente giovane” di 76 anni, padre e nonno. Ho aiutato, e aiuto tutt’ora, non solo inviando la mia offerta all’ICSC ma anche partecipando alle varie attività parrocchiali: faccio il catechista, sono nel consiglio pastorale e nel consiglio degli affari economici. In passato ho svolto anche il servizio di referente parrocchiale di Sovvenire (probabilmente nel periodo in cui in tutte le parrocchie si trovavano i “campanili” raffigurati nella fotografia qui sopra, ndr).

Allora… torno alla domanda iniziale, cioè se faccio abbastanza per aiutare i sacerdoti. Credo che l’aiuto ai sacerdoti non basti mai. Certo la concretezza del contribuire con il denaro è più evidente, ma “sovvenire alle necessità della Chiesa” deve concretizzarsi anche in opere di sensibilizzazione e di partecipazione.
Il sacerdote non è un impiegato ma il nostro punto di riferimento, la colonna portante della parrocchia. Ogni volta che ne vedo uno,

mi si apre il cuore a ringraziare Dio, che ci ha fatto questo immenso dono.

Un dono che dobbiamo ricambiare con le opere: con le offerte se si può e comunque con la preghiera, quando si è impossibilitati. Il dono è veramente tale quando sentiamo di farlo con gioia, anche se a volte può essere faticoso».

Lettera firmata, Roma

12 Aprile 2022
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