20 Luglio 2023

La fraternità di Oulx, per superare il confine dell’indifferenza

Un rifugio, a 1100 metri, per accogliere e assistere i migranti nella loro disperata ricerca di una vita migliore. Di fronte all'urgenza del flusso crescente di persone che chiedevano aiuto, don Luigi Chiampo e la comunità parrocchiale di Bussoleno (TO) non si sono voltati dall'altra parte e hanno tessuto con tante altre realtà istituzionali e del volontariato una fitta rete solidale.

“Accogliere è il punto finale di un percorso, in cui prima bisogna accorgersi dell’altro e ascoltarlo. Solo poi si può parlare di accoglienza”. Don Luigi Chiampo, 64 anni a settembre, parroco della comunità di S.Maria Assunta a Bussoleno e che ricopre diversi incarichi pastorali in alcuni comuni della Val di Susa, in provincia di Torino, è il responsabile del “Rifugio Fraternità Massi” a Oulx, 1100 metri di altitudine, luogo dove vengono accolti i migranti in transito dall’Italia verso la Francia.

“Abbiamo aperto nel 2018 in un piccolo edificio donato dai Salesiani – spiega il sacerdote, originario proprio di Susa e iniziatore della Fondazione Talità Kum-Budrola Onlus, che si occupa della gestione del rifugio – in quel periodo il percorso dei migranti ha iniziato a interessare anche la Val di Susa”. “Dopo il lockdown – prosegue il parroco e referente della Fondazione “Migrantes” nella diocesi di Susa – abbiamo cominciato ad accogliere persone provenienti dalla rotta africana e da quella balcanica”. Un flusso giornaliero di uomini, donne e bambini (“solo nel 2022 sono passati da qui 16mila persone” dice don Luigi) che sono attualmente accolti in una nuova struttura, situata vicina alla stazione ferroviaria e inaugurata nel dicembre 2021 grazie al supporto della Fondazione Magnetto. “Siamo aperti tutto l’anno, 24 ore al giorno– spiega il sacerdote piemontese, un passato da operaio e da atleta di ottimo livello – i migranti, che se vengono respinti sono soccorsi e trasportati da noi dalla Croce Rossa, hanno un posto per dormire, ricevono un pasto caldo, degli indumenti per proseguire, se necessario assistenza medica offerta dai volontari di Rainbow for Africa e di MEDU, oltre a un eventuale aiuto legale, di cui si occupa la Diaconia Valdese”.

Le persone che passano per il rifugio hanno storie e percorsi, non solo geografici, differenti. “Chi proviene dalla rotta africana è generalmente più giovane e per lo più viaggia da solo – dice don Luigi –. Chi ha percorso la rotta balcanica è sul cammino a volte da anni e lo fa con l’intero gruppo famigliare”.

Una moltitudine di uomini. donne e bambini, giovani e anziani, che può essere accolta a Oulx, grazie a una rete creata con le istituzioni e le associazioni,

anche molto diverse tra loro per storia e orientamento. “Fin dall’inizio – spiega don Chiampo – abbiamo voluto coinvolgere le realtà del territorio a partire dalle amministrazioni locali, creando un dialogo continuo”.
“La scommessa del rifugio – aggiunge il sacerdote – è stata quella di sottolineare la dimensione dell’emergenza e di riunire chi volesse dare una risposta a questa situazione. Tra chi aiuta abbiamo persone di area cattolica, ma anche altre con valori, approcci e idee diverse”. Uno dei volontari è Luca Guglielmetto di Bussoleno. “Sono entrato in contatto con la realtà del rifugio– spiega il 55enne che nella vita lavora per un colosso torinese dell’automobile – perché conosco don Luigi da molti anni. Abbiamo condiviso in vesti diverse l’esperienza con gli scout, oltre a essere un suo parrocchiano. Già gli davo una mano per alcune attività della nostra comunità e anche in questa esperienza ho capito che don Luigi aveva bisogno di aiuto su alcuni aspetti, così mi sono messo a disposizione”. “Concretamente – precisa Luca – svolgo una serie di compiti differenti tra loro: dall’occuparmi delle relazioni tra varie associazioni, ai rapporti con le istituzioni, fino allo scrivere i progetti con cui partecipiamo ai bandi”. Un impegno concreto e fondamentale, alla cui base c’è un’idea. “A un certo punto della vita – dice Guglielmetto – guardando la realtà che ti circonda senti quanto sia necessario agire”. “Mi ritengo un volontario atipico – argomenta Luca –: mi colpiscono le vicende umane e le storie delle persone che passano per il rifugio, ma ho un approccio molto razionale. Cerco insieme a don Luigi e a chi collabora di far funzionare le cose”.
Un’esperienza, quella con il rifugio di Oulx, che a Guglielmetto ha lasciato spunti di riflessione. “Ti dà una grande apertura mentale – aggiunge –

ti fa capire come le questioni importanti del mondo, come quella delle migrazioni, bussino a casa tua”.

Insieme a Luca e agli altri volontari che prestano il loro tempo al rifugio, ci sono gli operatori. “Alcuni di loro sono stati anche loro migranti – conclude don Luigi Chiampo – e noi, per dare una certa continuità e una certa impostazione abbiamo voluto che fossero pagati”.

(di Roberto Brambilla – foto AFP: il Rifugio Fraternità Massi a Oulx)

20 Luglio 2023
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