5 Marzo 2024

Le braccia accoglienti di Santa Maria dell’Aiuto

In provincia di Caserta la Chiesa cammina con i migranti e gli ultimi. I più abbandonati e poveri sanno di poter essere accolti e integrati in una comunità interculturale, guidata dai missionari Comboniani, che a Castel Volturno ha il volto della parrocchia di Santa Maria dell'Aiuto. Sotto la guida di padre Filippo Ivardi Ganapini.

Una parrocchia con forte attenzione ai migranti, aperta a chi arriva in Italia in cerca di una vita nuova, agli ultimi in fuga da povertà e violenze, a chi si sente solo e desidera l’abbraccio del Padre e una carezza fraterna.

In provincia di Caserta Santa Maria dell’Aiuto a Castel Volturno assolve così alla missione iscritta nel suo nome, accompagnando i migranti e chi, per le ragioni più diverse, cerca un sostegno e un posto per pregare.

La comunità riunisce quasi cento persone, in particolare nigeriani, donne e uomini che vivono oramai in questa fetta di Campania vicina a un litorale affascinante ma avvelenato da rifiuti sversati da mani criminali. Il territorio era noto al tempo dell’impero romano come Campania Felix, campi prosperi di frutta, luogo di villeggiatura e relax per ricchi patrizi. La costa sabbiosa, vicina alle oasi naturali, terra di nidificazione per numerosi volatili, è stata cementificata negli anni ottanta, creando un paesaggio dominato dall’abusivismo.

Da più di trent’anni sono tanti i migranti a fare tappa nel comune di Castel Volturno; sulla carta si contano 30mila persone, in realtà sono molti di più. A causa della mancanza di documenti, il numero è approssimativo. I Missionari Comboniani nel 1996 hanno deciso di iniziare una presenza per accompagnare il popolo itinerante.

“Alcuni migranti vivono stabilmente nel comune, impegnati nei campi, nell’edilizia e nella ristorazione, altri sono di passaggio, diretti verso una proposta lavorativa nel nord Italia o in altri Paesi. Noi viviamo tra loro per camminare insieme”. Lo racconta padre Filippo Ivardi Ganapini, missionario comboniano che, dopo alcune esperienze in Perù, Bolivia e Ciad, da settembre scorso guida Santa Maria dell’Aiuto. “Per me essere parroco significa annunziare la resurrezione di Gesù di Nazaret camminando sulla strada, nelle case e nella comunità verso il sogno di Dio, allargando la Tenda della fratellanza e sorellanza tra i migranti e gli italiani” – sottolinea il sacerdote.

Dal caporalato dei campi di pomodoro all’inquinamento della terra dei fuochi, senza dimenticare i mercanti di droga e la prostituzione, l’opera dei Comboniani è attenta alle vittime di queste piaghe. Si svolge nelle periferie del comune campano, seguendo quella pastorale degli ultimi cara a Papa Francesco. Nonostante le difficoltà di una popolazione spesso in balìa della criminalità,

l’annuncio del Vangelo coinvolge una comunità dai mille colori in un percorso di integrazione e fede.

Ad esempio la domenica i canti della messa, accompagnati da un ritmico movimento del coro e dal battito delle mani, rivelano la tradizione africana. La chiesa è frequentata al 90% da nigeriani e le celebrazioni liturgiche in inglese, si alternano con quelle in italiano.

La parrocchia è all’interno del Centro Fernandes, la struttura di prima accoglienza per immigrati, una realtà multidimensionale che appartiene all’arcidiocesi di Capua. La mensa, il servizio per i documenti in collaborazione con i Centro servizi sociali di Caserta e l’ambulatorio medico, sono alcuni degli aiuti che il centro, diretto da Antonio Casale, offre a coloro che arrivano a Castel Volturno.

La parrocchia dei Comboniani è attenta ai bambini e ai giovanissimi con incontri che vanno dalla catechesi all’oratorio della domenica ai campi estivi insieme all’Associazione Black&White, sorta 23 anni fa grazie ai Comboniani. “Dal lunedì a venerdì pomeriggio nell’area di Destra Volturno, al lato del fiume Volturno, presso Casa Black and White, facciamo lezioni di italiano. Nel doposcuola del quartiere, con bambini e ragazzi dalla prima alla terza media, si gioca e ci si diverte insieme attraverso attività sociali, parlando di ecologia e rispetto dei diritti della persona. Quest’anno mi prendo cura degli alunni della seconda elementare”. È l’impegno per i più piccoli di Simone Parimbelli, laico missionario comboniano, uno degli animatori dell’oratorio parrocchiale e del centro Black and White. Assieme a padre Filippo e a Jerry e Riquito, due giovani che studiamo per diventare missionari comboniani, Simone prepara le catechesi e i giochi.

La parrocchia usa un linguaggio semplice per spiegare il Vangelo e la liturgia ai giovani parrocchiani.

Il “Lab-Oratorio” liturgico alla domenica, durante la messa delle 11, coinvolge una ventina di bambini dai 4 agli 11 anni. Dopo il Vangelo, l’assemblea benedice i bambini che escono dalla chiesa con Simone, suor Joselyn, accompagnati da Bitta, Dugje e Kingsley, tre studenti rifugiati accolti al Centro Fernandes. “In una stanza vicina alla chiesa, raccontiamo il Vangelo attraverso i video, con dei cartoni animati e disegni da colorare. Cerchiamo di comunicare che la buona notizia di Gesù è rivolta anche a loro” – afferma Simone. Al rientro in chiesa, durante la messa, bimbi e animatori vanno intorno all’altare prendendosi per mano dicendo insieme il Padre Nostro. “Preghiamo e invitiamo i bambini a portare la pace tra i banchi dell’assemblea” – chiarisce il laico missionario.

Alle pareti della chiesa è descritta la presenza di Gesù nella vita dei migranti. Le immagini fanno sentire la Parola incarnata nelle storie di coloro che, arrivati dopo un lungo viaggio, trovano una comunità accogliente. L’adorazione eucaristica del venerdì e la Via Crucis dei Popoli, sono importanti occasioni per riflettere e meditare su quello che accade nel mondo.

Simone, assieme agli altri comboniani, padre Filippo e padre Daniele Moschetti e ad un gruppo di volontari, si reca inoltre nelle scuole di Castel Volturno a presentare la mostra “Il grido della Terra” sul tema dell’ecologia integrale, e sul messaggio di Papa Francesco, cuore dell’enciclica “Laudato si’”. Foto e video narrano i cambiamenti climatici. “Parliamo della casa comune, come la definisce il Papa, presentando i

nuovi stili di vita per un mondo più giusto, equo e solidale”.

I volontari della parrocchia sono tanti e una volta al mese si trovano per preparare le borse alimentari da distribuire alle quasi 200 famiglie più povere di immigrati e italiani. Tra i fedeli più impegnati, membro dell’equipe pastorale, c’è Eric, 39 anni del Ghana. Dal 2004 in Italia, aiuta in mille maniere chiunque abbia bisogno di una mano, dalla compilazione dei documenti di soggiorno al trasporto dal medico di chi non ha l’auto. Con un sorriso luminoso e coinvolgente, è vicino a coloro che cercano qualche mobile per arredare la casa, facendo da tramite con chi vuole disfarsi di un letto o un tavolino.

“La comunità, che agli inizi aveva bisogno di consolidarsi e immergersi nella realtà italiana, cammina oggi verso un orizzonte di necessaria trasformazione – aggiunge ancora padre Filippo -. Ma c’è il rischio di diventare un ghetto. I Comboniani per questo hanno presentato la proposta di una parrocchia territoriale nella zona più disastrata di Castel Volturno, Destra Volturno, a destra della foce del fiume più lungo dell’Italia meridionale. Santa Maria dell’Aiuto potrebbe continuare a camminare verso l’interculturalità, allargando le sue porte a italiani e immigrati. L’ottima collaborazione con la comunità cattolica ucraina che si ritrova a pregare tra le sue mura, fa sperimentare il senso di una realtà aperta e ospitale, segno eloquente dell’universalità del cammino ecclesiale”.

(di Nicola Nicoletti – foto gentilmente concesse da padre Filippo Ivardi Ganapini)

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