16 Dicembre 2022

Michele La Ginestra: “Quel Padre buono che ti sta sempre vicino”

Per Tv2000 è “don Michele”, il protagonista della fiction Canonico di cui in primavera andrà in onda la seconda stagione. Ma la sua vita è legata da sempre a doppio filo col teatro e la sua esperienza artistica affonda le radici direttamente in una parrocchia romana, a due passi dalla Sapienza.

Attore, regista, autore di teatro, cinema e tv. Michele La Ginestra, 58 anni, sposato e padre di due figli, ci accoglie nella platea del Teatro Sette, 150 posti, nel quartiere Italia, proprio di fronte alla clinica ematologica del Policlinico.

Questo era il salone parrocchiale in cui facevamo oratorio: pallavolo, ping pong, riunioni. In fondo c’era un palco di cemento armato. Abbiamo visto quanto il teatro fosse coinvolgente per permettere ai giovani di conoscere meglio se stessi, confrontarsi con gli altri, costruire un progetto comune quale poteva essere uno spettacolo e soprattutto essere utili a qualcuno comunicando qualcosa da un palcoscenico. Nel 1997 abbiamo fatto di arte saggezza e abbiamo deciso, insieme a padre Giuliano, il parroco di allora, di ristrutturare. Convinsi questo religioso illuminato facendogli notare come io (che già facevo teatro) andassi in giro per le sale romane regalando soldi a destra e a manca. Avevamo messo da parte qualcosa proprio grazie agli spettacoli e investimmo tutto in quest’opera. Lo abbiamo chiamato “Teatro Sette” perché, appunto, faceva capo alla parrocchia dei Sette Santi Fondatori.

Come è iniziata la tua carriera artistica?

Per fare questo lavoro ho fatto i salti mortali. Mi sono iscritto a giurisprudenza e laureato in legge; sono diventato avvocato e ho lavorato sin da subito, per non far brontolare i miei che dicevano: “Beh, un lavoro uno lo deve pur fare…”. Avevo l’hobby del teatro, che però era un fuoco che bruciava dentro e sognavo di farlo diventare un mestiere. È accaduto dopo aver costruito il Teatro Sette e dopo aver gioito per molte soddisfazioni professionali nell’ambito giuridico. Ero diventato il responsabile dell’ufficio legale di una compagnia di assicurazioni ma quando vinsi il provino per condurre “Solletico”, la tv dei ragazzi di RaiUno, in un attimo ho lasciato tutto per andare a fare l’artista. Però prima avevo costruito questa casa, il Teatro Sette, che mi ha dato la possibilità di ripartire ogni volta in cui le cose non andassero bene. Ripartivo sempre da qui, e ho capito tante cose…

Cosa rappresenta un teatro per un quartiere come questo?

Innanzitutto un polo culturale. Il quartiere Italia è frequentato da molti studenti universitari ma anche da molti anziani. Agli uni diamo uno stimolo per aggregarsi, agli altri per uscire di casa e non restare soli. Noi qui abbiamo laboratori teatrali per tutte le età, con più di 400 iscritti. Il teatro dovrebbe stimolare attraverso gli spettacoli una riflessione e un confronto tra le persone. Tra una risata e l’altra, dovrebbe spingere ad una sana “commozione”: e questo è lo stile che cerchiamo di portare avanti. E non solo qui: nel 2020 abbiamo pensato di aprire un teatro uguale a questo anche al Tufello, a Montesacro, che non aveva teatri. Lo abbiamo chiamato Teatro Sette Off (perché è “fuori” da questo quartiere). Ci stiamo mettendo l’anima e il cuore, perché tra l’altro cerchiamo di dare lavoro anche a tanta gente. E poi sosteniamo un progetto di teatro-solidarietà. È un’iniziativa bellissima, che ci mantiene fedeli ai primi tempi e a quando facevamo teatro per il sociale: gli incassi di alcune serate sono destinati proprio a questo. In questo modo abbiamo costruito due scuole, un dormitorio e un villaggio in Mozambico e siamo davvero contenti di quello che facciamo.


Veniamo al tuo “don Michele” e alla fiction Canonico…

Uno dei personaggi più forti che ho interpretato su questo palcoscenico è stato quello di don Michele, un prete molto divertente che però attraverso una risata riesce a portare avanti anche discorsi profondi. È stato un successo tale – ormai sono 22 anni che interpreto questo personaggio – che alcuni autori televisivi mi hanno proposto di fare una fiction su un prete. Io ho accettato, a condizione però che parlassimo di sacerdoti veri, non di “preti detective”… Volevo raccontare anche le difficoltà che questi uomini affrontano nella loro importantissima scelta di vita, che comporta impegno, sacrifici, preghiera. A volte persino contrattempi burocratici da amministratori, ruolo al quale questi uomini di Dio sono spesso costretti. Tv2000 – con cui avevo degli ottimi rapporti – ha sposato questo progetto e abbiamo creato la prima fiction di questa emittente. La prima stagione, lo scorso anno, è stato un successo e così ne abbiamo già girata una seconda, che andrà in onda in primavera. Sono fiero di aver portato in questo personaggio molta umanità, quella che ho trovato nei moltissimi sacerdoti in gamba che ho conosciuto nel corso della mia vita.

Ti sei ispirato ai preti veri, quindi, per interpretare don Michele?

Ovviamente. Qualcuno a volte mi dice che non va più a messa perché “i sacerdoti dicono sempre le stesse cose”, ma non è affatto vero. L’importante è sempre cercarli. Come cerchiamo l’uomo o la donna della nostra vita, come cerchiamo le cose importanti, dovremmo avere la voglia di cercare anche i preti giusti: arricchiremmo molto più noi stessi con la frequentazione della messa settimanale, dei sacramenti, che sono una cosa bellissima, con tutta la grinta che ne deriva. Quando uno si ispira a modelli di questo tipo, poi mettere in scena un profilo di sacerdote appetibile per tutti non è difficile. Ci sono tanti sacerdoti in gamba, che ci danno la possibilità di crescere, maturare, pregare in modo diverso e di confrontarci con noi stessi.        

Michele, un’ultima domanda prima di lasciarti allo spettacolo di questa sera. Cosa è per te la fede?

Io penso che senza fede la vita sia molto meno facile. Non penso sia una scorciatoia per arrivare alla soluzione di qualunque problema, ma la fede ti permette di non sentirti mai solo, perché senti vicino un Padre buono che ti dà la grinta, lo stimolo, la carezza, il conforto, la gioia… quel quid in più che serve per vivere in modo pieno questa vita, che è bellissima. Anche facessi la più grande sciocchezza questo Padre buono ti vuole bene e non smette di starti vicino: ecco il vero conforto della fede, che può raggiungere interamente tutta la nostra corporeità.

(intervista di Stefano Proietti – fotografie di Cristian Gennari e Marco Lautizi)

Chi è Michele La Ginestra
Venticinque anni di impegno e sacrifici, ma anche di soddisfazioni e di applausi, di attenzione al territorio e di solidarietà. È la storia del Teatro 7 di Roma, che deve la sua origine (nel 1997) proprio a Michele La Ginestra, 58 anni, autore, regista e attore teatrale oltre che personaggio televisivo e attore cinematografico. Un’esperienza che nel 2020 ha portato addirittura ad un “raddoppio”, con la nascita, nel popolare quartiere romano di Montesacro, del Teatro 7 Off. La Ginestra, maturità classica e una laurea in giurisprudenza, è un avvocato che si è dedicato poi soprattutto al teatro, con oltre 100 spettacoli all’attivo come autore, attore o regista. Sposato e padre di due figli, sulla scena televisiva e cinematografica italiana si è affermato a partire dal 1994, collezionando una lunga serie di partecipazioni a fiction e film. Fino a Canonico, per Tv2000, fiction in cui veste i panni di don Michele, intraprendente parroco della periferia romana. Dopo il successo della prima stagione, andata in onda nel 2021/2022, in primavera arriverà anche l’attesissima seconda stagione, attualmente in lavorazione.

“Come ho iniziato a fare l’artista”: in un minuto La Ginestra ripercorre la genesi della sua carriera teatrale, televisiva e cinematografica.

16 Dicembre 2022
raccontaci

Hai una storia da raccontarci?

Condividi la tua esperienza, ti potremo contattare per saperne di più.

Iscriviti alla nostra newsletter