22 Settembre 2021

Ogni uomo è una storia sacra: da don Fabio Fasciani nessuno è “invisibile”

La parrocchia romana dei santi Fabiano e Venanzio dall’inizio della pandemia ha fatto un vero e proprio salto di qualità nell’assistenza alle povertà. Si prende cura dei pacchi alimentari ma, ancor prima, dell’ascolto delle persone che hanno perduto le sicurezze della propria vita.

Siamo nel quartiere Tuscolano di Roma. A lato della chiesa, sul retro, c’è il teatro parrocchiale, meta continua di giovani e di adulti impegnati in continui allestimenti teatrali. Ci sono anche gli uffici parrocchiali sempre presidiati da volontari di varie età. Lì sopra c’è anche l’abitazione di don Fabio Fasciani, un porticato che dà riparo e ospitalità alle persone che lì si danno appuntamento oppure aspettano di poter parlare con il loro parroco.
La parrocchia romana dei santi Fabiano e Venanzio dall’inizio della pandemia ha fatto un vero e proprio salto di qualità nell’assistenza alle povertà. Si prende cura dei pacchi alimentari ma anche dell’ascolto delle persone che hanno visto venir meno certezze e sicurezze su ogni aspetto della vita. È esemplare sentire Danilo, diacono, che, ancora giovane ma affetto da una malattia che ti toglie le “certezze” illusorie del futuro, si mette in gioco assieme a sua moglie Angela e alle figlie e, in pieno lockdown, decide di aprire ugualmente i locali del centro parrocchiale per la raccolta di alimenti, e iniziare la distribuzione settimanale a tutti coloro che ne hanno bisogno.
Il mercoledì sembra una festa.

Nel pomeriggio cominciano ad arrivare le persone del quartiere. Si sentono accenti di varie parti del mondo ma tutti parlano italiano.

Sono lì per ritirare un pacco di viveri e qualcosa da vestire, un gioco per i bimbi, ma trovano la forza di stare insieme, di parlarsi, di scherzare, di sorridere. Insieme.
Angela racconta che solo recentemente ha scoperto che nel suo quartiere vive un gruppo consistente di transessuali. Non li aveva mai visti prima. Nessuno pensava di averli mai visti prima. Dopo un lungo tempo di “invisibilità”, adesso sono lì, assieme ai volontari, alle persone che stanno chiedendo un aiuto, sotto il sole dei mercoledì pomeriggio. Alcuni di loro li ritrovi anche alla messa. Angela si commuove quando chiede ad un ragazzo come lo deve chiamare, visto che il documento riporta un altro nome rispetto a quello con cui lui si presenta. Lui le dice, con la voce carica di gratitudine: «Tu chiamami come mi chiamava mia madre».
Don Fabio è lì in mezzo loro, in mezzo ai volontari e a chi è lì per necessità. Orgoglioso nel raccontare che tra i volontari ci sono anche alcuni che qualche mese fa era tra i bisognosi di cura. È lì a ricordare a tutti quel che insegnava san Camillo: che ogni persona è Domine Iddio, ogni uomo è una storia sacra.

(Giovanni Panozzo)

22 Settembre 2021
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