29 Agosto 2025

Pane, amore e fantasia… e la comunità rinasce

Una residenza per anziani con quaranta ospiti è uno dei luoghi simbolo di una serie di attività che puntano a rigenerare il tessuto sociale attraverso il dialogo tra le generazioni, valorizzando le energie dei giovani e recuperando i preziosi tesori di sapienza degli anziani. Succede nella provincia di Ferrara, grazie alla passione e all'impegno di don Pietro.

Tutti conoscono “Pane, amore e fantasia”, la celebre commedia di Luigi Comencini del 1953, con Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida. Questo però è anche il nome di un progetto – finanziato dalla Regione Emilia-Romagna – della fondazione Don Luigi Tampieri, nell’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio. La fondazione ha in carico la gestione di una residenza per anziani a Migliaro di Fiscaglia (FE), con 40 ospiti e 35 addetti, una struttura inizialmente adibita ad asilo che poi è stata convertita in casa di riposo. “Abbiamo scelto per il nostro progetto – ci spiega don Pietro Predonzani, presidente della fondazione don Luigi Tampieri, parroco di sette comunità del territorio e rettore di un santuario – il titolo di un grande classico del cinema, ma in realtà quel che ci ha mosso è il bisogno di cura e relazione della nostra società, dove i rapporti sono sempre più virtuali, veloci e interessati. Vogliamo promuovere salute e benessere per tutti e per tutte le età attraverso l’educazione al gusto e l’apprendimento di abitudini alimentari sane, favorendo l’inclusione sociale e il risparmio energetico: quale modo migliore se non quello di riscoprire le tradizioni gastronomiche nel nostro territorio imparandole dal racconto dei nostri anziani? Tra le tante ricette che riemergono dai loro ricordi, ne scegliamo alcune e le inseriamo nel menu della residenza”.

Annamaria, detta Giorgia, è una delle ospiti della RSA, ha 92 anni ed è nativa della Savoia. “Sono rimasta vedova giovane perché mio marito è morto a 45 anni, combattendo. Qui leggiamo i quotidiani, guardiamo la TV, facciamo giochi letterari e lavoretti manuali, decorazioni e artigianato. Mia figlia non abita lontano da qui e suo marito fa volontariato in questa struttura. Ho scelto di vivere qui per non stare sola, lasciando però liberi i miei figli. Il cibo è ottimo, le passeggiate in giardino mi rilassano”.

Angela, 87 anni, è qui da due anni e ha un figlio. “Non andavo d’accordo con la badante – ammette – e per  non cambiare tante assistenti, ho pensato alla RSA. Sono molto contenta dello staff, siamo seguiti dal punto di vista sociosanitario e possiamo vivere la preghiera personale e comunitaria. Si cresce anche nella fede”.

Stefania è invece un’educatrice professionale, inserita dal 2024. “Questa è una zona agricola – afferma – in cui tanti anziani sono rimasti soli. Cerchiamo di valorizzare la loro personalità, dando la possibilità di scegliere: laboratorio manuale, artistico, terapia motoria, giochi di squadra, allenamento per la memoria. In estate li portiamo al mare, al Santuario della Madonna della Corba di cui don Pietro è rettore. Tra gli altri progetti meritano di essere citati Riciclarte e il mercatino di solidarietà, con la presenza di un centinaio di ospiti di nazionalità estera”.

“Tornando al progetto che riprende il titolo del film – aggiunge poi Elisabetta Marchi, coordinatrice della struttura – stiamo dedicando tempo, studio ed energie alla dimensione del cibo. Crediamo molto nei progetti intergenerazionali: solo in questo modo possiamo coinvolgere giovani e adulti, renderli partecipi e consentire ai nostri anziani di trascorrere una vecchiaia serena e motivata, laddove la malattia organica o neurologica avanzano”.

“Ho imparato a conoscere il mondo della progettazione sociale con gli oratori – riprende don Pietro – venticinque anni fa. Ciò che accomuna la fondazione e gli altri nostri enti (la Pulce nel cuore e l’oratorio RicreAmo) è il provare gioia a causa della presenza dell’altro. Questo punto di partenza è importante perché non si tratta di un compito da fare o di una tassa da pagare ma di un motivo di gioia e di soddisfazione personale. Le associazioni di promozione sociale sono presiedute e gestite da giovani laici che così diventano promotori di cittadinanza attiva. Oggi il progetto dell’oratorio RicreAmo nella parrocchia di S. Pietro e Giacomo di Massa Fiscaglia accoglie 90 giovanissimi e giovani, in una popolazione comunale di appena 8400 anime.

Paolo, 24 anni, educatore, frequenta Economia a Ferrara ed è cresciuto in oratorio dall’età di 16 anni. “Proponiamo – afferma – un percorso di catechesi esperienziale non tradizionale. Guardiamo film, individuiamo messaggi e poi facciamo giocare i bambini. Ma ci preoccupiamo anche di formare nuovi animatori, che possano prendere un giorno il nostro posto”.

Federico, anch’egli ventiquattrenne, continua: “Il nostro è un approccio ludico pedagogico, non è un passatempo: è amicizia, collaborazione, rispetto, perdono”. Stefano, stessa età, ha quasi completato la Triennale di Scienze Motorie, aggiunge che il bacino di utenza è ampio: non mancano bambini con difficoltà di apprendimento e con loro cerchiamo di lavorare anche con i cartoni animati”.

Sotto la guida di don Pietro, si ispirano agli educatori che li hanno preceduti. Uno stabile di due piani (400 m q di superficie interna e 300 sotto un tendone) consente di organizzare cene e serate, tornei di pallavolo e calcio, un saggio di danza con uno spettacolo di fine anno, coinvolgendo i genitori dei ragazzi. 

“Stiamo sperimentando – conclude don Pietro – formule nuove per una zona rurale. Purtroppo viviamo la carenza di sacerdoti e consacrati, frati e suore, e con loro dei loro carismi educativi e caritativi, ma  la vita comunitaria con l’impegno di tutti si sviluppa e cresce lo stesso”.

testo e foto di Sabina Leonetti

29 Agosto 2025
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