Vita del Santo
Tutto ciò che si conosce di Bartolomeo apostolo proviene dai Vangeli. Il suo vero nome era Natanaele, che significa letteralmente “dono di Dio”, e le fonti evangeliche indicano chiaramente che era amico di Filippo. Fu proprio Filippo a parlargli con entusiasmo del Messia, dicendo: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Bartolomeo, uno dei dodici apostoli di Gesù, è una figura di cui si conosce relativamente poco, ma che è ancora oggi profondamente venerata nella tradizione cristiana. Si ritiene che fosse presente al primo miracolo compiuto da Gesù, la trasformazione dell’acqua in vino durante le nozze di Cana. Partecipò anche ad altri eventi fondamentali della vita del Maestro: assistette a diversi miracoli, fu testimone della sua risurrezione e dell’ascensione al cielo. Dopo la Pentecoste, Bartolomeo annunciò il Vangelo in Armenia, in India e in Mesopotamia, dove guarì numerosi malati, in particolare persone possedute da spiriti maligni. Secondo la tradizione, quando guarì la figlia del re armeno Polimnio, tutta la famiglia reale si convertì al cristianesimo. Questo suscitò l’ostilità dei sacerdoti pagani, che, con l’aiuto del fratello del re, lo fecero catturare, torturare e infine condannare a una crudele morte secondo il rito persiano: venne scorticato vivo e poi crocifisso. Dal V secolo le sue reliquie sono venerate nella Chiesa di San Bartolomeo, situata sull’Isola Tiberina a Roma, mentre il suo cranio è conservato nel Duomo di San Bartolomeo a Francoforte sul Meno. Il suo esempio rimane vivo nella memoria della Chiesa, portando con sé un forte messaggio evangelico, sigillato in un martirio affrontato con straordinaria fede.
Agiografia
Così raccontano i Vangeli: «Natanaele gli domandò: “Come mi conosci?”. Gli rispose Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico”. Gli replicò Natanaele: “Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”. Gli rispose Gesù: “Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!”. Poi disse: “In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo”». Da quell’episodio, Natanaele – ovvero Bartolomeo – rimase fedelissimo al Maestro e fu scelto per far parte dei suoi dodici apostoli. Alcune tradizioni lo indicano come evangelizzatore del nord dell’India e persino dell’Arabia; altre lo collocano in territori come la Frigia o l’Armenia. Le sue reliquie viaggiarono molto nel corso dei secoli, sempre accompagnate da una profonda devozione popolare. La liturgia ambrosiana celebra Bartolomeo con queste parole: «L’apostolo Bartolomeo, seguendo l’esempio glorioso di Cristo, non esitò per suo amore a versare il proprio sangue. Col trionfo mirabile del suo martirio ci comunica una grande speranza nella nostra vittoria». In Italia, la festa liturgica di San Bartolomeo si celebra il 24 agosto ed è particolarmente sentita in diverse località, con manifestazioni religiose e civili. In molti comuni si organizzano processioni, messe solenni, fiere e sagre che coinvolgono l’intera comunità. Santo vicino a Gesù e al tempo stesso prossimo al popolo, Bartolomeo rappresenta una figura di forte devozione, un ponte tra la spiritualità cristiana e le tradizioni popolari. La sua venerazione contribuisce a rafforzare il senso di identità e appartenenza all’interno delle comunità che lo onorano.
Intervista impossibile di Monsignor Biagio Colaianni al Santo
In un mondo attraversato da manipolazioni, apparenze e retorica, come rendere la nostra comunicazione più autentica, semplice e trasparente?
Oggi vivete nella cosiddetta civiltà dell’immagine, dove siete invasi da stimoli che provengono da tanti media che sempre di più non solo distorcono la realtà ma ne creano di totalmente nuove. C’è un bel pensiero di Paolo VI che può indicare la strada: il mondo riconosce i maestri solo se sono testimoni. Solo nell’incontro reale con l’altro, nella logica del Verbo che si è fatto carne, potete essere autentici. Le belle parole, senza un vero incontro, sono solo una realtà virtuale tra le altre.
Tu che sei stato scelto da Gesù perché “senza falsità”, che valore ha oggi la verità interiore?
La tradizione liturgica ha associato il mio nome a quello di Natanaele, colui al quale Gesù rivolse uno degli elogi più belli: «Un israelita in cui non c’è falsità». Nella Legenda Aurea si racconta che il mio vestito, indossato per tanti anni, non si consumava né si sporcava mai. Quel vestito – l’habitus – rappresenta lo stile di Gesù, lo stile che ha guidato ogni mia scelta. Il Vangelo è l’unica verità che resiste al passare del tempo. È sempre attuale, sempre vivo, perché precede ogni epoca in cui viene annunciato. Nulla lo supera, nulla lo sostituisce: è la luce che continua a indicare la via, anche quando il mondo cambia.
Che cosa diresti a un giovane in cerca di autenticità, ma disilluso dal mondo?
Gli presenterei l’immagine un po’ cruda, ma efficace del mio martirio: sono stato scorticato facendo apparire la carne viva del mio corpo. Quella pelle per me è il simbolo di tutte le maschere che mettiamo di fronte agli altri. Non possiamo pretendere che gli altri tolgano le proprie, se non a prezzo di un atto violento, ma possiamo noi cominciare a togliere le nostre, lavorando su noi stessi anche se costa dolore. Se qualcuno inizia ad essere autentico c’è la speranza di contagiare anche altri.
Tu hai seguito Gesù fino ai confini del mondo conosciuto, che cosa diresti, oggi, a una Chiesa che vuole essere “in uscita”, ma rischia di perdere la propria identità?
La tradizione mi ha voluto annunciatore del Vangelo fino alla lontana India, il luogo più esotico e remoto immaginabile per i cristiani del Mediterraneo. Il senso profondo di questa narrazione è chiaro: nessuna realtà umana, per quanto diversa o distante dal nostro modo di vivere e pensare, è esclusa dall’annuncio del Vangelo. Oggi, è proprio il nostro mondo – segnato dal post-cristianesimo – a risultare lontano. Essere “in uscita”, nel contesto attuale, significa rimanere fedeli al Vangelo della misericordia, con il coraggio di lasciare ciò che è superfluo e cambiare ciò che non è essenziale, per tornare all’unico centro che conta: Cristo e il suo amore per ogni uomo e donna.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto con alcuni simboli molto caratteristici legati alla sua vita e al suo martirio: il coltello, che rappresenta lo strumento con cui fu scuoiato vivo; la pelle, talvolta mostrata come pelle scorticata o tenuta in mano, simbolo del suo martirio atroce; e il Vangelo, che indica il suo ruolo di annunciatore della parola di Dio e la sua dedizione alla predicazione.
Tradizione gastronomica legata al culto
A Pistoia, in occasione della festa del santo il 24 agosto, si prepara una tradizione gastronomica molto speciale: i “pippi”. Si tratta di biscotti di pasta frolla, semplici ma molto gustosi, che vengono infilzati su uno spago formando una sorta di collana dolce chiamata la “Corona di San Bartolomeo”. Questa catena di biscotti è un simbolo tipico della città ed è preparata in onore del santo, considerato il protettore dei bambini, rappresentando così un momento di festa e condivisione per tutta la comunità.
Curiosità
Una curiosità interessante su Bartolomeo apostolo riguarda il celebre affresco del “Giudizio Universale” di Michelangelo Buonarroti, situato nella Cappella Sistina. In quest’opera, il santo è raffigurato mentre tiene in mano la sua pelle scorticata, simbolo del suo martirio. La particolarità è che sulla pelle è dipinta una maschera con il volto di Michelangelo stesso: si dice infatti che l’artista abbia voluto inserire un autoritratto nascosto in questo dettaglio, un omaggio personale al santo e alla sofferenza che ha subito.
Preghiere a San Bartolomeo
O glorioso San Bartolomeo,
tu che hai seguito Gesù con cuore libero e senza maschere,
insegnaci a cercare la verità con coraggio.
Hai dato la vita per amore del Vangelo,
senza paura del dolore e della fatica.
Aiutaci a non scoraggiarci di fronte alle difficoltà,
a rimanere fedeli anche quando è difficile
e a non avere paura di essere autentici.
Ottienici la forza di togliere le maschere
che a volte indossiamo per paura di non essere accettati.
Fa’ che la nostra fede sia vera, semplice e luminosa, come la tua.
E quando ci sentiamo lontani da Dio,
ricordaci che nessun cuore è troppo lontano per Lui.
Guidaci verso l’amore che non delude,
quello di Cristo, che tu hai annunciato fino ai confini del mondo.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O grande apostolo San Bartolomeo,
tu che non hai mai lasciato passare un giorno
senza inginocchiarti più volte davanti a Dio,
anche quando eri stanco, in viaggio,
o immerso nell’annuncio del Vangelo
in terre lontane come la Licaonia, l’Albania, l’Armenia e l’India,
ottienici la grazia di amare davvero la preghiera
e di trovare in essa la nostra forza quotidiana.
Insegnaci a mettere Dio al primo posto,
a scegliere la fedeltà al Vangelo
più di ogni successo o comodità.
Fa’ che impariamo a gustare la bellezza
di una vita vissuta per amore,
nella fatica della fede e nel servizio agli altri.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.