Vita del Santo
Nato in Inghilterra tra il 672 e 675, Vinfrido – questo il suo nome di battesimo – proveniva da una famiglia nobile. A soli cinque anni entrò nel monastero benedettino di Exeter per diventare monaco, poi venne trasferito a Nutshulling. Imparò il greco, il latino e l’ebraico e la conoscenza dei Padri della Chiesa, e compilò la prima grammatica scritta in Inghilterra. All’età di trent’anni venne ordinato sacerdote, nel 719 lasciò la sua Inghilterra per partire missionario e portare la fede nelle regioni europee ancora pagane, non prima di aver chiesto il permesso e la benedizione di papa Gregorio II, che lo incoraggiò ad evangelizzare la Germania. Nel 722 venne consacrato vescovo di tutta la regione oltre il Reno, con il nome di Bonifacio. A seguito venne, inoltre, nominato arcivescovo e vicario papale per la Germania, con l’autorità di consacrare i vescovi per i suoi territori. Il Sinodo lo nominò anche vescovo di Colonia, ma lui rinunciò. Grande fu la sua opera evangelizzatrice, immenso fu il suo esempio anche di fronte alle difficoltà. Di ritorno da Roma, si narra che nel bosco di Hessen vide una quercia che i pagani ritenevano essere la casa del dio della guerra Thor: Bonifacio la abbatté e parlò di Gesù ai pagani, ottenendo molte conversioni. Il legno dell’albero abbattuto servì, inoltre, per edificare proprio in quel luogo una cappella dedicata a san Pietro. Quasi ottantenne, tornò a fare il missionario in Frisia, da dove aveva iniziato la sua opera evangelizzatrice arrivato dall’Inghilterra. Nel 754, durante uno dei suoi viaggi, fu assalito e martirizzato con la spada insieme a un gruppo di cinquantadue monaci, che rassicurò con queste parole: «Non esiste arma capace di uccidere l’anima». Da suo desiderio, venne sepolto nell’abbazia di Fulda, da lui stesso fatta costruire.
Agiografia
Bonifacio viene descritto dalle fonti come una personalità affascinante e molto simpatica, riflessivo e attivo allo stesso tempo. Questa concretezza unita a fede e zelo instancabile gli permisero di mettere in atto diverse opere: costruì chiese e fondò diocesi e monasteri, diffondendo ovunque fede, istruzione e cultura. Inoltre, riorganizzò il clero, tenendo come riferimento il Vangelo e la Regola di san Benedetto. Un’instancabile attività, volta anche a preparare nuove leve, ottenere sussidi economici per sostenere i monasteri da lui fondati, sovvenzionare i missionari: non solo un grande evangelizzatore, ma anche un organizzatore concreto ed efficace. Bonifacio intuì anche l’importanza dei monasteri femminili, fondamentali per la formazione delle donne alla fede. Rimase legato a Lioba, donna molto colta e profondamente devota, nominata badessa di Taubertbischofsheim, sua amica per tutta la vita. Così anche altre donne, influenzate dalla sua opera e dalla sua fede, gli rimasero devote per sempre. «Predichiamo i disegni di Dio ai grandi e ai piccoli, ai ricchi e ai poveri. Annunziamola a tutti i ceti e a tutte le età finché il Signore ci darà forza e tempo opportuno e importuno, a quel modo che san Gregorio scrisse nella sua Regola pastorale»: queste le parole che Bonifacio scrisse in una lettera alla sua amica badessa Lioba. E ancora, tra i suoi scritti: «Non siamo dei cani muti, non siamo spettatori silenziosi, non siamo mercenari che fuggono il lupo, ma pastori solleciti e vigilanti sul gregge di Cristo, sul grande come sul piccolo, sul ricco come sul povero, di ogni età e condizione, sia ciò comodo e scomodo; e lasciateci annunciare la volontà di Dio finché Dio ce ne dà la forza».
Intervista impossibile del Card. Oscar Cantoni al Santo
Sei stato monaco e grande evangelizzatore: come hai coniugato questi due aspetti e quale ritieni sia il punto di unità tra la dimensione contemplativa e la dimensione apostolica della vita cristiana?
La dimensione contemplativa è sempre di per sé apostolica, perché l’incontro con Dio, l’apertura del cuore alla Sua grazia, apre all’annuncio, ad uno sguardo sul mondo, sulla storia. Si tratta di fare proprie le ansie, le fatiche e le speranze di ogni uomo, innanzitutto per portarle nella preghiera davanti al Signore e poi per poter trasmettere la buona notizia di un Dio che in Gesù si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Si contempla per portare la vicinanza di Dio.
Il tuo contributo missionario ha avuto una grande ricaduta sul piano socio politico in Europa: quali possono essere oggi le strade da percorrere per incidere evangelicamente sugli equilibri mondiali della società?
Si tratta di essere voce profetica capace di riconoscere quali sono i mali della nostra società, ossia tutto ciò che porta a negare Dio e a sfruttare l’uomo in nome del profitto e del successo, ma al contempo di valorizzare le potenzialità che ogni realtà custodisce, e così annunciare la Parola che salva, quella di Dio, che converte i cuori, che umanizza il mondo. Bisogna aiutare gli uomini e le donne di ogni tempo a riscoprire la dimensione spirituale della vita, la cura dell’anima che permette di andare oltre la superficialità. Da qui può rinascere il mondo.
Nel tuo ministero episcopale hai sfidato con coraggio il culto pagano per annunciare il Vangelo: quali azioni profetiche vedi più necessarie per i tuoi confratelli nell’episcopato di oggi?
Le azioni profetiche credo si possano riassumere in tre parole: vicinanza, compassione e tenerezza. La vicinanza permette di riconoscere le potenzialità, ma anche i rischi e le tentazioni che possono creare gli idoli pericolosi, portatori di morte e non di vita come il potere, il successo, l’avidità), cosicché si possa richiamare ed indicare la verità. La compassione aiuta a comprendere e ad accompagnare ciascuno a seconda delle proprie capacità. La tenerezza, infine, permette di annunciare la misericordia che ridona speranza e apre ad un nuovo futuro.
La tua morte cosa racconta della tua vita? Qual è il messaggio che ci lascia?
Ogni morte racconta la vita. La morte mia e dei miei fratelli nel martirio dice che davvero non vi è amore più grande che dare la vita per Dio e per i fratelli. È primariamente una disposizione del cuore, interiore, che permette di affrontare i piccoli o grandi sacrifici che la vita pone a ciascuno, con determinazione e serenità, sapendo che non dobbiamo temere coloro che uccidono il corpo, ma confidare in colui che ha vinto la morte per sempre: il Cristo Risorto. È Lui la speranza che non delude.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto, spesso seduto mentre legge, in abito monastico con la mitra sul capo. Talvolta viene raffigurato con una spada, la cui lama infilza un Vangelo, a ricordare l’episodio della sua morte: per ripararsi dal fendente di un pagano frisone, alzò il braccio con il quale teneva il Libro Sacro, che fu così leso dall’arma prima che questa si abbattesse sul capo di Bonifacio tranciandolo.
Tradizione gastronomica legata al culto
In Veneto, nel periodo della festa patronale del santo, molte famiglie preparano dolci tipici come le “frittelle di san Bonifacio”, celebrando così la cultura culinaria locale assieme alla devozione religiosa. Queste frittelle, gonfie e dorate, si servono senza ripieno, semplicemente spolverate di zucchero semolato mescolato a zucchero a velo. L’impasto è una specie di pasta choux e ricorda molto le “zeppole di san Giuseppe”. La ricetta è molto semplice e le frittelle si formano lasciando cadere l’impasto nell’olio da un cucchiaio o da una tasca da pasticcere munita di bocchetta liscia.
Curiosità
Bonifacio chiedeva agli amici sempre e solo due cose: «Pregate per me e inviatemi libri».
Preghiere a San Bonifacio
O Dio,
che per lo zelo di San Bonifacio tuo vescovo e martire,
ti sei degnato di chiamare alla conoscenza del tuo nome
una moltitudine di popoli,
concedi, propizio, che,
mentre celebriamo la sua memoria,
sperimentiamo anche il suo patrocinio.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O glorioso San Bonifacio,
nostro amico e protettore,
tu che hai lasciato ogni cosa per servire Dio
e la Chiesa, sua sposa carissima e amata,
tu che hai annunciato il Vangelo con le parole
e il dono della tua vita, fino al martirio,
ottieni per noi dal Signore tutto quello che ci occorre
per essere veri cristiani nel nostro tempo.
Guidaci a non anteporre nulla all’amore di Cristo,
sostieni il nostro amore per la Chiesa,
accompagna i passi della nostra conversione,
tieni lontano da noi il peccato che ci insidia
e rendici coraggiosi nell’annuncio della fede.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.