Vita del Santo
Bruno di Colonia, proveniente da una nobile famiglia tedesca, compì i suoi studi a Reims e a Tours. Fu ordinato sacerdote a Colonia e insegnò teologia presso la scuola della cattedrale di Reims, dove rimase come direttore per circa vent’anni. Proprio a Reims si trovò a lottare contro una delle piaghe più gravi della Chiesa dell’epoca: la simonia, ovvero la compravendita delle cariche ecclesiastiche. Denunciò apertamente l’arcivescovo Manasse de Gournay, accusandolo di questa pratica corrotta. L’arcivescovo reagì con durezza, cercando persino di farlo uccidere e privandolo di tutti i suoi beni. Intorno al 1084, Bruno decise di ritirarsi dalla vita pubblica, scegliendo un’esistenza solitaria. Si stabilì nei pressi di Grenoble, dove il vescovo Ugo di Châteauneuf, suo amico, gli donò un terreno isolato. Lì, insieme ad alcuni compagni, visse per sei anni secondo un ideale di vita eremitica e comunitaria, in armonia reciproca, lontano dalle lotte politiche e dalla corruzione ecclesiastica del tempo. Da questa esperienza spirituale, non intenzionalmente organizzata come un nuovo ordine, nacque ciò che in seguito sarebbe diventato l’Ordine dei Certosini. Solo molti anni dopo la morte di Bruno, l’Ordine ricevette l’approvazione ufficiale da parte del Papa. Bruno fu anche richiamato a Roma da Papa Urbano II, suo ex discepolo, che desiderava averlo al suo fianco. Dopo due anni, però, Bruno ottenne il permesso di tornare alla vita solitaria che tanto amava. Oltre che uomo di grande spirito di penitenza, dedito alla preghiera e al silenzio, fu anche un valido scrittore e esegeta. Profondamente convinto del valore della contemplazione, scrisse parole ancora oggi citate dai certosini: «Solo a chi ne ha fatto esperienza è dato di sapere quanto profitto e quanta gioia producano la solitudine e il silenzio dell’eremo. Nell’eremo, infatti, si conquista quello sguardo tranquillo che ferisce d’amore lo sposo divino, e quell’amore così puro con cui si può contemplare Dio». Prima di morire, presso l’eremo di Santa Maria della Torre, Bruno volle riaffermare la sua professione di fede e la sua profonda convinzione nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia.
Agiografia
Papa Benedetto XVI, in occasione del suo pellegrinaggio presso la Certosa di Serra San Bruno nell’ottobre del 2011, parlò così del santo nato a Colonia: «Il monaco, lasciando tutto, per così dire rischia, si espone alla solitudine e al silenzio per non vivere di altro che dell’essenziale, e proprio nel vivere dell’essenziale trova anche una profonda comunione con i fratelli, con ogni uomo». L’Ordine dei Certosini, fondato da santo, è uno dei più antichi ordini monastici della Chiesa cattolica, e ha avuto un profondo influsso su molte forme di vita religiosa che si sono sviluppate nei secoli successivi. I Certosini sono noti per la loro vita di isolamento, preghiera e contemplazione, vissuta in un rigoroso ascetismo che ha lasciato un’impronta duratura nelle tradizioni spirituali dell’Occidente cristiano. Al centro della loro esistenza vi sono la solitudine, il silenzio e la meditazione, vissuti in armonia con la comunità monastica. Nonostante la vita ritirata, i monaci certosini hanno dato un contributo incisivo anche sul piano culturale ed educativo. Nei secoli medievali, molti monasteri certosini furono veri e propri centri di studio, dove si trascrivevano e conservavano testi antichi, contribuendo così alla preservazione del sapere e della cultura classica. L’Ordine ha lasciato un’impronta importante anche nel campo delle arti: l’austerità e la bellezza silenziosa della vita certosina hanno ispirato pittori, musicisti e architetti. La liturgia certosina, in particolare, ha influenzato la musica sacra, dando vita a forme di canto gregoriano e a composizioni polifoniche. Anche l’architettura monastica certosina si distingue per uno stile semplice, essenziale, ma di grande forza spirituale, che ha avuto grande impatto su numerosi edifici religiosi in Europa. Tra i luoghi simbolo dell’Ordine spicca La Grande Chartreuse, in Francia, casa madre dell’Ordine, divenuta nel tempo luogo di pellegrinaggio e ispirazione spirituale. Significative sono anche le parole del monaco Guglielmo di Saint-Thierry, rivolte proprio ai certosini: «Agli altri spetta di servire Dio, a voi di unirvi a lui. L’opera degli altri è di credere, di sapere, di amare, di venerare: la vostra è di assaporare, di capire, di conoscere e gioire». Ancora oggi, i Certosini sono presenti in diverse parti del mondo e continuano a prosperare nella loro vocazione contemplativa, rimanendo fedeli alla tradizione pur confrontandosi con le sfide della modernità, nel silenzio operoso e nella preghiera che li ha sempre contraddistinti.
Intervista impossibile di Monsignor Fortunato Morrone al Santo
Tu che cercasti il silenzio e la solitudine del deserto per incontrare Dio, quali atteggiamenti ci suggerisci per custodire spazi interiori di silenzio nella frenesia quotidiana?
In verità da giovane ho cercato Dio. Poi, strada facendo, ho compreso che era Lui a cercarmi chiamandomi alla solitudine non per estraniarmi dal mondo, ma per riportarmi a me stesso e portare il mondo degli uomini e delle donne, con le loro speranze e fatiche, davanti a Lui nella preghiera, come ha fatto Gesù. La frenesia è il segnale di una fuga da sé stessi. Stare davanti a Dio in ascolto della Sua Parola vi riporta a voi stessi, alle vostre responsabilità di credenti nel mondo di oggi bisognoso di luce.
Come è possibile nelle nostre comunità cristiane coniugare il valore della contemplazione con l’azione pastorale?
Questa sua domanda è centrale per la vita dei credenti in Cristo: si tratta infatti di vivere l’esperienza umana da persone unificate nel profondo. E questo accade se si entra nel clima della preghiera, nel confronto personale e comunitario dell’ascolto della Parola. È un esercizio continuo, non scontato, per compiere poi scelte evangeliche che portano all’unità, alla comunione e alla condivisione nella vita ecclesiale, sociale, educativa, politica. L’azione pastorale si nutre della contemplazione.
Come aiutare i giovani a discernere se sono chiamati a seguire Cristo più da vicino?
Chiunque accoglie il Vangelo sente di seguire Gesù “più” da vicino, scoprendo il senso del battesimo secondo la propria vocazione. Quel “più” è Gesù, il volto umano di Dio. I giovani vengono aiutati a seguire Gesù anzitutto con il proprio esempio, nel rapporto personale con loro. Ma credo sia ugualmente importante farli innamorare delle “ragioni” del Vangelo che umanizzano la vita. Il resto lo compie lo Spirito che interpella la loro libertà per votare totalmente se stessi alla causa del Vangelo.
Hai rinunciato ai privilegi della nobiltà della tua famiglia e al prestigioso incarico di professore, che meritasti per la tua spiccata intelligenza. Che cosa ci insegna la tua scelta di rinunciare per vivere da presbitero e da monaco?
Ogni scelta comporta una rinuncia a qualcosa, ma non nel senso di una privazione masochistica, di un “sacrificio”, che il Dio di Gesù non vuole. Che Padre materno sarebbe? Gesù ci ha rivelato che è venuto per donarci la vita in abbondanza. Io ho trovato la mia gioia legando tutto me stesso, compresi i miei limiti, al Signore nella forma di una continua contemplazione del Suo volto in cui vedevo i volti di tanti uomini e donne, a me ignoti, ma in Cristo affidati alla mia preghiera.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto con il tradizionale abito bianco dei monaci certosini, che simboleggia la purezza e la sua vita dedicata alla preghiera. In molte immagini lo si vede con una croce speciale che ha tre rami d’ulivo, segno di pace e speranza. A volte sono presenti anche sette stelle, che ricordano la sua profonda fede e il cammino spirituale. Ai suoi piedi si trovano la mitria e il bastone pastorale, simboli del suo ruolo di guida per i fedeli. Infine, vicino a lui c’è spesso un teschio, che invita a riflettere sulla vita e sulla morte, tema caro alla sua vita contemplativa.
Tradizione gastronomica legata al culto
Il “filetto alla Certosa” è un gustoso secondo piatto tipico della zona di Serra San Bruno, in Calabria. Il suo nome deriva dalla Certosa di Serra San Bruno, il primo monastero certosino fondato in Italia dal santo. Questo piatto prevede un filetto di manzo cotto con una delicata salsa a base di funghi porcini, panna da cucina e parmigiano grattugiato, che conferisce al piatto una cremosità e un sapore avvolgente. Il “filetto alla Certosa” è molto apprezzato nei ristoranti locali, dove viene servito come omaggio gastronomico al santo e alla ricca tradizione monastica certosina che ha profondamente segnato la storia e la cultura del territorio.
Curiosità
Oltre alla loro vita di preghiera, silenzio e contemplazione, i monaci certosini erano anche abili maestri nell’arte della scrittura e dell’illustrazione di manoscritti. Questi testi miniati, realizzati con straordinaria precisione e pazienza, richiedevano un lavoro minuzioso e una dedizione assoluta. Ogni pagina veniva decorata con dettagli raffinati e colori vivaci, frutto di lunghi e meticolosi periodi di lavoro. Da questa cura certosina nasce l’uso moderno del termine “certosino” per indicare un’attività che richiede estrema attenzione, pazienza e accuratezza nei dettagli. Così, l’eredità spirituale e artistica di Bruno e dei suoi monaci continua a vivere anche nel linguaggio quotidiano, simbolo di una dedizione silenziosa ma profonda.
Preghiere a San Bruno
O San Bruno, testimone fedele di Cristo,
tu che hai vissuto nel silenzio e nella preghiera,
intercedi per noi presso il Signore.
Animato dallo Spirito Santo,
hai scelto la solitudine per trovare la vera libertà;
ottienici la grazia di vivere con umiltà e purezza di cuore.
Tu che hai abbracciato la povertà e la contemplazione,
aiuta i fratelli che soffrono sulla terra,
liberali da ogni male e sostienili nella prova.
Guida i nostri passi su strade di pace e giustizia,
proteggi la Chiesa e tutti i fedeli nel cammino della fede.
Per la tua intercessione,
possiamo accogliere con gioia la volontà di Dio,
e vivere ogni giorno nella fedeltà e nell’amore.
Gloria al Padre altissimo,
al Figlio, Redentore del mondo,
allo Spirito Santo, fonte di vita,
nei secoli dei secoli.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O mio protettore San Bruno,
pieno di fiducia nella tua benevola intercessione,
mi affido a te.
So di essere peccatore, senza alcun merito da vantare,
ma proprio questa mia povertà mi fa comprendere
quanto io abbia bisogno del tuo aiuto.
O padre dei Certosini,
mi abbandono nelle tue mani soccorritrici,
sicuro della tua comprensione e accoglienza.
Ho bisogno di luce sul mio cammino,
per non lasciarmi sviare dalle continue sollecitazioni di questo mondo.
In mezzo alle lotte della vita,
tu hai mantenuto sempre grande equanimità,
un cuore dolce e materno;
hai amato le bellezze della natura
con uno spirito contemplativo, traboccante di riconoscenza a Dio.
Fa’ che anche noi, tuoi devoti fedeli,
possiamo avere questo tuo spirito di unione con Dio,
di discernimento e di distacco dal mondo.
Rendici sempre più docili all’amore di Dio,
così da poterci ritrovare un giorno, tutti insieme,
nella gloria eterna del cielo.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.