Vita del Santo
Tommaso da Celano, primo biografo di Francesco d’Assisi, scrisse di lui: «Egli era gentile, cortese, buono, semplice: santo tra i santi e, tra i peccatori, come uno di loro». Figlio di un ricco mercante, Giovanni di Pietro di Bernardone, e di una nobildonna di origini francesi, Pica Bourlemont, Francesco visse ad Assisi una giovinezza agiata e spensierata, a tratti frivola e dissoluta. Nel 1204, dopo essere stato fatto prigioniero durante una guerra tra Assisi e Perugia e aver trascorso un anno in carcere, tornò a casa profondamente trasformato. Si ammalò a Spoleto e, durante la convalescenza, accettò la chiamata interiore che lo condusse a un ritorno radicale al Vangelo. Secondo la tradizione, fu il Crocifisso di San Damiano a rivolgergli queste parole: «Francesco, va’ e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina». All’inizio egli pensò si trattasse della piccola chiesa fatiscente in cui era solito pregare, ma ben presto comprese che il messaggio riguardava la condizione complessiva della Chiesa del tempo: segnata da conflitti, opulenza e scandali. Francesco allora abbandonò i panni del soldato e del figlio del mercante, per intraprendere una vita di totale povertà, dedicandosi agli ammalati e ai bisognosi, tra l’incomprensione e lo sdegno del padre e di molti concittadini, che lo ritenevano folle. Nel 1209 fondò l’Ordine dei Frati Minori, ottenendo l’approvazione della Regola da parte di Papa Innocenzo III. L’Ordine si diffuse rapidamente grazie alla predicazione itinerante di Francesco e dei suoi seguaci, che abbracciavano uno stile di vita semplice, frugale e profondamente connesso alla natura. Celebre è la sua predica agli uccelli, simbolo di quell’amore universale che abbracciava ogni creatura. Francesco è anche autore del “Cantico delle Creature”, considerato una delle prime opere della letteratura italiana, e protagonista dei celebri “Fioretti”, episodi che raccontano la sua vita con stile semplice e poetico. Nel 1224, sul monte della Verna, ricevette le stimmate, primo nella storia della Chiesa cattolica, segno visibile della sua profonda comunione con Cristo. Negli ultimi anni della sua vita affrontò sofferenze fisiche e molte difficoltà. Morì il 3 ottobre 1226 ad Assisi, circondato dall’affetto e dalla commozione della sua città. Fu canonizzato soltanto due anni dopo, nel 1228. Oggi è uno dei santi più amati nel mondo, patrono d’Italia e modello di spiritualità per credenti e non credenti, testimone luminoso di pace, fraternità e amore per il creato.
Agiografia
«Laudato sii, o mio Signore, per tutte le creature, specialmente per messer Frate Sole, il quale porta il giorno che ci illumina ed esso è bello e raggiante con grande splendore: di te, Altissimo, porta significazione. Laudato sii, o mio Signore, per sora Luna e le Stelle: in cielo le hai formate limpide, belle e preziose». Il “Cantico delle Creature”, conosciuto anche come “Il Cantico di Frate Sole e Sorella Luna” è la prima poesia scritta in italiano da Francesco d’Assisi, che la compose nel 1226. Si tratta di una vera e propria lode a Dio, alla vita e alla natura che viene vista in tutta la sua bellezza e complessità. Un testo negli anni citato, cantato, recitato e rivisitato in tantissime declinazioni artistiche, che rappresenta ben più di una semplice poesia, bensì una delle opere più significative della letteratura spirituale e poetica medievale. Un inno al legame tra l’uomo e la natura, che ha sottolineato il rispetto e l’amore per tutte le creature. Legami che evidenziano la visione di Francesco nei confronti della creazione come riflesso del Signore. Ogni elemento del mondo naturale è considerato una manifestazione della gloria di Dio, ed evoca un potente senso di fraternità non solo tra gli esseri umani, ma anche con altri elementi del creato come il sole, la luna, le stelle, l’acqua o il fuoco. Questa idea è centrale nella spiritualità francescana, e promuove un’etica ecologica ante litteram: anche per questo, oggi Francesco d’Assisi è venerato come il santo patrono degli animali e dell’ambiente e il suo messaggio di amore verso tutte le creature continua a ispirare molte persone in ogni parte del mondo. La bellezza del “Cantico delle Creature” risiede anche nel suo linguaggio semplice e diretto, con una forma vicina alla lingua popolare dell’epoca che lo rendeva accessibile a tutti. Un testo che ha avuto un impatto duraturo non solo sulla spiritualità cristiana, ma anche sulla letteratura e sull’arte, ed è stato fonte d’ispirazione per poeti e filosofi. Una composizione universale, che ha affrontato anche temi fondamentali come la vita, la morte e il ciclo naturale dell’esistenza umana, ponendola in perfetta armonia con quella degli altri elementi del creato.
Intervista impossibile di Monsignor Paolo Giulietti al Santo
Come vivere la povertà evangelica in una società sempre più consumista?
La povertà non si sceglie, se non la si ama. Per me è stata come una sposa: desiderata e coltivata con affetto, per unirmi a Gesù, fratello di tutti, liberarmi da me stesso e diventare così padrone di tutto. La ricchezza, cercata da mio padre con sacrificio per tutta la vita, rappresenta un pericolo mortale: ci rende schiavi del denaro e delle cose, a scapito della relazione con Dio e con gli altri. Vi invito a smascherare il consumismo e la sua dittatura, scoprendo che è bello vivere con poco. Nessuna cosa può renderci davvero felici: siamo fatti per amare, non per possedere. Se ciò che avete vi rende fratelli con gli altri e amici di Dio, allora donatelo!
Come è possibile custodire la pace interiore e diventare strumenti e costruttori di pace nel mondo?
La pace interiore è un dono. Quando ho compreso che veniamo da Dio e a Lui ritorniamo, che tutto ci è dato come dono dall’alto, e che i peccati sono coperti dall’amore di Gesù, allora il mio spirito si è pacificato, e l’ansia ha lasciato spazio alla gioia di esistere e al desiderio di essere buono, come il Creatore lo è stato con me. Anche voi, amici, coltivate queste consapevolezze: sarete custoditi in una grande pace interiore e diventerete capaci di amore, dialogo, accoglienza… costruttori di quella pace che viene da Dio.
In che modo uno spirito di fraternità evangelica può contrastare l’individualismo contemporaneo?
Ero cresciuto nella paura dell’altro – il povero, il lebbroso, il nemico, il concorrente – e nell’idolatria di me stesso. Ed ero solo. La bontà di Dio mi ha fatto sperimentare la gioia dell’abbraccio al lebbroso, della compagnia del povero, dell’incontro con tutti. E sono diventato felice. La fraternità non è una teoria, ma un’esperienza. Il Vangelo ci rende fratelli perché ci fa Chiesa, ci offre occasioni di incontro e di servizio. Provate la gioia di stare con gli altri, e scoprirete che l’individualismo è un colossale inganno. Non è bene – infatti – che l’uomo sia solo.
Cosa suggeriresti agli uomini di oggi per accendere un atteggiamento di lode e ringraziamento per il creato e ravvivare la responsabilità verso la nostra casa comune?
Mi pare che oggi l’ecologia rischi di diventare moralismo: un insieme di regole da seguire e di privazioni da sopportare. Io, invece, ho considerato tutte le creature come dono di Dio, e le ho toccate con grande amore. Sono stato ambientalista? Forse, ma non per paura o per dovere, bensì per quel piacere del bene che nasce dalla contemplazione del creato. Abituatevi a guardare con stupore e gratitudine ogni cosa che esiste in questo mondo: ne sarete rallegrati, le userete con rispetto e ne diventerete custodi. E anche le rinunce diventeranno leggere.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto con il saio, l’abito semplice dei frati, legato in vita da un cingolo con tre nodi, che simboleggiano i voti di povertà, castità e obbedienza. Uno dei tratti più caratteristici della sua rappresentazione sono le stimmate, visibili su mani, piedi e costato: segni della Passione di Cristo che ricevette nel 1224 sul monte della Verna, primo nella storia della Chiesa. Altro simbolo fortemente legato a lui è la croce Tau (T), che Francesco considerava segno di salvezza, protezione e benedizione. La disegnava spesso nelle sue lettere e la usava anche come firma. Spesso lo si vede rappresentato con un crocifisso, davanti al quale pregava con profonda devozione, in particolare quello di San Damiano, che – secondo la tradizione – gli parlò, chiedendogli di “riparare la Chiesa”. In alcune scene è presente anche un teschio, simbolo della meditazione sulla morte e della transitorietà della vita terrena, tema molto caro al santo e alla spiritualità medievale. Infine, immancabili sono le rappresentazioni in compagnia di animali, in particolare uccelli, agnelli, lupi o altri elementi del creato, che sottolineano il suo amore per tutte le creature e il suo sguardo fraterno verso ogni essere vivente. Questi simboli raccontano la vita, il messaggio e la profonda spiritualità del santo di Assisi.
Tradizione gastronomica legata al culto
I “mostaccioli”, dolci tipici soprattutto della tradizione del Centro Italia, sono biscotti preparati con mosto d’uva, mandorle e miele. Si tratta di una ricetta antica, legata a usanze contadine e a celebrazioni religiose. Francesco d’Assisi ne era particolarmente ghiotto, tanto da chiederli in punto di morte alla sua amica Jacopa de’ Settesoli, una nobildonna romana a lui molto vicina spiritualmente. Le scrisse: «Ti prego di portarmi quei dolci che tu eri solita darmi quando mi trovavo malato a Roma». Jacopa arrivò ad Assisi prima ancora che la lettera fosse recapitata, portando con sé i dolci tanto amati dal santo. Per questo motivo, i “Mostaccioli di San Francesco” sono oggi associati alla sua figura e vengono ancora preparati in sua memoria, soprattutto in occasione della festa del 4 ottobre, giorno della sua ricorrenza liturgica. In alcune varianti moderne, i mostaccioli vengono ricoperti di cioccolato fondente, ma la versione legata al santo è più semplice e rustica, in linea con il suo spirito di povertà e semplicità.
Curiosità
Francesco d’Assisi è stato l’ideatore del presepe così come lo conosciamo oggi. Nella notte di Natale del 1223, mentre si trovava nel piccolo e selvaggio borgo di Greccio, Francesco desiderò rendere visibile e concreta la nascita di Gesù, per farla comprendere anche ai più semplici. Organizzò così una rappresentazione vivente della Natività, ricreando la scena in una grotta con una mangiatoia (greppia), un bue e un asino, senza statue ma con persone reali. Celebrò lì la Messa di Natale, commosso fino alle lacrime. Il suo intento era quello di far rivivere la povertà e l’umiltà con cui il Figlio di Dio era venuto nel mondo, restituendo al Natale il suo significato più autentico. Da quell’episodio nacque la bellissima usanza di allestire il presepe, che si diffuse rapidamente in tutta Italia e poi in tutto il mondo. Oggi, Francesco d’Assisi è ricordato non solo come il santo dell’amore per il creato, ma anche come il “padre del presepe”, simbolo di fede, semplicità e vicinanza a tutti.
Preghiere a San Francesco d’Assisi
O San Francesco d’Assisi,
tu che hai reso Cristo vicino al tuo tempo,
aiutaci a portarlo nel cuore del nostro.
In un mondo che corre, confuso e ferito,
donaci occhi per vedere la sete di Dio
anche dove sembra nascosta.
Fa’ che il Vangelo diventi vita concreta,
gesto semplice, parola che consola.
Aiutaci a non avere paura
dei problemi, delle domande, dei silenzi.
Fa’ che sappiamo rispondere
con amore, con verità, con speranza.
Cristo è la “Via” anche oggi.
Donaci il coraggio di mostrarlo
con la nostra vita.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O San Francesco d’Assisi,
tu che hai preso sul serio le parole del Padre,
insegnaci ad amare sul serio,
senza mezze misure e senza paura.
Tu che hai capito che tutto è dono,
aiutaci a guardare con occhi nuovi
le persone, le cose, la vita.
Dacci il coraggio di condividere,
non solo quello che ci avanza,
ma anche quello che ci costa.
Perché condividere è amare davvero.
Mostraci come si fa a donarsi fino in fondo,
anche quando fa male,
anche quando ci chiede tutto.
E aiutaci a farlo con il sorriso,
con quella gioia pazza e vera
che avevi tu,
quando avevi solo Dio… e ti bastava.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.