Vita del Santo
Juan de Yepes Álvarez nacque a Fontiveros, in Castiglia, in una famiglia segnata dalla povertà. Rimasto orfano del padre in giovane età, crebbe accanto a una madre coraggiosa che, con lavoro instancabile, riuscì a garantire al figlio il necessario per vivere e studiare. L’infanzia di Juan fu dura, scandita da sacrifici e privazioni che temprarono il suo carattere e ne plasmarono la profonda interiorità. Per mantenersi gli studi, lavorò come infermiere, mentre coltivava una naturale inclinazione per la conoscenza. Si formò prima presso i Gesuiti e poi all’Università di Salamanca, dove si immerse nella filosofia e nella teologia. Nel 1563 entrò nel Carmelo, assumendo il nome di Giovanni di San Mattia, poi cambiato in Giovanni della Croce. La sua vocazione lo portava verso una vita austera, contemplativa, radicalmente centrata sulla preghiera. Fu proprio questa aspirazione che lo rese protagonista, insieme a Santa Teresa d’Avila, della grande riforma dell’Ordine Carmelitano. Santa Teresa raccontò così il loro primo incontro: «Gli feci osservare il gran bene che ne sarebbe venuto e il servizio che avrebbe reso al Signore, bramando di menar vita più perfetta se lo avesse fatto nel suo stesso Ordine». La riforma mirava a riportare i Carmelitani alla povertà, al silenzio e a una vita comunitaria rigorosa. Nacque così il ramo dei Carmelitani Scalzi, riconoscibile anche dal segno esteriore dell’assenza delle scarpe, simbolo di semplicità e distacco dal mondo. La sua opera riformatrice, però, non fu accolta con favore da tutti. Alcuni membri dell’Ordine, contrari al rinnovamento, lo considerarono un ribelle. I carmelitani mitigati arrivarono a definirlo «religioso disubbidiente, ribelle e contumace», e per la sua resistenza alle norme più estreme fu arrestato e sottoposto a dure vessazioni. Paradossalmente, fu proprio durante quella drammatica prigionia che Giovanni della Croce diede vita ad alcune delle sue poesie più alte, considerate autentici capolavori della mistica cristiana. Uscito provato nel corpo ma invincibile nello spirito, continuò la sua missione fino alla morte, che lo colse a soli 49 anni. La sua eredità spirituale e poetica, nata dal silenzio, dalla sofferenza e dalla contemplazione, continua ancora oggi a parlare al cuore di credenti e studiosi in tutto il mondo.
Agiografia
«Dove non c’è amore, metti amore e troverai amore»: così scriveva San Giovanni della Croce, grande mistico della cristianità. Nei suoi scritti riuscì a unire poesia, teologia e profonda esperienza spirituale, tracciando il cammino dell’anima verso Dio. Il suo messaggio, pur profondamente spirituale, resta incredibilmente umano: parla di dolore, abbandono, ma anche di luce e amore divino, che lentamente trasformano tutto. Dottore della Chiesa, Giovanni della Croce fu anche un modello di vita contemplativa e di unione con Dio, in un’epoca in cui la vita religiosa non godeva di grande credibilità e la santità era spesso percepita come un’eccezione. La sua spiritualità si fonda completamente sull’amore: l’anima, secondo lui, compie un cammino simile a una salita al Monte Carmelo, passando attraverso uno spogliamento interiore, fino a raggiungere l’identificazione con Cristo. Nel suo “Cantico Spirituale”, Giovanni della Croce descrive così questa trasformazione: «Lo Spirito Santo con la sua spirazione divina innalza l’anima in maniera sublime e la informa e le dà capacità, affinché ella spiri in Dio la medesima spirazione d’amore che il Padre spira nel Figlio e il Figlio nel Padre, che è lo stesso Spirito Santo, che in questa trasformazione spira in lei nel Padre e nel Figlio per unirla a sé». Giovanni della Croce incarnava un equilibrio raro: insieme ad uno spirito mistico e contemplativo, possedeva capacità organizzative e pratiche notevoli. Era capace di guidare riforme, gestire burocrazie complesse e impegnarsi in lavori manuali, senza mai perdere di vista la preghiera e la rigida ascesi spirituale. Come scrisse lui stesso: «È più prezioso al cospetto del Signore un briciolo di puro amore che tutte le altre opere insieme». Un pensiero che oggi continua a parlare al cuore di chi cerca un cammino di fede e di vita interiore.
Intervista impossibile di Monsignor Carlo Villano al Santo
Come possiamo riscoprire, coltivare e nutrire la vita interiore di unione a Dio in un tempo segnato dalla superficialità?
In un tempo in cui siamo spesso distratti dalle apparenze e dalle molte voci del mondo, possiamo certamente metterci alla ricerca di Dio e trovarlo nell’incontro con l’altro. Se da Dio giungiamo all’uomo, è anche vero che, accogliendo con amore le ferite dell’uomo e della donna di oggi, possiamo riscoprire la sua presenza viva. Lì, nella carità concreta, si nutre la nostra vita interiore.
Hai conosciuto la grande fatica degli inizi, ma non hai mai smesso di cercare la verità. Quali prove possiamo aspettarci oggi nel cammino verso una fede più pura e autentica, e come possiamo affrontarle?
Nel cammino della fede incontriamo aridità, silenzi, domande che bruciano: “Dio, dove sei?”. Sono prove vere, che ci spogliano e ci mettono a nudo. Ma proprio lì, nel buio, nasce la fedeltà. Restare, anche senza risposte, è già cercare Dio. Certamente la sua luce ci raggiunge, ci risveglia, ci trasforma. La prova non è assenza, ma attesa che purifica. Come ho scritto in una delle mie opere più note, è la notte oscura che prepara l’illuminazione, la presenza viva di Dio nella nostra vita.
Hai accolto la chiamata alla riforma con radicalità e obbedienza. Quali purificazioni interiori siamo oggi chiamati a compiere affinché il nostro amore per Dio diventi più libero, ardente e vero?
La purificazione nasce dal tornare a mettere al centro la Parola di Dio, dall’incontro vivo con il Risorto, dal desiderio sincero di fare nostri i sentimenti di Cristo. Vivere come ha vissuto, amato, Lui. Questo significa mettere il prossimo al centro, relazionarsi con gli altri come vorremmo che gli altri si relazionassero con noi. È un cammino esigente, ma necessario, per liberarci da ciò che ci chiude, da ciò che ci distrae, da ciò che ci impedisce di amare davvero il Signore.
In prigione, nel buio e nella solitudine, hai cantato l’amore di Dio con parole di luce. Come possiamo riconoscere la misteriosa presenza del Signore accanto a noi proprio nelle prove più dure?
La presenza del Signore, nei momenti più bui, è misteriosa ma reale. Non sempre si manifesta come vorremmo, ma si rivela nei modi e nei tempi più impensati. A volte nel silenzio della preghiera, nell’ascolto profondo della sua Parola. Altre volte, attraverso la vita di chi ci sta accanto: cristiani che, con il bene che si sforzano di fare, diventano segno vivo della sua presenza. È così che il Mistero si fa vicino. È così che, anche nel dolore, possiamo riconoscere che Dio non ci ha mai lasciati.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto con l’abito tipico dei Carmelitani, segno inequivocabile della sua appartenenza all’Ordine e del profondo impegno nella riforma carmelitana. Spesso lo si raffigura con una croce, simbolo del suo nome “della Croce” e del suo amore per Cristo crocifisso. Altri elementi ricorrenti nella sua iconografia sono il libro, che rimanda ai suoi scritti mistici, e la penna, che richiama la sua attività poetica e contemplativa.
Tradizione gastronomica legata al culto
In onore del santo spagnolo, si preparano spesso i “pestiños”, piccoli dolcetti fritti tipici dell’Andalusia. Realizzati con farina, vino bianco, olio d’oliva e aromi come anice, scorza di agrumi o sesamo, vengono poi fritti e ricoperti di miele caldo o cosparsi di zucchero. Lo stesso dolce, con un’origine che affonda nella tradizione popolare e nella cucina moresca, è simbolico per la festa del santo: la sua dolcezza richiama la generosità e l’amore caritatevole che caratterizzano la figura.
Curiosità
Suor Ines di Sant’Agostino raccontava che le consorelle affettuosamente chiamavano San Giovanni della Croce “il cardellino di Dio”. Immaginate un piccolo uccello vivace, che svolazza tra i corridoi del convento con voce dolce e allegra: così era lui, sempre pronto a portare conforto e gioia. Con i suoi racconti, i suoi aneddoti brillanti e le sue poesie delicate, Giovanni della Croce riusciva a trasformare i momenti più ordinari in occasioni di luce. Le sue parole risuonavano come melodie soavi, e la sua presenza, gentile e discreta, faceva fiorire speranza nei cuori delle consorelle. In quel piccolo rifugio di silenzio e preghiera, lui era un segno di grazia: non solo maestro spirituale, ma anche amico incoraggiante, cantore dell’amore divino. Chi lo incontrava percepiva che, sotto la sua apparente umiltà, c’era un’anima libera e luminosa, un “cardellino” che portava nel petto il canto di Dio.
Preghiere a San Giovanni della Croce
O San Giovanni della Croce,
uomo di Dio e guida celeste,
affidiamo a te la nostra preghiera.
Aiutaci a seguire il tuo esempio,
salendo ogni giorno il santo Monte del Carmelo,
cammino verso la pienezza della vita in Dio.
Dottore del “Tutto e del Nulla”,
illumina la nostra mente e il nostro cuore,
affinché sappiamo discernere con verità le realtà della vita.
Ricordaci sempre che Dio è Tutto,
e tutto il resto senza di Lui è nulla.
Sostienici nella fede, nell’amore e nella ricerca della santità,
perché possiamo vivere secondo il Vangelo
e trovare in ogni passo la tua luce.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O San Giovanni della Croce,
maestro di vita interiore e guida nel cammino della fede,
noi rivolgiamo a te la nostra preghiera.
Aiutaci a riscoprire, coltivare e nutrire la nostra vita spirituale,
anche in un tempo segnato dalla superficialità e dalle distrazioni del mondo.
Insegnaci a trovare Dio nell’incontro con gli altri,
a riconoscerlo nelle ferite dei fratelli e delle sorelle,
e a nutrire la nostra anima attraverso la carità concreta.
Sostienici nelle prove e nei momenti di aridità,
quando il silenzio di Dio sembra pesante e le domande bruciano: “Dio, dove sei?”
Fa’ che impariamo a restare fedeli anche senza risposte,
sapendo che la notte oscura purifica e prepara la luce della sua presenza.
Guidaci nel cammino della purificazione interiore,
a mettere al centro la Parola, l’incontro con Cristo Risorto
e il desiderio sincero di vivere i suoi sentimenti.
Aiutaci a liberare il cuore da ciò che ci distrae e ci chiude,
per amare Dio con ardore e libertà, e il prossimo con sincerità.
Infine, accompagnaci nei momenti di solitudine e sofferenza,
fa’ che sappiamo riconoscere la sua presenza misteriosa e viva
nel silenzio della preghiera, nella Parola ascoltata,
e nei gesti di bene e di amore di chi ci sta accanto.
O San Giovanni della Croce, intercedi per noi,
perché possiamo camminare nella fede con coraggio,
nella luce e nell’ombra, fino a contemplare Dio nella pienezza del suo amore.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.