Vita del Santo
La più antica menzione del culto di Giuseppe in Occidente appare intorno all’800 nel nord della Francia, ma la devozione intorno alla sua figura si intensificò soprattutto nel XV secolo. A partire dal 1480, con l’approvazione di papa Sisto IV, ebbe avvio la consuetudine di celebrare la festa il 19 marzo, che diventerà poi obbligatoria con papa Gregorio XV nel 1621. Nel 1870, papa Pio IX lo dichiarò patrono della Chiesa universale. Giuseppe non strabiliava, non era dotato di carismi particolari, non appariva speciale agli occhi di chi lo incontrava. Non era famoso e nemmeno si faceva notare: i Vangeli non riportano nemmeno una sua parola. Eppure, attraverso la sua vita ordinaria, ha realizzato qualcosa di straordinario agli occhi di Dio. Dio vede il cuore e in Giuseppe ha riconosciuto un cuore di padre, capace di dare e generare vita nella quotidianità. Le fonti parlano poco della vita di Giuseppe, tanto da guadagnarsi la definizione di “Dottore del silenzio”. I vangeli apocrifi ci narrano Giuseppe come vedovo e molto avanti negli anni nel momento di sposare Maria. La sua vita è un esempio di fede e di paternità, di umiltà e assoluta dedizione. Quando Maria gli annunciò la sua gravidanza sovrannaturale, Giuseppe inizialmente provò sconforto; tuttavia, accogliendo con fede incrollabile l’ordine divino, Giuseppe assunse con coraggio il ruolo di proteggere Maria e il piccolo che portava in grembo. Dal viaggio a Betlemme per il censimento, dove nacque il bambino Gesù, alla fuga in Egitto per sfuggire al re Erode, ciascuna prova mise in luce la fermezza e la disponibilità al silenzioso e umile sacrificio di Giuseppe. La sua figura incarna valori universali: la laboriosità, l’affetto paterno e la protezione. Un modello discreto per chi affronta le difficoltà con pazienza e determinazione, un esempio che continua a ispirare generazioni intere di credenti in tutto il mondo. Giuseppe si lasciò guidare dai sogni senza esitare. Perché? Perché il suo cuore era orientato a Dio, era già disposto verso di Lui. Al suo vigile orecchio interiore bastava un piccolo cenno per riconoscerne la voce. Ciò vale anche per le nostre chiamate: Dio non ama rivelarsi in modo spettacolare, forzando la nostra libertà. Egli ci trasmette i suoi progetti con mitezza; non ci folgora con visioni splendenti, ma si rivolge con delicatezza alla nostra interiorità, facendosi intimo a noi e parlandoci attraverso i nostri pensieri e i nostri sentimenti. E così, come fece con Giuseppe, ci propone traguardi alti e sorprendenti
Agiografia
Giuseppe ci viene raccontato da papa Paolo VI: «Visto allo specchio della narrazione evangelica, Giuseppe ci appare sotto l’aspetto più saliente di un’estrema umiltà: un modesto e povero lavoratore, oscuro, che non presenta nulla di singolare, che non lascia, nel Vangelo stesso, alcun accento della sua voce. Questo non riferisce nessuna sua parola e si limita a parlare del suo atteggiamento, della sua condotta, di quel che ha fatto, e tutto ciò in una silenziosa discrezione ed in una perfetta obbedienza. Giuseppe è stato, ad ogni istante ed in modo esemplare, un insuperabile custode, assistente e maestro. Arrestiamo lo sguardo sulla sua umiltà. Quanto ci pare fraterna, e, si potrebbe dire, prossima alle nostre stature fragili, mediocri, di poco conto, peccatrici! Come si comunica facilmente con un santo che non sa intimidirci, che non mette nessuna distanza fra lui e noi che addirittura, con una condiscendenza che ci confonde, si mette, per così dire, ai nostri piedi per dire: guarda quale livello mi è stato assegnato! Ebbene, è precisamente a questo livello che il Signore del Cielo e della terra si è abbassato, ed ha voluto onorare questa sottomissione inesprimibile, facendola oggetto della sua scelta e preferendola a tutti gli altri valori umani. Così, Giuseppe è la prova che per esser buoni e veri discepoli di Cristo, non è necessario compiere grandi cose; bastano virtù comuni, umane, semplici, ma autentiche».
Intervista impossibile del Card. Augusto Paolo Lojudice al Santo
Come racconteresti la bellezza di vivere un amore casto, intenso e libero come quello che tu hai vissuto con Maria?
Una vita come quella che ho vissuto con Maria di Nazareth, fin da quando ci siamo conosciuti, (ed eravamo giovanissimi) non è raccontabile: ci siamo trovati coinvolti in un’esperienza impensabile, molto più grande di noi. Il nostro è stato un vero matrimonio, ma è stato anche un matrimonio speciale, particolarissimo, unico al mondo perché dal nostro volerci bene, all’interno della nostra famiglia, doveva formarsi il Figlio di Dio, vero uomo e vero Dio. Ci sembrava impossibile: noi potevamo offrirgli solo le nostre semplici capacità di genitori “normali”.
Cosa significa affidarsi a Qualcuno quando nella vita va tutto diversamente da come vorresti?
Non è che sia andato tutto diversamente da come avremmo voluto: abbiamo scoperto, un po’ alla volta, che il nostro amore sarebbe stato un amore diverso dal comune amore di ogni coppia di sposi. Ci sembrava una cosa impossibile all’inizio: ma Maria è stata meravigliosa! Mi ha aiutato a comprendere, con la sua capacità di meditare e riflettere in cuor suo, qual era realmente la volontà di Dio. Io avevo fatto progetti diversi, è vero: ma Dio ci ha fatto comprendere che il meglio per la nostra vita era altro. Maria è stata la mia stella polare.
Guardando al tuo esempio, cosa diresti ai sacerdoti, chiamati a generare nello Spirito e non nella carne, per essere fecondi?
L’unica cosa che sento di dire loro è di avere la profonda certezza di non essere mai soli, ma di essere accompagnati ogni giorno dallo Spirito. Io ne ho avuto la prova concreta!
Come recuperare la figura del padre in una società in cui ha perso sempre più rilevanza e autorevolezza?
È la famiglia, padre, madre e figli che va recuperata. Oggi la famiglia cosiddetta “tradizionale” sembra fuori moda. Se svanisce la famiglia svanisce anche il “padre”. Anche per noi non è stato facile; durante la sua crescita, nostro Figlio Gesù ci ha fatto venire tanti dubbi. In particolare, durante la sua adolescenza, il periodo più difficile, come per ogni ragazzino che cresce. La “speranza non delude”: noi l’abbiamo sempre nutrita. e non ci siamo arresi. Maria, lo ripeto ancora, è stata meravigliosa, è sempre andata avanti anche nei momenti in cui proprio non riuscivamo a capirlo. Non siamo stati genitori perfetti (nessuno è perfetto), ma abbiamo fatto tutto quello che potevamo: e alla fine è andata bene.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto solitamente con un giglio in mano, simbolo di purezza, oppure con il bastone fiorito, a simboleggiare il suo matrimonio con Maria. Talvolta viene raffigurato con in braccio il Bambino Gesù, altre volte intento nel suo mestiere di falegname, a ricordare la sua vita semplice e laboriosa.
Tradizione gastronomica legata al culto
Che si chiami “zeppola” o frittella, non c’è giorno di san Giuseppe senza bignè. La tradizione del dolce fritto alla crema è diffusa in tutta Italia, anche come goloso dono per i papà. Le leggende fanno risalire questa tradizione alla fuga in Egitto, quando Giuseppe, per mantenere la famiglia in terra straniera, si improvvisò a vendere frittelle lungo la strada.
Curiosità
San Giuseppe non si festeggia solo il 19 marzo, ma anche il 1° maggio: in questo secondo caso, ci si riferisce alla figura di Giuseppe falegname o meglio “San Giuseppe lavoratore”.
Preghiere a San Giuseppe
Salve, custode del Redentore,
e sposo della Vergine Maria.
A te Dio affidò il suo Figlio;
in te Maria ripose la sua fiducia;
con te Cristo diventò uomo.
O San Giuseppe, mostrati padre anche per noi,
e guidaci nel cammino della vita.
Ottienici grazia, misericordia e coraggio,
e difendici da ogni male.
Amen.
(di Papa Francesco)
Glorioso San Giuseppe,
guarda a noi prostrati alla tua presenza,
con il cuore pieno di gioia perché ci annoveriamo,
sebbene indegni, nel numero dei tuoi devoti.
Desideriamo mostrarti la gratitudine che riempie le nostre anime
per i favori e le grazie che continuamente riceviamo da te.
Grazie, amato San Giuseppe,
per i così immensi benefici che ci hai dispensato e costantemente ci dispensi.
Grazie per tutto il bene ricevuto e per la mia vocazione,
poiché io sono il padre / la madre di questa famiglia
che desidera essere consacrata a te in modo particolare.
Occupati, o glorioso San Giuseppe,
di tutte le nostre necessità e delle responsabilità della famiglia.
Tutto, assolutamente tutto, noi affidiamo a te.
Tu che conosci meglio di noi stessi, le nostre necessità e le nostre responsabilità,
occupati di esse e accoglile sotto il tuo patrocinio.
Aumenta il nostro amore e la nostra devozione alla Santissima Vergine
e conducici per mezzo suo a Gesù,
perché così avanziamo sicuri per il cammino che ci porta alla felice eternità.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire”, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei Santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.