Vita del Santo
Leonardo Murialdo nacque a Torino nel 1828. Ancora piccolissimo, rimase orfano del padre, un ricco agente di cambio. La madre, donna di fede, lo mandò nel collegio dei Padri Scolopi a Savona, dove studiò con profitto. In piena adolescenza attraversò un periodo di irrequietezza che tenne presente per tutto il resto della sua vita: «Forse per un anno e mezzo la mia vita non fu che una catena di peccati di ogni specie. Di tutti i dieci comandamenti, eccetto forse il settimo e gli ultimi due, non ce n’è uno che non abbia trasgredito mortalmente», scrisse lui stesso, ormai adulto. Dopo gli studi universitari, a seguito di un’omelia sull’Inferno che lo convinse a diventare sacerdote, ricevette l’ordinazione presbiterale. Uomo del Risorgimento, Leonardo Murialdo si adoperò a servizio della classe operaia, in un periodo di grandi cambiamenti sociali ed economici. Di pari passo, portava avanti il suo impegno a servizio dei giovani, per questo volle subito impegnarsi nei primi oratori torinesi, soprattutto tra i ragazzi poveri e sbandati della periferia. Per divulgare i diritti degli operai, a quei tempi spesso sfruttati e sottoposti a condizioni poco umane, Leonardo Murialdo contribuì a fondare il giornale “La voce dell’operaio”. Si interessò di tutti i problemi sociali auspicando la diminuzione delle ore giornaliere di lavoro e una più severa legislazione contro lo sfruttamento dei minori, impegnandosi contemporaneamente nell’unione Operaia Cattolica di Torino. Proprio per i suoi meriti nel campo sociale, venne insignito della “Croce di Cavaliere dei santi Maurizio e Lazzaro”; a chi gli domandasse come mai non la indossasse, da uomo discreto quale era, rispose che aveva ben altre croci da portare. Il 28 marzo del 1900, sentendo l’avvicinarsi della morte che accolse con serenità, si raccomandò ai suoi confratelli: «Fatevi santi e fate presto». Fu canonizzato nel 1970 da papa Paolo VI.
Agiografia
Leonardo Murialdo si dedicò ai giovani, soprattutto quelli sfruttati dal lavoro minorile, quelli affamati o senza famiglia, pensando al loro sostentamento ma anche alla loro educazione e al loro futuro. Convinto da un teologo, accettò di dirigere l’Istituto degli “Artigianelli” di Torino, fondato per i giovani apprendisti e per gli orfani abbandonati e poveri. Doveva essere un incarico provvisorio dovuto alla difficile condizione economica in cui versava la struttura, ma Leonardo Murialdo ci rimase per ben trentasette anni. Educò diecimila fanciulli, di cui ottanta diverranno sacerdoti. Furono proprio quei ragazzi a fornirgli successivamente lo spunto per fondare nel 1837 la Congregazione di San Giuseppe, nata per educare professionalmente e culturalmente i giovani senza possibilità. Per assicurare stabilità al collegio fondò la Pia Società Torinese di San Giuseppe. Fondò inoltre scuole, collegi agricoli, case per ragazzi, lavorando incessantemente perché nessuno di loro rimanesse solo: «Se volete fare del bene ai giovani usate con loro una pazienza eroica: siate amabili come san Filippo Neri e dolci come san Francesco di Sales. Nei nostri uffici e contatti di buona educazione e di assistenza dei giovani occorre cercare di ottenere tutto con le buone maniere fino agli estremi confini del possibile», ebbe a dire. Una pedagogia fondata su un accoglimento paterno, sviluppato anche dalla sua esperienza personale, che lo lasciò orfano di padre a soli cinque anni. Ma fu anche attento alle arti e alla cultura, offrendo ai più giovani la possibilità di apprendere la musica e il teatro.
Intervista impossibile di Padre Nadir Poletto al Santo
Cosa diresti ai genitori preoccupati per l’irrequietezza dei figli? C’è una possibilità di cambiamento?
I giovani e le famiglie sono tutti “figli di questo mondo”. Non possiamo colpevolizzare di questa irrequietezza, di questa impazienza e ansia presente nel mondo di oggi. Ma dobbiamo andare oltre e cercare da dove vengono queste cose, e proporre, con forza, un’altra via, che per noi cristiani è la via del Signore Gesù. Infatti, il cambiamento inizia conoscendo e facendo l’esperienza a livello personale e anche comunitario del Figlio di Dio, che è in mezzo a noi, cammina con noi, che è il pellegrino di speranza per eccellenza. C’è sempre la possibilità di cambiare, perché siamo in un cambiamento continuo a livello personale e famigliare e anche la società cambia. Il cambiamento è interno, ma di solito è provocato da quello che ci circonda. Proprio per questo è importante per la nostra vita conoscere e fare l’esperienza dell’amore di Dio, attraverso la sua Parola che è via, verità e vita. Per riprendere la strada della speranza e per mettersi in un cammino di cambiamento, il Vangelo è per ciascuno di noi la meta da raggiungere. Un cambiamento che ci porta a qualcosa e a qualcuno e ci ridona il senso della vita.
Quanto credi possa incidere l’istruzione e la promozione umana sull’emancipazione sociale in territori disagiati? Quali processi sono necessari per incentivarla?
È importante far attenzione ai segni dei tempi e saper dare – con creatività – risposte ai giovani poveri del nostro tempo. Molti giovani in tutto il mondo non hanno l’opportunità di avere un’educazione degna che li aiuti a prepararsi per il mondo del lavoro e dia loro speranza nel domani. Se vogliamo lavorare per l’inclusione e l’emancipazione sociale, l’istruzione è di fondamentale importanza. Senza un’adeguata istruzione, molti giovani rimangono ai margini della società. Ed è la stessa società che esige persone formate per rispondere ai continui cambiamenti sociali ed economici. Visitando alcune nazioni e conoscendo i giovani di queste nazioni, ho trovato molta apertura e disponibilità nell’accogliere la proposta educativa dell’istituzione alleata alla promozione umana. Ho chiesto a diversi di loro e in diverse realtà, «perché studi? A che cosa serve nella tua vita quello che stai imparando?». E la risposta comune è stata: «Per avere un futuro e per aiutare la famiglia». Non un’istruzione centrata su sé stessi, ma sulla cura dell’altro, del creato, perché tutti apparteniamo alla stessa famiglia umana. Credo che come Chiesa e in sintonia con altre istituzioni, dobbiamo dare una indicazione chiara e forte verso processi che favoriscono un’educazione che metta al centro l’uomo. Per un’educazione che incida nella vita, abbiamo bisogno di conoscere la realtà, ascoltare il grido di tanti giovani e dei poveri che molte volte è silenzioso, costruire una rete di azioni educative sul territorio affinché avvenga il cambiamento. Se c’è qualcosa da cambiare nella società, questo cambiamento inizia con l’educazione che è responsabilità di tutti.
Quanto la parresia dell’annuncio può incidere nella trasformazione culturale della nostra società? In che modo i sacerdoti possono esserne voce?
In un modo o in un altro, i sacerdoti incidono nella vita di molte persone. Il fatto di essere consacrati del Signore porta con sé una bella realtà che è un dono per gli altri. I consacrati e i sacerdoti portano con sé una realtà più grande di loro, proprio per questo la donano agli altri. E questo produce vita nelle persone. Accogliere, ascoltare, essere pellegrini con il popolo, è un segno di speranza par chi ne ha bisogno. Mi piace molto la parola “trasformazione”. Soprattutto quando si parla di trasformare la vita, le situazioni, e passare da una situazione di sfiducia, di stanchezza, di peccato, a una situazione di fiducia, di riconciliazione e di speranza. E chi può fare questo? Da dove può venire, chi può provocare questa trasformazione? Da una verità che ci porta a credere che è possibile vivere meglio e diversamente. Il Kérigma della novità del Vangelo deve attraversare tutte le iniziative culturali, tutto quello che contribuisce per costruire la società. In realtà, i valori cristiani hanno contribuito e continuano anche oggi a cooperare nella costruzione di una società più giusta, umana e di pace.
Cosa hanno da ricordare i poveri alle nostre comunità cristiane intiepidite, inappetenti e imborghesite?
Credo che ci ricordino e ci chiedano di “aprire le porte di casa”, di avere paura se non entra “aria fresca”, qualcosa di nuovo e di diverso. Dove esistono comunità cristiane intiepidite, inappetenti e imborghesite, esse sono invitate dal Vangelo stesso, a lasciare entrare lo Spirito che porta novità, vita e dinamismo. I poveri ci insegnano a non preoccuparci delle cose materiali di questo mondo, ma delle persone e ad accoglierle. Ricordo l’esperienza missionaria vissuta nello stato di Bahia in Brasile. Durante una settimana, noi studenti di teologia, visitavamo le famiglie, gli ammalati, facevamo incontri con i bambini e giovani nei diversi villaggi. La cosa straordinaria è che arrivando nella famiglia che ci accoglieva per il pranzo o per la cena, noi eravamo in cinque, da un momento all’altro arrivavano per mangiare altre otto o dieci persone, e c’era cibo per tutti. I poveri ci insegnano l’arte dell’accoglienza vera e libera, a condividere e a moltiplicare quello che c’è, a guardare l’altro diverso da me, che anche se non lo conosco, è mio fratello e sorella.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto in abito talare con una croce in mano, simbolo della sua fede, e con un libro o degli strumenti legati all’artigianato, simboli della sua dedizione all’istruzione e al lavoro. Talvolta viene raffigurato in compagnia di giovani, a sottolineare il suo impegno per l’educazione e l’assistenza ai ragazzi svantaggiati.
Tradizione gastronomica legata al culto
I “papanasi dei Murialdini” sono delle frittelle, una a forma di ciambellina su cui ne viene posta una sferica, condite con panna montata e salsa di ciliegie. Nell’impasto delle frittelle c’è una grande dose di ricotta. Il nome papanasi sembra derivi dal latino “pappa”, cioè cibo per i bambini. Sono molto divertenti da preparare, e nonostante possano sembrare pesanti, l’aggiunta della ricotta le rende invece leggere e facili da digerire.
Curiosità
Don Giuseppe Allamano definì Leonardo Murialdo «l’uomo straordinario nell’ordinario».
Preghiere a San Leonardo Murialdo
O Signore buono e misericordioso,
noi ti ringraziamo per la testimonianza
evangelica di San Leonardo Murialdo.
Tu che lo hai donato ai giovani
come amico, fratello e padre,
concedi a noi la grazia
di continuare la sua missione
nella Chiesa
con umile carità,
con fiducioso coraggio,
perché il mondo ti conosca e creda al tuo Amore.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O San Leonardo Murialdo,
apostolo ardente di carità,
insegnaci ad amare il Signore
e a servirlo con generosità nel nostro prossimo.
Tu sei stato mirabile esempio nella devozione al Cuore di Gesù,
alla Vergine Immacolata e a San Giuseppe:
fa che possiamo imitarne le virtù per tutta la vita.
Proteggi la Chiesa e rinnova in tutti noi la fede in Cristo e nel Suo Vicario.
Noi ti preghiamo soprattutto per i giovani,
difendili dalle insidie del male e dona loro il coraggio
e la fedeltà per essere testimoni di Cristo nel mondo.
Continua ad essere l’amico dei poveri, degli orfani e dei lavoratori,
da te prediletti, ed ottieni per noi le grazie, che tanto desideriamo.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.