Vita del Santo
«Soldato per forza, vescovo per dovere, monaco per scelta». Martino nacque in Pannonia, regione che corrisponde all’odierna Ungheria. Suo padre, comandante della cavalleria romana, lo chiamò Martino in onore del dio della guerra, Marte, e lo arruolò nella guardia imperiale. Fin dalla più tenera età, tuttavia, Martino mostrava una profonda fede e un forte desiderio di conoscere la vita e gli insegnamenti di Gesù. Risale al periodo in cui prestava servizio in Gallia l’episodio forse più celebre della sua vita: quello del mantello. Sebbene già vicino alla fede cristiana, Martino non era ancora battezzato. Aveva diciotto anni quando, incontrando un mendicante infreddolito sul ciglio della strada, tagliò in due il proprio mantello militare per offrirgliene metà. La leggenda narra che, quella notte stessa, Cristo gli apparve avvolto nella parte del mantello donata al povero. Fu allora che Martino decise di ricevere il battesimo. Lasciato l’esercito nel 356, forse già battezzato ad Amiens, raggiunse a Poitiers il vescovo Ilario. Dopo alcuni viaggi, tornò in Gallia, dove fu ordinato sacerdote. Con il sostegno del vescovo, poté realizzare la sua vocazione ritirandosi in un eremo. Qui, attorno a lui si raccolsero alcuni discepoli, dando vita alla prima comunità monastica attestata in Francia. Nel 371 fu nominato vescovo di Tours, incarico che esercitò con grande zelo, visitando anche le zone più remote della diocesi. Si impegnò profondamente nella cristianizzazione delle campagne e dei villaggi, istituendo piccole parrocchie rurali. Durante una visita pastorale si ammalò gravemente. Quando i suoi discepoli lo pregarono di non lasciarli, rispose loro: «Ho sofferto! Ho lottato abbastanza, Signore, ma se tu ordini che io torni a montare la sentinella, non mi rifiuterò, non porterò la scusa dell’età; servirò ancora sotto la tua bandiera finché lo vorrai. Son vecchio e desidero il congedo, ma l’anima e il cuore sapranno vincere gli anni!». Morì a Candes nel 397. Si racconta che il suo volto rimase splendente anche dopo la morte.
Agiografia
Sulpicio Severo, suo biografo e discepolo, definì Martino «uomo veramente simile agli apostoli» e persino «il tredicesimo apostolo». La sua figura è tra le più amate della cristianità, soprattutto per la generosità, l’umiltà e la straordinaria coerenza tra fede e azione. È particolarmente venerato nelle campagne e nei territori rurali, dove svolse gran parte della sua opera di evangelizzazione. Fu infatti tra i contadini e nella semplicità della vita agricola che Martino diffuse il messaggio del Vangelo, fondando le prime parrocchie rurali, autentiche e povere, radicate nella vita quotidiana delle persone. Per questo, la devozione popolare lo ricorda ancora oggi come un santo vicino al popolo, capace di parlare con i gesti prima ancora che con le parole. Attorno alla sua figura si sono sviluppate numerose leggende legate al mondo agreste e ai cicli della natura, in particolare nel periodo autunnale che precede l’inverno, stagione della vendemmia e del raccolto. La più nota è quella che scaturisce dall’episodio del mantello: secondo la tradizione, dopo che Martino ebbe diviso il suo mantello con un mendicante infreddolito, il clima si addolcì improvvisamente e la giornata, da fredda e grigia, divenne mite e soleggiata. Da qui nasce la credenza popolare dell’ “Estate di San Martino”, celebrata l’11 novembre, giorno della sua festa liturgica. Martino fu anche esempio di coraggio e rettitudine: non accettò mai l’ingiustizia, la sopraffazione, né i soprusi, soprattutto quando mascherati da motivazioni religiose o strumentalizzati a fini politici. Da vescovo, difese con fermezza i più deboli, opponendosi ai potenti quando necessario e sostenendo sempre la retta fede. Celebre è la sua determinazione nel confrontarsi con gli imperatori del tempo, che seppe affrontare con lucidità e forza d’animo. Molti sono i miracoli attribuiti a Martino. Si narra, ad esempio, che riuscì a guarire un lebbroso nei pressi di Parigi semplicemente abbracciandolo. In un’altra occasione, gli apparve il demonio in persona, dicendogli: «Mi troverai sulla tua strada ovunque». Ma neanche di fronte a questa minaccia Martino vacillò: proseguì con determinazione nella sua missione di annuncio del Vangelo. I biografi sottolineano come il tratto dominante del suo carattere fosse una calma profonda, unita a un pragmatico senso della realtà: non si lamentava mai, né si lasciava turbare facilmente. La sua spiritualità era radicata nella vita concreta, fatta di gesti semplici, di ascolto, di presenza. Ancora oggi, la sua tomba a Tours è meta di continui pellegrinaggi. Martino di Tours è uno dei primi santi non martiri ad essere ufficialmente venerato dalla Chiesa, e la sua figura continua a ispirare fedeli, religiosi e laici, quale modello di carità, umanità e fede vissuta.
Intervista impossibile di Monsignor Renato Marangoni al Santo
Hai diviso il tuo mantello con un povero che pativa il freddo. Che cosa significa, oggi, condividere con generosità ciò che siamo e ciò che abbiamo, anche quando le risorse sono scarse?
Quel “freddo” per cui ho condiviso il mantello so di averlo sentito e patito anch’io in alcune situazioni passate. Dunque, in quel povero ho riconosciuto qualcosa che umanamente mi apparteneva: l’avevo da qualche parte trattenuto dentro di me nei ricordi passati. Questo fa riflettere perché in ogni situazione di bisogno in cui ci imbattiamo ci si deve lasciar interrogare profondamente fino a sentirne l’appello e a lasciarsi coinvolgere. Il povero che ho incontrato rifletteva un’umanità di bisogno che anch’io porto dentro. Così il dono del mantello era un atto di riconoscenza, di giustizia e di pace.
Lasciasti l’esercito per seguire Cristo, con lo scudo della fede e la spada della Parola di Dio. In un mondo dominato dalla logica del più forte, come possiamo affidarci con fiducia alla protezione dell’armatura di Dio?
Nel cammino di fede ho appreso che dovevo disarmarmi di tante cose che avevo e su cui pensavo di costruire il mio futuro. Ero in ricerca a riguardo. Mi ha illuminato la Parola di Dio che ascoltavo e lasciavo penetrasse in me. Si sono aperte dimensioni nuove. Ho compreso che la forza dell’amore è ciò che cambia tutto dentro e fuori di me. Mi sono scoperto amato e cercato da Dio. Dovevo iniziare questo stile nuovo, quest’altra testimonianza da dare. Mi sentivo evangelizzato e a mia volta evangelizzatore.
Sei stato fondatore di una delle prime comunità monastiche in Europa. Quali indicazioni ci offri per riscoprire, oggi, il valore del silenzio, della preghiera comunitaria e della condivisione dei beni?
Il mio rifugio e la rupe che mi ha difeso da tante situazioni complesse della vita e del ministero è stato proprio quel mettersi da parte, quel silenzio interiore, quel mettersi in ascolto che è diventato un luogo privilegiato in cui lasciarmi toccare dall’amore di Dio, che – come attesta il profeta Elia – è una brezza leggera che permette di vivere la comunione e scoprire i fratelli a partire dallo sguardo di Dio.
Sei stato acclamato vescovo dal tuo popolo a gran voce, e ti sei fatto carico delle responsabilità di pastore. Cosa ci suggerisci per vivere i vari ministeri nella Chiesa con spirito di oblazione e di servizio?
La responsabilità e ogni forma di ministero e di servizio devono avere il risvolto dell’amore. Quando ti senti amato non hai più la pretesa di far dipendere tutto da te e di importi utilizzando eccessivamente il potere che ti è dato. C’è bisogno di amore – anche in piccoli dosaggi – a gocce se necessario, ma che sia amore. Nella Chiesa e al servizio del Regno di Dio è decisivo e salvifico solo questo.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto solitamente mentre compie il gesto più celebre della sua vita: la divisione del mantello con un povero incontrato lungo la strada. Questa scena, fortemente simbolica, è la rappresentazione iconografica più frequente di Martino di Tours, emblema della carità cristiana e dell’umiltà. Accanto a questa immagine, non mancano i riferimenti al suo ruolo ecclesiastico: il santo appare spesso con gli attributi del ministero episcopale, come la mitra, il bastone pastorale (pastorale) e talvolta il piviale. In molte raffigurazioni è presente anche in veste di soldato romano, con l’armatura, a richiamare la sua origine militare. In alcune iconografie più rare, tiene in mano un globo infuocato, simbolo di zelo apostolico e della luce della fede. Curiosa è la presenza dell’oca, altro elemento ricorrente: secondo una tradizione popolare, Martino si nascose tra un branco di oche per evitare di essere nominato vescovo, ma gli animali, starnazzando rumorosamente, rivelarono la sua posizione agli abitanti di Tours che lo cercavano per consacrarlo.
Tradizione gastronomica legata al culto
«San Martino, castagne e vino» è un detto popolare che racchiude in poche parole le tradizioni legate alla ricorrenza dell’11 novembre, un momento carico di significati religiosi, stagionali e gastronomici. La festa di San Martino segna simbolicamente la fine dei lavori agricoli annuali e l’inizio del riposo invernale, coincidendo con la maturazione del vino nuovo e i primi freddi della stagione. In molte regioni italiane, questa ricorrenza è celebrata con castagne arrostite, vino novello e pietanze tipiche della cucina contadina. Non mancano dolci rustici a base di mosto, noci e frutta secca, che riflettono l’ingegno e la semplicità della tradizione alimentare legata al mondo rurale. A Venezia, la festa assume un carattere particolarmente vivace e colorato: è consuetudine preparare dolci a forma di San Martino a cavallo, realizzati con pasta frolla, glassati con zucchero e decorati con cioccolatini, caramelle e confetti. Questi dolci, amatissimi dai bambini, rappresentano una delle espressioni più creative della devozione popolare, in cui fede e folclore si fondono in una tradizione che resiste al tempo.
Curiosità
Un tempo, l’11 novembre non segnava soltanto la festa di San Martino, ma anche la conclusione ufficiale dei contratti di lavoro agricolo e di affitto. In questa data, infatti, era consuetudine traslocare o cambiare residenza, dando così inizio a un nuovo ciclo lavorativo o abitativo. Si trattava di una tradizione fortemente legata al calendario rurale, che vedeva in novembre la fine della stagione agricola e l’inizio del periodo di riposo invernale. Questa consuetudine ha lasciato traccia nella lingua e nella cultura popolare: l’espressione «fare San Martino» è tuttora in uso in molte regioni italiane per indicare un trasloco o un cambiamento di abitazione, anche al di fuori del contesto agricolo originario. Un detto che testimonia come le pratiche del passato continuino a vivere, in forma simbolica e linguistica, nella società contemporanea.
Preghiere a San Martino di Tours
San Martino di Tours,
noi veniamo a te con cuore fiducioso.
Soldato di Dio, Apostolo di Cristo,
testimone del Vangelo e Pastore della Chiesa,
intercedi per noi.
Tu che nella solitudine delle notti
sostavi alla presenza del Signore,
insegnaci a rimanere perseveranti
nella fede, nel silenzio e nella preghiera.
Tu che, ancora catecumeno,
dividesti il tuo mantello con il povero,
rendi anche noi capaci di gesti sinceri
di carità e condivisione verso chi è nel bisogno.
Tu che nelle campagne e nei villaggi
hai combattuto il male e abbattuto gli idoli,
proteggici dalle insidie del maligno
e custodisci il nostro cammino.
Tu che, giunto alla sera della vita,
non hai rifiutato il peso dei giorni e del servizio,
ottienici la grazia di accogliere
con docilità la volontà del Padre.
Ora che godi nella gloria del cielo
il riposo promesso ai giusti,
accendi nei nostri cuori il desiderio
di seguirti sulla via della santità,
per condividere con te la gioia dell’eternità.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O glorioso San Martino di Tours,
tu che, mosso da profonda carità,
dividesti il tuo mantello di soldato
per coprire un povero infreddolito,
meritasti di essere visitato da Gesù stesso,
che ti lodò e ti rivelò il cammino da seguire.
Tu che fosti preservato dalla morte
nelle insidie del viaggio verso la tua patria
per convertire i tuoi genitori,
e nel deserto, cibandoti senza saperlo
di erbe avvelenate, fosti miracolosamente protetto,
ottienici, ti preghiamo, la grazia di vivere
con generosità e fiducia.
Fa’ che anche noi sappiamo mettere
a servizio dei nostri fratelli più bisognosi
la nostra intelligenza, i nostri beni
e le nostre energie,
perché, sull’esempio della tua carità,
meritiamo anche noi la costante assistenza
del Signore in ogni necessità,
spirituale e corporale.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.