Vita del Santo
«Molto dotto nella legge del Signore, prudente nell’animo, acuto nella spiegazione della Sacra Scrittura, provvido nel dare consigli, gradevole nella predicazione, operatore di miracoli, testimone del Risorto elevò le mani al cielo e rese lo spirito»: così Eusebio di Cesarea descrive Mattia. Secondo lo storico, il santo fu uno dei settantadue discepoli di Gesù, chiamato dagli Apostoli a prendere il posto del traditore Giuda dopo l’ascensione di Gesù al cielo. Non si hanno dati certi sulla vita di Mattia, di cui sappiamo molto poco. Parlano di lui gli Atti degli Apostoli, che ci riferiscono come dopo la morte di Giuda fosse necessario rimpiazzarlo con un altro Apostolo che prendesse il suo posto tra i dodici, numero stabilito da Gesù. Pregarono dicendo: «Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostra quale di questi due tu hai scelto per prendere il posto in questo ministero e apostolato, che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto che gli spettava». I due individuati per il rimpiazzo del traditore di Gesù furono Giuseppe, detto Barsabba, soprannominato Giusto, e Mattia. La scelta fu decisa tirando a sorte: «Gettarono le sorti su di loro, non ritenendosi degni di fare essi stessi l’elezione, per questo desiderarono essere guidati da un segno». La scelta casuale cadde su Mattia, che divenne dunque il dodicesimo Apostolo. Sappiamo che ricevette il dono dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, ma è giunto fino a noi poco del suo apostolato. La tradizione racconta che abbia dapprima predicato in Giudea, poi in Cappadocia e nei dintorni del Mar Caspio; un’altra tradizione lo identifica come Apostolo dell’Etiopia, dove fu martirizzato. Si pensa che prima sia stato lapidato e poi finito con un colpo di scure, strumento del martirio con il quale è spesso raffigurato. C’è chi ritiene che sia morto di morte naturale; qualche studioso ritiene che predicò e subì il martirio in Etiopia e chi predicò in Palestina agli Ebrei, i quali lo lapidarono.
Agiografia
Più di tante leggende, sembra credibile la testimonianza di uno dei primi scrittori cristiani Clemente d’Alessandria che vede in Mattia uno dei settantadue discepoli citati dal Vangelo noto per la sua insistenza sull’importanza della mortificazione. Gerusalemme rivendicò le sue reliquie e queste almeno in parte furono traslate a Roma dall’imperatrice Elena. Fino al 1969 la festa di Mattia era celebrata il 24 febbraio. È stata successivamente trasferita al 14 maggio. Il suo ingresso per ultimo nel gruppo dei dodici sembra lo abbia in qualche modo “danneggiato”; infatti, non si parla di lui in alcun libro del Nuovo Testamento e anche la tradizione antica è quasi del tutto muta al suo riguardo. Gli sono attribuiti vari scritti apocrifi: il Vangelo di Mattia, le Tradizioni di Mattia e i Discorsi Segreti di Gesù a Mattia. Seppur di certo ci sia poco, sappiamo che Pietro negli Atti degli Apostoli afferma che Mattia fu uno di quegli uomini che accompagnarono gli apostoli per tutti il tempo che Gesù Cristo visse con loro, a cominciare dal battesimo nel fiume Giordano fino all’Ascensione al cielo. Mattia è anche il patrono nella città di Treviri, nel Land tedesco della Renania-Palatinato. Le testimonianze storiche ci dicono che le reliquie di Mattia vengono conservate da secoli nella Cattedrale di questa piccola città dove il culto del santo è molto sentito, e dove si trova l’Abbazia benedettina a lui dedicata, gioiello di architettura romanica e meta di diversi pellegrinaggi da tutta Europa. All’interno dell’Abbazia si trovano, oltre la tomba del santo con parte delle sue reliquie, numerosi tesori artistici di inestimabile valore. Nel 1148 papa Eugenio III consacrò la nuova chiesa dando inizio a un afflusso continuo di pellegrini giunti per visitarla.
Intervista impossibile di Monsignor Cesare Di Pietro al Santo
Hai preso il posto del Traditore: in che modo credi che Dio possa ricavare il bene anche da situazioni drammatiche come questa?
La libertà di Dio ci sorprende sempre! Inoltre, è capace di ricavare il bene dal male, avrebbe scritto molti anni dopo di me il grande letterato Alessandro Manzoni. Nel mio caso, Dio ha voluto ricomporre e ricostituire il numero sacro dei dodici Apostoli e si è servito di me; questa è stata una grazia straordinaria perché sono entrato nel collegio apostolico pur non essendo un Apostolo della prima ora, ma ricevendo tutta la grazia e la potenza divina da una scelta che è venuta dall’alto.
Pensando alla tua esperienza nella Chiesa delle origini, che cosa ti sembra sia venuto a mancare nel tempo e ti piacerebbe rivedere nella Chiesa di oggi?
Mi piacerebbe rivedere quello stile di famiglia e di condivisione fraterna. Dei beni spirituali, in primo luogo, ma anche di quelli materiali messi in comune, senza che nessuno mancasse di nulla. Anche se si trattava di una prospettiva ideale, ai miei tempi la vedevo maggiormente realizzata. Credo che lo stile sinodale della Chiesa di oggi vada in questa direzione, per il recupero di una fraternità vissuta in pienezza. Di contro, ancora tante comunità cristiane di oggi le vedo rinchiuse nell’anonimato, capita che si vada a Messa solo per consuetudine sociale senza che ci si conosca o si condivida un’autentica amicizia spirituale; occorre una comunione sincera e una conoscenza reciproca che si fa solidarietà e condivisione piena.
Com’è cambiato il tuo rapporto con Gesù da prima a dopo la Risurrezione e quali consigli daresti a chi desidera crescere nel rapporto con Lui?
Dopo la Risurrezione ho sentito che quella presenza fisica si trasformava in una presenza spirituale che entrava dentro di me: «Un tesoro in vasi di Creta», come lo ha definito l’Apostolo Paolo. In questo senso credo che noi dovremmo maggiormente essere consapevoli di essere inabitati da Lui, dalla Santissima Trinità; noi Apostoli e discepoli siamo la presenza di Cristo, portiamo dentro di noi la presenza dello Spirito Santo. Talvolta ci si disconnette da Lui perché distratti da mille cose, da mille provocazioni seducenti e mille frastuoni. Dovremmo invece entrare in noi stessi e ritrovare questa connessione fondamentale e poi lasciarLo agire attraverso di noi. Perché più siamo connessi con Lui, più Lui ci usa come suoi strumenti: quindi cresciamo non solo nel rapporto con Lui, ma anche nella capacità di trasmettere la fede. Lo dico con le parole di un altro di un grande padre della Chiesa, Basilio Magno, «Cristo amante in noi è la nostra capacità di amare».
Cosa ha rappresentato per te sentirti scelto da Dio e come pensi che questa consapevolezza possa sostenere nelle fatiche di qualsiasi ministero?
Mi sono sentito intanto destinatario di una immensa fiducia da parte di Dio, sentendo che Lui è il protagonista della mia storia e io sono coprotagonista con Lui. Le mie scelte pastorali sono state ispirate da questa sua presenza e da questo suo protagonismo: è Lui che ha dato vita alle mie parole, le ha messe sulla mia bocca al momento giusto mediante quella che siamo soliti chiamare “Grazia”. Mi sono sentito portato da Lui e credo che in qualsiasi ministero sia necessario farsi condurre dal suo spirito: è così che le fatiche si alleviano perché c’è Grazia! Come il Cireneo, attraverso di Lui possiamo abbracciare anche le croci dei nostri fratelli che troviamo sul nostro cammino, attraverso una forza ascensionale che proviene dalla croce di Cristo che ancora oggi proclama: «Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me». Mentre la storia ci fa precipitare verso il basso, spesso con le sue opere buie, se ci aggrapperemo alla croce di Cristo saremo sempre sollevati verso l’alto.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto solitamente con una scure in mano, in quanto secondo alcune tradizioni fu martirizzato proprio con questo strumento, e con un libro nell’altra, a simboleggiare la sua predicazione e il suo apostolato.
Tradizione gastronomica legata al culto
La “brentella” è un dolce tipico realizzato solo in occasione della festa del santo a Caldiero, in provincia di Verona. Il dolce prende il nome e la forma della storica piscina delle Terme di Giunone ed è arricchito con cioccolato bianco, mandorle e acqua termale. Nel comune di Caldiero è presente una stazione termale e fa parte della zona di produzione del vino Arcole (D.O.C).
Curiosità
Una curiosità sull’Apostolo Mattia è che, a differenza degli altri Apostoli scelti direttamente da Gesù, lui fu eletto dalla comunità cristiana dopo la morte di Giuda Iscariota.
Preghiere a San Mattia
O glorioso San Mattia,
che fosti discepolo fedele del Signore
e poi Apostolo fervente nel predicare Gesù Risorto nella Giudea e in altre parti del mondo,
noi ringraziamo il Signore che ha affidato alla tua protezione il nostro popolo.
Aiuta anche noi ad essere come te
testimoni coraggiosi della nostra fede e ad amare il prossimo come te che,
sull’esempio del divino Maestro,
moristi pregando per i tuoi uccisori.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O glorioso San Mattia,
il disegno di Dio è caduto su di voi per prendere il posto di Giuda che tradì il suo Maestro.
Siete stato selezionato dal duplice segno della rettitudine della vostra vita
e dalla chiamata dello Spirito Santo.
Otteneteci la grazia di praticare la vostra stessa rettitudine di vita
e di essere chiamati da quello stesso Spirito al servizio incondizionato della Chiesa e,
dopo una vita di zelo e di opere buone,
aiutateci ad essere introdotti nella patria del cielo a cantare per sempre
le lodi del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.