7 Novembre
Primo vescovo di Padova, fu instancabile evangelizzatore di tutta la Venezia occidentale, portando il Vangelo e fondando le basi della comunità cristiana nella regione.
Prosdocimo
I Secolo
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7 Novembre
Primo vescovo di Padova, fu instancabile evangelizzatore di tutta la Venezia occidentale, portando il Vangelo e fondando le basi della comunità cristiana nella regione.
Prosdocimo
I Secolo
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Della vita di Prosdocimo si sa poco, se non attraverso fonti prevalentemente orali, che mescolano elementi storici e leggendari. Quanto al periodo in cui visse, diversi elementi inducono a collocare la sua attività episcopale non al tempo delle persecuzioni, ma in epoca post-costantiniana, nel IV secolo. Egli, inoltre, non visse nello stesso periodo della vergine Giustina, anche se la tradizione tardoantica e altomedievale volle intrecciare le vicende dei due santi, ponendole alle radici della Chiesa padovana. È l’unico tra gli antichi vescovi di Padova di cui si siano conservati sia la tomba sia il culto. Prosdocimo non fu martire, ma sopravvisse all’era dei martiri. Il nome Prosdocimo, dal greco Prosdokimos, significa “atteso” o “aspettato”, a indicare la nascita di un figlio molto desiderato. Secondo la tradizione, sarebbe stato ordinato vescovo da San Pietro stesso, che lo inviò a Padova per fondarvi la Chiesa locale, affiancandolo ad altri discepoli destinati a diverse città – come Marco ad Aquileia e Apollinare a Ravenna. Un’altra tradizione narra che Prosdocimo avesse prima evangelizzato gli abitanti della Sabina e di Rieti, di cui è considerato il fondatore e patrono, tanto da essere chiamato anche “San Prosdocimo di Rieti”. Dopo aver portato a compimento quest’opera di conversione, si sarebbe diretto in Veneto, dove trovò nella città di Padova un popolo pronto ad accogliere il messaggio cristiano. In quegli anni regnava Vitaliano. Al suo ritorno a Padova, Prosdocimo assistette alla morte di Vitaliano e della moglie, nonché al martirio di Giustina, la figlia che i due avevano avuto in tarda età, proprio grazie alla sua intercessione. In onore della giovane martire, il vescovo fece costruire la basilica di Santa Giustina, accanto alla quale sorse una cappella destinata a custodire le sue stesse spoglie mortali. È certo che Prosdocimo morì in età avanzata per gli standard dell’epoca, come confermato dalle ricognizioni effettuate sulle sue ossa. Rimane così una figura antica e venerata, ponte tra storia e leggenda, alle origini della fede padovana.
Di Prosdocimo si sa poco, ma la sua opera di evangelizzatore continua a portare frutti ancora oggi. È una figura di grande rilievo nella tradizione cristiana e per tutta la Chiesa cattolica. Prosdocimo è comunemente riconosciuto come il primo vescovo di Padova, inviato a diffondere il cristianesimo in quella regione nei primi secoli della Chiesa. La sua missione segna l’inizio della storia cristiana in Veneto, dove ebbe un ruolo cruciale nell’evangelizzazione del territorio, annunciando il Vangelo e guidando molte persone alla fede e alla carità. Il culto di Prosdocimo è rimasto vivo nei secoli e ancora oggi è profondamente radicato nella devozione popolare e nella storia della Chiesa padovana.
Come ricorda un antico testo agiografico: «Il paganesimo, che ancora tentava di aggrapparsi ai propri complessi culti, fu sovrastato dall’annuncio della salvezza, e Prosdocimo divenne il primo vescovo della città. Pieno di ardore apostolico, conquistò all’amore del “più bello dei figli dell’uomo” la nobile vergine Giustina, che per confessare la fede nel Signore affrontò il martirio con eroica tenacia. Prosdocimo, invece, non versò il sangue, ma per tutta la sua lunga vita fu instancabile nel donare la salvezza pasquale attraverso il Battesimo». Sebbene le fonti storiche su Prosdocimo siano scarse e intrecciate al mito e alla leggenda, la sua figura ha contribuito in modo determinante a formare l’identità cristiana della comunità padovana. Le sue gesta, infatti, non rappresentano solo un capitolo della storia locale, ma un patrimonio spirituale per l’intera Chiesa, che in lui riconosce un modello di evangelizzatore perseverante, pastore fedele e testimone instancabile del Vangelo. Prosdocimo resta così un esempio luminoso di perseveranza nella fede e di dedizione apostolica, un punto di riferimento per i vescovi e per tutti coloro che desiderano diffondere la Parola di Dio con lo stesso ardore missionario.
Qual è la missione del vescovo in una Chiesa chiamata a servire e ad ascoltare il popolo di Dio?
Quando Pietro mi inviò ad evangelizzare, io, come decimo vescovo, raggiunsi prima la zona dei Sabini e poi, dopo aver fondato la comunità cristiana in Sabina e a Rieti, giunsi a Padova e lì fondai la comunità cristiana di Padova. Per me era chiaro che fondare una comunità era possibile soltanto annunciando la parola di Dio, perché è la parola di Dio che raduna il popolo e fa nascere una comunità cristiana. Questo è sempre stato così. Sin dai tempi degli apostoli, le comunità cristiane nascevano grazie alla predicazione di Paolo, di Pietro e degli altri discepoli. Ho cominciato a predicare il Vangelo nelle piazze, nei luoghi dove la gente si incontrava, e come è successo agli apostoli è successo anche a me. Nasceva una comunità cristiana che mi chiedeva di poter ascoltare ancora la parola di Dio. Insieme con loro, dopo averli accompagnati alla fede, dopo averli battezzati, ho cominciato a celebrare l’Eucaristia. È così che sono nate le comunità cristiane nei luoghi in cui ho diffuso il Vangelo. Questo era ed è tuttora il compito del vescovo: formare la comunità cristiana attraverso l’annuncio del Vangelo e fare in modo che anche la comunità cristiana di oggi, pur avendo duemila anni di storia alle spalle, rimanga sempre unita al suo fondamento, che è la parola di Dio.
Hai svolto il tuo ministero anche in collaborazione con il potere politico. Come testimoniare oggi la fede nei contesti civili e politici, senza cedere al compromesso né rinunciare al dialogo?
Certo, quando ho evangelizzato, per me il problema era mantenere un buon rapporto con il potere politico del territorio in cui operavo. Il compito dei cristiani, il compito della comunità cristiana, è sempre quello di costruire ponti con tutti. Il dialogo costruisce, e il nostro compito è quello di realizzare il Regno di Dio lì dove siamo. Il Regno di Dio è il Regno dell’amore, della giustizia, della pace. Lì dove arriva la comunità cristiana, lì dove nasce una comunità cristiana, essa cerca di costruire il Regno di Dio attraverso relazioni positive con tutti, all’impronta del dialogo, della relazione fraterna, della solidarietà con i più fragili e con i più poveri. E così hanno fatto le comunità cristiane da me fondate, e anch’io ho cercato di mantenere un buon rapporto con il potere politico dei territori in cui ho portato il Vangelo. Questo però non significa che, nonostante il tentativo di costruire un buon rapporto, non sia stato necessario talvolta dire con chiarezza la verità al potere politico, lì dove, ad esempio, quel potere si esercitava con arroganza o dove c’era la sopraffazione nei confronti dei poveri, o quando si voleva umiliare chi era più fragile, oppure impedire alla Chiesa di diffondere il Vangelo. Io non sono morto martire, diversamente da tanti altri evangelizzatori che hanno dovuto donare la propria vita al Signore proprio perché era impedito loro di predicare il Vangelo, ma anch’io, talvolta, ho dovuto difendere i diritti dei più poveri, entrando qualche volta in conflitto con l’autorità locale. Non lo facciamo mai volentieri, ma quando è necessario è giusto che i poveri sappiano poter contare sul vescovo quando si tratta di difendere i loro diritti.
Ai tuoi tempi, la Chiesa giungeva per la prima volta nei territori della tua diocesi, priva di strutture ecclesiali preesistenti. Come possiamo, oggi, custodire e ravvivare le nostre comunità nella missione, dopo tanti secoli di storia?
Quando portai il Vangelo, certo, non c’erano strutture ecclesiali; c’erano soltanto comunità povere, libere, che si trovavano in un territorio e si radunavano spontaneamente. Questo significa che anche oggi la cosa importante è che le comunità mettano al centro la parola di Dio. Certamente avere strutture utili, che possano servire all’evangelizzazione, è un grande vantaggio. Magari avessimo avuto anche noi dei luoghi dove poterci radunare, dove poter svolgere le nostre attività. Nello stesso tempo, però, ci rendiamo conto che, se manca la freschezza nell’annuncio del Vangelo, queste strutture servono a poco. Ecco, allora, anche a voi dico: la cosa importante è ripartire dall’annuncio del Vangelo, dall’annuncio del cuore del Vangelo, che si chiama Kerygma – l’annuncio della morte e risurrezione di Gesù – nella sua originalità, nella sua freschezza, come incontro con Gesù risorto. Questo è l’essenziale che non deve mancare.
Hai edificato luoghi di culto per la tua Chiesa. Come possiamo abitare il nostro tempo e il nostro spazio lasciando segni che parlino di Dio anche alle generazioni future?
Io, in realtà, nel I secolo non avevo la possibilità di edificare luoghi di culto, ma ci radunavamo nelle case. C’erano persone che mettevano a disposizione le loro abitazioni, che così diventavano luoghi in cui si riuniva la Chiesa: le Domus Ecclesiae. In quei luoghi ascoltavamo la parola di Dio e celebravamo l’Eucaristia. Ed erano luoghi così cari, così importanti per noi, che spesso, quando poi fu possibile costruire le chiese, abbiamo voluto che sorgessero proprio dove, per secoli – nei primi due secoli – ci eravamo radunati. Per cui è stato molto bello per me vedere – ormai ero già, come si dice, in Paradiso – che proprio lì, dove ininterrottamente celebravamo l’Eucaristia, fu poi costruita una chiesa. Sentivo che c’era una continuità profonda tra la comunità che celebrava nella casa e quella che continuava a celebrare l’Eucaristia nella chiesa. Questo è un segno che parla a tutte le generazioni: a quelle di allora come a quelle future.
È ritratto con l’abito episcopale, il bastone pastorale e gli altri attributi propri del ministero. In alcune rappresentazioni compare anche con una brocca, simbolo della sua instancabile attività di battezzatore e della sua dedizione all’evangelizzazione del popolo.
A Padova la festa di San Prosdocimo è anche un’occasione per riscoprire e gustare i piatti della tradizione locale. Tra le specialità salate spiccano i bigoli con sughi saporiti, il gran bollito misto e diverse preparazioni a base di carne equina, come gli sfilacci e il salame di musso, simboli di un patrimonio gastronomico antico e radicato nella cultura veneta. Non mancano i dolci tipici della festa: la “torta Pazientina” e i “biscotti Pazientini”, realizzati secondo antiche ricette locali, e la “ciambella Pan del Santo”, un dolce simbolico che accompagna le celebrazioni e le momentanee pause di convivialità nelle case e nelle piazze della città. Queste specialità culinarie non sono solo un piacere per il palato, ma rappresentano anche un legame con la storia e la devozione padovana, un modo concreto di ricordare il santo e condividere la comunità attraverso il gusto, la memoria e la tradizione.
Il grande artista Andrea Mantegna raffigurò Prosdocimo nel Polittico di San Luca, un’opera oggi conservata presso la Pinacoteca di Brera a Milano. La sua presenza nel polittico sottolinea l’importanza storica e spirituale del santo come primo vescovo di Padova e promotore del cristianesimo in Veneto. Attraverso la pittura di Mantegna, Prosdocimo viene rappresentato con la solennità e la devozione che ne hanno caratterizzato la vita, offrendo così anche un’occasione per conoscere la storia religiosa del territorio attraverso l’arte rinascimentale.
San Prosdocimo,
tu che hai vissuto con coraggio e amore la tua fede,
aiutaci a riconoscere la presenza di Dio nella nostra vita.
Guarda la tua Chiesa, custodisci la nostra fede,
e rendici testimoni del Vangelo con gesti concreti,
nelle amicizie, nello studio, nel servizio agli altri.
Intercedi per noi quando siamo stanchi o confusi:
donaci pace nei momenti difficili,
chiarezza nelle scelte,
forza nell’impegno e speranza nel futuro.
Ti affidiamo le nostre famiglie, i malati, chi è solo o in difficoltà,
e tutti coloro che cercano la verità e un senso per la propria vita.
San Prosdocimo,
cammina con noi ogni giorno:
illumina i nostri sogni, sostieni le nostre fatiche,
e guidaci verso Gesù, la nostra vera gioia.
Amen.
Santissimo San Prosdocimo,
che con coraggio e fedeltà hai portato la luce del Vangelo alle genti venete,
intercedi per noi presso il Signore.
Aiutaci ad accogliere con cuore aperto la Sua Parola,
a custodirla nella memoria e nella vita,
e a testimoniarla con pazienza e saggezza ogni giorno.
Sostieni i nostri passi nella preghiera e nell’amore verso gli altri,
e rendici fedeli alla tua testimonianza di santità.
Amen.
Fonti
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