Vita della Santa
Non ci sono notizie storiche e documentate sulla vita di Veneranda o Venera. Alcuni agiografi pensano addirittura che la sua figura sia stata creata nel tentativo di sostituirla al culto della dea Venere. La tradizione racconta che fosse figlia di Agatone e Ippolita, due nobili e ferventi cristiani che dalla Gallia si trasferirono prima a Roma e poi nella siciliana città di Acireale. Il nome che fu dato alla piccola deriva dal giorno fortunato della sua nascita, il Venerdì Santo; i genitori erano infatti persone molto devote, e avendo desiderato la bambina per molti anni, considerarono la sua venuta al mondo come un dono ottenuto durante la settimana che porta alla Resurrezione del Signore. Dopo aver ricevuto una robusta formazione culturale, Veneranda si consacrò al Signore per dedicarsi interamente alla cura dei poveri, all’istruzione e all’insegnamento, ai candidati al battesimo femminile. Giovane donna forte della sua fede cristiana, Veneranda difese il suo credo tutta la vita; dopo aver donato tutti i suoi beni a poveri e bisognosi, si occupò di diffondere la fede in Cristo in Sicilia, in Campania e in Calabria, sempre assistendo fragili e malati. Durante le persecuzioni indette dall’imperatore Antonino Pio fu arrestata a Locri per ordine del prefetto Antonio e dopo vari e vani tentativi di farle rinnegare la fede cattolica fu sottoposta ad atroci torture. Tuttavia, Veneranda ne rimase illesa; un episodio che colpì talmente tanto il prefetto Antonio da farlo convertire al cristianesimo. Una volta ripresa l’attività di evangelizzazione, fu catturata nuovamente dal prefetto Temio e sottoposta ad ulteriori torture che anche in questo caso la fecero uscire sana e salva. Secondo la tradizione venne decapitata ad Acireale e prima di morire ottenne dal Signore la promessa che chiunque si rivolgesse a lei con fede sarebbe stato liberato da oppressioni e pene che gli gravavano sul cuore. La morte di Veneranda è avvolta nel mistero. Si dice che il suo corpo fu portato ad Ascoli Piceno e poi a Roma nel XIV secolo. A Taormina sono conservati gli strumenti utilizzati per il suo martirio.
Agiografia
L’antichissimo culto di Veneranda è diffuso in diverse parti del mondo che la venerano con preghiere e tradizioni che si sono consolidate nel corso dei secoli. Sebbene i dettagli sulla sua vita siano limitati e spesso misti a leggende, si sa che visse in un periodo di grande persecuzione contro i cristiani, soprattutto per questo il suo esempio è celebrato e diffuso in diverse regioni d’Italia, dove Veneranda si onora soprattutto per il tenace modello di fede e resistenza che ha saputo rappresentare. Si ritiene che Veneranda fosse una giovane donna che affrontò il martirio per non rinunciare alla sua fede in Cristo: le sue sofferenze e la sua determinazione hanno ispirato molti credenti a cercare la forza nell’affrontare le avversità della vita. Nel Medioevo, il suo culto si intensificò grazie alla diffusione di reliquie a lei attribuite e alla costruzione di chiese e altari dedicati al suo nome. La venerazione di Veneranda prese piede anche attraverso la letteratura agiografica, in cui venivano esaltate le virtù della santa come la castità, il coraggio e la dedizione verso Dio. In alcune località, come ad esempio a Roma e in tutta la regione Lazio, sono state organizzate solennità in suo onore: tradizionali processioni, celebrazioni liturgiche e momenti di preghiera collettiva nel segno comune della fede per la santa. Oltre alla dimensione devozionale, Veneranda è stata anche considerata una protettrice contro malattie e disgrazie: un punto di riferimento importante nella vita quotidiana dei suoi devoti. La sua iconografia spesso la rappresenta con simboli legati al martirio oppure con elementi che richiamano l’idea della purezza, come il giglio. Oggi il culto di Veneranda continua a essere praticato in molte comunità cristiane, mantenendo viva la memoria della sua testimonianza di fede attraverso le generazioni.
Intervista impossibile di Monsignor Antonio Raspanti alla Santa
Che cosa ti ha portato a scegliere la via della verginità?
Il mio nome è Venera. Sono nata il Venerdì Santo dell’anno 100. Il mio nome rimanda alla sorgente dell’amore manifestata da Cristo nel giorno oscuro e glorioso della sua passione e morte. Sin dalla giovinezza ho consacrato la mia vita al Signore vivendo la verginità. È l’incontro con Lui che mi ha portato a compiere una scelta così coraggiosa e controcorrente. È l’essermi sentita amata da Lui, l’essermi lasciata conquistare totalmente dall’amore di Cristo che mi ha permesso di rimanere fedele a una scelta che oggi può sembrare insensata e impossibile.
In un mondo ipersessualizzato come il nostro, che cosa ti sentiresti di suggerire agli adolescenti e ai giovani che incontriamo a scuola o in comunità?
Non solo il mondo di oggi, ma per me, donna del II secolo, il “vivere la verginità” ha sempre significato vivere una relazione totalmente dedicata e senza interesse, uno stile che potrebbe diventare quello di tutti; si tratta di comprendere che il Signore ti ha chiamato a un amore puro, genuino, che non ha bisogno di consumare la pratica sessuale per prenderti interamente ed esprimersi. Oggi questi concetti non sono più così di moda tra i giovani: sono alla ribalta parole come apparenza, corpo e fisicità, che invitano a godere del presente, del piacere e della prestanza del corpo. Bisognerebbe, invece, riappropriarsi della bellezza dei sentimenti genuini della condivisione, della purezza e del dono gratuito di sé.
La scelta di rimanere fedele alla verginità che conseguenze ha comportato nella tua vita?
Ha detto proprio bene! Si tratta di vivere pienamente la fedeltà; la fedeltà alla chiamata del Signore, a quella Parola con la quale Dio mi aveva raggiunto. La mia bellezza ha attirato sguardi di uomini affascinati dal mio corpo e non dalla mia fede, e non mi sono mai lasciata sedurre da proposte allettanti – quali potere, ricchezza, e altre effimere felicità – che mi avrebbero fatto venir meno alla mia fedeltà. Non sono scesa a compromessi in nessuna circostanza; per questo ho subito gravi violenze e sfregi sul mio corpo. Anch’io sono stata vittima di femminicidio – come oggi spesso purtroppo accade – per la mano di alcuni uomini che pensano di poter ridurre il corpo a un semplice oggetto.
Credi, allora, che la tua testimonianza sia in grado di parlare al mondo di oggi? Secondo te, il tuo esempio può davvero essere incarnato nella società e nella Chiesa?
Credo che, in un mondo e in una società che sembrano spesso ostili alla fede cristiana e che sembrano preferire al Signore il successo, il potere o il piacere, bisogna semplicemente vivere la radicalità e la concretezza della propria fede. È l’incontro con il Signore che cambia davvero l’esistenza. Rimanere ancorati alla certezza del suo amore-per-me e comprendere la propria vita alla luce del suo disegno, permette davvero di essere testimoni credibili e coerenti. Il mondo di oggi necessita di uomini e donne che, piuttosto che parole vuote, sappiano dimostrare l’amore con la concretezza dei gesti e delle azioni.
Segni Iconografici distintivi
È ritratta con una palma adornata da tre corone per indicare che la sua identità: vergine, apostola e martire.
Tradizione gastronomica legata al culto
Le “Tre Corone di Venera” non è solo un dolce, ma un viaggio nella storia, progettato per unire la cultura culinaria siciliana con la spiritualità della santa patrona. Il biscotto è un omaggio alla Sicilia del I secolo d.C., epoca di transizione e cambiamenti, ma soprattutto alla figura di Santa Veneranda, simbolo di fede e sacrificio. Realizzato con ingredienti di alta qualità, tra cui la farina di grano antico Maiorca e il miele di zagara d’arancio, il biscotto si distingue per il suo profumo unico di acqua di rose biologiche, che richiama le antiche leggende sulla santa. Ogni morso diventa così un’esperienza multisensoriale che lega il passato al presente.
Curiosità
La Sicilia è sempre stata una delle mete termali più apprezzate d’Italia e Acireale è fra quelle più famose grazie ad una lunga storia che la lega alle acque sulfuree che sgorgano nel territorio circostante. Al medioevo risale la leggenda in cui si narra che nella prima metà del II secolo d.C. la vergine Veneranda, la santa che alla fine del 1600 sarà assunta a tutrice di Acireale, prestava la sua opera di apostolato come infermiera proprio presso le terme e che, a seguito del suo martirio, il suo corpo fu gettato nel pozzo, ovvero nella sorgente a pochi metri dalle terme. La denominazione attuale di Terme di Santa Venera al Pozzo dovrebbe provenire da questa vicenda. Con molta probabilità il luogo divenne meta di pellegrinaggi devoti proprio per le acque considerate miracolose. Secondo la credenza popolare, infatti, queste acque erano state rigenerate dal sangue di Santa Venera. Sono moltissimi i riferimenti letterari come quella del cappuccino Anselmo Grasso che precisa che l’acqua «non era calda, sebbene presentasse dei bollori, e che nell’odore e nel sapore era in tutto simile alle altre acque sulfuree». L’unico elemento che rimaneva inspiegato era il suo tingersi di vermiglio di tempo in tempo. Si gridò allora al miracolo e si disse che l’acqua fosse così colorata dal sangue stesso di Santa Venera. Nel 1660, per ordine del Vicario Generale di Catania, si diede l’avvio ad un processo. Furono pochi e sul momento male ascoltati coloro che attribuirono il cambiamento di colore ad un vicino strato di terra rossa che l’acqua di tanto in tanto toccava. Svanendo la leggenda degli interventi miracolosi di Santa Venera sulle acque acesi, queste si sono imposte esclusivamente per le loro proprietà naturali salutifere. Sempre alla santa è legato anche il nome del primo stabilimento moderno del XIX secolo voluto dal barone Agostino Pennisi di Floristella che lo fece costruire in stile neoclassico. Grazie alle terme, Acireale divenne un centro termale di una certa notorietà e ospitò alcuni importanti personaggi, tra questi, Richard Wagner, Ernesto Renan, il re Umberto I e la regina Margherita.
Preghiere a Santa Veneranda
O gloriosa Santa Veneranda,
tu che hai vissuto la tua vita nella fede e nell’amore,
intercedi per noi presso il Signore.
Insegnaci a perseverare nelle difficoltà,
a rimanere saldi nella speranza e nella carità.
Ti chiediamo di vegliare su di noi,
di guidarci nel nostro cammino quotidiano
e di aiutarci a seguire l’esempio del tuo amore disinteressato.
Concedici la forza di affrontare le prove della vita
e di abbracciare con gioia i progetti che Dio ha per noi.
Santa Veneranda, prega per noi e per coloro che amiamo,
affinché possiamo essere strumenti di pace e bene nel mondo.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O gloriosa Santa Venera,
ornata della fortezza dei martiri,
del candore delle vergini e della carità degli apostoli,
dalla tua dimora celeste volgi gli occhi tuoi benigni a questa città
che ti onora con più tenero affetto;
frena lo sdegno divino sulle nostre colpe,
implora il perdono dei nostri peccati e la liberazione dalle pene eterne.
Allontana, o nostra sicura protettrice, da questa città tua diletta i terremoti,
gli sconvolgimenti atmosferici, la carestia, le epidemie e la guerra;
allontana il fuoco spaventevole dell’Etna,
le discordie e le turbolenze civili;
cosicché, servendo con fervore costante ogni giorno il Signore,
con animo libero da tentazioni e timori,
possiamo conseguire il premio eterno del Paradiso.
O nostra amabile e primaria patrona,
che abitasti un giorno questa terra e respirasti questo clima soave,
sono queste le grazie che domandiamo
e che con tutta fiducia speriamo di ottenere per la tua valida intercessione.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.