10 Luglio 2025

Alla scoperta di Papa Leone, figlio di Agostino

Una autorevole voce agostiniana, il padre Provinciale per l'Italia Gabriele Pedicino, ci accompagna alla scoperta di questo carisma della Chiesa e delle peculiarità che possono segnare anche il pontificato di Leone XIV, primo papa agostiniano della storia. Vita interiore e vita fraterna, alcuni ricordi dei dodici anni vissuti da Prevost come Priore Generale dell'Ordine e poi i santi agostiniani ai quali anche Papa Leone è più legato.

Robert Francis Prevost è stato priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino dal 2001 al 2013, per ben dodici anni. Un’autorevole voce agostiniana, il priore provinciale per l’Italia, padre Gabriele Pedicino, ci accompagna alla scoperta di questo carisma della Chiesa e delle peculiarità che possono segnare anche il pontificato di Leone XIV, primo papa agostiniano della storia. Vita interiore e vita fraterna, alcuni ricordi dei dodici anni vissuti da Prevost come priore generale e poi i santi agostiniani ai quali anche Papa Leone è più legato.
Padre Gabriele Pedicino è nato a Roma il 18 marzo del 1976, ha conseguito la Licenza in teologia spirituale con specializzazione in formazione dei formatori per i seminari, alla Pontificia Università Gregoriana. Dopo diciannove anni trascorsi a Tolentino, in prima linea nella pastorale giovanile e vocazionale, è stato per un anno parroco ad Andria finché, il 21 dicembre 2023, per il quadriennio 2024-2028 è stato eletto priore provinciale degli agostiniani d’Italia (un centinaio di religiosi e diciotto comunità, più una in Slovacchia e quattro in Perù). Nel corso della sua vita di consacrato ha conosciuto bene colui che oggi è diventato Papa Leone XIV. Per questo gli abbiamo chiesto di spiegarci quali sono i pilastri della spiritualità agostiniana, come possono caratterizzare l’operato di Prevost come successore di Pietro e a quali santi il nuovo Pontefice è maggiormente affezionato.

Alla scuola di Agostino

La spiritualità agostiniana si fonda principalmente su due elementi, che sono quello della vita interiore e della vita fraterna. Sono due esperienze che Agostino stesso, dopo la conversione, ha vissuto con i suoi amici in monastero: prima come monaco, poi come presbitero e infine anche come vescovo, al punto che ha voluto perpetuare quest’esperienza di amicizia in monastero anche da vescovo creando “monasteri di sacerdoti”. La vita interiore, come per tutti i cristiani, è centrale perché il rapporto con Dio è importantissimo. Per Agostino la relazione con Gesù e l’intimità con lui, con l’umanità di Cristo, vanno coltivate ogni giorno. Per noi agostiniani questi due aspetti sono essenziali: la preghiera e la vita comune sono fondamentali.
Il tema della legge e della grazia è molto impegnativo, ha portato a grandi scismi ed eresie – anche solo pensando all’esperienza dell’agostiniano Lutero – e va contestualizzato bene nel pensiero di Agostino, dove queste due realtà non si annullano ma si aiutano. Quando Agostino parla della grazia vuole sottolineare il fatto che senza Dio non possiamo andare da nessuna parte. Non è, infatti, la fatica dell’uomo che può portarlo all’incontro con il Signore, a ereditare il Cielo, ma è il coltivare l’intimità con Cristo, il crescere nell’amicizia con lui, che può operare nel cuore dell’uomo e lo può cambiare.
Questa, dunque, è l’esperienza agostiniana: la grazia è l’opera dello Spirito Santo che trova spazio nel cuore dell’uomo, quindi c’è una libertà, una disponibilità dell’uomo, un assenso. E poi c’è un grande lavoro che compie lo Spirito del Signore. Una caratteristica che ci contraddistingue – lo dice anche la nostra regola – è di vivere “come figli sotto la grazia e non come schiavi sotto la legge“. In questa dimensione di libertà la regola di Agostino prepara l’uomo alla responsabilità, a questo “sì libero” da dire ogni giorno al Signore.
Un tema fondamentale nell’esperienza di S. Agostino è quello di penetrare, attraverso lo studio, il mistero della Ss.ma Trinità. In particolare, lui parla del Padre come dell’Amante, del Figlio come di colui che è Amato e dello Spirito come dell’Amore che circola tra queste due persone. Agostino colloca l’esperienza della Chiesa dentro questo circolo amoroso ed entrare in questo amore della Trinità permette poi di illuminare le nostre relazioni. Su questo penso che Papa Leone abbia fin da subito sottolineato l’importanza di conoscere questa comunione che c’è tra le tre persone della Trinità, perché sia questa a illuminare ogni relazione: quella della vita fraterna, quella all’interno di una famiglia, quelle sui luoghi di lavoro. Non possiamo vivere autentiche relazioni se non stiamo dentro quella relazione benedetta tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Un Papa agostiniano

Proprio il 18 maggio, all’inizio del Pontificato, Leone XIV ha affermato che il Papa non è un condottiero solitario. Questo penso sia un primo portato importante della spiritualità agostiniana, perché il nostro governare non è mai ‘da solitari’ ma avviene in un’esperienza di comunione e sinodalità, ascolto e confronto con l’altro. A volte proprio nella nostra struttura, che Papa Leone conosce bene essendo stato per dodici anni priore generale, ai consiglieri provinciali o generali non si chiede solo un parere ma il consenso. Ecco, credo che questo aspetto di comunione sarà sicuramente importante: il Papa si è già espresso a riguardo, sia a parole che col suo tratto.
Poi ha parlato di ponti, relazioni, del colonnato di San Pietro come ‘braccia aperte che accolgono tutti’: anche in questo senso credo che Agostino sia un buon maestro del Papa. Il Santo di Ippona è stato vescovo e sapete che un tempo i vescovi erano anche giudici di pace, chiamati a risolvere piccole contese per un terreno o altro. È proprio questo sguardo che abbraccia tutti, che è importante: nessuno è escluso da questo sguardo del Papa, perché nessuno può esserlo dallo sguardo della Chiesa.
Credo che Papa Leone guardi molto anche ad un altro aspetto, come ha detto recentemente incontrando i seminaristi: il sacerdote non deve mai essere solo né sentirsi solo. Questo è tipicamente agostiniano, perché per noi l’amicizia è un perno fondamentale.
Il Papa è stato priore generale dell’Ordine e io così l’ho conosciuto, perché ero in formazione. Vivevo a Roma, nella chiesa di Sant’Agostino in Campo Marzio e lui era a S. Monica, nella curia generale (che ha già visitato, appena eletto). Il rapporto che ho avuto con lui è stato da sempre quello con un’autorità ma, allo stesso tempo, Prevost aveva il potere di metterti a tuo agio, la capacità di mettersi in ascolto e di avere tempo e spazio per te, anche se eri l’ultimo degli studenti.
Questa è l’esperienza più forte che ho fatto di lui, anche in qualche viaggio che abbiamo condiviso e che ricordo con grande simpatia. Siamo andati insieme a Koŝice, in Slovacchia, dove noi agostiniani d’Italia abbiamo da trent’anni una presenza. Lì è stato uno di noi, benché fosse il superiore generale e noi fossimo solo studenti. Un’altra esperienza è stata quando, a 32 anni, fui chiamato a svolgere l’incarico di consigliere provinciale: nei primi due anni Prevost è stato per me di grande consolazione e aiuto, specie in alcuni momenti particolarmente difficili. Alla mia ordinazione sacerdotale lo avevo accanto, celebrando per la prima volta la messa. Non ultimo anche quando io ero parroco ad Andria e lui cardinale, accettò di venire e stare con noi per due giorni, sempre con la capacità di comunicare che, nonostante tutto quello che poteva avere da fare, avrebbe comunque trovato il tempo per te.

Amici in Paradiso

Qualsiasi Papa non può non affidarsi all’intercessione di qualche santo. Ogni credente, in realtà, ha amici santi cui sussurrare all’orecchio perché poi loro, standogli più vicini, sussurrino all’orecchio di Dio. Certamente se penso a Papa Leone e agli agostiniani non posso non citare Santa Rita da Cascia, una figura che in questo momento serve in modo speciale alla Chiesa: è la santa delle famiglie, del perdono e della pace, tutte realtà in crisi nel nostro mondo. La pace nasce dall’incontro col Cristo risorto e Papa Leone ce lo ha detto, subito, appena eletto, dalla loggia delle benedizioni. Santa Rita è la donna della pace per eccellenza, e lo ha imparato da un altro nostro santo agostiniano: Nicola da Tolentino.
San Nicola (1245 – 1305) a Tolentino (MC) era un paciere, c’erano discordie. Oggi magari si litiga per il tappeto sbattuto dal balcone o per l’immondizia fuori dalla porta del vicino, ma allora le famiglie in lite si uccidevano e Nicola si interponeva tra una fazione e l’altra per essere strumento di pace. Papa Leone, che tante volte è stato a Tolentino, si affiderà certamente a quest’altro intercessore. Tra l’altro è il primo santo proclamato dopo lo scisma di Avignone e il Pontefice di allora, nel canonizzarlo, gli affidò l’unità della Chiesa.
E infine c’è Santa Monica. Leone si affiderà di sicuro ad Agostino ma sappiamo bene che tutti abbiamo sempre bisogno di madri (la visita di Prevost appena eletto a Genazzano, alla Madonna del Buon Consiglio, ne è stata un’altra conferma). Penso che accadrà qualcosa di simile anche a Sant’Agostino in Campo Marzio, dove è custodito il corpo di Santa Monica, una madre che tanto ha pregato per il figlio Agostino e che ora pregherà anche per il “nipote”, il Papa Leone.

(intervista di Stefano Proietti – foto, riprese video e montaggio di Cristian Gennari)

10 Luglio 2025
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