Trapani: una Chiesa da costruire con i giovani
Oratori e proposte della pastorale giovanile per coinvolgere maggiormente le nuove generazioni, in una terra dove (nonostante il polo territoriale universitario del capoluogo) lo spopolamento è un problema da fronteggiare.
Tra San Vito Lo Capo e Castellamare del Golfo (TP) è incantevole ammirare calette raccolte e selvagge, all’interno di una macchia mediterranea che fa da cornice alla famosa Riserva dello Zingaro, meta per turisti in cerca di frescura e amanti della natura. In questa zona della Sicilia Occidentale, diocesi di Trapani, don Giuseppe Grignano, classe 1989, cresciuto in parrocchia attraverso il cammino dello scoutismo AGESCI e molto attento alle bellezze del territorio, è parroco di S. Giuseppe e di S. Antonio da Padova in Castellamare del Golfo. Da quando è direttore della pastorale vocazionale diocesana prima e della pastorale giovanile poi, ha letteralmente rivoluzionato l’approccio a giovani e adolescenti, lavorando molto sul fronte delle attività da proporre, degli oratori da aprire, dei nuovi linguaggi. Nella terra dei borghi misteriosi e arroccati, dei resti archeologici, delle isole paradisiache, delle saline colorate e del mare cristallino, ma anche delle migrazioni, “avvicinare giovani lavoratori e universitari alle parrocchie non è facile – esordisce don Giuseppe –. Il polo universitario di Trapani è in crescita, ma lo spopolamento giovanile è un dato di fatto. Cerchiamo di anticipare al periodo dell’obbligo scolastico, dunque a preadolescenti e adolescenti, la nostra azione di sensibilizzazione e di evangelizzazione. Oggi rileviamo maggiore coesione fra i ragazzi e i gruppi attivi in parrocchia, e soprattutto collaborazione in diocesi. Due progetti in particolare hanno catalizzato la nostra attenzione – continua –. Il primo ha coinvolto la scuola media inferiore sin dal 2018, con l’orientamento nelle terze classi per la scelta della scuola secondaria e poi proiezioni di video e lezioni sul discernimento vocazionale, con i docenti di religione. Con psicologhe volontarie i ragazzi hanno elaborato uno scritto con una traccia sulle prospettive future e per ogni classe sono state adottate dinamiche di gruppo. A distanza di anni si è rilevata una buona ricaduta di risposte nei ragazzi. Il secondo progetto è quello degli oratori su cui abbiamo puntato. Nella nostra diocesi su 90 parrocchie, a parte Trapani e Alcamo, non esistevano oratori. Abbiamo attivato una decina di nuovi processi per farli nascere, con educatori e animatori tutto l’anno, non solo in estate. Siamo stati sollecitati anche dalla legge 25/2024 della Regione Sicilia che ha approvato un finanziamento pubblico agli oratori parrocchiali”.
Davide Norrito è psicologo di professione, educatore nell’oratorio salesiano di Trapani. “In estate sicuramente gli oratori attivi sono molteplici, da due anni la pastorale giovanile riunisce le realtà dei vari “Grest” e festeggiamo con un’unica giornata, formando équipes di volontari che scrivono una sorta di traccia, una pista di animazione da condividere. Da questo trampolino di lancio sviluppiamo animazione invernale, ma abbiamo allestito anche un terzo progetto: la commissione diocesana dei sussidi per fornire indicazioni chiare per tutti.”
Suor Valentina appartiene alla Congregazione delle Oblate di Maria Vergine di Fatima, è docente di religione al liceo classico e scientifico di Trapani, oltre che vice-direttrice della pastorale vocazionale. Romana di origine, da due anni è nella parrocchia della cattedrale di S. Lorenzo a Trapani. “Purtroppo – confessa – nella nostra cattedrale i giovani non frequentano, l’oratorio salesiano invece regge nei numeri. Sono solita ripetere: Don Bosco sì, e Gesù? Abbiamo coinvolto per il Giubileo dei giovani a Roma 350 partecipanti, di cui 250 adolescenti. Il nostro don Giuseppe punta molto sulla dimensione diocesana, insiste che gli educatori si conoscano e facciano comunità. Uno dei pregi dei nostri ragazzi è la genuinità, il cuore aperto a domande e desideri: per questo possiamo incrementare il numero degli educatori, attraverso la formazione dei formatori”.
“Anche i giovani della nostra diocesi – riprende lo psicologo Davide – trascorrono dalle 6 alle 8 ore davanti a uno smartphone, come il resto dei ragazzi italiani, e occorre aiutarli a non cadere nella dipendenza. Per questo raccomando sempre agli educatori di trattare i ragazzi come protagonisti, mai da clienti. Dalle nostre parti, poi, un dato interessante è quello della devozione popolare, che registra anche una certa adesione giovanile: feste patronali, processioni, soprattutto quella dei Misteri il Venerdì Santo”.
“Pertanto – continua don Giuseppe – rilanciare la pastorale giovanile è una sfida, magari proprio nei luoghi di ritrovo occasionali, che possono diventare esperienze di preghiera all’aperto, di socializzazione e di servizio. In estate, quando il turismo è vivo, vivere l’attenzione all’altro in tutte le sue dimensioni significa fare dell’oratorio uno spazio esistenziale, considerando anche quanti giovani lavorano come stagionali in ambito turistico”.
“Per il 23 novembre prossimo – anticipa suor Valentina – abbiamo organizzato una giornata comunitaria, una sorta di GMG diocesana per chiudere l’esperienza del Giubileo, attraverso le testimonianze dei giovani che hanno partecipato. Nell’anno pastorale appena cominciato sono in programma una settimana per gli adolescenti a Trapani e una ad Alcamo, perché i ragazzi non si conoscono, non si aiutano in classe, non studiano più insieme a casa. Altro progetto in cantiere è quello di allestire una corale della pastorale giovanile”.
“Vogliamo dare vita ad una Fondazione diocesana – aggiunge ancora don Giuseppe – per implementare il lavoro degli oratori, creare una casa accogliente, con una struttura organica di azione”.
Dell’équipe fa parte anche Anna Pia, dell’Associazione laica degli oblati salesiani a Valderice, laureata in scienze politiche, e prossima a conseguire una laurea anche in scienze della comunicazione. “Il nostro carisma è salesiano – afferma – ma collaboriamo con gli oratori, le parrocchie e la pastorale giovanile e anche con il Comune, nel sociale. Il mio ruolo professionale è proprio l’assistenza alla comunicazione nelle scuole: chi siamo realmente nel mondo? Una piantina vera o finta? Possiamo perderci o testimoniare chi siamo, se abbiamo il coraggio di essere una pianta vera”.
“Insomma – conclude don Giuseppe – siamo una Chiesa da costruire giorno dopo giorno con i nostri giovani, una Chiesa da rendere sempre più alla portata dei giovani. È nostro dovere, ma anche l’augurio più bello, consentire loro di esprimersi in pienezza, nella stagione più promettente dell’esistenza”.
(di Sabina Leonetti – foto gentilmente concesse da don Giuseppe Grignano)