Vita del Santo
La maggior parte delle informazioni sulla vita di Ambrogio ci è giunta grazie al suo segretario, il diacono Paolino, che ne scrisse la biografia su suggerimento di Sant’Agostino. Ambrogio Aurelio proveniva da una nobile e ricca famiglia romana; suo padre era prefetto del pretorio per le Gallie. Terzogenito dopo i Santi Marcellina e Satiro, alla morte del padre la famiglia fece ritorno a Roma. Ambrogio ricevette una formazione giuridica e letteraria di alto livello, studiando diritto e retorica, con una solida preparazione in oratoria e nella letteratura greco-latina. Divenne funzionario imperiale, come il fratello, distinguendosi per le sue grandi capacità organizzative, diplomatiche e comunicative, arricchite da una notevole padronanza delle lingue. «Va’, comportati non da giudice ma da vescovo», gli disse il prefetto di Sirmio, quando lo nominò governatore delle province della Liguria e dell’Emilia, con sede a Milano. Ed è proprio a Milano che Ambrogio si fece notare per la sua autorevolezza e il suo equilibrio. Alla morte del vescovo Assenzio, riuscì a sedare i disordini scoppiati in città, guadagnandosi la stima e la fiducia della popolazione. A tal punto che, pur essendo ancora un catecumeno, fu acclamato vescovo dal popolo. Ambrogio tentò in ogni modo di sottrarsi alla nomina, dichiarandosi indegno. Secondo la tradizione, arrivò persino a condurre alcune prostitute nella sua casa, nella speranza che la popolazione si scandalizzasse e rinunciasse alla scelta. Ma neppure questo espediente bastò a fermare la volontà del popolo. In seguito, egli stesso scrisse: «Tolto dai tribunali e dall’amministrazione pubblica, per passare all’episcopato, ho dovuto cominciare a insegnare quello che non avevo mai imparato». Una volta vescovo di Milano, si dedicò completamente alla sua missione. Fu un riformatore instancabile, noto per la sua carità, la sua sobrietà e il suo spirito di sacrificio. Distribuì i propri beni ai poveri, condusse una vita austera e contribuì a strutturare la Chiesa milanese, lasciando in eredità il rito che ancora oggi porta il suo nome: il rito ambrosiano. Uomo di grande energia e profonda spiritualità, fu attivo fino alla fine dei suoi giorni. In punto di morte, pronunciò parole che rivelano la sua fede profonda e il suo senso di responsabilità pastorale: «Non sono vissuto tra voi così da vergognarmi di vivere; ma ho paura di morire perché abbiamo un Signore buono».
Agiografia
«Sono i vescovi che devono giudicare i laici e non il contrario», scriveva Ambrogio, includendo tra i laici anche l’imperatore. Con queste parole rivendicava con fermezza l’autonomia della Chiesa e l’autorità dei suoi pastori, affermando il primato spirituale della missione episcopale anche di fronte al potere civile. Ambrogio fu uno dei vescovi più influenti e autorevoli della Chiesa antica. La sua figura ebbe un impatto profondo sui contemporanei e sui posteri, incarnando il modello del pastore forte, giusto e caritatevole. Difese con coraggio la fede cattolica e la giustizia, mostrando costante attenzione verso i deboli, i poveri e gli oppressi, in una società segnata da ricchezze e disuguaglianze, tensioni e corruzione. La sua vita fu anche il simbolo di un uomo che, attraverso la parola e l’azione, cercò di rinsaldare il legame tra il Vangelo e una società in crisi, lacerata tra conflitti politici e decadenza morale. Sant’Agostino, che lo conobbe personalmente e ricevette il battesimo proprio dalle sue mani, ne tracciò un ritratto vibrante: «Quest’uomo di Dio fu un difensore straordinario ed energico della verità cattolica contro gli eretici, sprezzante del pericolo, un coraggioso combattente di Cristo, un fedele maestro della Chiesa. Io lo venero come un padre: con il Battesimo egli ha generato in Cristo anche me. Ho personalmente vissuto il suo amore per la fede cattolica, il suo intrepido coraggio, i suoi dolori e le minacce subite per le sue azioni e le sue prediche». Ambrogio amava ripetere: «Dove c’è Pietro, lì c’è la Chiesa e in tutto voglio seguire la Chiesa cattolica», riaffermando così la sua adesione profonda all’unità ecclesiale e al magistero apostolico. Anche San Giovanni Paolo II lo ricordava con parole di grande ammirazione: «Al centro della sua vita sta Cristo, ricercato e amato con intenso trasporto. A lui tornava continuamente nel suo insegnamento. Su Cristo modellava pure la carità che proponeva ai fedeli e che testimoniava di persona. Del mistero dell’incarnazione e della redenzione, Ambrogio parla con l’ardore di chi è stato letteralmente afferrato da Cristo e tutto vede nella sua luce». Patrono di Milano, Ambrogio continua ancora oggi ad essere uno dei simboli più profondi e vivi della città lombarda, che lo venera con una devozione ininterrotta e sincera, segno della sua presenza spirituale che non si è mai affievolita nel tempo.
Intervista impossibile di Monsignor Mario Enrico Delpini al Santo
Hai lasciato la carriera giuridica per servire la Chiesa: quali legami, interiori o esteriori, dobbiamo abbandonare oggi per vivere il Vangelo con onestà, libertà e verità?
La politica e il potere possono essere una forma alta, nobile di servizio al bene comune. Anche così si serve il Vangelo, se si è onesti e giusti. Io mi sentivo al mio posto tra i magistrati dell’impero. Sono diventato vescovo perché sono stato chiamato, costretto dalle circostanze. Come vescovo sono diventato “più cristiano”, discepolo più umile, innamorato di Gesù Signore, appassionato del servizio alla fede e alla vita cristiana dei fedeli. Ho imparato che per vivere il Vangelo è necessario credere in Gesù, Dio vero da Dio vero: perciò la gratitudine; perciò, la fiducia; perciò, la fierezza e il coraggio anche di fronte alle minacce dei potenti.
Hai difeso la fede contro le eresie senza mai cedere a durezza. Come possiamo oggi testimoniare la verità del Vangelo senza violenza o arroganza, restando fedeli ma aperti al dialogo?
I dibattiti nel mio tempo sono stati spesso aspri, con parole dure e contrapposizioni polemiche. Quello che mi ha ispirato e che può ispirare i cristiani di ogni tempo è stata la conoscenza di Gesù come Signore: ho studiato molto le Scritture e adorato molto il mistero di Dio. Mi ha guidato la responsabilità di mostrare a tutti la bellezza della verità cristiana: ho predicato molto. Ho desiderato suscitare una partecipazione di tutto il popolo alla vita e alla testimonianza cristiana: ho insegnato a cantare, a resistere, a restare uniti di fronte alle minacce degli eretici.
Vivendo da vescovo in semplicità e sobrietà, hai condiviso i tuoi beni con i poveri. Quali scelte concrete può compiere oggi la Chiesa per condividere i beni materiali e spirituali a vantaggio di tutti?
Il bisogno dei più poveri è il criterio per l’amministrazione dei beni della Chiesa. I poveri hanno bisogno di pane e di bellezza, di dignità e di aiuti per non essere più poveri. Perciò ho tanto polemizzato con l’arroganza dei ricchi e le prepotenze dei potenti.
Cosa ci insegna, oggi, il tuo dialogo con Sant’Agostino sulla forza della testimonianza più che della retorica?
Agostino è stato illustre maestro di retorica a Milano. La bellezza dei discorsi aveva per lui un fascino singolare, così come l’arditezza del pensiero. Ma per giungere alla verità ha avuto bisogno di una Chiesa che canta, di una mamma che prega, e persino di un vescovo che insegna.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto solitamente con il flagello, simbolo della sua lotta contro le eresie, e con l’alveare o il miele, in riferimento alla leggenda secondo cui alcune api gli riempirono la bocca quand’era ancora in fasce, presagio della sua futura eloquenza e sapienza. Compare inoltre con il pastorale, attributo comune dei vescovi. In alcune raffigurazioni è presente anche un gabbiano, simbolo di saggezza e capacità di guida spirituale.
Tradizione gastronomica legata al culto
Il legame profondissimo tra il santo patrono e la città di Milano si esprime non solo nella devozione religiosa, ma anche in tradizioni civili e popolari, molte delle quali legate alla cultura gastronomica. Il 7 dicembre, giorno in cui si celebra “Sant’Ambroeus”, è consuetudine dare ufficialmente inizio al periodo natalizio, gustando la prima fetta di panettone. Questo dolce, divenuto simbolo delle festività natalizie in tutta Italia e all’estero, ha le sue origini proprio a Milano, dove sarebbe nato intorno al 1495 alla corte di Ludovico il Moro. La degustazione del panettone nel giorno del santo patrono rappresenta così un gesto carico di significato identitario: unisce memoria storica, celebrazione religiosa e convivialità familiare, nel segno della tradizione meneghina più autentica.
Curiosità
Istituito il 7 dicembre 1946, l’Ambrogino d’Oro è l’onorificenza con cui il Comune di Milano, in occasione della festa del santo patrono, premia ogni anno cittadini, associazioni e personalità che si sono distinti per meriti particolari in ambito civile, culturale, sociale o professionale. Si tratta di un tributo significativo che la città meneghina rivolge alla propria comunità, rafforzando il senso di appartenenza e di riconoscenza attraverso il legame simbolico con il suo protettore, Sant’Ambrogio. In questo modo, la memoria del vescovo e padre della Chiesa si rinnova anche nel riconoscimento del bene operato da chi, oggi, contribuisce al bene comune.
Preghiere a Sant’Ambrogio
O glorioso Sant’Ambrogio,
tu che fuggisti sempre gli onori e le dignità,
accettandoli soltanto per obbedire
alla volontà divina che ti voleva
modello di virtù per tutti,
ottienimi la grazia di non ricercare
le vanità del mondo,
ma di trovare gioia nel compiere con fedeltà
la volontà del Signore.
Tu che dedicasti ogni giorno della tua vita
alla difesa della verità della fede,
contro gli assalti dell’eresia e dell’empietà,
intercedi per me,
perché io possa professare con fermezza
la santa religione nella quale,
per misericordia divina, sono stato chiamato,
e difenderla con coraggio fino alla fine.
Tu che, con coraggio e libertà,
annunciasti la verità anche davanti ai potenti della terra,
e sapesti conquistare i cuori più induriti
con la forza della tua parola ispirata,
ottienimi di non cedere mai
al timore del giudizio umano.
Fa’ che, con la dolcezza del mio parlare
e con la mansuetudine del mio agire,
possa edificare il mio prossimo
mentre cammino verso la perfezione cristiana.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O glorioso Sant’Ambrogio,
che con sapienza e fede illuminasti la Chiesa
e insegnasti ai fedeli a nutrirsi con timore e amore
del Corpo e Sangue del Signore,
ottieni anche a me, peccatore e indegno,
la grazia di accostarmi alla santa mensa
con cuore contrito e spirito purificato.
Tu che hai contemplato il mistero eucaristico
con profondissima devozione,
intercedi per me presso il Signore Gesù Cristo,
affinché io, tremante per le mie colpe e privo di meriti,
possa confidare solo nella sua infinita misericordia.
A Lui, che per amore dell’umanità volle essere crocifisso,
io apro le piaghe della mia anima,
gli affido le mie miserie,
e mostro le mie colpe, tante e gravi,
che solo la sua grazia può cancellare.
Sant’Ambrogio, pastore sapiente e guida dei peccatori,
prega perché io possa ricevere questo Sacramento
non a mia condanna,
ma per la remissione dei peccati,
la purificazione del cuore,
la protezione del corpo e dell’anima,
il rinnovamento interiore e la perseveranza nelle opere che piacciono a Dio.
Fa’ che, seguendo il tuo esempio,
mi accosti all’altare con fede viva,
umiltà profonda e ardente desiderio di conversione,
per gustare, con animo purificato,
il santo dei santi:
il Corpo e il Sangue del Signore.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.