Vita del Santo
Giovanni faceva parte della ristretta cerchia di apostoli più vicini a Gesù. Figlio di Zebedeo, pescatore di Betsaida, e di Maria Salomè, e fratello di Giacomo il Maggiore, anch’egli pescava sul lago di Tiberiade quando Gesù lo chiamò a seguirlo come apostolo. Nella lista degli apostoli è il più giovane e il più longevo, e si autodefinisce «quello che Gesù amava». Di lui sappiamo che fu chiamato direttamente da Gesù e partecipò agli eventi più importanti della vita del Maestro: presenziò alla risurrezione della figlia di Giairo, fu presente alla Trasfigurazione sul Monte Tabor e rimase accanto a Gesù nell’agonia dell’orto del Getsemani. Giovanni era presente anche durante l’Ultima Cena: poggiando affettuosamente il capo sulla spalla di Gesù, ricevette l’ispirazione e la sapienza che, anni dopo, lo avrebbero guidato nella stesura del suo Vangelo. All’annuncio della resurrezione fatto dalle donne, corse insieme a Pietro al sepolcro; e sul lago di Galilea fu proprio lui a riconoscere Gesù e a dire agli altri: «È il Signore!». Con Maria rimase ai piedi della croce nei giorni che precedettero la Resurrezione. Oltre a scrivere il quarto Vangelo, il più spirituale di tutti, Giovanni compose anche tre Lettere e il Libro dell’Apocalisse, l’ultimo libro del Nuovo Testamento. Da anziano subì a Roma il tentativo di martirio nella caldaia con olio bollente, dove oggi sorge una basilica a lui dedicata. Secondo la narrazione, l’olio si trasformò in un liquido rinfrescante, e Giovanni ne uscì non solo illeso, ma persino rinvigorito. Questo miracolo spaventò l’Imperatore Domiziano, che lo esiliò in Grecia. Giovanni fu l’ultimo apostolo a morire ed è l’unico a essere morto di morte naturale. Negli ultimi anni di vita partecipava alle riunioni dei cristiani e ripeteva loro gli insegnamenti del Maestro, ricordando soprattutto il comandamento dell’amore, l’unica cosa davvero necessaria.
Agiografia
«Il Signore Gesù lo predilesse e, dall’alto della croce, quasi per testamento, lo affidò come figlio alla Vergine Madre. Il grande dono d’amore, che da pescatore lo aveva fatto discepolo, lo portò a intuire e ad annunciare con singolare chiarezza, oltre ogni misura di capacità umana, l’increata divinità del Verbo». Il Vangelo di Giovanni è considerato il “fiore dei Vangeli”, il più spirituale e caratterizzato da uno stile distintivo rispetto agli altri tre: Matteo, Marco e Luca. Alcuni critici moderni ritengono che il racconto evangelico, troppo elevato per un semplice pescatore, non sia direttamente attribuibile a Giovanni, ma alla testimonianza raccolta da autori anonimi. Si tratta comunque di un esempio teologico di grande altezza e importanza. A San Giovanni apostolo ed evangelista è tradizionalmente associato il simbolo dell’aquila, perché il suo Vangelo si innalza verso un livello più elevato. L’aquila è anche simbolo di forza, potenza e libertà, qualità che caratterizzano la sua testimonianza di fede in Cristo. Il Vangelo di Giovanni si distingue inoltre per la rappresentazione molto umana di Gesù, evidente nei dettagli della sua vita e nei suoi insegnamenti. Esprime un amore viscerale e assoluto, narrato per un pubblico diverso rispetto agli altri tre Vangeli, con un approccio più universale e complesso. Celebre è il suo incipit: «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni».
Intervista impossibile di Monsignor Rosario Saro Vella al Santo
Sei chiamato il “discepolo amato” e ci insegni che la vita cristiana nasce da un’intima relazione con Cristo. Quali consigli ci dai per custodire e alimentare ogni giorno questa profonda comunione?
Voi mi chiamate «il discepolo che Gesù amava». Ma il segreto non sta nel fatto che io sia stato amato più degli altri, quanto nel fatto che mi sono lasciato amare. La comunione con Cristo nasce quando il cuore smette di fuggire e accoglie la luce che Egli già dona. «Rimanete nel suo amore», ho scritto, perché questo è il centro di tutto. Non basta aver incontrato il Signore un giorno: occorre restare presso di Lui, come io rimasi ai suoi piedi durante l’Ultima Cena e ai piedi della Croce. Restare significa decidere che Cristo sia il luogo dove il vostro cuore abita. La comunione si custodisce e si alimenta ascoltando la sua Parola e lasciando che il Vangelo vi parli ogni giorno. Non leggetelo solo con gli occhi, ma con il cuore: in esso Gesù vi rivelerà la sua volontà e la sua amicizia.
In che modo lo sguardo contemplativo può diventare la fonte ispiratrice di un’azione missionaria ed evangelizzatrice efficace?
La missione non nasce dallo sforzo, ma dallo sguardo. Prima di parlare di Cristo, lasciate che sia Cristo a parlare a voi. Chi contempla il Signore riconosce la sua gloria, come io la vidi in Colui che era «pieno di grazia e di verità». Solo chi conosce la verità nel cuore può portarla nel mondo senza timore. Lo sguardo contemplativo accende l’amore, che è alla fonte di ogni vera missione. Non potete essere missionari se il vostro cuore non arde: annuncereste solo parole. Lasciate che l’amore ricevuto diventi amore donato. Questa modalità vi libererà dall’ansia e dalla vanità, perché chi resta nell’Amato smette di cercare sé stesso nella missione. La vostra opera non vi appartiene: è come la luce che attraversa un vetro, non il vetro che la produce. Così vi renderete umili e, proprio per questo, davvero efficaci.
Come possiamo vivere insieme la fedeltà alla verità senza mai separarla dalla pratica concreta della carità?
La verità e la carità non sono due strade separate, ma un’unica via: quella che conduce al cuore di Dio. Non potete custodire la verità se non amate, e non potete amare davvero se vi allontanate dalla verità. La verità che Cristo ha rivelato non è una semplice idea, ma una Persona, la Luce che «illumina ogni uomo». Se volete essere fedeli alla verità, rimanete nel suo amore: solo chi si sa essere amato non teme la Luce. L’amore custodisce la verità dal diventare durezza perché, quando è separata dalla carità, la verità diventa pietra che ferisce. La carità le restituisce il volto di Cristo: un volto che non schiaccia, ma innalza; che non condanna, ma salva. Annunciate la verità come Colui che l’ha portata: con mitezza, con pazienza, con mani capaci di rialzare. La verità dà alla carità la sua direzione, perché l’amore senza verità si smarrisce e diventa semplice benevolenza, incapace di guidare al bene. In Cristo, invece, carità e verità convergono: amare significa desiderare di condurre l’altro alla Luce. Ma camminate nella Luce insieme, poiché non vi è fedeltà alla verità se camminate soli. Sostenetevi gli uni con gli altri, correggetevi con dolcezza, ricordando che siete membra dello stesso Corpo. La comunione è il luogo dove la verità si fa carità, e la carità diventa verità vissuta.
Tu hai visto, creduto e testimoniato la luce del Verbo incarnato. Come possiamo imparare a riconoscere la presenza viva di Dio nella nostra storia e rafforzare la nostra fede?
Io ho visto la Luce fatta carne, ma essa illumina ancora la strada di ciascuno. Imparate a cercare Dio nel quotidiano, perché la sua presenza non si manifesta solo in eventi straordinari: la sua traccia attraversa il silenzio, le relazioni, le ferite che guariscono, la pace che non sapete da dove venga. Nulla della vostra storia è estraneo al suo sguardo: lì, se ascoltate, lo troverete. In ogni tempo occorre accogliere la luce di Cristo senza temere le ombre perché, quando entra nella vita, rivela ciò che è fragile e lo risana. La fede cresce lasciando che Cristo illumini le zone più profonde del cuore, perché ciò che io ho toccato con mano, voi lo potete incontrare nella Parola. Lasciate che essa scenda nel profondo: vi renderà capaci di riconoscere il Signore nelle vostre strade, colui che vi sosterrà quando avrete bisogno di consolazione o liberazione. Lo Spirito ci fa scoprire che Dio era già lì, anche quando non ve ne accorgevate. Nessuno cresce nella fede da solo. Ciò che vedete da soli può essere fragile; ciò che condividete diventa forte. La comunità è il luogo dove la presenza di Dio si fa concreta, dove la nostra storia si intreccia con quella dei fratelli, e dove la fede si rafforza perché viene donata. Allora, ciò che avete contemplato anche solo in parte, annunciatelo con semplicità: con un gesto, una parola, una scelta limpida. Perché è chi dona la luce a riceverne di più.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto con abiti tradizionali. Spesso è accompagnato da un’aquila, simbolo dell’altezza spirituale e teologica dei suoi scritti, in particolare del Vangelo e dell’Apocalisse. In alcune rappresentazioni tiene in mano un libro e una penna, richiamando la sua attività di evangelista e autore ispirato. Non di rado appare anche con un calice da cui esce un serpente o con un calderone d’olio bollente, evocando il miracolo di Roma, quando sopravvisse illeso al tentativo di martirio. Talvolta gli viene attribuita una coppa, che richiama sia lo stesso episodio miracoloso sia il simbolo del sacrificio e della fede. Questi elementi iconografici non solo permettono di riconoscerlo immediatamente nell’arte sacra, ma ricordano anche episodi significativi della sua vita, la sua opera di evangelista e la testimonianza di fede che lo contraddistinse.
Tradizione gastronomica legata al culto
Il culto del santo è strettamente legato alla simbologia del pesce, alimento tradizionalmente consumato in suo onore. Il santo assistette alla pesca miracolosa e alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, ed era egli stesso pescatore prima di seguire Gesù. Nel corso dei secoli, questa associazione ha dato origine a numerose tradizioni gastronomiche locali, in cui il pesce diventa protagonista di feste e celebrazioni dedicate a San Giovanni. In molte comunità, specialmente lungo le coste e vicino ai laghi, la preparazione di piatti a base di pesce in occasione della sua festa non è solo un momento conviviale, ma anche un segno di devozione e di ricordo dei miracoli evangelici legati alla sua persona. Questa simbologia richiama il ruolo del santo come testimone della Provvidenza divina e della moltiplicazione dei doni di Dio, invitando i fedeli a riconoscere nella semplicità del cibo quotidiano la presenza e la cura di Dio nella vita di tutti i giorni.
Curiosità
Secondo la tradizione, San Giovanni e suo fratello erano così pieni di energia e passione che Gesù li soprannominò “figli del tuono”. Come ricorda il Vangelo: «Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali Gesù diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono». Sempre pronti all’azione e con un carattere impetuoso, riflettevano la forza del loro entusiasmo nel seguire il Maestro e nel diffondere il Vangelo.
Preghiere a San Giovanni
San Giovanni, giovane discepolo dal cuore puro e dalla mente luminosa,
tu che, incontrando il Maestro, gli chiedesti: «Maestro, dove abiti?»
e quel giorno ricevesti la grazia di conoscerlo e fermarti con Lui,
decidendo poi di seguirlo e servirlo,
fa’ che anche noi non perdiamo l’occasione dell’incontro con Gesù.
Donaci il desiderio di conoscerlo,
la volontà di cercarlo e la forza di seguirlo.
Fa’ che nei momenti difficili sappiamo poggiare il nostro cuore sul cuore di Cristo,
come tu facesti durante l’Ultima Cena.
Tu che più di ogni altro conoscesti le profondità dell’amore di Dio
e ti sei sentito il “discepolo amato” da Gesù,
fa’ che i nostri occhi possano contemplare la presenza viva di Cristo
e sentirci in Lui, come te, «figli amati».
La tua giovinezza vissuta nella purezza e alla scuola del Maestro
accenda in noi il desiderio di pensieri, parole e gesti puri.
San Giovanni, che accogliesti nella tua casa Maria come Madre,
fa’ che la sua presenza non ci abbandoni mai
e la tua intercessione custodisca ed accresca in noi la fede.
Aiutaci a correre perseveranti verso le mete che l’amore ci indica,
per annunciare insieme a te, a tutti, la gioia della Risurrezione di Cristo.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O glorioso San Giovanni,
che per quell’angelica purezza che sempre formò il vostro carattere,
foste degno dei privilegi più singolari:
essere il discepolo prediletto di Gesù Cristo,
ripercorrere il suo cuore poggiando sul suo petto,
contemplare la sua gloria, assistere da vicino ai prodigi più stupendi,
e infine essere dalla bocca stessa del Redentore dichiarato figlio e custode della sua divina Madre;
otteneteci, vi preghiamo, la grazia di custodire sempre gelosamente la castità,
adeguata al nostro stato di vita,
ed evitare tutto ciò che potrebbe offenderla anche minimamente,
per meritarci le grazie più eccelse,
e specialmente la protezione della Beata Vergine Maria,
che è la caparra più sicura della perseveranza nel bene e della beatitudine eterna.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.