Don Emilio, giardiniere di Dio per tutte le età
Dai bambini ai più anziani, nella comunità parrocchiale di Santa Maria Apparente a Civitanova Marche, don Emilio Rocchi vive il proprio impegno sentendosi chiamato a "coltivare, annaffiare e far crescere tutto il buono che c’è". Dalla scuola materna alla pastorale per la terza età, quella della pastorale famigliare è la nota dominante, in un dialogo tra le generazioni. Il parroco è un punto di riferimento anche per il Movimento dei Focolari.
5 giugno 1411. Vico Salimbene cammina per la campagna appena fuori dal suo paese, Civitanova Marche, all’epoca flagellata da una terribile pestilenza. Ed ecco, all’improvviso, gli appare la Vergine Maria. La Madonna gli chiede di far erigere una cappella proprio in quel luogo. Ma nessuno crede al racconto di Vico, e la sua richiesta rimane inascoltata. Una seconda volta la Vergine si presenta al giovane, e di nuovo nessuno prende sul serio le sue parole. Alla terza apparizione, la madre di Gesù decide di farsi sentire e fa suonare, miracolosamente, tutte le campane del paese. Gli ecclesiastici locali, finalmente, credono alle parole di Vico e la cappella viene costruita. La Madonna aveva promesso che se fosse stato eretto un santuario nel luogo delle apparizioni, avrebbe liberato Civitanova dalla peste. E così fu.
È questa la storia del Santuario di Santa Maria Apparente di Civitanova Marche, o di “Santa Maria che appare”, in ricordo delle apparizioni del Quattrocento. Nel 1961, al santuario viene affiancata una parrocchia, inizialmente dedicata a San Domenico Savio. Negli Anni Novanta viene poi realizzata una nuova chiesa, più grande, per accogliere il numero crescente di fedeli. Il suo nome torna a legarsi a quello del Santuario: Santa Maria Apparente.
«Oggi prestiamo attenzione alle pestilenze attuali e cerchiamo di affrontarle» – dice il parroco, don Emilio Rocchi. Anche la sua storia personale vede la sconfitta di una malattia e una guarigione definita dai medici “miracolosa”. «Mi piace usare l’immagine dell’annaffiatoio – racconta il sacerdote, che è anche docente di teologica dogmatica e vicino al Movimento dei Focolari –. Il mio compito è quello di coltivare questa parrocchia e questo santuario, annaffiare e far crescere tutto il buono che c’è».
Il Santuario – che nel paese tutti chiamano affettuosamente “la chiesetta” – è vicino alla parrocchia ma è un luogo di culto separato, meta di devoti e pellegrini, scelto per celebrare tanti matrimoni. È aperto tutti i giorni, la domenica si celebra la Messa serale e ogni sabato alle 15 si recita il Rosario settimanale. «La presenza del Santuario ci spinge a osservare le pestilenze e le infezioni di oggi – riflette don Emilio –. Per questo diamo grande spazio alla pastorale familiare, perché le famiglie oggi hanno bisogno di sostegno». Il 25 aprile, giorno del riconoscimento ufficiale delle apparizioni miracolose – era il 1412 – è, tradizionalmente, una giornata dedicate alle famiglie, che vanno al Santuario per un momento di ritiro spirituale, di condivisione e di festa.
«In realtà, in tutte le attività che portiamo avanti in parrocchia mettiamo sempre al centro le famiglie», sottolinea il sacerdote. «Fin da quando la parrocchia fu fondata, fu realizzata anche una scuola materna, proprio per venire incontro alle esigenze dei genitori». Intitolata a Pio XII, inizialmente era affidata alle suore domenicane dell’Istituto di Santa Caterina da Siena, mentre oggi le insegnanti sono laiche e i piccoli che la frequentano sono una settantina. «Il motto della scuola è ‘Prima i bambini’ – ricorda il parroco –. Se i genitori sanno che i propri figli sono ben seguiti, è una gioia anche per loro».
Anche nei percorsi di catechismo, agli incontri per i bambini si affiancano quelli che coinvolgono le mamme e i papà, ai quali vengono proposti appuntamenti mensili. Senza dimenticare gli anziani, «pilastri su cui oggi poggiano tante famiglie», evidenzia il sacerdote: «Una delle ultime realtà che abbiamo accolto in parrocchia è l’Unitre, l’Università della Terza Età, con le loro attività».
Tanti over 65, ma non solo, affollano le sale parrocchiali, quando si tiene uno degli appuntamenti più attesi nella comunità: il torneo di burraco. «Gioco anche io!», confessa con il sorriso don Emilio. «Uno spazio per stare insieme e raccogliere fondi per beneficenza – spiega –. È un modo per avvicinare anche tanti che abitualmente non frequentano abitualmente la parrocchia, sostenere l’amicizia e sanare ferite».
Tra i tanti laici che danno una mano a Santa Maria Apparente ci sono Gianluigi ed Enza, sposati da 15 anni. «Ci siamo conosciuti grazie all’Unitalsi, su un treno bianco diretto a Lourdes dove eravamo entrambi volontari», raccontano. L’amore per gli altri e per il sociale non li ha abbandonati: «In parrocchia seguiamo la pastorale familiare, ma diamo una mano anche nell’organizzazione di serate e attività per i diversamente abili».
(di Giulia Rocchi – foto gentilmente concesse da don Emilio Rocchi)