20 Dicembre 2025

Il cuore grande di Alà dei Sardi

Il parroco, don Giammaria Canu, che ha anche un impegno regionale e diocesano per i più giovani dell'Azione Cattolica, è l'anima di una serie di attenzioni alle persone più fragili: anziani, malati, famiglie meno abbienti, ragazzi con difficoltà cognitive e motorie. E la parrocchia di Alà tesse una rete anche col territorio.

Ozieri è la più piccola delle diocesi sarde, in provincia di Sassari, con 30 parrocchie e 46 mila abitanti. Qui è parroco dal 2020, in Alà dei Sardi, don Giammaria Canu, assistente regionale dei ragazzi e assistente diocesano dei giovani dell’Azione Cattolica.
“Nella nostra parrocchia di S. Agostino – esordisce il sacerdote – la cui chiesa è dedicata alla Madonna del Rosario, sono molte le feste dei santi celebrate con grande devozione (S. Agostino, S. Sebastiano, S. Rita, S. Rosa, S. Lucia, San Giovanni) ma la più importante è quella di San Francesco d’Assisi, che raduna migliaia di fedeli anche dalle zone limitrofe. I parrocchiani sono molto generosi e accoglienti, come in tutte le comunità dell’entroterra sardo, ricco di tipicità storiche, culturali, agroalimentari. L’età media è alta, anche perché la longevità dei sardi è rinomata, ma collaborano con la nostra parrocchia anche alcune associazioni sportive, che contribuiscono ad organizzare la rinomata gara internazionale di corsa campestre nota come “Cross di Alà dei Sardi” (divenuto da dieci anni a questa parte il Memorial Elisa Migliore). Nel contesto parrocchiale ci sono anche gruppi musicali che animano la liturgia, un gruppo di animazione francescana e uno missionario e anche una confraternita maschile. Grande fermento si registra in estate per l’estrazione del sughero, ma tra le attività economiche del territorio il primato va alla produzione del latte di pecora, dei formaggi, degli insaccati stagionati e alla lavorazione della pietra. I giovani lavorano e studiano fuori sede, ma in tanti attendono il Gr.Est estivo per mettersi a disposizione dei più piccoli”.

La fragilità al centro

“Il mio braccio forte – precisa sorridendo il parroco – sono le suore. Nella nostra comunità di Alà dei Sardi sono presenti le Figlie della Carità di S. Vincenzo de Paoli, cui è affidata la scuola dell’infanzia, e anche con loro e con il gruppo del volontariato vincenziano ci occupiamo delle varie fragilità, con gesti concreti”.
Gerolama Mura, 53 anni e originaria di Buddusò, è la presidente del gruppo vincenziano, che è molto attivo in parrocchia. “Da quattro anni – racconta – abbiamo aperto un centro di aggregazione per ragazze con difficoltà cognitive e motorie in alcuni locali della parrocchia. Ci vediamo una volta a settimana e teniamo laboratori di pasta, lana, ricamo e pittura. Abbiamo preparato cesti natalizi con materiale riciclato e piccoli oggetti da regalo. In autunno il Comune ci ha fornito un bus gratuito per l’escursione in una fattoria didattica, in cui ci siamo deliziati a preparare dolci. Siamo anche a servizio di anziani e malati come ministri straordinari dell’Eucarestia, come pure di famiglie in difficoltà economica, che aiutiamo con pacchi spesa”.
Suor Cecilia Lardu, infermiera caposala, ha lavorato per quarant’anni in ospedale. Oggi fa da supporto alla scuola materna di Alà e segue il lavoro dei volontari.
“Il cuore del carisma del mio istituto è proprio la carità – racconta la religiosa – e lo stare con i deboli e con i bisognosi ci dona tanta gioia. In tutto siamo solo tre suore ma non mancano le volontarie laiche. Nel mese di maggio portiamo nelle case la preghiera del Rosario, in vista del Natale la Novena”.
Tra le ragazze accolte grazie ai volontari vincenziani c’è Elisabetta, 18 anni, che frequenta il quarto anno dell’istituto tecnico commerciale. “Vado in palestra – dice orgogliosa – e gioco a basket, sto bene con le mie amiche. In tutto qui al centro siamo 7, accompagnate dai nostri genitori e da 5 volontari. Mi piace passare il mio tempo al centro, rendermi utile, ma soprattutto dipingere, ballare e cantare. Ci divertiamo con il karaoke. Il desiderio più grande? Sto cercando di scrivere una lettera al Presidente della Repubblica Mattarella, sperando che ci accolga a Roma, insieme a Francesca, Marianna, Pina e Anna e ai due piccoli fratellini rumeni Leo e Lione”.
Don Giammaria è il vero motore di tanta attenzione ai più fragili e ci spiega ciò che lo muove dal profondo: “Abbiamo bisogno di leggere i germogli di Dio nella vita quotidiana. Queste testimonianze e l’esperienza comunitaria sono i segni tangibili dell’Amore di Dio Padre che, attraverso la venuta di Suo Figlio, rende i nostri sogni e i nostri desideri di bene veramente realizzabili”.

(di Sabina Leonetti – foto gentilmente concesse da don Giammaria Canu)

20 Dicembre 2025
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