Oratori, le braccia tese della Chiesa verso i giovani
Don Dario Mostaccio ci racconta come a Messina le realtà oratoriane si siano moltiplicate in modo significativo, incarnando l'attenzione ai giovani della comunità cristiana e rimettendo in moto anche beni pubblici che rischiavano di rimanere inutilizzati. "Il segreto - ci svela il parroco del Sacro Cuore di Milazzo - è fare rete".
“Ho mosso i miei primi passi nel mondo dell’oratorio che ero ancora un giovane sacerdote e, dopo un’esperienza nel Nord Italia, mi sono appassionato e ho deciso di dare vita ad un coordinamento locale anche qui”. È don Dario Mostaccio, classe 1978, arcidiocesi di Messina, a confessarci la sua passione per l’attività oratoriana, che ha assorbito anche da don Bosco e dalla formazione nella Pontificia Università Salesiana. Da vent’anni è presidente di Noi Messina, team degli oratori messinesi che ha fondato, cui è seguito anche l’incarico di coordinare la pastorale giovanile. Attualmente è consigliere nazionale di Noi Associazione, che conta oltre 1500 oratori affiliati, nonché parroco del Sacro Cuore di Milazzo (ME).
“Per una realtà diocesana vasta — dichiara don Dario — con 250 parrocchie, 400mila abitanti, che si estende dal Tirreno allo Ionio fino alle Isole Eolie, la grande forza ritrovata nell’oratorio ci aiuta a promuovere lo spirito di aggregazione, in particolare dei giovani, la solidarietà civile, culturale e sociale“. Ma come ha fatto a mettere insieme tante comunità eterogenee? “Avevo lanciato un sondaggio nelle parrocchie di questo territorio a vocazione turistica e di passaggio obbligato in Sicilia, affiliando 4 oratori. Poi ho continuato a diffondere questa cultura proprio occupandomi di giovani, fino a far nascere 40 oratori. Il fermento è ancora in atto, col desiderio di fare qualcosa nella ferialità. Le parrocchie che hanno potuto destinare dei locali di proprietà per questo uso si sono attivate, con ristrutturazioni di ambienti e acquisti, oppure da qualche parte sono state destinate scuole in comodato d’uso con il Comune. Ma non tutti hanno spazi da riservare per campetti o auditorium. C’è chi lavora tutto l’anno, chi invece solo per le attività estive”.
Franco Russo, pensionato, si occupava di contabilità ed è referente di uno dei primi oratori nati nel territorio diocesano, a Rometta Marea (ME). “Da bambino — racconta — sono cresciuto in parrocchia. Abbiamo iniziato a fare attività senza locali, solo cinema, fino a quando il parroco ha messo un salone a disposizione. Oggi in estate raggiungiamo i 150 minori dai 6 ai 14 anni; durante il periodo natalizio ci dedichiamo al teatro con giovani e ultrasessantenni, giochiamo a tombola, organizziamo una corrida. Tanti ragazzi, con l’aiuto dei catechisti, hanno cominciato pure ad avvicinarsi alla liturgia, grazie al gioco”.
“Contiamo circa 3.000 tesserati in diocesi — precisa don Dario — tra minori (75%) e adulti, con una media di 300 ragazzi per oratorio. Il dato nazionale è in controtendenza: maggiore presenza di adulti rispetto ai minori. I ragazzi più maturi durante l’anno si mettono a servizio degli altri, si formano come animatori, si “sporcano le mani” con l’estate ragazzi (da un mese estivo a tutta la stagione)”.
Gianluca Ranieri lavora come educatore in un centro parrocchiale di Taormina (ME). “Una tradizione speciale per la nostra città è il fermento oratoriano per la presenza di salesiani, di suore francescane e di altre congregazioni religiose femminili e maschili che collaborano con i parroci. Abbiamo ricevuto un finanziamento dai fondi dell’8xmille destinato che ha contribuito a realizzare un oratorio inaugurato nel 2024. Taormina è una località internazionale, con tre parrocchie, e qui l’oratorio è aperto quasi tutto l’anno, con 250 minori e un buon gruppo di giovani (molti dei quali studiano a Catania). Il nostro punto di forza è la formazione continua, su cui investiamo con altri 7 educatori volontari. Diversi genitori dei ragazzi quando possono danno una mano in cucina, anche se naturalmente l’estate, nel periodo natalizio e in quello pasquale l’80 per cento delle famiglie lavora nel settore turistico. Il nostro territorio offre tante opportunità che dobbiamo imparare a valorizzare. Il segreto è fare rete, perché contenitore e contenuti devono viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda”.
“Il mio desiderio — conclude don Dario — è impiantare un modello di oratorio a 360 gradi, creare dal nulla e far nascere un percorso educativo permanente. Sarebbe auspicabile anche un’attenzione degli imprenditori o delle donazioni private, visto che beneficiamo solo del 5 per mille e del tesseramento previsto da regolamento. L’esperienza del contatto diretto, dell’amicizia e dei legami che s’instaurano è fondamentale oggi, visto che rischiano di essere dominanti le relazioni virtuali. È bello uscire, fare festa, sperimentare la comunione e la comunità, e soprattutto ritrovarsi intorno al banchetto eucaristico”.
(di Sabina Leonetti – foto gentilmente concesse da don Dario Mostaccio)