4 Aprile 2024

A Casa Bakhita lo sviluppo umano è più forte della schiavitù

Casa Bakhita è un supporto concreto offerto dalla chiesa di Cerignola - Ascoli Satriano per i bisogni e le necessità materiali e spirituali dei circa 300 immigrati che ci vivono durante l 'anno e che possono arrivare a raggiungere le mille unità durante i raccolti estivi. Don Claudio Barboni, direttore diocesano e regionale di Migrantes, ci racconta come è nata e come è organizzata.

Borgo Tre Titoli, una piccola frazione del comune di Cerignola (FG) ai confini del tavoliere pugliese, è una delle tante periferie esistenziali del nostro tempo. Una minuscola porzione di territorio nell’agro cerignolano, appartenente alla diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, fatta da pochissimi casolari abbandonati e popolati per lo più da immigrati che lavorano nei campi.

 “Tre Titoli – spiega don Claudio Barboni, direttore diocesano e regionale di Migrantes – è un centro diffuso di lavoratori soprattutto africani, i quali, pur essendo a 15 chilometri da Cerignola, vivono senza tutela dei propri diritti né servizi di base. Ragion per cui la Chiesa ha avviato un’opera di sensibilizzazione del territorio attraverso i centri di preghiera nelle case degli immigrati”.

Tutto ha avuto avvio dagli incontri vissuti con le comunità del borgo, soprattutto in occasione del Natale e della Pasqua. L’intento era quello di offrire assistenza spirituale, anche grazie alla celebrazione della santa Messa nelle singole abitazioni. Da questa iniziale esperienza è nata Casa Bakhita, “un centro di attenzione pastorale”, come lo definisce don Claudio.

La struttura, realizzata anche grazie ai fondi dell’8xmille e intitolata a Giuseppina Bakhita, proclamata santa da Giovanni Paolo II e protettrice di tutte le donne e degli uomini che sono venduti come schiavi nel mondo, è un luogo dove coltivare lo sviluppo umano integrale. L’input lo ha dato Papa Francesco stesso, quando ha rinominato il Dicastero per i migranti “Dicastero per lo sviluppo umano integrale”. Questa semplice realtà, costituita da persone che non riescono a inserirsi nel tessuto sociale e lavorativo cittadino, è diventata

un luogo in cui potersi sentire parte di una comunità.

Di fatto, Casa Bakhita è un supporto concreto della chiesa locale per i bisogni e le necessità materiali e spirituali dei circa 300 immigrati che ci vivono durante l ‘anno e che possono arrivare a raggiungere le mille unità durante i raccolti estivi. Tutto ciò anche grazie alla volontà dei vescovi che si sono succeduti, prima mons. Felice Di Molfetta, poi mons. Luigi Renna e oggi mons. Fabio Ciollaro, e grazie al supporto delle suore vincenziane e di molti volontari laici.

“Quasi tutti gli abitanti del borgo non hanno documenti perché o non esistono o è difficile recuperarli, e pertanto non possono far valere i propri diritti. Ci sono persone che da trent’anni non hanno ancora avuto la possibilità di regolarizzare la propria situazione”, spiega il sacerdote.

Casa Bakhita non è un centro di accoglienza ma un luogo dove farsi prossimi, grazie all’offerta di una serie di servizi e attività finalizzati all’integrazione e alla tutela della dignità umana. La Caritas si occupa della distribuzione dei beni necessari e dell’alfabetizzazione di base, ma presso Casa Bakhita è anche possibile trovare aiuto per la regolarizzazione dei documenti, l’assistenza sanitaria e le questioni legali.

Ma non c’è da provvedere solo ai bisogni materiali, c’è anche la fame spirituale a cui far fronte. Ogni domenica la Migrantes organizza un momento di preghiera, avvalendosi anche della collaborazione di alcuni sacerdoti come don Giuseppe Pio, don Silvio di Missio, organismo pastorale della CEI, un francescano, padre Francis, e un pastore valdese, Rosario, il quale contribuisce all’annuncio del Vangelo durante gli incontri settimanali.

Casa Bakhita è una comunità che cerca di vivere un’esperienza di spiritualità, di dialogo ecumenico, di integrazione e soprattutto di fraternità e amicizia”, ci tiene a sottolineare don Claudio. Nel tempo si è creata una straordinaria sinergia tra le varie associazioni cattoliche e non, per aiutare le persone del posto ad uscire dai circuiti della prostituzione o del caporalato, cercando di indirizzarli agli sportelli comunali e alle strutture pubbliche.

Ogni 8 febbraio, giornata internazionale di preghiera contro la tratta in memoria di Santa Bakhita, il centro si veste a festa per vivere a pieno quella che è la sua vocazione di riscatto umano e sociale.

(testo e foto di Giacomo Capodivento)

4 Aprile 2024
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