29 Marzo 2023

A Fiesso l’inclusione comincia dalla scuola. E dalle donne

Una comunità parrocchiale vivace, quella di don Giorgio Zanforlin, che ha sposato con entusiasmo un progetto della Caritas di Rovigo per la prima alfabetizzazione delle donne migranti. Preziosi si sono rivelati la collaborazione col Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti e il contributo dei fondi dell'8xmille alla Chiesa cattolica.

“Insegnare l’italiano è un pretesto, un modo e un’occasione per stare insieme”. Con queste parole Luisa Pietropoli racconta l’idea che guida “Vivere in Italia”, progetto di prima alfabetizzazione per donne migranti avviato dalla Caritas della diocesi di Adria-Rovigo, a Fiesso Umbertiano, paese di circa quattromila abitanti nella provincia rodigina e realizzato in collaborazione con la Parrocchia della Natività della Beata Vergine Maria, grazie ai fondi dell’8xmille. Un’esperienza particolare ma non nuova, quella del piccolo centro del Polesine, la cui popolazione è per circa un 10% di origine straniera. “Quello che facciamo a Fiesso – dice la responsabile – è figlio di quanto portiamo avanti già da un decennio a Rovigo e provincia, dove esistono e sono attivi diversi corsi d’italiano per migranti”.

Una piccola realtà, che a suo modo è un modello. “Questa scuola è un po’ un prototipo di come dovrebbe funzionare un progetto della Caritas – prosegue la referente –; è partito per rispondere a dei bisogni espressi dalle persone che vivono sul territorio e anche, in qualche maniera, segnalare una situazione alle istituzioni. Poi abbiamo assunto un ruolo diverso con un ente, in questo caso il CPIA (Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti) che si è preso carico di alcuni aspetti importanti”. Il CPIA, infatti, da novembre 2022 ha avviato due corsi “istituzionali”, senza però, per volontà della Caritas e dello stesso Centro Provinciale, disperdere il patrimonio di relazioni e conoscenze costruite in precedenza. “Il CPIA – conclude Luisa Pietropoli – mette a disposizione gli insegnanti, la parrocchia i locali e i volontari che aiutano i docenti”.

Tra di loro c’è Annamaria, 70 anni tra poco, docente in pensione. “Dopo aver smesso con l’insegnamento formale – spiega la donna – ho fatto volontariato in vari ambiti e contesti, per esempio dando una mano in un doposcuola. In “Vivere in Italia” sono stata coinvolta insieme a un gruppo di persone, con storie ed età diverse.  Alcune di loro le conosco da una vita”. A far partire l’avventura della scuola di Fiesso una richiesta. “Una ragazza marocchina – ricorda Annamaria – ha detto a un amico che lei e un gruppo di donne sue connazionali avrebbero voluto fare un corso per imparare l’italiano. Questo amico ci ha chiamato e nel 2021 abbiamo iniziato”. “Nei primi mesi – aggiunge la ex docente – le ragazze e le donne, per la stragrande maggioranza sposate, con bambini e originarie dei Paesi arabi, erano una quindicina, un numero che era dovuto anche alle normative Covid che ci limitavano negli spazi, a causa del distanziamento”. Ora il gruppo e la proposta sono raddoppiati. “Le persone che frequentano le lezioni sono in totale una trentina, residenti a Fiesso e nei paesi vicini – racconta la donna –. Ci sono due corsi che si svolgono due-tre volte a settimana, uno al mattino e l’altro al pomeriggio, con orari flessibili, anche in base alle esigenze lavorative e familiari delle ragazze”.

Corsi dove, accanto alla didattica “classica”, assicurata dai docenti del CPIA, c’è una parte più laboratoriale, in cui le donne sono accompagnate dalle volontarie. “Rispetto all’anno scorso siamo in tre, oltre al coordinatore – dice la quasi settantenne – il nostro numero si è ridotto, perché sono diminuiti i nostri compiti. Ci occupiamo di fare attività collaterali in connessione con il territorio portando le nostre competenze, per esempio le abbiamo fatto visitare la biblioteca, le abbiamo coinvolte in proposte che riguardano la scuola dell’infanzia, che è parrocchiale e abbiamo organizzato lezioni di educazione fisica”. Un ventaglio di attività durante le quali si sono costruiti rapporti e relazioni. “Tra di loro le ragazze sono estremamente solidali – conclude Annamaria – e con noi hanno instaurato un bel legame. A Fiesso, che è un paese piccolo dove ci si conosce tutti, quando ci incontrano per strada o a fare la spesa, chiacchierano, ci abbracciano, sono davvero molto attente e affettuose”.

Un percorso quello di “Vivere in Italia” che sarebbe stato impossibile senza il supporto della parrocchia della Natività della Beata Vergine Maria di Fiesso, che fornisce anche gli spazi dove si svolgono le lezioni. “Sostenere l’iniziativa della Caritas gestita insieme al presidente del comitato della scuola dell’infanzia parrocchiale – dice il parroco don Giorgio Zanforlin – è stato naturale”. “L’anno scorso abbiamo accettato senza esitazione la proposta della Caritas – prosegue il sacerdote –. Quest’anno visto il successo e anche il bisogno delle donne straniere abbiamo continuato”. Un sostegno che si inserisce nel solco di quanto già la parrocchia fa. “Molte delle donne che frequentano la scuola d’italiano – conclude don Zanforlin – hanno i figli che già vengono all’oratorio. Fanno parte della nostra parrocchia”. Una comunità, quella di Fiesso, dove l’inclusione passa anche dall’italiano.

(di Roberto Brambilla – foto gentilmente concesse da Luisa Pietropoli)

29 Marzo 2023
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