31 Luglio 2023

A Fontanella la fraternità si costruisce a tavola

In un piccolo comune della bergamasca, la parrocchia è diventata una vera e propria “fontana del villaggio”, a cui tutti possono dissetarsi. Dopo il covid, gli spazi destinati alla condivisione sono tornati disponibili. Così il parroco, don Diego Poli, ha pensato di sfruttare gli ambienti parrocchiali anche per creare momenti che permettano alla gente del paese di conoscersi e abbattere pregiudizi.

“Dai venite, c’è l’impepata di cozze” è la frase che si potrebbe sentir pronunciare se si incrociasse don Diego Poli per le strade di Fontanella (BG), un paesino di neanche 5000 abitanti, unica parrocchia quella di San Cassiano di cui il sacerdote è parroco.

“Intorno alla tavola ci si conosce, si parla, ci si guarda, si crea fraternità – racconta don Diego – anche con persone di altre religioni.

Costruire ponti e abbattere muri: questo è il Vangelo”. Nel piccolo comune della bergamasca, la parrocchia è diventata una vera e propria “fontana del villaggio”, a cui tutti possono dissetarsi. Dopo il covid, gli spazi destinati alla condivisione sono tornati disponibili. Così il sacerdote ha pensato di sfruttare gli ambienti parrocchiali per creare momenti che permettessero alla gente del paese di stare insieme. Grazie all’aiuto dei suoi parrocchiani, l’oratorio di San Cassiano è diventato nel tempo un punto di riferimento dove ritrovarsi e conoscersi meglio.

Così sono nate le cene etniche e regionali, che vedono la partecipazione anche di 200 persone. Musiche, cibi tipici e danze che rispecchiano le tradizioni culturali presenti sul territorio. Dalla cena maghrebina a quella rumena, da quella araba a quella siciliana, passando per quella toscana e valdostana, senza dimenticare quella emiliana, succede che davanti ad un piatto tipico si fa comunità.

È ciò che è accaduto con le ventitré famiglie arabe con cui si è festeggiato insieme la fine della Pasqua cristiana e la fine del Ramadan. Un evento che ha suscitato stupore anche nelle loro comunità di origine. La stessa cosa è avvenuta in occasione della Pasqua con gli ortodossi, che celebrano la Risurrezione a una settimana di distanza da quella cattolica. 

“Attraverso queste cene nel corso dell’anno – racconta Carmen, una mamma di origini rumene coinvolta in uno di questi eventi – si sono creati molti legami tra i genitori, una possibilità per conoscerci e condividere dei momenti belli. Soprattutto per noi stranieri, che spesso ci limitiamo ad un saluto fugace con gli altri genitori all’uscita di scuola dei nostri figli”.

Nelle due cene dedicate alla comunità ortodossa a cui Carmen ha partecipato, ognuno ha portato da casa qualcosa di tipico, così come avviene di solito. Parlando di queste realtà sul luogo di lavoro, capita spesso che a Carmen dicano: “Bella vita fate voi a Fontanella”, ed è proprio vero, perché la vita bella è quella che nasce dalla condivisione.

Grazie a queste cene conviviali, ad oggi sono circa una sessantina i genitori che si sono resi disponibili per prestare servizio presso l’oratorio della parrocchia, mettendo a disposizione il loro tempo libero.

Grazie a loro, ogni sera è possibile fermarsi per un caffè o una birra. Mentre i ragazzi giocano nel campo sportivo, gli adulti hanno la possibilità di stringere nuove amicizie, “perché, se è vero che se ci sono le famiglie allora ci sono anche i ragazzi – spiega ancora don Diego – non è sempre vero il contrario, cioè che la presenza dei giovani implichi quella dei genitori”.

A turno le famiglie si ritrovano ad occuparsi del bar dell’oratorio o ad organizzare i pasti. Tra loro ci sono persone come Girolamo, per tutti Mimmo, che nonostante la lontananza dagli ambienti parrocchiali si ritrova a dare una mano nelle serate organizzate dal don. “Con mia moglie abbiamo dato disponibilità a occuparci del bar dell’oratorio una volta al mese, in base ai nostri impegni. Una bella occasione per imparare a fare i baristi – scherza Mimmo – e ridare vita all’oratorio che non era più tanto frequentato, trasformandolo in un punto di riferimento per il paese”.

“Nel nostro oratorio ci preoccupiamo di servire, perché il Vangelo è servizio – conclude il parroco – altrimenti non è Vangelo. La finalità di questi incontri è vedere la gente felice, vedere volti sorridenti, gente che sta insieme e che impara a volersi bene nonostante le differenze”.

(di Giacomo Capodivento – foto gentilmente concesse da don Diego Poli)

31 Luglio 2023
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