21 Maggio 2025

A scuola di giustizia, sulle orme dei nuovi martiri

Un gruppo di studenti delle facoltà giuridiche della Lateranense, insieme al loro cappellano, si sono messi sulle tracce di Falcone, Borsellino, Livatino e padre Puglisi. È solo una delle attività organizzate da don Michele Ferrari per gli universitari affidati alle sue cure pastorali.

Nella stanza di Paolo Borsellino c’è il suo “tocco”, il cappello che usava per le cerimonie ufficiali, e la macchina da scrivere elettrica. In quella di Giovanni Falcone, invece, ci sono gli originali dei documenti che hanno portato al “maxi processo”. Lo si scopre visitando il cosiddetto “Bunkerino”, o meglio nel Museo Falcone Borsellino, all’interno del Palazzo di Giustizia di Palermo, nelle stanze blindate dove i due magistrati lavorarono insieme per alcuni anni. Un sito aperto nel 2016, al quale si può accedere solo tramite alcune visite guidate, gratuite, in giorni prestabiliti. Hanno avuto la fortuna di poterlo visitare alcuni studenti di diritto della Pontificia Università Lateranense, che frequentano anche la cappellania universitaria. All’interno di un percorso sulla legalità, infatti, sono stati alcuni giorni in Sicilia per visitare i luoghi legati alla lotta alla criminalità organizzata.

Un “pellegrinviaggio”

«Il nostro è stato un “pellegrinviaggio”», dice Francesco Giammarresi, docente di Diritto romano nella facoltà di Diritto civile, nell’Istituto Utriusque Iuris della Lateranense, che ha organizzato il percorso insieme al cappellano dell’ateneo, don Michele Ferrari. Il viaggio si è svolto due anni fa, ma «l’idea è di riproporre questo percorso prossimamente, rendendolo un appuntamento fisso per gli studenti». La parola “pellegrinviaggio”, spiega il professore, «indica che è stato qualcosa a metà strada tra un pellegrinaggio e un viaggio di istruzione. Abbiamo fatto base a Palermo, ma visitato anche località vicine legate a personaggi quali Rosario Livatino, don Pino Puglisi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino». Prima tappa, subito dopo l’atterraggio in Sicilia, a Capaci, lungo la strada che collega l’aeroporto di Punta Raisi con il capoluogo siciliano. «Abbiamo voluto associare all’esperienza culturale ed educativa quella religiosa – sottolinea Giammarresi –. Tutti i giorni abbiamo avuto la possibilità di celebrare la Santa Messa. Il primo giorno, ad esempio, siamo stati nella cattedrale di Palermo, dove sono custodite reliquie della “santuzza”, santa Rosalia, e c’è anche la tomba di don Pino Puglisi, sacerdote del clero di Palermo che ha lavorato molto con i giovani cercando di offrire loro luoghi di aggregazione, riscatto, per cercare di allontanare gli adolescenti dalla tentazione della mafia, che promette ricchezze ma regala distruzione». A pochi passi dalla sua parrocchia di Brancaccio, per mano della mafia, il beato Puglisi ha trovato la morte. «Un’altra tappa importante del nostro percorso è stata proprio la zona di Brancaccio, con la casa museo dedicata a padre Puglisi», sottolinea il professore. Prima ancora di partire, «gli studenti si sono avvicinati alla figura del beato grazie alla visione del film “Alla luce del sole”, di Roberto Faenza – ricorda don Michele Ferrari –, che è stato introdotto dal cardinale vicario Baldo Reina, anche lui siciliano, e arricchito dalla presenza di uno degli attori del cast, che si trovava a Roma per alcuni giorni».

Del gruppo che è stato in Sicilia faceva parte anche Emanuele Andreacchio, studente di 24 anni. «È stato un viaggio ispirante, perché abbiamo visitato i luoghi di mafia, il Palazzo di Giustizia, quindi molto legati al nostro percorso di studi – riflette –. Ma anche un’occasione di amicizia che ci ha fatto stringere i rapporti tra di noi. Così come tutte le attività portate avanti dalla cappellania… Don Michele è molto attivo e ha tante idee. È ancor più importante in una università come la nostra, che ha piccoli numeri e quindi meno vivacità sociale».

L’università del Papa

Don Michele Ferrari è presente ogni giorno nell’università. «La Lateranense, all’interno delle Università Pontificie, è quella che ha lo speciale titolo di essere l’università del Papa», spiega. Accanto a una grande presenza di sacerdoti, religiose e religiosi che ne frequentano le aule, ci sono anche «altre facoltà naturalmente laiche, come quelle di diritto o di scienze della pace, voluta da Papa Francesco per promuovere la cooperazione – spiega il cappellano –. Gli studenti sono in buona parte fuori sede, quindi la cappellania è importante, perché tanti sentono il desiderio di un accompagnamento e una vicinanza speciali». Per questo don Michele porta avanti una pastorale fatta di presenza e ascolto. «C’è un’attività ordinaria della cappellania, concretamente tutti i giorni abbiamo la celebrazione di due Messe, e io sono presente in cappella ogni giorno – osserva –. Ma l’attività principale è l’accompagnamento spirituale di studenti, dipendenti e docenti, la cura pastorale dell’Università, fatta di presenza e ascolto quotidiano». Senza dimenticare «i momenti forti durante l’anno – aggiunge –, come l’inizio dell’anno accademico, i tempi liturgici forti, e abitualmente ogni anno si pensa anche un pellegrinaggio. Nel corso degli anni siamo stati in Terra Santa, Giordania e anche in Sicilia. Sono occasioni di crescita personale e spirituale».

(di Giulia Rocchi – foto gentilmente concesse da don Michele Ferrari)

21 Maggio 2025
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