A Solarolo, uniti nella tragedia e nella solidarietà
La toccante testimonianza di don Tiziano Zoli, parroco di Santa Maria Assunta a Solarolo. Il comune, in provincia di Ravenna ma nella diocesi di Faenza, è tra quelli più colpiti dalla terribile alluvione di questi giorni e la parrocchia è diventato subito il quartier generale della solidarietà, come raccontano anche le immagini che hanno condiviso con noi.Prima che l’acqua e il fango si riversassero nelle strade, Solarolo, nella diocesi di Faenza, contava circa 4.500 abitanti. Ieri c’erano invece almeno ottomila persone. “Siamo stati sommersi dall’acqua, ma ancor di più dalla solidarietà”. Si incrina la voce di don Tiziano Zoli, parroco di Santa Maria Assunta, che da giorni gira tra le case dei parrocchiani, dando coraggio, aiuto, conforto. “I volontari sono arrivati per aiutarci dalle altre zone della Romagna, dall’Emilia, ma anche dal resto d’Italia – racconta –. Gli alpini, la Protezione Civile, le amministrazioni….”. Impossibile elencare tutti i gruppi e i singoli che, armati di vanghe e scopettoni, stanno riportando la normalità nelle strade del paese. “Il problema adesso è il fango, che si sta asciugando e diventando come cemento e polvere”, spiega il sacerdote.
Ora che l’acqua si è ritirata, bisogna ripulire tutto e ricominciare. “Negli spazi della scuola dell’infanzia parrocchiale – illustra il parroco – abbiamo sistemato due stanze, che non erano state coinvolte dall’alluvione, per accogliere i bambini dai 3 ai 6 anni, mentre quelli della primaria vanno in biblioteca, dove con i volontari passano 2 ore al mattino e 3 al pomeriggio. Almeno si distraggono, stanno insieme e non pensano tutto il tempo a quello che è successo nel paese.
Metà della chiesa l’abbiamo adibita a deposito per gli alimenti e i vestiti che sono arrivati.
Con l’aiuto delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida, e sempre insieme a Protezione Civile e Comune, stiamo provvedendo alla distribuzione”.
Ci sono le macchine ferme ai bordi delle strade, che chissà se riusciranno mai a riaccendersi. Ci sono i mucchi di oggetti rotti, ormai inutilizzabili. Ma ancor più che dentro alle case, si contano i danni nelle campagne circostanti. “Questa è una zona ad alta vocazione agricola e vinicola – spiega don Tiziano –, ci sono tanti frutteti oltre al grano e alle orticole. Le piante, dopo 36 ore sommerse dall’acqua, rischiano di morire per asfissia radicale. I raccolti di quest’anno totalmente compromessi e per i frutteti anche per i prossimi due o tre anni. Però i nostri contadini si sono messi a disposizione degli altri con i propri trattori, veri carri armati della solidarietà, che vanno per le strade a tirare fuori di tutto, a dare una mano per lo spurgo delle case. Come siamo uniti nella tragedia, così siamo uniti nella solidarietà. Ieri abbiamo celebrato due Messe, e abbiamo pregato non solo per Solarolo ma per tutta la Romagna”.
Si sente un po’ “come don Camillo”, don Tiziano, in questi giorni. Ripensa a quando è rientrato nella sua parrocchia, e l’ha trovata sommersa da cinquanta centimetri di acqua. Appena sotto al mobile dove è custodita l’immagine in ceramica della Madonna della Salute, venerata nella cittadina romagnola.
“Romagna che si sveglia col sorriso ogni mattina”, cantava Raoul Casadei. “In questi giorni è più difficile sorridere – ammette il sacerdote – ma ci proviamo lo stesso. Mi basta, come è successo l’altro giorno, una bambina che si avvicina e mi dice: Don, perché sei triste? La vuoi una caramella?
E ringrazio il Signore per avermi fatto scoprire davvero l’odore delle mie pecore… Odore di terra, di acqua, di fango”.
(di Giulia Rocchi – foto gentilmente concesse da don Tiziano Zoli)