14 Giugno 2024

Ercolano: un colpo d’ala per rilanciare la speranza

L'Oratorio San Domenico Savio, il cui seme fu gettato ormai 25 anni fa, è oggi un fiore che spande il profumo della speranza in un terreno sociale difficile e minacciato dall'illegalità. Dietro una comunità educativa coriacea e generosa c'è la risposta vocazionale di un parroco lungimirante: don Pasquale Incoronato.

“Benvenuti nell’Oratorio San Domenico Savio in Ercolano, arcidiocesi di Napoli”. È lo striscione che campeggia davanti al cancello del centro parrocchiale Giovanni Paolo II della città famosa per gli scavi archeologici patrimonio dell’UNESCO, insieme a Pompei e Oplontis, con la strada che conduce al Gran Cono del Vesuvio e la ferrovia che collega i paesi della Circumvesuviana. Ad accoglierci è Giovanni, un volontario del servizio civile, 19 anni, entusiasta di potersi impegnare in questo luogo, strappato alla malavita organizzata. Fervono i preparativi per l’oratorio estivo, che continuerà fino alla fine di luglio. Attraversiamo campi sportivi e aule, scortati dalle parole e dagli sguardi di grandi protagonisti del nostro tempo, da Nelson Mandela e Oscar Romero fino a Rita Levi Montalcini, oppure intitolati a delle piccole scintille dell’amore di Dio, piccoli e giovani che hanno perso la vita come il parco giochi dedicato a Michele Cuomo. La chiesa-tenda, però, è il fulcro attorno a cui ruota questa realtà complessa.
Tutto ha avuto inizio ufficialmente nel 1999 con la nascita della onlus Locanda di Emmaus, grazie alla dedizione del parroco don Pasquale Incoronato, classe 1964, che aveva cominciato a recuperare ragazzi a rischio, andando a prendere i minori nei vicoli di Ercolano, 60 mila abitanti, dieci parrocchie.
A raccontare questa storia sono Geppina, Annamaria, Marianna, Maria Grazia, Pina, tutte mamme volontarie del centro, alcune in pensione, altre che hanno lasciato il lavoro, segnate dalla separazione o dalla perdita di un figlio. Loro, tutte di Ercolano, sono il perno di ogni attività, e dedicano almeno 4 ore al giorno del loro tempo, agiscono da supporto ai volontari del servizio civile e sono il braccio forte di don Pasquale, che è anche docente nella Pontificia Università Teologica dell’Italia meridionale.
Nel 1995 don Pasquale inventava «La discoteca di Gesù» con il desiderio di seminare il bene nel cuore dei giovani attraverso la musica: insieme ad un gruppo di giovani avevano musicato con ritmi moderni alcuni testi religiosi, girando con un complesso in diverse discoteche. Successivamente approdando alla chiesa di Santa Maria del Pilar, sempre ad Ercolano, un istituto di suore mise a disposizione una stanza per le riunioni, dove si raccoglievano circa 80 ragazzi della zona e un cortile, e dove si organizzava l’oratorio S. Domenico Savio (1993 -1998).
In uno chalet abbandonato di proprietà comunale, dalla fine del 2004, dopo una serie di delitti che aveva funestato la comunità civile, il Comune concesse in comodato d’uso alla parrocchia la possibilità di costituire un centro polisportivo da ristrutturare per poi farne un oratorio inter-parrocchiale. Il centro divenne un’oasi nel deserto, un luogo dove inserire anche i figli delle famiglie camorristiche per farli crescere con gli altri, grazie al desiderio di riscatto di don Pasquale e allo scopo di favorire integrazione e aggregazione sociale. Oltre alla catechesi e al cammino di fede, infatti, vengono proposti corsi di formazione per le famiglie, per i giovani fidanzati e per i volontari, recupero scolastico e servizio mensa per i minori, scuola calcio, danza ed educazione allo sport, corsi di informatica, musica, pilates e inglese, attività di prevenzione dei tumori e perfino mercatini.
“Il tutto viene realizzato coinvolgendo ben 14 associazioni e cooperative del territorio, perché la rete è necessaria – spiega Maria Grazia – e dopo il covid le richieste sono aumentate e gli utenti sono passati da 30 a 70. La povertà educativa è maggiore di quella economica, perché magari minori indossano abiti firmati, usano i-phone e pretendono auto lussuose, ma c’è da contrastare l’arruolamento nella malavita, con tanti figli che, se i genitori sono in carcere, restano soli. Le scuole interagiscono volentieri con noi, che spesso sopperiamo alle carenze dei servizi sociali. Quando mi hanno proposto di dare una mano al centro – prosegue – ho voluto restituire ciò che mi è stato donato dalla vita e non piangermi addosso per quanto mi è stato tolto, costruendo speranza: il Signore Gesù bussa e vuole aver bisogno di noi. Abbiamo denunciato casi di violenza domestica e di abusi sessuali, preso in carico famiglie intere in sinergia con il Tribunale dei Minori e aiutato ragazze a non abortire, ma c’è ancora tanto bisogno di formazione permanente degli adulti, perché il silenzio e l’omertà sono devastanti. Il territorio purtroppo non offre lavoro: la floricoltura, il mercato degli stracci, il turismo, la ristorazione potrebbero innalzare il livello occupazionale se anche il senso di appartenenza e identità fossero più sentiti”.
Geppina, insegnante in pensione di 69 anni, ha una verve invidiabile, con una figlia adottata da poco laureata: “Senza la presenza di Dio nel nostro cuore e se Lui non fosse il centro e il motore non potremmo fare volontariato qui. Questo è il nostro vero valore aggiunto”.
Non è mai tempo di bilanci, ma dopo tanti anni di pastorale della strada don Pasquale prova a delineare un quadro del suo impegno. “Il mio grazie più speciale va a suor Marisa, a don Mimmo Battaglia e a tutti i volontari. Il nostro è un percorso di riscatto. Non abbiamo mai chiesto assistenzialismo ma abbiamo voluto creare una coscienza sociale per poi evangelizzare. Oggi non si protesta più in piazza ma sui social. Partire da un disagio, far nascere un circuito, uscire dai bassifondi, ricucire il gap con la normalità. Due elementi si oppongono a questa mentalità. Innanzi tutto la facilità di accesso ai beni materiali, con la malavita, che non incentiva allo studio e induce in tentazione anche le classi più abbienti. In secondo luogo una economia sommersa e illegale che contrasta la diffusione della cultura. Qui s’innesta la nostra fatica educativa”.
“Il covid – aggiunge il parroco di Ercolano – ha anticipato dei processi con più veemenza: adulti stanchi, giovani violenti e capricciosi. Dobbiamo recuperare la dignità della persona perché la comunità civile ed ecclesiale ha il dovere di non abdicare al proprio ruolo. Qui mi sento protetto dai collaboratori attivi, ma sono alla ricerca di sognatori come me per redimere conflitti, superare la stanchezza a tutti i livelli, coltivare un anelito di speranza e fiducia cristiane”.
“Facciamo del nostro cuore – conclude don Pasquale – l’ala che ci sa trascinare in volo, e nel nostro volo la speranza che altri possano salire in alto”.

(testo e foto di Sabina Leonetti)

14 Giugno 2024
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