5 Novembre 2025

A Taurisano la casa di don Biagio ha le porte aperte

In una zona fragile della cittadina salentina, il giovane parroco dei Santi Martiri Giovanni Battista e Maria Goretti, don Biagio Errico, ha scelto di occupare una sola stanza della propria casa canonica per destinare anche quegli spazi ai suoi ragazzi, che sanno di poter sempre contare sull'accoglienza del sacerdote.

Nella parrocchia dei Santi Martiri Giovanni Battista e Maria Goretti a Taurisano (LE), vicino Gallipoli, non c’è l’oratorio. Per giocare a pallone, don Biagio Errico ha fatto montare due porte nell’atrio. Si è rotto un vetro, ma «i sorrisi dei ragazzi valgono molto di più». I giovani, qui, si sentono «a casa».

Ed è proprio la sua casa il primo avamposto di accoglienza per gli adolescenti e i giovani della zona. «Mi ispiro agli insegnamenti di san Filippo Neri» – racconta il sacerdote che a Taurisano è da quattro anni; prima è stato viceparroco e ora, da un anno e mezzo, parroco della comunità. «La casa canonica era troppo grande per me, così mi sono preso solo una stanza, con il letto e la scrivania – racconta –. Le altre stanze le ho messe a disposizione dei ragazzi, che possono venire quando vogliono. È sempre aperto!». C’è chi arriva direttamente dopo la scuola, e può mangiare un piatto di pasta preparato “dal don”, come lo chiamano i più giovani. «Mi sento come un padre per loro», confessa. Qualcun altro passa nel pomeriggio: c’è chi fa i compiti – «in pochi!» ammette il sacerdote con un sospiro tra il divertito e il rassegnato – e chi, invece, preferisce giocare a Fifa sul divano.

Il popolare videogioco calcistico è stato al centro di un torneo, promosso dai ragazzi stessi, proprio lo scorso fine settimana. «Nelle giornate di sabato e domenica, i ragazzi hanno organizzato da soli il torneo di Fifa coinvolgendo anche alcuni amici che abitualmente non frequentano la parrocchia», spiega Alessandra Patisso, 26 anni, educatrice. L’obiettivo non era soltanto divertirsi, ma soprattutto trovare i fondi per sistemare alcuni spazi parrocchiali. «Come detto non abbiamo un oratorio e i ragazzi si stanno impegnando nel cercare di raccogliere soldi – prosegue Alessandra – . Vorremmo uno spazio tutto nostro, che al momento non c’è. Nelle stanze che utilizziamo c’è chi fa catechismo, chi organizza altri incontri. Ci sono alcuni locali inutilizzati che andrebbero ristrutturati».

Il grest ha il suo quartier generale nel teatro parrocchiale, una grande sala a gradoni. Il palco, una volta al mese, si trasforma perfino in dormitorio. «In accordo con i genitori, ogni terza domenica del mese, i ragazzi restano a dormire in parrocchia – fa sapere don Biagio –; si sistemano con i sacchi a pelo, in stile Gmg. Anche per san Filippo Neri o san Giovanni Bosco, l’oratorio non erano gli spazi, ma le persone».

In tutto, gravitano ai Santi Martiri una sessantina di ragazzi tra i 13 e i 18 anni. Vanno in parrocchia ogni giorno, ma gli incontri strutturati sono una o due volte a settimana, più la domenica. «C’è chi garantisce una presenza costante e chi, per vari impegni, non ce la fa ad esserci sempre, ma stiamo riuscendo a portare avanti questo gruppo», spiega ancora Alessandra. Con lei, altri cinque volontari hanno scelto «di affiancare il don in questo progetto – dice –. Oltre ad essere educatori del gruppo giovani, organizziamo anche il campo estivo. Per i nostri ragazzi siamo “i big” del gruppo. Al momento stiamo già progettando il campo per il prossimo anno, abbiamo diverse mete in mente. Allo stesso tempo, portiamo avanti un nostro percorso di approfondimento e riflessione; ci riuniamo ogni lunedì alle 20.15».

Collabora con le diverse attività anche Rossella Rizzello, storica parrocchiana ed educatrice della parrocchia. «La società oggi non offre ai ragazzi molte prospettive di inclusione e di relazione – riflette –. Attraverso i nostri percorsi cerchiamo di creare tra loro quel collante che li faccia crescere nella maniera migliore, senza mai perdere di vista l’elemento fondamentale, cioè la fede. Fede che significa innanzitutto fiducia, in chi ti sta accanto, nel prossimo, in chi ti aiuta a fare scelte buone e vere». Per questo si cerca anche di responsabilizzare i ragazzi: «Cerchiamo di coinvolgere i giovani anche nelle altre attività che facciamo, ad esempio nell’organizzazione della festa parrocchiale o chiediamo di dare una mano nel catechismo dei bambini. Cerchiamo di mostrare loro un’altra prospettiva».

Non sempre è facile. «Ho subito vari furti – ricorda don Biagio –. A volte, semplicemente, entrano a fare danni. Siamo in una zona fragile della città. È una sfida grossa, io collaboro anche molto con la Polizia … a volte mi sento come don Matteo! È il mio modo di far capire ai ragazzi che gli voglio bene. Devono comprendere che possono essere migliori di così».

(di Giulia Rocchi – foto gentilmente concesse da don Biagio Errico)

5 Novembre 2025
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