20 Settembre 2022

Ambasciatori della bellezza tra i palazzi della periferia romana

Don Alessandro Caserio dal primo settembre è parroco a Santa Maria Madre del Redentore, a Tor Bella Monaca, una realtà di periferia che il sacerdote conosce bene. Uno dei quartieri con l’età media più bassa della Capitale e la cui comunità parrocchiale conta circa 36mila fedeli: molti di loro si spendono con grande generosità per il bene comune.

«Non è la bellezza che salverà il mondo, ma siamo noi che dobbiamo salvare la bellezza». E poi: «C’è più gioia nel dare che nel ricevere». La prima frase si trova in “Credo” di Simone Cristicchi; la seconda negli Atti degli Apostoli. Una accanto all’altra, sono scolpite nel cuore di don Alessandro Caserio, dal primo settembre parroco a Santa Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca. Una realtà di periferia che il sacerdote conosce bene, nella quale è stato prima da seminarista e poi da vicario parrocchiale e che, prima di entrare in seminario, frequentava già come volontario della Comunità di Sant’Egidio.
Nel territorio vivono molti giovani: «Tanti dei nostri ragazzi non conoscono la bellezza del mondo. Sta a noi fargliela conoscere, anche con una semplice partita all’oratorio o con un campo in montagna». Secondo le stime di Roma Capitale, Tor Bella Monaca è uno dei quartieri con l’età media più bassa della città. «Difficile dire quanti siano esattamente gli abitanti che fanno capo alla parrocchia, perché nel nostro territorio ci sono soprattutto case popolari, e lì è impossibile avere un reale controllo di quanta gente abiti in concreto – spiega don Caserio –. Diciamo che siamo attorno ai 36mila fedeli. Molti dei quali si spendono tanto per la comunità. C’è tanta bellezza anche qui». Quella di Santa Maria Madre del Redentore è «una parrocchia unica nel suo genere – sottolinea il sacerdote –, non tanto per il quartiere che serve, quanto per la comunità in sé. A parte i sacerdoti – siamo in 4 – c’è la presenza molto rilevante di alcune famiglie religiose, come le Figlie di Maria Ausiliatrice, che gestiscono l’oratorio e lo animano; le Missionarie della Carità e le suore di Santa Giovanna Antida Thouret, che si occupano del servizio ai poveri». Queste ultime, in particolare, nella cappellina di via dell’Archeologia, insieme ai volontari, gestiscono il centro d’ascolto parrocchiale.
«Ogni mese sono circa 200 le persone per cui prepariamo il pacco viveri», sottolinea il sacerdote. Sempre su via dell’Archeologia – uno stradone costeggiato da case popolari – sorge la casa delle suore Missionarie della Carità, che ogni giorno escono in coppia per andare a trovare i malati e gli anziani. Attente invece al mondo giovanile le religiose salesiane, tramite l’oratorio. «Stanno vicino ai ragazzi attraverso le attività sportive e il teatro – spiega il parroco –. Per quanto riguarda i gruppi sportivi, in particolare, abbiamo due belle realtà di calcio e una di danza, portate avanti insieme alla Pgs, polisportiva salesiana. Gli allenatori e le allenatrici sono ragazzi del territorio, bravissimi non solo a insegnare le discipline sportive in cui eccellono, ma soprattutto nel far passare i valori umani e cristiani a chi è poco più piccolo di loro». Oltre alla polisportiva salesiana c’è un centro culturale gestito da salesiani cooperatori, che «attraverso il teatro si propongono di far passare un messaggio di fede e di speranza». Sono gli stessi volontari e i ragazzi che frequentano il laboratorio teatrale a scrivere i copioni, presentando spettacoli inediti due o tre volte l’anno. Un modo per avvicinare al teatro anche chi ha rinunciato a studiare. Nel quartiere è purtroppo molto alto il tasso di abbandono scolastico e la parrocchia ha cercato di porre un argine a questo fenomeno attraverso il centro diurno “Casa mia, Casa nostra”, che segue i ragazzi dalle elementari fino alle superiori: «Bambini e ragazzi vengono in parrocchia nel pomeriggio, ricevono sostegno nei compiti e partecipano alle attività dell’oratorio – sottolinea il sacerdote –; cenano da noi tutti i giorni tranne il sabato e la domenica». A seguirli un grande gruppo di volontari che frequentano anche un percorso di fede, con la Scuola della Parola, che prevede due incontri al mese, più iniziative per la formazione liturgica. «Un’unione vincente tra l’aspetto spirituale e l’aspetto pratico», riflette ancora il parroco. «In questo quartiere dove emergono spesso brutte notizie – conclude don Caserio – c’è tanto amore che viene donato, tanti laici che offrono una luce di speranza. E questo è un aspetto importantissimo nella vita della nostra comunità».

(di Giulia Rocchi – Foto: Archivio Romano Siciliani)


20 Settembre 2022
raccontaci

Hai una storia da raccontarci?

Condividi la tua esperienza, ti potremo contattare per saperne di più.

Iscriviti alla nostra newsletter