22 Ottobre 2025

Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati: santità giovane

Don Maurizio Corbetta e don Gianluca Zurra ci accompagnano alla scoperta dei due nuovi giovani santi che durante il Giubileo sono stati canonizzati da Papa Leone. Per i giovani di tutto il mondo, due compagni di cammino molto speciali e due modelli di vita che possono ispirarli. Perché?

Lo scorso 7 settembre, in una piazza San Pietro gremita da decine di migliaia di fedeli, Leone XIV ha canonizzato Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, morti rispettivamente a 24 e 15 anni. Abbiamo voluto capire meglio chi sono questi due giovani nuovi santi, interpellando due sacerdoti che li conoscono bene: l’attuale parroco di Santa Maria Segreta, a Milano, dove Carlo Acutis ha vissuto la propria esperienza di fede, don Maurizio Corbetta, e il nostro amico don Gianluca Zurra, che nel triennio 2020 – 2023 è stato assistente nazionale dei giovani di Azione Cattolica. I lettori di questo sito e della rivista Sovvenire lo conoscono già bene perché ha firmato i quattro dossier con cui abbiamo approfondito i verbi del Giubileo.
La doppia intervista, realizzata da Stefano Proietti tra Milano e Grinzane Cavour (dove vive don Gianluca) è disponibile anche nel video di Cristian Gennari.

Chi è Carlo Acutis

Nato a Londra il 3 maggio 1991, da Andrea e Antonia Salzano (nella City per motivi di lavoro), crebbe a Milano. Ricevuta a soli 7 anni la Prima Comunione, fu cresimato nella parrocchia di Santa Maria Segreta nel 2003 e qui si impegnò come catechista. Studente del liceo classico, era abilissimo nell’informatica, mettendo questa dote a disposizione di amici e familiari e partecipando alla creazione di diversi siti web collegati alla sua fede. Innamorato di Assisi e di San Francesco, aiutava i poveri risparmiando dalla sua paghetta settimanale. La sua passione più grande però era l’Eucaristia, partecipando quotidianamente alla messa e sostando a lungo in adorazione. Nell’ottobre 2006, poco più che quindicenne, fu colpito da una leucemia fulminante. La sua festa si celebra il 12 ottobre, giorno della sua morte.

L’intervista a don Corbetta

Don Maurizio Corbetta, sacerdote dal 1981, dal 2017 è parroco di Santa Maria Segreta, la parrocchia milanese dove visse la propria fede Carlo Acutis

La prima cosa che mi viene in mente è quella che mi ha raccontato il mio predecessore che, entrando in questa chiesa appena nominato parroco, vide Carlo inginocchiato a pregare l’Eucarestia e gli fece questa domanda: “Ma tu vieni spesso qui?”. E lui disse: “Sì, vengo spesso perché la preghiera mi fa sentire leggero…”

Quale miracolo ha consentito di arrivare alla canonizzazione di Carlo?

Il miracolo è quello di una ragazza, Valeria, che nel 2022 a Firenze ebbe un incidente, con una emorragia cerebrale. La mamma si recò ad Assisi, sulla tomba di Carlo, e questa ragazza ottenne, in modo non spiegabile dalla scienza, la guarigione. Aggiungo, però, che c’è un’altra specie di miracolo che mi sembra ancora più significativo: la devozione verso Carlo che si è diffusa in tutto il mondo in modo incredibile. Qui a Santa Maria Segreta abbiamo pellegrini di ogni paese che vengono a pregare nel luogo in cui Carlo ha vissuto la sua fede e questo è certamente un altro grande miracolo…

Quali sono le principali caratteristiche della sua santità?

La prima penso sia il suo amore per Gesù, e quindi per l’Eucarestia, amore che si manifestava proprio attraverso l’adorazione, che Carlo amava fare. Direi però che lo sono anche la normalità e la semplicità di un ragazzo che ha vissuto la propria giovinezza con gioia, con disponibilità verso gli altri. Un ragazzo che non possiamo ridurre a un santino messo da una parte, perché invece era spigliato, amava la montagna, amava internet e il computer. Un ragazzo che sapeva stare bene con i suoi amici: questa normalità e questa semplicità diventano le caratteristiche distintive della sua santità. 

L’ostacolo principale che Carlo ha dovuto affrontare nel proprio cammino verso la santità?

Io non riesco a vedere degli ostacoli particolari nel suo cammino verso la santità. La sua giovane età magari può essere un ostacolo per noi, nei suoi confronti: avremmo potuto avere da Carlo una esemplarità ancor più grande se fosse vissuto più a lungo, ma la sua vita è durata solamente quindici anni e questo è il maggior ostacolo che noi abbiamo verso di lui… saremmo stati contenti di averlo con noi per un periodo più lungo, per godere della sua fede profonda.

Perché un ragazzo dei nostri giorni può guardare a Carlo come a un modello da imitare?

I nostri ragazzi possono guardare a Carlo come a un modello da imitare per le sue frasi più significative. La più celebre, forse, è “Tutti nasciamo originali; molti però muoiono come fotocopie”. È vero: oggi molti ragazzi rischiano di “seguire il branco” e non sempre in modo positivo. Carlo ci indica che c’è in noi una originalità da conoscere e sviluppare, una originalità che ci invita a fare la nostra parte affinché la nostra vita si realizzi nel modo migliore possibile.

 

Chi è Pier Giorgio Frassati

Nacque a Torino il 6 aprile 1901 da Alfredo, fondatore del quotidiano “La Stampa”, e da Adelaide Ametis. Nonostante le origini borghesi, offriva ai bisognosi conforto e aiuti tangibili. Educato dai Gesuiti, partecipava quotidianamente alla messa. Studente di ingegneria, aderì alla FUCI e all’Azione Cattolica. Si impegnò in un apostolato sociale anche nelle fabbriche e, pur iscritto al Partito Popolare, ne criticò alcune posizioni politiche vicine al nascente fascismo. Grande appassionato di montagna e di sport, organizzava spesso gite con gli amici che diventavano occasione di apostolato. Amava l’opera e l’arte, il teatro e la letteratura. A due esami dalla laurea, nel 1925, morì per una poliomielite fulminante, contratta probabilmente nell’assistere i poveri. Era il 4 luglio, giorno in cui ne celebriamo la festa.

L’intervista a don Zurra 

 Don Gianluca Zurra, sacerdote della diocesi di Alba e docente di teologia presso la Facoltà teologica di Torino, è stato assistente nazionale dei giovani di Azione Cattolica

Vivo in un luogo in cui vedo costantemente le montagne e non posso che essere appassionato di una figura di giovane che amava scalarle e che proprio nella montagna ha sempre visto un grande segno della presenza di Dio, che ci invita a vivere, anziché vivacchiare, mantenendo fisso il nostro sguardo verso l’alto… 

Quale miracolo ha consentito di arrivare alla canonizzazione di Pier Giorgio?

Si tratta di un giovane seminarista di Los Angeles, Juan Manuel Gutierrez, che nel 2017 ebbe un incidente durante una partita di basket e si lesionò il tendine di Achille, riportando per intercessione di Pier Giorgio una guarigione inspiegabile dai medici. È bello pensare che, se è vero che il grande miracolo di Frassati – e di qualunque santo – è stato quello di una intera vita vissuta alla luce del Vangelo, il miracolo che lo ha portato alla canonizzazione c’è stato a seguito di un evento sportivo, lui che di sport e di montagna era un grande appassionato.                  

Quali sono le caratteristiche principali della santità di Frassati?

Innanzitutto, direi che c’è la preghiera. “Verso l’alto” è un motto che contraddistingue la vita intera di Pier Giorgio, e non solo a causa del suo amore per la montagna. In secondo luogo, io citerei la carità: la sua vita è stata interamente vissuta riconoscendo che non può esistere una relazione con Dio che non passi attraverso la carità con tutti quelli che incontriamo, soprattutto i più poveri. Una terza grande caratteristica, infine, è quella della vita sociale: Pier Giorgio ha saputo incarcare il Vangelo dentro le forme ordinarie della vita, compresa la responsabilità come cittadino.

Qual è l’ostacolo principale che ha dovuto affrontare nel proprio cammino verso la santità?

Certamente il fatto di vivere in una famiglia che, lo sappiamo, era nobile, altolocata. Dalle sue lettere al padre questo disagio emerge spesso: Pier Giorgio non riesce a sentirsi totalmente a suo agio nella condizione sociale della sua famiglia, anche se comunque ha saputo trasformare questa circostanza in una opportunità. Grazie alle sue cospicue possibilità economiche riesce ad aiutare materialmente tante persone e a girare il mondo, l’Europa del suo tempo, allargando i propri orizzonti.     

Perché un ragazzo dei nostri giorni può guardare a Pier Giorgio come a un modello da imitare?

Che Pier Giorgio possa essere un modello me lo fa pensare una sua frase divenuta celebre: una risposta che diede a un amico che gli aveva chiesto, una volta, se non fosse forse diventato “bigotto”. Frassati rispose: “No, sono rimasto cristiano”. Questo può essere un insegnamento per i giovani di oggi e di ogni tempo: la vita vissuta secondo il Vangelo non è una fuga dal mondo, non è “bigottismo” ma pienezza di umanità. Un giovane come tutti ma che vive la speranza del Vangelo, per sé e per tutti quelli che incontra.

(interviste di Stefano Proietti – foto, riprese e video-editing di Cristian Gennari)

22 Ottobre 2025
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